FISSAZIONE DELL’UDIENZA PRELIMINARE PROMETEO, UN RESOCONTO E QUALCHE RIFLESSIONE – 14 giugno 2020

Il 21 maggio 2019 i carabinieri del Ros, guidati dai pm Piero Basilone e Alberto Nobili del pool antiterrorismo di Milano hanno dato il via all’operazione Prometeo che ha portato all’arresto di Natascia, Robert e Beppe accusati di 280 (attentato con finalità di terrorismo) in relazione all’invio di alcune buste esplosive a Roberto Sparagna e Antonio Rinaudo, pubblici ministeri impegnati da anni nella repressione di chiunque lotti contro questo mondo di gabbie e sopraffazione, e a Santi Consolo, ex direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, responsabile di rendere le carceri dei veri e proprio luoghi di tortura.
Per mesi i tre compagni sono stati sballottati in diverse prigioni della penisola, collocati in sezioni in cui di norma non sarebbero dovuti stare, come le AS2 islamiche di Sassari e Rossano, l’AS3 di Piacenza e la sezione protetti di Pavia.
Il 2 dicembre 2019 Robert, prigioniero nell’AS2 di Sassari, è stato scarcerato senza alcuna misura cautelare, e la decisione è arrivata dal tribunale del riesame dopo che la cassazione a ottobre aveva annullato l’ordinanza del GIP per mancanza dei “gravi indizi di colpevolezza”. Il ricorso per cassazione era stato chiesto per lui e Beppe, e purtroppo a Beppe era stato rigettato. A distanza di una settimana lo zelante pm si è opposto alla scarcerazione di Robert presentando ricorso in cassazione ma il tutto gli è stato rigettato e dichiarato inammissibile.
A metà febbraio le indagini sono state chiuse, e le ripetute richieste di domiciliari per Beppe e Natascia sono state rigettate.

Dopo oltre un anno dagli arresti è stata fissata l’udienza preliminare per il 22 giugno alle ore 10 al tribunale di Milano. Con la scusa del COVID, e soprattutto del tipo di reato contestato, si sarebbe sicuramente svolta in videoconferenza, se non fosse che le aule destinate al collegamento da remoto risultano inagibili per l’incendio che a fine marzo ha distrutto svariate aule del palazzaccio di giustizia. Dunque Natascia e Beppe potranno essere presenti in aula ma l’udienza sarà a porte chiuse.
Durante tutta la carcerazione l’accanimento dello stato si è concretizzato con l’arroganza della procura di Milano, e in particolare del pm Basilone, noto ormai da anni per indagini in cui ha tentato di seppellire compagni e compagne sotto anni di galera, dai processi per svariate occupazioni, gli scontri per lo sgombero dell’ex cuem nel 2013, l’indagine per devastazione e saccheggio dopo il corteo no expo del 2015, fino all’operazione Prometeo.
In quest’ultima inchiesta l’onnipotenza inquisitoria di  Basilone si è caratterizzata dalle continue richieste di trasferimento dei compagni rinchiusi, per non farli venire in contatto con individualità affini con la scusa di un “potenziale inquinamento di prove”. I trasferimenti a Sassari, Rossano, Piacenza e Pavia sono stati infatti chiesti da lui stesso, che ha dato poi carta bianca all’amministrazione penitenziaria per tentare nuovi esperimenti carcerari (in barba allo stesso principio del DAP di omogeneità fra detenuti) mischiando componenti agli antipodi e confinando a sfregio Beppe nella sezione dei protetti di Pavia in cui sono rinchiusi per lo più stupratori, infami e collaboratori di giustizia. Inoltre la censura sulla corrispondenza durata 6 mesi ha comportato ritardi, sparizioni della posta e difficoltà nella comunicazione fra i prigionieri e l’esterno.
Dall’inizio del 2019 con le operazioni antianarchiche Scintilla, Renata, Prometeo, con le pesanti condanne scaturite dal processo Scripta Manent, fino ad arrivare alle ultime due operazioni, Ritrovo e Bialystock, le procure ritirano puntualmente fuori l’accusa associativa del 270 bis o del 280 per i fatti specifici utilizzando accozzaglie ridicole di presunte prove per far fuori quelle esperienze di solidarietà fra ribelli, di azione diretta contro lo stato e i suoi sgherri, di lotta contro le galere sotto ogni forma.
Lo stato legittima l’immane violenza che esercita quotidianamente sulle persone mentre chiama “terrorismo” la determinazione di quegli individui che hanno il coraggio di non stare fermi a guardare e di non essere complici di quest’ordine annichilente in cui prevale la legge della forza e della prevaricazione.

Non ci interessa la distinzione fra colpevoli e innocenti. Di fronte a questo mondo alla rovescia ribadiamo la nostra solidarietà con Natascia, Beppe e Robert, con i compagni e le compagne recentemente arrestate nelle operazioni Bialystock e Ritrovo,  con tutte e tutti quelli che ancora si trovano rinchiusi per le operazioni degli scorsi anni, e con tutte quelle individualità che continuano a lottare senza paura e senza compromessi.

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