Sardegna – Riprendono a breve le esercitazioni militari a Quirra e Capo Frasca

A Foras: «Ora è ufficiale: a fine aprile riprendono le esercitazioni a Quirra e Capo Frasca. La smentita dell’Aeronautica è durata solo un paio di giorni. Dopo Pasqua lanceremo una mobilitazione e una campagna per chiederne lo stop immediato e il reinvestimento dei soldi risparmiati nel potenziamento della sanità pubblica. Stiamo a casa, ma non stiamo zitti»

Qualche giorno fa avevamo denunciato il rischio che riprendessero in Sardegna le esercitazioni militari, anche approfittando dell’azzeramento del traffico aereo civile sui cieli dell’isola. Dall’Aeronautica Militare era arrivata, a mezzo agenzia, una secca smentita.

Ieri la conferma definitiva: le esercitazioni ci saranno. Dal 22 al 30 aprile si sparerà nel Poligono di Quirra e sono già state rese note le ordinanze di sgombero. Dal 20 al 30, la notizia la apprendiamo dalla stampa ma ancora non sono state pubblicate le relative ordinanze, a Capo Frasca. Probabilmente l’attività nei due poligoni si svolgerà in coordinamento, grazie all’istituzione dei tre corridoi aerei da cui è partita la nostra denuncia dei giorni scorsi.

Quest’atteggiamento è del tutto irrispettoso nei confronti della crisi sanitaria ed economica che sta colpendo la Sardegna in queste settimane e delle quali, al momento, non è possibile intravvedere la fine.

Centinaia di migliaia di euro verranno sperperati, per giocare alla guerra con i caccia e i bombardieri sulle nostre teste. Mentre centinaia di migliaia di sardi rischiano di perdere il lavoro e di sprofondare nell’abisso della crisi economica più nera.

Non siamo stupiti, sappiamo che per i vertici militari italiani questa terra non è altro che uno scacchiere dove addestrare le truppe ed esercitare la propria potenza distruttiva. Ma non staremo zitti, neanche stavolta.

Da dopo Pasqua lanceremo una campagna per chiedere l’immediato stop delle esercitazioni e il reinvestimento dei soldi risparmiati nel potenziamento della sanità pubblica isolana. Invitiamo fin da ora tutti i sardi e le realtà politiche che hanno a cuore il destino di questa terra a tenersi pronti, perché non possiamo lasciar passare sotto silenzio questo ennesimo affronto.

Sardegna. Riprendono a breve le esercitazioni militari a Quirra e Capo Frasca

War games. Usa e Nato ai tempi del Coronavirus

Non vanno mai in vacanza le guerre e neanche in quarantena. Guai poi a  sospendere i war games o la produzione dei sistemi di morte. In tempo di pandemia, il massimo concesso da generali e ammiragli è quello di “rimodulare” o “ridimensionare” le maxi-esercitazioni previste in primavera nel cuore d’Europa. E’ quanto accade in questi tragici giorni con Defender Europe 2020, presentata come la più

“massiccia mobilitazione” delle forze Usa e Nato degli ultimi venticinque anni e che solo dopo l’esplosione del coronavirus a livello mondiale e la defezione delle forze armate dei paesi più colpiti è stata ipocritamente trasformata in un’operazione militare di routine delle artiglierie terrestri al confine con la “cattiva” Russia. “In risposta all’odierna esplosione del virus COVID-19 e alle recenti linee guida del Segretario della Difesa, abbiamo modificato l’esercitazione Defender Europe in dimensioni e scopo”, ha annunciato il 15 marzo scorso il Comando delle forze armate Usa in Europa. “Sono stati bloccati tutti i trasferimenti di personale e mezzi dagli Stati Uniti all’Europa. La salute e la sicurezza dei nostri militari, civili e familiari è la nostra prima preoccupazione. Abbiamo fatto gli appropriati aggiustamenti così non si terranno più le esercitazioni collegate a Defender Europe come Dynamic Front, Joint Warfighting Assessment, Saber Strike e Swift Response. Anticipiamo che la brigata da combattimento già schierata in Europa condurrà esercitazioni a fuoco e altri addestramenti con gli Alleati nell’ambito dell’esercitazione modificata Allied Spirit. Le altre unità schierate nel continente faranno ritorno negli Stati Uniti. Con questa decisione, continueremo a preservare l’efficienza delle nostre forze armate, massimizzando i nostri sforzi a favore dei nostri alleati e partner”.

Nonostante il “ridimensionamento” a sparare nei poligoni di Germania, Polonia e Repubbliche baltiche resteranno 6.000 militari statunitensi più i 3.000 carri armati giunti via mare dagli Usa a partire da gennaio e altri 9.000 tra pezzi d’artiglieria, blindati e mortai provenienti dai depositi “pre-posizionati” nel vecchio continente (tra essi anche l’hub di Camp Darby in Toscana). A metà marzo neanche US Air Force si è lasciata intimorire dal coronavirus: rispettando il cronogramma addestrativo programmato, alcuni bombardieri strategici B-2 “Spirit” a capacità nucleare sono stati trasferiti dagli Stati Uniti negli scali di Lajes Fied nelle Azzorre (Portogallo) e Fairford (Gran Bretagna). Per Washington e alleati Nato, Defender Europe doveva essere un test chiave per saggiare l’efficienza e la tenuta delle grandi reti infrastrutturali dell’Europa nord-centrorientale (porti, aeroporti, autostrade e ferrovie) in caso di dispiegamento di un imponente numero di uomini e mezzi per “contrastare” una potenziale aggressione da parte di un nemico esterno (leggi Russia). “I convogli di Defender Europe si muoveranno agilmente lungo 4mila chilometri perché l’Ue, la Nato e il Comando europeo degli Stati Uniti hanno lavorato insieme per migliorare le infrastrutture”, ha dichiarato il generale Tod D. Walters, comandante supremo alleato in Europa. Quello della massima efficienza della mobilità per fini militari è uno dei temi cardine della sempre più stretta alleanza tra Unione europea e Nato. “Bruxelles, tramite l’Agenzia Europea della Difesa (EDA), sta lavorando sulla mobilità militare e Defender Europe aiuta in parte a capire dove sono necessari ulteriori investimenti”, ha spiegato a Rai News Andrea Gilli, senior researcher del Nato Defense College. Nel 2014 l’EDA si è assunta il compito di sviluppare un progetto finalizzato ad “armonizzare” le procedure che consentono alle truppe e all’equipaggiamento militare di “attraversare facilmente” l’Europa. Si tratta dell’EU Multimodal Transport Hub, sostenuto economicamente da 14 membri Ue e che nei prossimi anni dovrebbe comportare investimenti per svariati miliardi di euro per “promuovere reti e infrastrutture di trasporto dual-use” (civili e militari) nel vecchio continente.

Proprio la concezione stessa di “libera mobilità” delle forze armate in tempi di pandemia ha sollevato fondati allarmi tra la popolazione. Le immagini pubblicate sui social da Comandi Nato e Usa documentano come gli sbarchi di uomini e mezzi in Belgio, Germania e Olanda siano avvenuti senza alcun minimo accorgimento o protezione anti-coronavirus (l’uso di mascherine è stato inesistente). Non si sono contanti gli abbracci e le strette di mano tra i militari e i capi di stato e i diplomatici che li hanno accolti all’arrivo in Europa e, peggio ancora, l’allarme epidemia influenzale non ha fermato il tour melle piazze e nei teatri della Polonia della rock band dell’esercito Usa. Comportamenti irresponsabili e del tutto inspiegabili anche alla luce delle preoccupazioni manifestate pubblicamente dagli alti comandi dell’Alleanza. La schizofrenia al potere: da una parte nessuna volontà di cancellare tout court le grandi manovre in Europa; dall’altra, per ragioni di “massima sicurezza” sono state annullate a poche ore dal loro inizio le due grandi esercitazioni programmate dal Pentagono nel continente nero: African Lion (con oltre 3.800 militari provenienti dai reparti d’èlite come la 173rd Airborne Brigade di stanza a Vicenza e il 31st Fighter Wing di Aviano e altre 5.000 unità di una decina di paesi tra cu Marocco, Senegal, Tunisia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Spagna) e Obengame Espress nel Golfo di Guinea.

Nessuno stop invece per l’esercitazione aerea multinazionale che si tiene annualmente in Nevada (Red Flag). Così, mentre il nostro paese veniva sottoposto a pesantissime limitazioni negli spostamenti, il ministero della Difesa ha autorizzato il trasferimento negli Stati Uniti dei reparti dell’Aeronautica militare di stanza nelle basi di Pisa, Grosseto, Pratica di Mare, Amendola e Trapani-Birgi. “Il deployment operativo e logistico in Nevada è stato portato avanti dalla nostra Forza Armata come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, ha sfacciatamente rivendicato lo Stato maggiore dell’Aeronautica.

Nessun problema neanche per l’esercitazione Dynamic Manta che la Nato ha effettuato nelle acque del mar Ionio e del Mediterraneo centrale dal 24 febbraio al 6 marzo per “garantire l’interoperabilità costante tra le forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile”. Ai war games hanno partecipato ben cinque sottomarini, sette unità da guerra e cinque velivoli per il pattugliamento aereo di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Turchia, Canada, Spagna, Stati Uniti e Turchia. Principale base operativa l’immancabile stazione aeronavale di Sigonella, ma è stato rilevante pure il ruolo di altre importanti installazioni ospitate in Sicilia (i porti di Catania e Augusta, lo scalo aereo “civile” di Fontanarossa). “Nelle ultime due settimane potreste aver notato un aumento del numero di personale della Nato a Sigonella, specificamente a NAS I, intorno al flightline e a cena nel nostro ristorante Bella Etna”, ha scritto il 14 marzo il tenente Karl Schonberg sul profilo ufficiale facebook della base siciliana. Una massiccia affluenza di militari alleati che ha comportato il tutto esaurito nei locali pubblici di Sigonella. Bar e ristoranti che, come documentano i video postati sullo stesso profilo, non sono mai stati chiusi nonostante le rigide disposizioni del governo italiano. Se il coronavirus non conosce confini, Washington difende a denti stretti l’extraterritorialità delle proprie basi d’oltremare.

Articolo pubblicato in Mosaico di pace, n. 4, aprile 2020

War games. Usa e Nato ai tempi del Coronavirus

“Conosci il nemico come conosci te stesso”: sull’operato recente di RWM Italia

“Conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo. Se non conosci il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.”
L’arte della guerra, Sun Tzu

Mai sottovalutare i propri nemici, o leggere superficialmente le loro azioni. L’adagio di Sun Tzu, all’opposto, ci spinge ad andare in profondità nella conoscenza dell’avversario, a scrutare con attenzione le sue mosse per dedurne ogni dettaglio, per arrivare, in altre parole, a saper interpretare le sue intenzioni con la stessa chiarezza con cui formuliamo le nostre.

È a partire da questa prospettiva che analizziamo il recente operato di RWM Italia, in particolare rispetto alla sua presenza nel Sud Sardegna.

Ci siamo già occupati in passato di questa azienda che da qualche anno è divenuta nota per essere produttrice ed esportatrice di armamenti soprattutto (ma non solo) verso il Medioriente ed i suoi scenari di guerra.
L’attuale stato di emergenza dovuto alla pandemia da covid-19 ha portato ad un ridimensionamento delle attività produttive: il governo ha stabilito una differenziazione fra produzioni a carattere essenziale e non essenziale ed abbiamo già constatato come l’industria bellica, per lor signori, rientri nella prima categoria.
L’RWM è sembrata, in un primo momento, andare in controtendenza rispetto a questa decisione annunciando uno stop temporaneo alla produzione: un atto di responsabilità, in quanto lo stabilimento di Domusnovas è classificato ad alto rischio di incidente rilevante, ed un incidente in questo periodo di grande emergenza caricherebbe il sistema sanitario locale di un peso insostenibile. L’annuncio è stato subito rilanciato ed amplificato da vari media, assieme alla notizia che mascherine e vari dispositivi di protezione sarebbero stati donati dall’azienda ad ospedali e forze dell’ordine. Insomma, dei benefattori.
Se non avessimo fatto nostro l’adagio di Sun Tzu potremmo anche fermarci qui ed occuparci di altro; invece, ancora una volta, occorre guardare più in profondità.

Innanzitutto, il Piano di Sicurezza Esterno dello stabilimento è obsoleto: è scaduto otto anni fa e non è mai stato aggiornato, e nella sua ultima versione fa riferimento ad una realtà con ipotesi di produzione prevalentemente civile – il che rende la prospettiva di un incidente ancor più tragica di quanto già sarebbe normalmente. In secondo luogo, l’attività dell’azienda non si è fermata: proseguono, infatti, le operazioni di ampliamento che interessano soprattutto il vicino comune di Iglesias. L’ampliamento in questione corrisponde alla creazione di una nuova linea produttiva, di capacità superiore a quella già esistente, di un nuovo reparto di assemblaggio e caricamento di munizioni, e di altri locali che avranno funzione prevalentemente logistica.
Non si tratta di marginali modifiche, ma di un raddoppiamento della capacità produttiva, la cui realizzazione peraltro, con immensi scavi e la creazione di terrapieni artificiali, sconvolgerà il profilo dell’ecosistema circostante in maniera drammatica.
La richiesta originale risale ormai al 2017 e, da allora, prosegue in maniera “opaca”: essa avviene infatti attraverso piccole, mirate richieste fatte ai comuni di riferimento, i quali serenamente approvano ogni singola istanza della fabbrica. Invece di presentare un progetto complessivo (dal quale emergerebbe la necessità di più avvedute verifiche in vista di un mutamento paesaggistico così rilevante, in un’area considerata oltretutto di interesse pubblico e classificata come “boschiva”), RWM parcellizza la richiesta di autorizzazione sminuzzandola in mille rivoli. Ed ecco il colpo finale: solo nel mese di marzo, in piena emergenza sanitaria e sociale, il comune di Iglesias ha velocemente approvato ben otto di queste richieste.

Tutto questo ad oggi è stato denunciato da vari comitati ad associazioni che si muovono su base locale e nazionale (qui ad esempio il comunicato di Italia Nostra), e non ha certo ottenuto dai media la stessa risonanza accordata invece agli annunci parziali dell’azienda. Alcuni di questi gruppi sono promotori di un ricorso al TAR il cui obiettivo è quello di bloccare l’intero ampliamento, dunque le varie autorizzazioni concesse dal comune arrivano in un momento in cui sull’opera complessiva pende ancora il giudizio di legittimità.

La sfacciataggine di RWM non ci stupisce, ma di certo non ci lascia indifferenti.
Abbiamo di fronte un nemico cinico e senza scrupoli: non ci aspettiamo nessun ravvedimento da parte di questi assassini in giacca e cravatta, men che meno ci lasciamo incantare dalla loro carità.

Bolzano – Un contributo

“TUTTI SULLA STESSA BARCA” UN CAZZO!

La retorica patriottica, il “siamo tutti sulla stessa barca” e gli “andrà tutto bene” servono solo a far dimenticare che le condizioni materiali di vita sono tutt’altro che uguali per tutti, a maggior ragione in questa situazione. Per molti, a casa senza stipendio e in parecchi casi senza prospettive di accesso alle elemosine istituzionali, pagare l’affitto e fare la spesa è già un problema.

C’è chi una casa dove restare semplicemente non ce l’ha. Chi è recluso in galere sovraffollate, praticamente senza assistenza sanitaria, e ora senza colloqui, mentre il virus viene portato dentro dai secondini. Per molte donne la prospettiva di stare in casa è tutt’altro che rassicurante. E anche, banalmente, i metri quadri a disposizione non sono certo gli stessi per tutti.

“FURBETTI” E ASSASSINI

Mentre si riempiono le città di sbirri e militari e si incoraggia una massa di delatori a denunciare i “furbetti” che fanno una passeggiata come se fossero loro la causa del diffondersi del virus – e si sperimentano nuovi strumenti tecnologici di controllo sociale –, i padroni con l’avallo dei sindacati costringono a lavorare ammassati senza alcuna sicurezza anche in attività tutt’altro che indispensabili. All’Iveco di Bolzano – dove ora c’è la notizia di una positività al virus – si è continuato a lavorare per produrre blindati per i marines USA e per l’esercito brasiliano…

QUALE NORMALITÀ?

Nessuno può dire quanto questa situazione durerà e se avrà una fine, o se la prospettiva sarà quella di uno stato d’emergenza a tempo indeterminato. In ogni caso, siamo sicuri di voler tornare alla normalità di una società che ha sempre anteposto il profitto anche alla salute e che farà pagare sempre ai più poveri, con nuovi sacrifici imposti con le minacce, anche la crisi economica che si profila?
Sapranno deviare la rabbia di chi si trova senza un soldo nella solita guerra tra poveri, solo più feroce che in passato, o sapremo individuare il nemico?
Autorganizzarsi per far fronte ai propri bisogni senza aspettare le elemosine dello stato e il controllo che comportano, tutelare la propria salute estendendo gli scioperi che ci sono già stati nei giorni scorsi a tutte le attività non veramente necessarie, organizzarsi per non pagare affitto, bollette, spesa – come qualcuno ha già provato a fare, tanto che in alcune zone reparti antisommossa sono stati schierati preventivamente davanti ai supermercati…

Il coprifuoco porta all’estremo la tendenza all’isolamento. Se vuoi condividere – ovviamente anche in forma anonima – la tua rabbia nei confronti di padroni, sbirri e spie, carcere e altre istituzioni, episodi che ti sono accaduti o dei quali sei stato/a testimone o semplicemente la tua sofferenza in questa situazione, puoi scrivere all’indirizzo e-mail bolzanocontro@canaglie.org o alla pagina facebook Bolzano Contro. Nessuno può promettere nulla, ma rompere l’isolamento è l’inizio di una riscossa possibile.

Assassini all’estero, assassini in Italia, produttori di morte come mestiere

Pubblichiamo qui di seguito alcuni articoli usciti negli ultimi giorni riguardo alla situazione negli stabilimenti industriali a Cameri (NO) della Leonardo, riguardo alla continuazione della produzione degli inutili, per noi, F-35 e sul pericolo per gli operai. Proprio pochi giorni fa, il 31 marzo, dopo un breve blocco la Leonardo ha fatto ripartire la produzione con la scusa delle commesse e della possibile perdita dei posti lavoro.
Non occorrono ulteriori nostri commenti rispetto alla decisione presa dai dirigenti. Assassini all’estero, assassini in Italia, produttori di morte come mestiere.


F-35, una produzione “essenziale”?

da Il Cuneo rosso, Gcr, Pagine marxiste, Tendenza internazionalista rivoluzionaria
22 marzo 2020

Mentre si spargono lacrime ipocrite sui morti da covid-19, a Cameri (NO) si mette a repentaglio la vita dei lavoratori e si continuano a sprecare soldi per produrre i caccia F-35, strumenti di morte.

E’ notizia di queste ore che a Cameri (NO) la Leonardo, industria che assembla la parte finale degli aerei da guerra F-35, nonostante il contagio Covid-19 sia arrivato a colpire i lavoratori della fabbrica, continuerà a produrre come se niente fosse !!!
E questo in barba alle ripetute e ipocrite apparizioni televisive del governo centrale e di quelli locali: i quali da un lato danno la caccia agli “untori” che corrono nei parchi pubblici; dall’altro, da oltre un mese, lasciano tranquillamente in funzione fabbriche ed imprese, veicoli primari di trasmissione del virus e quindi di morte.
Il profitto prima di tutto! A partire da settori che hanno un mercato che non va mai in crisi com’è appunto quello degli armamenti. Cameri è anche “polo europeo” per la manutenzione degli F-35, e l’”immagine”, oltre che il portafoglio, dei “nostri” capitalisti non deve essere intaccata! Nonostante il contagio -o forse anche grazie a quello- l’imperialismo italiano non rinuncia a fare affari in giro per il mondo producendo-vendendo-impiegando strumenti di morte contro lavoratori e masse oppresse, dalla Libia all’Afghanistan.
Ed i nostri governanti, così preoccupati per la “salute pubblica” di fronte al Covid-19, si guardano bene dal dirci quanto costa un solo F-35! Nel novembre scorso il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini (PD) ha annunciato l’acquisto per il triennio 2020-2022 di ben ventisette aerei F-35. Tutti i partiti di governo e di “opposizione” hanno votato a favore! Ora che anche nelle case e negli ospedali si muore per mancanza di apparecchi di respirazione, è doveroso sapere che il costo di ventisette F-35 corrisponde all’acquisto (mancato) di 189.000 apparecchi! Quante vite potevano essere salvate?
Lo stesso Guerini e gli ambienti governativi ritengono “strategica”, dunque essenziale, la fabbrica di Cameri. Ma da quando in qua’ si combatte un virus con gli aerei da guerra? Quale futuro ci stanno preparando? Un futuro di distruzione continua? In cui morte si aggiunge alla morte? La distruzione alla distruzione? Lo sfuttamento allo sfruttamento?
Lavoratori: non siamo carne da macello!
Contro le spese militari, il militarismo, la militarizzazione di tutta la società che la crisi del capitalismo ci impone, riprendiamoci le nostre vite! Via gli arsenali militari! No alle spese di guerra!
Per l’annullamento totale dell’acquisto dei caccia F-35.
Per l’uso degli ospedali, spazi e posti letto ad uso militare e di tutti i medici militari al servizio e alla cura dei pazienti ammalati.

 

Lettera di Ezio Locatelli, segreteria regionale PRC

da Novaratoday, 27 marzo 2020

Non prendeteci per i fondelli” – dichiara Ezio Locatelli della direzione nazionale e segretario provinciale Prc di Torino – “a proposito della decisione del governo di dare continuità alle attività
di produzioni di sistemi di guerra che nulla hanno a che vedere con le attività essenziali legate alla sussistenza delle persone e alla lotta contro il coronavirus. È inammissibile – dice ancora Locatelli – che a Cameri, in provincia di Novara, si continui a lavorare per la produzione dei caccia F35. Vien detto che le produzioni andranno avanti a ranghi ridotti, impiegando 80 tecnici e lavoratori su un
organico di mille, impegnandosi al tempo stesso a garantire l’applicazione del protocollo di sicurezza per il personale. Di fatto nei giorni scorsi, nello stabilimento di Cameri, due lavoratori sono stati contagiati. Lasciare aperto qui e altrove attività per la produzioni di armi e costosissimi sistemi di guerra – attività che nulla hanno a che vedere con le attività produttive indispensabili –
nel momento in cui c’è da combattere una battaglia per la salute pubblica è una cosa vergognosa. Si sono chiuse le scuole, le università, i parchi e tante altre attività ma non l’industria bellica.
Inammissibile. Tanto più a fronte della necessità di dotarsi di mezzi e risorse adeguate per il servizio sanitario nazionale. Meno spese militari, più spese per la sanità pubblica. Riconvertiamo l’industria
bellica in industria di pace per la produzione di beni di pubblica utilità”.

Aggiornamenti del 31 marzo 2020:

https://www.globalist.it/news/2020/03/31/la-vergogna-f-35-ai-tempi-del-coronavirus-una-storia-italiana-2055323.html

Riparte la produzione degli F-35: decisione inaccettabile sulla pelle dei lavoratori di Cameri

Assassini all’estero, assassini in Italia, produttori di morte come mestiere

Emergenza Coronavirus nella base Usa che ha ospitato i piloti dell’Aeronautica italiana

Salgono a quattro i militari delle forze armate Usa che nelle ultime ore sono risultati positivi al Coronavirus (COVID-19) nella base aerea di Nellis (Nevada) dove si è appena conclusa l’esercitazione Red Flag a cui hanno partecipato migliaia di uomini di Stati Uniti, Germania, Spagna e Italia.

“Tutti i membri in servizio sono stati sottoposti a controlli sanitari e posti in isolamento”, riferisce il Comando di US Air Force.  “Uno di essi appartiene ad un’unità geograficamente seprata del 57° Wing di stanza nella base aerea di Fairchild, Washington. Il Comando dell’Aeronautica militare di Nellis lavora in stretto contatto con le autorità sanitarie federali, statali e locali per assicurare il coordinamento nella prevenzione e nelle necessarie risposte da dare. Si monitorerà costantemente la situazione e si forniranno ulteriori informazioni appena possibile”.

L’allarme nella grande base aerea del Nevada era scattato giovedì 19 quando i test avevano accertato il contagio da coronavirus di “uno dei militari Nato” partecipanti a Red Flag 20-02. “Le operazioni aeree dell’esercitazione si sono appena concluse e il personale partecipante sta per rientrare nelle rispettive basi di appartenenza”, aveva dichiarato il portavoce di US Air Force”. Tra essi ci sono anche i piloti e i tecnici dell’Aeronautica italiana provenienti dalle basi di Pisa, Grosseto, Gioia dl Colle, Amendola, Pratica di Mare e Trapani-Birgi. “Il nostro deployment operativo e logistico in Nevada è stato portato avanti come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, aveva irresponsabilmente dichiarato lo Stato maggiore alla vigilia delle esercitazioni negli Usa.

“Gli assetti italiani, nelle due settimane di esercitazione, hanno realizzato circa 200 ore di volo in un environment addestrativo unico al mondo, implementando l’attività di integrazione di assetti eterogenei dell’Aeronautica Militare in scenari non replicabili su territorio nazionale”, riporta invece la nota di stamani della Difesa che non fa riferimento alcuno all’epidemia scoppiata nella base di Nellis. “Per l’Aeronautica Militare ha rappresentato il più importante evento addestrativo del 2020, per la prima volta in assoluto con tre tipologie di velivoli: gli F-35 del 32° Stormo, gli Eurofighter del 4°, 36° e del 37° Stormo ed il CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare”. L’Aeronautica non ha comunicato eventuali provvedimenti di quarantena per i reparti che rientrano in Italia da Red Flag. Al contrario sono state resi noti nei particolari tutti gli interventi che vedono protagonista la forza armata nella campagna nazionale di contenimento anti-coronavirus. “Sono undici ad oggi le missioni di trasporto effettuate per trasferire in sicurezza pazienti da un ospedale all’altro” scrive lo Stato Maggiore. “Per fronteggiare l’emergenza è stato creato un hub temporaneo presso la base aerea di Cervia, dove sono sempre pronti al decollo elicotteri HH-101 ed equipaggi del 9° e del 15° Stormo, nonché team di medici ed infermieri della Forza Armata specializzati in trasporti in alto bio-contenimento. Sono sei i trasporti effettuati dai velivoli C-130J della 46^ Brigata Aerea per il trasporto di pazienti di Bergamo. In ognuno degli interventi, il velivolo, in stato di allerta sulla base di Pisa, ha prelevato sull’aeroporto di Cervia il team di bio-contenimento, per poi dirigersi verso l’aeroporto di Orio al Serio per l’imbarco dei pazienti.  Nelle ultime due settimane, inoltre, sono stati effettuati altri cinque trasporti di questo genere con gli elicotteri HH-101 del 15° Stormo, con il supporto anche di equipaggi del 9° Stormo di Grazzanise”. Il 19 marzo sono pure atterrati nell’aeroporto di Pratica di Mare il velivolo KC-767 del 14° Stormo ed un C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, partiti entrambi all’alba da Colonia, in Germania, con un carico di circa sette tonnellate di attrezzature per l’assistenza respiratoria ed altri apparati di supporto e materiale sanitario.

 

Emergenza Coronavirus nella base Usa che ha ospitato i piloti dell’Aeronautica italiana

Non tutto può essere militarizzato

“Basta spioni sui balconi – abbiamo già abbastanza polizia”

Non serve più raccontare territorio per territorio l’arrivo dei militari.
Sui media locali si può leggere come ogni governatore regionale utilizzi pretesti più o meno ufficiali, decreti legge, DPCM, appigli legislativi di ogni tipo per far sì che le proprie decisioni non cozzino con la famosa Costituzione – e che nessuno metta in dubbio l’utilità di ogni singola decisione che superi a destra i provvedimenti del Governo! I più accaniti sono i governatori leghisti, che non vedevano l’ora di poter utilizzare a piene mani i loro “piccoli” poteri locali per ottenere un territorio come lo hanno sempre sognato.

Da più parti d’Italia compagni e compagne segnalano l’evolversi della situazione con il passar dei giorni, l’utilizzo da parte del potere di espedienti più o meno nuovi. Quel servizio creato da radio come Radio Blackout a Torino, dove da anni gli ascoltatori segnalano quotidianamente i posti di blocco o i controllori sui tram in città, risulta oggi ancora più importante nel momento in cui tutti siamo sottoposti a controllo: ci troviamo a cogliere l’ utilità (in senso stretto) di uno strumento come una radio. Di fronte a veri e propri check-point di militari armati di mitra che non chiedono documenti e basta, ma puntano le pile in faccia, tutta la popolazione diviene criminale appena si trova fuori casa senza un motivo che rientri nelle ordinanze.
Ma accanto ai controlli dei militari sulle strade, o ai droni che sorvolano città e spiagge, lo Stato sta utilizzando anche vecchi metodi per controllare ogni anfratto del territorio; ecco allora che si spolverano i vecchi anfibi di ex carabinieri e gli scarponi della Forestale per controllare i sentieri dove le persone, di solito, si sgranchiscono le gambe. Luoghi in cui, fino a qualche giorno fa, in molti disobbedivano agli ordini allungando magari la strada nell’andare a fare la spesa ed evitando così incontri non voluti con mimetiche o divise di ogni ordine e grado.

Ci stiamo trovando in un territorio militarizzato da Nord a Sud, ma siamo convinti che non tutto può essere tenuto sotto controllo. Chi è abituato a non volersi far notare troverà altri e nuovi accorgimenti nella corsa ad ostacoli per andare a trovare la propria amata o il proprio amato. Escogiterà il modo per non sentirsi il fiato sul collo nelle città programmate al controllo totale tramite non solo le telecamere pubbliche o private, ma anche attraverso tutti quegli aggeggi che conteggiano il passaggio dei pedoni, i lampioni “intelligenti”, i sensori. E troverà il modo di aggirare anche gli sguardi che vengono da balconi e finestre, dai volti di coloro che purtroppo, in questo momento, si trasformano in spioni. Volti di individui che non capiscono che questo stato di cose sarà la normalità e che presto, magari, non avranno più un soldo in tasca perché banche e governi decideranno che saranno ancora una volta gli sfruttati a pagare il terremoto finanziario in atto.
Forse, in quel momento, si ricorderanno che il proprio comportamento era dannoso alla propria e altrui libertà. Comprenderanno che esiste un reale scarto tra padrone e lavoratore, fra l’etica degli uomini e donne liberi e quelli di Stato, e che non saranno solo i cosiddetti sovversivi o untori ad aver bisogno di trovare qualche porta aperta quando ci sarà dà agire in modo illegale per portar a casa la pagnotta.

Legalità e illegalità: questo è un annoso problema su cui forse in un futuro non lontano in tanti si interrogheranno, e che ora è molto difficile da far penetrare nel dibattito pubblico o anche in una semplice discussione al supermercato. Se non rispetti le regole imposte sei prima di tutto un’irresponsabile e meriti una punizione, anche qualora tu riduca i rischi di contagio al minimo e agisca secondo principi di precauzione e responsabilità, fermamente decisa a non barattare in blocco la tua libertà in cambio di una sicurezza immaginaria.
E saranno sempre loro, gli uomini e le donne in uniforme, a stringerci il braccio per portarci nei luoghi dove ora si contano i lividi e le bare, in quei luoghi su cui, nel mondo dei social e sulla carta dei pennivendoli, un sacco di saliva è stata sputata con le parole più indegne. Le carceri si affolleranno ulteriormente con l’ingrossarsi della schiera degli esclusi e con il dilatarsi della presenza militare.

Ciononostante, oggi c’è chi trasgredisce a questo mondo di controllo, e non perché se ne freghi degli altri o dell’influenza Covid-19, bensì perché intravede già che l’oggi sarà il futuro che ci aspetta come norma, e perché essere privati della libertà venendo rinchiusi in una casa-galera non è cosa per tutti. Non è una questione di irresponsabilità.
Non c’è anfibio, drone, telecamera che fermerà chi vede nella mimetica il proprio oppressore e si sa che in questo paese gli sfruttati e le sfruttate hanno sempre trovato modi nuovi, con sorprendenti astuzie, per illudere il controllore di turno.

Non tutto può essere militarizzato

Le Coronavirus redimensionne Defender Europe et les forces italiennes s’entrainent dans le Nevada

” Après une évaluation minutieuse des activités en cours pour l’entraînement [militaire] Defender Europe 2020 et à la lumière de l’épidémie de coronavirus d’aujourd’hui, nous modifierons l’exercice en réduisant le nombre de participants américains; les activités associées à l’entraînement seront remodelées en accord étroit avec les Alliés et les partenaires pour répondre à nos plus grandes priorités [en termes] d’ objectifs d’entraînement “.

Maintenant c’est officiel: le Commandement des Forces Armées Américaines en Europe basé à Stuttgart (Allemagne) a décidé d’amputer les jeux de guerre programmés en Europe centrale et orientale aux mois d’avril et mai dans le cadre du maxi-exercice auquel plus de 37 000 militaires, des milliers de véhicules lourds, des chasseurs-bombardiers et des unités navales et sous-marines des pays qui ont rejoint l’Alliance atlantique étaient attendus. “La protection de la santé de nos forces armées et celle de nos alliés de l’OTAN est un objectif prioritaire”, poursuit la note publiée par le Commandement européen américain. “Nous prenons l’épidémie de coronavirus au sérieux et sommes convaincus qu’en prenant cette décision, nous continuerons à faire notre part pour empêcher la propagation du virus, tout en maximisant nos efforts pour développer notre alliance et partenariat. et renforcer la réponse générale contre toute crise et éventualité “. De nouvelles mises à jour concernant Defender Europe seront annoncées dans les prochaines heures.
La décision américaine a été officialisée après l’annulation de la première phase de l’exercice prévu en Norvège et dans la mer Arctique (exercice Cold Response 20).Précisément à cause de l’explosion sur le vieux continent de l’urgence du coronavirus, il y a quelques jours, la Finlande avait annoncé son retrait des jeux de guerre en mer Baltique; le ministre italien de la défense, Lorenzo Guarini, avait également annoncé, le 12 mars, son intention de ne pas participer à Defender Europe. “Les hommes et les femmes de la Défense sont sur le terrain sans relâche pour faire face, en ce moment délicat, à l’urgence sanitaire et pour garantir la mise en œuvre des délibérations importantes décidées par le gouvernement”, a déclaré Guerini. «Pour cette raison, j’ai évalué conjointement, en notifiant le commandement de l’OTAN, de ne pas confirmer notre contribution à l’exercice, conjointement avec le chef de la défense. Tout en soutenant sa valeur stratégique, j’ai jugé approprié de maintenir la contribution des forces armées dans cette situation aussi élevée que possible “.
La décision du gouvernement a été partagée par toutes les forces politiques et l’opinion publique. Dommage que dans les mêmes heures où celle-ci a mûri, de l’autre côté de l’océan, au Nevada (USA), un autre maxi-exercice aérien, le Red Flag (Red Flag 2020-02), a commencé avec la participation des départements d’excellence de l’armée de l’air provenant des bases de Pise, Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi, Pratica di Mare et Amendola (Foggia). “Avec les premiers décollages des moyens italiens, le Red Flag a officiellement commencé le 9 mars, l’un des exercices aériens les plus complexes et les plus réalistes organisés à l’échelle internationale, qui implique également les forces aériennes américaines, espagnoles et allemandes à la base américaine de Nellis” , signale avec force le communiqué de presse publié par l’état-major de la défense. «Pour la première fois depuis 1989, l’Air Force participe à trois types d’avions: les Eurofighters de 4e, 36e et 37e Escadre; le CAEW (Conformal Airborne Early Warning) du 14e Escadron de Pratica di Mare et les F-35 de la 32e Escadron d’Amendola, tous deux à la première présence dans ce scénario particulier. Il s’agit de l’événement de formation le plus important de 2020 pour l’Air Force, un exercice dans lequel les pilotes consolident la capacité d’utiliser les systèmes d’armes fournis et la validité de leurs tactiques respectives, à travers l’organisation et la coordination de formules consistant en un grand nombre d’avions, renforçant en même temps la capacité d’opérer conjointement avec d’autres départements, tant de la Force armée que d’autres nations ».

Pas de danger de coronavirus donc pour Red Flag qui se terminera le 20 mars. De plus, aucun des protagonistes armés ne pouvait manquer l’occasion d’expérimenter en direct les nouveaux systèmes de renseignement et pour l’acquisition de la cyber-guerre : les simulations des futures guerres aérospatiales et cybernétiques auront lieu dans un immense champs de tir du Nevada qui se hausser près de la base vue aérienne de Nellis, l’une des plus grandes installations militaires du monde. Dans ce champ de tir, plus de 75% de toutes les munitions et bombes à la disposition des forces armées américaines et de l’OTAN ont été testées. De sa première édition en 1975 à nos jours, Red Flag a accueilli les forces aériennes de 29 pays et plus de 506 000 militaires. “Le déploiement opérationnel et logistique dans le Nevada pour les exercices aériens a été effectué par notre Force armée comme prévu, malgré les efforts organisationnels concomitants au niveau national dans le contexte des actions actuelles de contraste et de gestion des urgences de COVID-19”, conclut la note de l’état-major. Qui sait si après la mission irresponsable aux États-Unis, l’isolement obligatoire au domicile sera décrété contre tout le personnel participant, à titre préventif pour la propagation du coronavirus dans toute l’Italie …

Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada

Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada

“Dopo un’attenta valutazione delle attività in svolgimento per l’esercitazione Defender Europe 2020 e alla luce dell’odierna epidemia di Coronavirus, modificheremo l’esercitazione riducendo il numero dei partecipanti Usa; le attività associate all’esercitazione saranno rimodulate in stretto accordo con gli Alleati e i partner per andare incontro alle nostre maggiori priorità degli obiettivi addestrativi”.

Adesso è ufficiale: il Comando delle forze armate degli Stati Uniti in Europa con sede a Stoccarda (Germania) ha deciso un taglio netto ai war games previsti in Europa centrale ed orientale nei mesi di aprile e maggio nell’ambito nella maxi-esercitazione a cui avrebbero dovuto partecipare oltre 37.000 militari, migliaia di mezzi pesanti, cacciabombardieri e unità navali e sottomarini dei paesi aderenti all’Alleanza atlantica. “La protezione sanitaria delle nostre forze armate e di quella dei nostri alleati Nato è un obiettivo prioritario”, prosegue la nota emessa da Us European Command. “Noi prendiamo seriamente in considerazione l’epidemia di Coronavirus e siamo fiduciosi che nell’assumere questa decisione continueremo a fare la nostra parte nel prevenire l’ulteriore diffusione del virus, mentre stiamo ancora massimizzando i nostri sforzi per far crescere la nostra alleanza e partnership e rafforzare la risposta generale contro ogni crisi e contingenza”. Ulteriori aggiornamenti relativamente a Defender Europe saranno comunicati nelle prossime ore.

La decisone statunitense è stata formalizzata dopo la cancellazione della prima fase dell’esercitazione prevista in Norvegia e nel mar Artico (Exercise Cold Response 20). Proprio per l’esplosione in tutto il vecchio continente dell’emergenza coronavirus, qualche giorno fa la Finlandia aveva annunciato il ritiro dai giochi di guerra nel Baltico; anche il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guarini, con una nota dell’12 marzo, aveva reso nota l’intenzione di non partecipare a Defender Europe. “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”, ha dichiarato Guerini. “Per questo ho valutato, congiuntamente con lo Stato maggiore della Difesa e informando il Comando Nato, di non confermare il nostro contributo all’esercitazione. Pur sostenendo il suo valore strategico, ho ritenuto opportuno mantenere massimo l’apporto delle Forze armate in questa situazione”.

La decisione del governo è stata condivisa da tutte le forze politiche e dall’opinione pubblica. Peccato che nelle stesse ore in cui essa maturava, dall’altra parte dell’oceano, in Nevada (Usa), prendeva il via un’altra maxi-esercitazione aerea, Bandiera Rossa (Red Flag 2020-02), con la partecipazione dei reparti d’eccellenza dell’Aeronautica Militare provenenti dalle basi di Pisa, Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi, Pratica di Mare e Amendola (Foggia). “Con i primi decolli degli assetti italiani, il 9 marzo è ufficialmente iniziata la Red Flag, una delle esercitazioni aeree più complesse e realistiche organizzate a livello internazionale che vede coinvolte presso la base americana di Nellis anche le forze aeree statunitensi, spagnole e tedesche”, riporta enfaticamente il comunicato emesso dallo Stato Maggiore della Difesa. “Per la prima volta dal 1989, l’Aeronautica Militare partecipa con ben tre tipologie di velivoli: gli Eurofighter del 4°, 36° e 37° Stormo; il CAEW (Conformal Airborne Early Warning) del 14° Stormo di Pratica di Mare e gli F-35 del 32° Stormo di Amendola, entrambi alla prima presenza in questo particolare scenario. Si tratta del più importante evento addestrativo del 2020 per l’Aeronautica, un’esercitazione nella quale i piloti consolidano le capacità d’impiego dei sistemi d’arma in dotazione e la validità delle rispettive tattiche, mediante l’organizzazione ed il coordinamento di pacchetti costituiti da un elevato numero di velivoli, consolidando nel contempo la capacità di operare congiuntamente con altri Reparti, sia della Forza Armata sia di altre nazioni”.

Niente pericoli coronavirus dunque per Bandiera Rossa che si concluderà il 20 marzo. Del resto nessuno dei protagonisti armati poteva perdere l’occasione di sperimentare dal vivo i nuovi sistemi d’intelligence e per le cyber war acquistati: le simulazioni delle future guerre aerospaziali e cibernetiche si svolgeranno in un enorme poligono del Nevada che sorge a ridosso della base aerea di Nellis, una delle più grandi installazioni militari del mondo. Nel poligono sono stati testati più del 75% di tutte le munizioni e delle bombe a disposizione delle forze armate Usa e Nato. Dalla sua prima edizione nel 1975 sino ad oggi, Red Flag ha ospitato le forze aeree di 29 paesi e più di 506.000 militari. “Il deployment operativo e logistico in Nevada per l’esercitazione aerea è stato portato avanti dalla nostra Forza Armata come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, conclude la nota dello Stato Maggiore. Chissà se dopo l’irresponsabile missione negli Usa, sarà decretato nei confronti di tutto il personale partecipante l’isolamento obbligatorio domiciliare, come misura preventiva all’ulteriore diffusione del coronavirus in tutta Italia…

Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada

Contingente militare nei territori del Nord Est

Ieri 17 marzo il Ministro degli Interni Lamorgese ha comunicato al Prefetto di Trieste Valerio Valenti che verranno inviati in zona ulteriori 100 militari per controllare il confine con la Slovenia dall’arrivo di immigrati irregolari.

Il Prefetto ha convocato il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, assieme ai rappresentanti dell’Esercito Italiano e della IV Zona Polizia di Frontiera di Udine per dare le disposizioni sull’impiego dei militari. Una parte di questo contingente verrà utilizzata anche per controllare gli occupati interni, cioè tutti i cittadini italiani e stranieri che siano presenti nelle zone di Trieste, Gorizia e Udine per far sì che le limitazioni alla libertà decise dal governo per l’emergenza del coronavirus vengano rispettate.
Un altro piccolo passo per abituarci al futuro prossimo, quando gli sfruttati pagheranno in altri modi questa emergenza.

Contingente militare nei territori del Nord Est