Dall’editoriale:
Non solo siamo di fronte a una generalizzazione di scontri e sommosse senza precedenti – le rivolte partite dai ghetti neri degli anni Sessanta furono decisamente più isolate –, ma a un movimento che sta crescendo in profondità. Mentre scriviamo è ancora in corso la “zona autonoma” di Seattle, la quale, se non ha ancora raggiunto la portata di Oaxaca, ha già superato, e di gran lunga, le dimensioni e i contorni degli esperimenti più radicali del movimento Occupy. Liberare una porzione di territorio – e non di un territorio qualsiasi, ma di una metropoli all’interno della più grande potenza militare del mondo – dalle forze statali e sperimentarvi forme e pratiche di autorganizzazione s’inscrive in un processo insurrezionale.
Quando migliaia di persone di tutti i colori se la prendono con la rappresentazione marmorea di un Jackson o di un Roosevelt – cioè con l’intera storia dello schiavismo a stelle e strisce – e contemporaneamente urlano di togliere tutti i fondi alla polizia, il lavoro dei recuperatori democratici comincia a farsi arduo, semplicemente perché non c’è un’altra storia da raccontare – che non sia quella della rivolta dei neri, delle “ferrovie sotterranee”, dell’abolizionismo radicale, della guerra di classe che ha mescolato, nei suoi momenti più alti, lingue e dialetti di mezzo mondo, dell’opposizione ai massacri bellici, del sabotaggio dell’apparato industrial-militare.
Non sfugge ormai a nessuno la crucialità del passaggio storico in corso. Non solo, sotto il precipitato dell’epidemia da Covid-19, i nodi stanno venendo al pettine, ma “i punti di applicazione” di una prospettiva insurrezionale si fanno letteralmente mondiali. Come i progetti totalitari di digitalizzazione della vita e della società. Non c’è alcuna “emergenza” che possa suggerirci dei progetti che non abbiamo abbozzato prima. Non ci servono né chiacchiere né proclami più o meno smargiassi. Serve una coscienza acuta di ciò che manca. Servono idee. Serve disponibilità a sparigliare le carte, a sognare ad occhi ben aperti e a rischiare.
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INDICE:
Editoriale
Il mondo nuovo, dentro e fuori
L’economia di guerra e il suo doppio
Sul concetto di forza. Note a “Terra e libertade”.
Riflessioni su di un’assemblea anarchica di solidarietà
Il mare tra utopia e potere
Togliere e aggiungere
L’infermità sovra-equipaggiata e il progetto rivoluzionario di disfarsene
La parola e la cosa. A proposito di progetto rivoluzionario
Pagine 112.
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