Arresti a Roma

Arrestati  compagn* a Roma: Daniele, Nico, Francesca, Paska, Flavia, Claudio e Robi juve, forse per  270 bis e istigazione. 

SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI…

Chiamata “operazione Bialystock”, secondo i giornali sette compagn* sono stati arrestati con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e porto di materiale esplosivo, istigazione a commettere delitti contro la personalità dello Stato oltre che incendio e danneggiamenti aggravati dalla finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. 

Le indagini sono state avviate dopo l’attentato esplosivo alla Stazione Carabinieri di Roma San Giovanni del 7 dicembre 2017.

Fanno anche riferimento a un documento “clandestino” chiamato Dire e Sedire e alla solidarietà portata avanti negli ultimi anni con i compagn* arrestat* per “l’operazione panico””

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/12/roma-scoperta-cellula-anarchica-che-organizzava-attentati-sette-arresti/5832447/

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/06/12/news/roma-attentato-alla-stazione-dei-carabinieri-sette-arresti-1.38958676

https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/cellula-anrchici-roma-attentato-san-giovanni-carabinieri-7ce1f0a3-921a-43a4-9694-3bd6bdfca8c8.html

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/cellula_anarchica_attentati_centro_sociale_arresti_roma_ultime_notizie_news-5283542.html

NOTES ON UPDATE’S RATE – It/En/Es

—– It —-

NOTE SULLA FREQUENZA DI PUBBLICAZIONE

Se in questi pochi mesi questo sito è stato aggiornato con frequenza,
cercando di riproporre in maniera puntuale e rapida ciò che accadeva nel
mondo e portando alla luce ciò che veniva segnalato, ora ciò non potrà
più essere fatto come prima in quanto alcune persone diminuiranno il
proprio impegno nel progetto.

Il numero di cellulare, ad esempio, non verrà per il momento più
utilizzato, mentre la mail verrà in ogni caso guardata con regolarità e
i contributi ugualmente pubblicati, anche se magari non con lo stesso
ritmo di prima.

L’obiettivo di questo sito è sempre stato quello di parlare della
pandemia e della rivolta. Non è sicuramente esaurito come proponimento,
ma deve fare i conti con la realtà sociale cambiata. Un rischio è anche
quello di sopravvivere a sè stessi. Abbracciare la distruzione vuol dire
anche saper accettare il divenire dei progetti, sapendo che la
prospettiva di lotta non può limitarsi alla propria ripetizione.

Con questa precisazione sull’impegno di alcune persone che verrà
ridimensionato non si vuole comunque chiudere il sito. Invitiamo quindi
chi sentisse fondamentale questo sito e la sua impostazione
internazionale a portare il proprio contributo. Chi volesse collaborare
al sito (singoli o gruppi, come ad esempio siti di controinformazione
già esistenti) potrà contattare la mail plagueandfire@riseup.net per
sapere come fare.

Bene, che il gioco continui ad essere praticato, tanto quello della
distruzione che della diffusione delle informazioni.

Alcun* che hanno iniziato

— EN—-

NOTES ON UPDATE’S RATE

If in these few months this site has been updated frequently, trying to
propose in a timely and rapid way what happened in the world and
bringing to light what was reported, now this can no longer be done as
before because some people will decrease their commitment to the
project.

The mobile phone number, for example, will not be used for now, while
the mail will in any case be looked regularly and the contributions
equally published, even if perhaps not at the same rhytm as before.

The goal of this site has always been to talk about the pandemic and
revolt. It is certainly not exhausted as proposition, but it has to deal
with the changed social reality. A risk is also that of surviving to our
self. Embracing destruction also means knowing how to accept the future
of projects, knowing that the prospect of struggle cannot be limited to
its own repetition.

With this clarification on the commitment of some people that will be
downsized we do not want to close the site. We therefore invite those
who feel essential this site and its international approach to bring
their contribution. Those wishing to collaborate on the site
(individuals or groups, such as counterinformation sites already
existing) can contact the email plagueandfire@riseup.net to know how to
do.

Good, that the game continues to be practiced, both that of destruction
and the dissemination of information.

Any that have started

— ES—

NOTAS SOBRE LA FREQUENCIA DE PUBLICACION

Si en estos pocos meses esta web se ha actualizado con frecuencia,
intentando reproducir de forma puntual y rápida lo que ocurría en el
mundo y visibilizando lo que se nos comunicaba, ahora no podremos seguir
haciéndolo como antes ya que algunas personas disminuirán su dedicación
al proyecto.

Por ejemplo, el número de teléfono no se utilizará por el momento,
mientras que el email se seguirá mirando con regularidad y se publicarán
los contenidos, pero quizás no con el mismo ritmo de antes.

El objetivo de esta web siempre ha sido hablar de la pandemia y de la
revuelta. Ciertamente la propuesta no termina aquí, pero tiene que
afrontar la realidad social cambiada. Sobrevivir a nosotros mismos
también es un riesgo. Abrazar la destrucción también significa ser capaz
de aceptar el devenir de los proyectos, sabiendo que la prospectiva de
lucha no puede limitarse a la propia repetición.

Esta aclaración sobre la dedicación de algunas personas no implica que
se quiera cerrar la web. Invitamos a quien sienta fundamental esta
página y su planteamiento internacional a contribuir. Quien quisiese
colaborar (individuos o grupos, como por ejemplo sitios de
contrainformación ya existentes) podrá contactar al mail
plagueandfire@riseup.net para saber como.

Bien, que el juego continúe, tanto el de la destrucción como el de la
difusión de las infos.

Algunxs que han empezado.

Trento – presidio il 13.06 “Ma noi, non abbiamo niente da dire?”

Ma noi, non abbiamo niente da dire?

Sulle cause sociali e ambientali dell ’ epidemia da Coronavirus

Sulla Sanità

Sulle responsabilità di Confindustria e governo

Sul debito pubblico e su chi dovrà pagarlo

Sulla “ didattica online ” e sulla digitalizzazione della società

Su …

Usciamo dall’isolamento, confrontiamoci su questi mesi

di confinamento, riprendiamoci gli spazi

INCONTRIAMOCI

SABATO 13 GIUGNO, DALLE ORE 16,00

IN PIAZZA D’AROGNO (Dietro il Duomo ) A TRENTO

 

MANIF. 13 GIUGNO

Presidio a Trento il 13.06 “Ma noi, non abbiamo niente da dire?”

 

L’anarchico sardo prigioniero deportato Davide Delogu è stato trasferito nel carcere di Caltagirone

L’8 giugno 2020 il compagno anarchico sardo prigioniero deportato Davide Delogu è stato trasferito dal carcere di Palermo Pagliarelli a quello di Caltagirone.

Per scrivergli:

Davide Delogu
Casa Circondariale di Caltagirone
Contrada Noce S. Nicola Agrò
95041 Caltagirone (CT)

Tratto da sardegnaanarchica.wordpress.com.

 

L’anarchico sardo prigioniero deportato Davide Delogu è stato trasferito nel carcere di Caltagirone [it, en]

Milano – Corteo sabato 20 giugno

 
SABATO 20 GIUGNO
CORTEO A MILANO???????????? ???????????????????????????????? ???????????????????????????? ???????????????? ????????????????????????????????????̀, ????????????????????????́ ???????? ????????????????????????????????????̀ ???????????? ???????? ????????????????????????????????!

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In queste fasi di emergenza e pandemia stiamo vivendo un passaggio epocale del capitalismo. Non si tratta di una novità: è da decenni che assistiamo alle sue trasformazioni, ma in questa situazione stanno emergendo con più forza e violenza, cogliendoci impreparati.
In centinaia d’anni, il capitalismo ha avuto bisogno di sfruttare moltitudini di esseri umani e di saccheggiare terre e risorse attraverso strumenti e tecniche sempre differenti, a seconda dell’epoca storica, della composizione sociale, del sistema economico presente e della latitudine in cui agiva. Il risultato e gli obiettivi sono però sempre stati gli stessi: accumulare con violenza e sfruttamento.
Il solo uso della forza esplicita e tradizionale non sempre basta. Per questo, le armi si affinano, si modificano, si adeguano. Nella parte di mondo in cui viviamo, stiamo assistendo a un periodo di ridistribuzione dei poteri e di trasformazione del sistema capitalistico tradizionale di impronta industriale, che non ha certo cessato di esistere in tutto il mondo. La difficoltà dell’accumulazione richiede nuove strategie, maggiore sfruttamento umano, continui e gravi saccheggi e devastazioni di territori e risorse. Davanti a noi, il capitalismo non si presenta come un blocco monolitico: al suo interno le lotte per il potere e l’egemonia non cessano di susseguirsi. I pochi e le multinazionali che ne escono vincitori accumulano sempre più potere e ricchezze, mentre si assiste a un impoverimento di massa e a un peggioramento della qualità della vita.
Tra le forme di ristrutturazione capitalistica, vi è quella che è stata nominata il capitalismo della sorveglianza(1), in cui il ruolo della tecnologia è sempre più profondo e capillare. In questo contesto, l’esperienza umana diventa una materia prima gratuita per pratiche commerciali nascoste di estrazione, predizione e vendita. Il comportamento umano è continuamente sotto controllo e attraverso queste forme di sorveglianza globale le esperienze personali diventano fondamentali per predire comportamenti futuri e desideri. Il concetto stesso di umanità viene messo in discussione: gli esseri viventi sono considerati non solo come corpi da sfruttare, ma anche come fasci di dati da cui trarre profitti e informazioni utili a orientare le scelte future. Si tratta di una logica economica parassita nella quale la produzione delle merci e dei servizi è subordinata a una trasformazione comportamentale degli individui e delle masse.
Ogni sfera della vita umana, anche quelle immateriali, vengono colonizzate e i comportamenti plasmati. Questa crisi e queste ristrutturazioni hanno effetti pervasivi in ambito economico-lavorativo, politico, sociale, sanitario ed ecologico.
(1)???????????????????????????????? ???????????????????????? , ???????? ???????????????????????????????????????????? ???????????????????? ????????????????????????????????????????????????, ???????? ???????????????????????? ????????????????’????????????????????????????̀ ????????????????’???????????? ???????????? ???????????????????? ????????????????????????, 2017

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Da più di trent’anni, la gestione aziendale della sanità ha comportato continui tagli e privatizzazioni. Il sistema sanitario è stato smantellato e deturpato a tal punto da rendere sempre più difficile l’accesso alle cure per chi non ha il portafogli gonfio. Così, mentre le risorse destinate alla sanità sono state sempre meno, l’industria bellica viene lautamente sovvenzionata. Le guerre e gli affari economici e militari non si sono fermati neanche con la pandemia, portando migliaia di persone a muoversi dai propri paesi di origine verso l’Europa e i paesi ricchi, attraversando deserti, mari, centri di detenzione.
I lavoratori sono sempre più sfruttati e sacrificati in nome del profitto dei loro padroni. Con il “miracolo” dello smart working avremo individui ancor più soli e atomizzati.
La scuola, già segnata da una deleteria aziendalizzazione, da una consistente precarizzazione degli insegnanti con conseguenze sulla qualità della didattica, ha oramai la sola funzione di creare nuovi sudditi, nuovi consumatori, nuovi padroni e nuovi schiavi. La didattica online, introdotta in tempi di pandemia, ha contribuito alla dissuasione e all’affievolimento delle interazioni e delle relazioni tra gli individui, tentando di evitare concrete possibilità di incontro, protesta e crescita collettiva.
Gli emigrati e le emigrate non versano certo in condizioni migliori. Sia nelle città che nelle campagne, dove si produce il cosiddetto made in Italy, i lavoratori immigrati vivono in condizioni di sfruttamento e schiavitù. La necessità di un maggior numero di lavoratori nel settore agricolo, richiesta a gran voce da Coldiretti e Confindustria, ha portato all’inserimento nel Decreto “Rilancio” del 13 maggio 2020 di una misura per regolarizzare una parte degli emigrati che vivono in Italia. Questa sanatoria non permetterà agli immigranti di ottenere documenti e permessi di soggiorno a lungo termine e rinnovabili, ma solo a garantire ai padroni di non perdere profitti e allo stato di regolarizzare la schiavitù.

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In questo contesto socio-politico, il 13 maggio 2020, a Bologna si è conclusa una lunga indagine che ha portato all’arresto di sette compagni e compagne, mentre per altri/e cinque è stato disposto l’obbligo di dimora a Bologna con rientro notturno. L’accusa è di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270bis).
La Procura di Bologna si è espressa in questi termini, mostrando le sue intenzioni: «In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta a evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagne di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica».
Gli elementi raccolti per la convalida di queste misure sono legati alle lotte che i nostri compagni e le nostre compagne portavano avanti nel loro territorio, espresse nel portare solidarietà ai reclusi nelle carceri e nei CPR (ricordiamo la recente presenza solidale sotto il carcere della Dozza durante la rivolta dei primi giorni di marzo e la lotta contro l’apertura del CPR di Modena), in cortei non autorizzati, affissioni di manifesti e diverse iniziative pubbliche. Per rincarare la dose sono stati inseriti nell’inchiesta il sabotaggio di un’antenna della televisione più altri danneggiamenti e imbrattamenti.
Lo scopo dello Stato, dunque, non è colpire solo le pratiche, alle quali ci sentiamo comunque solidali, ma punirne anche il solo pericolo presunto, cioè l’intenzione e le possibilità che essa apre.
Di conseguenza, ci pare chiaro che in questo contesto repressivo non si inserisca solo una cosiddetta minoranza radicale, ma ogni forma di lotta contro un mondo di sfruttamento e barbarie.
Infatti, la repressione di Stato e Polizia non ha mancato di colpire i lavoratori che si sono ribellati contro condizioni sempre più precarie, ricattabili e ritmi di lavoro asfissianti.
Un esempio è quello dei lavoratori del magazzino della TNT di Peschiera Borromeo (MI) che, all’inizio di maggio, hanno occupato il magazzino per due giorni per protestare contro la sospensione di cento lavoratori interinali di Adecco e sono stati sgomberati e repressi da un’ingente forza di polizia e carabinieri, e nella sede di Bovisa (MI) sgomberati con l’intervento dell’esercito.
Ad essere colpito è stato anche chi, in condizioni di miseria e povertà, si è trovato costretto ad occupare una casa o a non poter più pagare l’affitto ed essere di conseguenza messo sotto sfratto e sgomberato. È successo anche nel periodo della quarantena nei quartieri di Corvetto e San Siro, dopo che il Comune di Milano aveva dichiarato di sospendere gli sfratti e gli sgomberi fino al 30 giugno e diffondeva con tutti i suoi mezzi di comunicazione l’indicazione di restare a casa per non diffondere il Covid-19.
Anche nelle carceri sovraffollate ci sono state forti rivolte. I detenuti, che durante l’emergenza del Covid-19 si sono ribellati per la privazione di misure e tutele sanitarie necessarie, ammassati in piccole celle, sono stati repressi con pestaggi, privati del vitto e delle cure mediche e trasferiti in altre carceri. Queste rivolte sono costate quattordici morti per mano dello Stato.

Quanto è successo nelle carceri italiane e di tutto il mondo non è da considerarsi un’eccezione, perché il problema è insito nella natura stessa dell’istituzione-carcere, coercitiva e autoritaria.
La repressione ha trovato nuove possibilità per ampliare il suo raggio d’azione e coinvolge sempre più persone.
Il controllo dell’individuo e della società si attua capillarmente non solo attraverso posti di blocco, ma anche con l’utilizzo di droni, autocertificazioni, elicotteri, check-point e telecamere intelligenti. In questi ultimi mesi, quasi l’intera popolazione è stata soggetta ad una forte restrizione nella libertà di movimento. I controlli di Polizia sono aumentati in maniera consistente, con l’ulteriore supporto dell’Esercito Italiano che ha assunto anche il ruolo di pubblico ufficiale. Un esempio eclatante di uso della forza da parte dei militari si è verificato durante il picchetto dei lavoratori in sciopero della Bartolini di Sedriano (MI).

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Ci insegnano a vivere ognuno per sé, ognuno nella sua sfera privata e impermeabile, ad essere indifferenti alle ingiustizie, a produrre e consumare solo per noi stessi, a immiserirci in guerre tra poveri e cannibalismo sociale.
Non è questo il sistema in cui vogliamo vivere. Continueremo a lottare per un mondo basato su valori di solidarietà e mutuo appoggio, creando comunità lontane da delega e autorità dove ogni individuo è promotore delle proprie istanze.
Durante il lockdown una frase si è diffusa velocemente in tutto il mondo:
«???????????? ???????????????????????????????? ???????????????????????????? ???????????????? ????????????????????????????????????̀, ????????????????????????́ ???????? ????????????????????????????????????̀ ????̀ ???????? ????????????????????????????????».

Pensiamo che sia davvero necessario interrompere il prima possibile questo ritorno alla normalità.
Per farlo ci sarà bisogno di tutti noi, di tutte le nostre capacità e del nostro coraggio, perché la soluzione è mettere in discussione il sistema mortifero del capitalismo e avanzare altre proposte.

In tre o in tremila, nei magazzini o nelle piazze, davanti alle case occupate o sotto le mura delle galere e CPR, nei picchetti o nei sabotaggi, in città o in montagna…

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testo corteo per la stampa

Appello al sostegno economico per Scripta Manent

Appello al sostegno economico per Scripta Manent

Il 1 luglio a Torino inizierà il secondo grado del processo «Scripta Manent». Chiediamo a compagni e solidali un sostegno economico, tanto più importante perché in questi mesi di lockdown le iniziative benefit si sono ridotte al minimo se non completamente interrotte.

I riferimenti bancari per inviare soldi sono:

Iban: IT56M0567617295IB0000592586
Intestatario: Omar Nioi
Banca: Banco di Sardegna
Codice Bic/Swift: SARDIT3S100

Per qualunque informazione: cassamanent[at]anche.no

Appello al sostegno economico per Scripta Manent [it, en]

 

È uscito “Contro lo scientismo” di Pierre Thuillier – S-edizioni, 2020

Dalla quarta di copertina: “In partenza, vi era il mondo della vita, nel senso banale e ingenuo che i non-scienziati danno all’espressione. Un mondo a volte allegro a volte triste, in cui gli uomini provano dei sentimenti e delle emozioni, dove cercano la loro strada, amano, lottano, ecc. Poi arriva la “scienza”, neutrale e oggettiva: non restano che atomi, ancora atomi, soltanto atomi. Ed esperti di atomi, che ci insegnano, sempre neutrali e oggettivi, che noi dobbiamo vivere “scientificamente”; vale a dire come dei conglomerati di atomi, come dei grossi edifici molecolari di cui sono i soli a conoscere la vera natura. Curiosamente i nuovi maestri spirituali ci fanno tornare alla vecchia affermazione biblica: l’uomo è polvere e tornerà polvere…”

Una copia singola cinque di vile denaro (quattro sopra le 5 copie).

Per ricevere copie e per spunti critici: s-edizioni@logorroici.org

Dall’introduzione del libro:

Un incontro inaspettato

Il nome di Pierre Thuillier, filosofo, epistemologo della scienza, di cui viene qui proposto il saggio breve “Contro lo scientismo” (1980), per la prima volta tradotto in italiano, risulterà sconosciuto ai più, anche a quelle lettrici e a quei lettori familiari con le opere di altri grandi critici della tecnica come Lewis Mumford, Jacques Ellul e Günther Anders. Eppure quella proposta da Thuillier, in questo come in altri suoi scritti (l’unico libro pubblicato finora in Italia è “La grande implosione. Rapporto sul crollo dell’Occidente 1999-2002”, introvabile da tempo), è una critica spietata alla traiettoria della civiltà occidentale e alle conseguenze disastrose verso cui ci sta portando. Se ne “La grande implosione” Thuillier affonda il coltello nelle radici culturali dell’odierno sistema di dominio tecno-scientifico, andando a ripercorrere i processi di urbanizzazione, lo sviluppo tecnico, l’ascesa dell’economia capitalista e il cambio di visione portato dalla scienza moderna che ne sono i prodromi, in “Contro lo scientismo” l’accusa è in particolare contro quest’ultima, la scienza, di cui vengono analizzati il percorso storicamente condizionato e l’ideologia mortifera di cui si fa portatrice. Spesso si tende a considerare scienza e tecnologia come due sfere distinte: se la tecnologia, in particolare nelle sue applicazioni più nefaste, è talvolta sottoposta a critica (ma più spesso la colpa dei suoi mali è imputata ai suoi cattivi usi), la scienza ancora di più tende a conservare nell’immaginario comune un’aura di purezza, di neutralità. La scienza non rappresenta d’altronde l’amore per il sapere fine a sé stesso, il nobile compito di svelare i segreti della natura per il puro amore della conoscenza? Il pregio principale del libro di Thuillier sta nella forza con cui distrugge questa retorica così radicata, questo mito della neutralità della scienza, mostrando come essa in realtà sia sempre stata, sia e non possa che essere connivente con il potere; anzi, come essa stessa sia diventata nella società odierna un vero e proprio totalitarismo: nella sua pretesa di essere l’unica forma legittima di produzione della verità, nella pervasività con cui la sua logica sta invadendo ogni campo dell’esistenza, e negli strumenti tecnologici sempre più devastanti che vengono prodotti grazie alle conoscenze da essa fornite. La scienza moderna – ovvero ciò che si intende comunemente per “scienza”, poiché tutti i saperi elaborati da altre culture sono stati relegati al rango di superstizioni – è sempre stata, allo stesso tempo, anche tecnica, non contemplazione estatica della natura ma volontà di potenza. “Sapere è potere”: Bacone, all’alba della nuova era scientifica, aveva espresso quello che è il progetto della scienza in maniera cristallina. Andando a braccetto con lo sviluppo tecnologico e con l’ascesa della classe dei mercanti e degli imprenditori, la scienza moderna in tutte le sue caratteristiche (dall’orientamento delle ricerche ai presupposti sul mondo su cui si fonda il suo metodo) riflette gli interessi e la visione di questi ultimi: utilitarista, meccanicista, riduzionista, orientata alla pratica, integrata al complesso economico-militare-industriale, il suo progetto è sempre stato quello di renderci “padroni e possessori della natura”. Il suo metodo sperimentale, il suo modo di guardare al mondo, sfrondandolo dei suoi aspetti qualitativi, di ciò che costituisce la ricchezza e la bellezza delle esperienze, delle relazioni, delle emozioni, consiste nel liquidare la poesia, le passioni, l’inafferrabile complessità e unicità degli individui e tutti gli aspetti irrazionali della vita, in favore soltanto di ciò che è misurabile, ponderabile, quantificabile, classificabile, elencabile, numerabile. E’ questa la logica dei tecnocrati, degli economisti, dei politici, dei tecnici e degli esperti di ogni tipo, che con le loro “scienze” fisiche o sociali (perfino “rivoluzionarie”) invadono sempre di più ogni aspetto delle nostre vite e pretendono di porsi a guida (anche morale) della società, di determinare quello che dovrebbe essere il funzionamento corretto dei singoli e della loro somma. La stessa produzione della conoscenza scientifica è un’impresa tecnica: non si tratta di posare uno sguardo attento sulla natura per interrogarla e trarne un sapere, ma di isolare e riprodurre i fenomeni naturali in laboratorio tramite l’uso di apparecchiature tecniche, di imparare a smontarli e rimontarli, allo scopo di rifare la natura, di sostituire tutto ciò che di organico esiste con dei surrogati artificiali o degli ibridi, dei meccanismi. Il primato della logica razionalista promosso dall’Età dei Lumi e condotto all’estremo dallo scientismo ha portato a considerare il mondo intero come un meccanismo regolato da leggi matematiche: e come un meccanismo, grazie alle conoscenze offerte dalla scienza e agli strumenti prodotti dalla tecnica, esso può essere manovrato e manipolato a piacimento da chi detiene le redini del potere. L’universo-macchina di Galileo, l’animale-macchina di Descartes, la mente-macchina di Hobbes, l’uomo-macchina di La Mettrie, per finire con la società-macchina, sono tutte tappe di un unico processo di scientifizzazione riduzionista del mondo. Gli organismi viventi (umano compreso, nonostante l’antropocentrismo dominante) vengono considerati dalla biologia alla stregua di complessi macchinari molecolari composti da geni, atomi, particelle, “tubi, pompe, molle, congegni” – niente di così diverso da quanto aveva descritto Descartes diversi secoli fa – assemblabili, modificabili e ricomponibili attraverso il taglia-incolla dei geni, l’inserimento di nanorobot nel sangue, l’ingestione di psicofarmaci che vanno ad agire sulle connessioni neuronali, la fusione di gameti in provetta, la clonazione cellulare, la produzione di fabbriche di batteri sintetici, i trapianti interspecie e l’innesto di protesi tecnologiche di ogni tipo fuori e dentro i corpi. Anche i comportamenti animali, umani e non umani, trovano una spiegazione “scientifica” e un conseguente tentativo di normalizzazione grazie agli sforzi delle cosiddette scienze sociali, come la psicologia e la sociologia. Allo stesso tempo, siamo nell’epoca della società-macchina: sistemi di sorveglianza sempre più sofisticati, raccolta dei dati, software di gestione, modelli predittivi di comportamento, oggettistica e urbanistica smart forniscono preziose istruzioni ai governanti su come gestire la macchina sociale e fare in modo che i suoi ingranaggi scorrano ben lubrificati, efficienti, produttivi e senza intoppi. Thuillier ci mette in guardia con senso di urgenza sulla natura totalitaria della scienza, sul suo progetto di dominio totale, sulla sempre maggiore presa di potere della tecnoscienza sulla società, processo che sta avvenendo sotto gli occhi di un’umanità sempre più cieca, priva di immaginazione e assuefatta ai sacerdoti in camice bianco, un’umanità che non riesce nemmeno più a vedere le proprie stesse catene. Pensare di produrre conoscenza rispetto a cos’è un essere vivente facendo correre dei ratti in un labirinto o dissezionando un coniglio, come immagine, mi pare riflettere bene quella che è l’ideologia scientista e la sua idea carceraria di mondo, la miseria esistenziale ed emotiva di cui si fa portavoce, l’oggettivazione e la mercificazione di ogni elemento del pianeta che logicamente ne conseguono. Un’ideologia di potere che Thuillier ci invita a contrastare e arrestare al più presto, senza ulteriori tentennamenti.

 

È uscito “Contro lo scientismo” di Pierre Thuillier – S-edizioni, 2020

Ieri è morto un proletario antifascista

IERI È MORTO UN PROLETARIO ANTIFASCISTA

Con lacrime infuocate agli occhi, con il cuore che esplode di rabbia di amore e di odio, con la mente sovraccarica di pensieri e ricordi, desidero che tutti e tutte voi sappiate che ieri è morto un proletario antifascista.

A Medea, in una fabbrica è morto sul lavoro e di lavoro un amico, un compagno, un operaio antifascista.

Lo voglio ricordare qui oggi e domani e sempre in ogni luogo e con chiunque, perché altrimenti nessuno si ricorderà di lui.

Si ricorderanno di lui la sua compagna, orgogliosa figlia del Continente africano, i suoi amici del “Villaggio balcanico” di via Sile a Gorizia, nel quartiere operaio di Straccis dove ho vissuto per alcuni anni – alcuni anni fa – un’esperienza di vita molto importante. Loro si ricorderanno di lui. Io mi ricorderò di lui. E basta.

Il mio amico operaio, il mio compagno proletario antifascista si chiama Adnan Hodzic…”Ado” per gli amici ed è morto ieri, all’età di 31 anni, lavorando in una fabbrica di Medea, vicino a Gorizia.

Viveva a Gorizia, con la sua compagna e la bambina di quest’ultima che era come

se fosse sua figlia.

Viveva a Gorizia, mi aiutava spesso quando avevo bisogno di comunicare con persone di madrelingua serbo-croata-bosniaca, discutevamo spesso di tanti argomenti, magari di fronte a una birra di sottomarca di un discount.

“Ado” aveva partecipato alla grande manifestazione antifascista del 23 maggio 2015 a Gorizia, contro Casapound, i nazionalismi, i razzismi e la retorica militarista dei neofascisti. “Ado” era venuto anche alle altre manifestazioni antifasciste che per alcuni anni hanno agitato la città di Gorizia. “Ado” ha partecipato pure al corteo contro la X Mas del gennaio scorso. Io lo invitavo e lui veniva, lui veniva anche perché era originario della zona di Bihac, in Bosnia, e la sua famiglia era da generazioni famiglia antifascista per la “fratellanza e l’unità”.

A chi ancora pensa che il proletariato e la lotta di classe non esistano più, a chi pensa che i processi di proletarizzazione di ampi strati della società siano invenzioni propagandistiche dei rivoluzionari, a chi è convinto che ormai anche gli operai siano peggio dei padroni perché aspirano ai macchinoni e alla bella vita, io rispondo senza comizi o trattati di scienza politica ma sbattendo in faccia le biografie di tanti di noi, la biografia di “Ado” e dei morti della Tyssen-Krupp, la biografia dei braccianti e delle braccianti dei campi e di tutte le vittime della variegata geografia e morfologia dello sfruttamento del terzo millennio. “Ado” si spostava in bicicletta, altro che macchinoni!

Un quotidiano borghese locale, nel riferire la “notizia” della morte dell’operaio Adnan Hodzic, dice che il proprietario della fabbrica sig. Ugo Bernasconi, capitalista lombardo, è stato avvisato dell’accaduto e che partirà da Como per raggiungere Medea.

Si precisa però che il malcapitato lavoratore non era dipendente della Bernasconi srl bensì di una ditta esterna, la Nova SG Costruzioni e Ristrutturazioni di Gorizia: subito un solerte Sindaco di Medea, si è premurato di dire che “c’è grande dispiacere per quello che è accaduto” ma dice anche che…però… “conosco bene il titolare dell’azienda: ha sempre lavorato con grande professionalità e ha avuto riguardo e attenzione per Medea e per la comunità nella quale si è insediato”.Adnan è morto perché è precipitato dal tetto del capannone e perché il tetto ha ceduto. Mancavano evidentemente le più elementari misure di sicurezza. Quando muore un operaio per queste ragioni la colpa è del padrone e che il padrone sia dispiaciuto ora non conta nulla ed è solo una beffa e motivo di odio di classe per chi rimane in vita e deve sopravvivere e deve portare avanti sempre con più determinazione la resistenza e la lotta per rovesciare questo sistema marcio e mortifero.

Il compagno proletario antifascista, l’amico, il giovane uomo, il compagno di una donna e il burlone affettuoso “paparino” di una bimba è morto, è morto di lavoro salariato, è morto per pagare l’affitto, le bollette e la spesa alimentare in un discount, è morto producendo ricchezza e profitto per i padroni che ne estorcevano talento, competenza, tempo ed energie: questa è la verità e questi sono i motivi per cui i rivoluzionari e le rivoluzionarie non si daranno mai pace e non concederanno mai pace ai padroni sfruttatori e agli Stati al loro servizio, che hanno bisogno dei disoccupati, dei proletari e dei sottoproletari, dei migranti da regolarizzare quando fanno comodo al mercato e al sistema produttivo e da sfruttare e da rinchiudere nei lager-cpr o nelle galere quando non servono più ai loro profitti o quando alzano la testa e la voce e i pugni chiusi contro il cielo.

Ti sia lieve la terra “Ado”, non sarai dimenticato e vivrai nelle lotte di ogni giorno, in quelle da mettere in piedi oggi e nei prossimi mesi e nell’autunno che non sarà caldo ma bollente.

Gorizia, 30 maggio 2020

Un compagno, amico di Adnan “Ado” Hodzic

Qui sotto il testo in pdf:

In memoria di Ado

 

Ieri è morto un proletario antifascista