Ribellione, repressione e lotta collettiva nella sezione di isolamento del carcere di Villena (Alicante, Spagna)
Fin dall’inizio dello “stato di emergenza”, i detenuti rinchiusi nel reparto di primo grado (NdT: regime d’isolamento) del carcere di Villena si sono autolesionati, tagliandosi con delle lamette – uno, per esempio, si è sfregiato tutto il corpo, le braccia e il viso – ed hanno ingoiato lame ed altri oggetti, come batterie, accendini e pezzi di metallo. Hanno dato fuoco ai materassi, distruggendo le celle, spaccando vetri e tutto ciò che potesse essere rotto. Molti sono stati brutalmente picchiati e sono stati sottoposti a “contenimento meccanico” e almeno due sono stati portati via in trasferimenti speciali. Sembra che la tensione sia aumentata a causa della mancanza di comunicazione con l’esterno e poiché quasi nessuno ha i soldi per telefonare ai propri parenti. Circa dodici compagni presenti nella sezione erano disposti a partecipare allo sciopero della fame collettivo iniziato il 1° maggio, ma sono stati trasferiti, alcuni in altre carceri e altri in diverse sezioni del carcere di Villena, e sono stati sottoposti a continui controlli e pressioni. Il compagno Peque si è autolesionato, ed è stato portato in ospedale per aver ingoiato oggetti, inoltre è stato minacciato dai funzionari. È stato messo in isolamento in una sezione del carcere assieme ad un compagno rumeno di nome Cristian, e sono stati privati di tutti gli oggetti personali. Cristian è finito in isolamento per aver affrontato più volte le guardie carcerarie — che gli hanno spaccato la testa, lo hanno picchiato brutalmente quindici contro uno, e lo hanno legato al letto per ore — . Abbiamo ricevuto diverse lettere lo stesso giorno, la maggior parte delle quali molto in ritardo, in cui Peque ci informa riguardo alla sua partecipazione allo sciopero della fame collettivo e ci racconta la situazione nell’isolamento di Villena. Riportiamo qui la lettera più recente. Al termine abbiamo inserito un frammento di una lettera di Alfonso Martí Aracil, dove parla della sua partecipazione allo sciopero della fame. Tutti e due i compagni hanno inviato delle comunicazioni ufficiali in cui fanno presente la loro posizione alle autorità carcerarie.
Sezione di isolamento del carcere di Villena, 30 aprile 2020.
Ciao, compagni! Sono Peque e vi dò le ultime notizie da questo bunker di Villena dove sono sequestrato secondo l’articolo 91.3 RP1, prima fase del regime più restrittivo per i detenuti catalogati come estremamente pericolosi e applicato al regime FIES con l’intervento di ogni tipo di comunicazione.
I mezzi di disinformazione non menzionano gli episodi che si verificano nelle prigioni e nelle sue sezioni di isolamento (carceri dentro le carceri) e i detenuti che si lamentano vengono presi come capri espiatori, isolati e sottoposti al trattamento di primo grado. In quest’isolamento, nell’ultimo mese, diverse celle sono state bruciate, quattro detenuti hanno rotto i vetri e le strutture delle finestre. Gli stessi quattro compagni hanno ingoiato accendini, batterie, molle e altri oggetti come conseguenza dell’isolamento stesso e poiché non avevano i soldi per chiamare i propri cari. Noi, un altro compagno in lotta ed io, abbiamo già inviato la comunicazione e inizieremo domani, 1° maggio, lo sciopero della fame, io fino al 14 maggio, e il compagno i giorni 1, 3, 5, 7, 9, 11, 13 e 15, cioè otto giorni senza mangiare. Abbiamo inviato le lettere al garante di nessuno2 e al Ministro dell’Interno Grande-Marlaska informandolo di quanto sta accadendo nelle carceri. A seguito di queste lettere ci hanno aumentato il numero di telefonate da 8 a 13: pura facciata, chi può fare 13 o 15 telefonate a settimana, al costo di due euro e mezzo a chiamata? Sarebbero 40 euro a settimana o 160 euro al mese. Abbiamo, quelli che possiamo permettercelo, giusto il necessario per comprarci il tè e il tabacco, e molti nemmeno quello, non abbiamo i soldi mensili per le chiamate. I primi due mesi ci hanno dato una carta telefonica da 10 euro, quanto basta per fare quattro chiamate al mese, ma, siccome sono stati messi a disposizione dei telefoni di merda, ci hanno permesso alla fine di fare solo una videochiamata settimanale – registrata, se hai le comunicazioni sotto controllo – di 10 minuti, nemmeno 40 minuti, che è ciò che corrisponderebbe ad una normale comunicazione settimanale attraverso le finestre.
Hanno vietato i trasferimenti, ma i due compagni che una settimana fa hanno cercato di evadere da Fontcalent sono stati portati attraverso un viaggio speciale, già in primo grado di trattamento. In questa fottuta prigione ci sono solo due sezioni di dieci celle per il primo grado, otto per la seconda fase e due per la prima, più la terza sezione per la “zona di progressione”, dove nessuno si lamenta di nulla, e la quarta sezione con sei celle, una per la contenzione meccanica e altre cinque per i detenuti che hanno appena fatto casino e stanno aspettando che inizino le procedure per farli uscire da questa prigione. Quasi nessuno dei detenuti aveva un televisore, quindi il modo per farli stare tutti zitti è stato darne uno nuovo (con la sua scatola) a ciascuno di loro. Il 1° maggio, stavamo per iniziare lo sciopero della fame collettivo di 15 giorni, con la partecipazione di circa una dozzina di compagni, ma qualcuno ha fatto uscire l’informazione e li hanno portati tutti ad altre sezioni o fuori. Diversi detenuti hanno preso i miei scritti come modello e li stanno inviando per 15 giorni consecutivi al garante di nessuno2 e al ministro dell’Interno.
Intanto, nelle sezioni di secondo grado, da quanto mi è stato detto, i funzionari continuano con gli affari della droga, in modo che i ragazzi non abbiano crisi di astinenza. Molti detenuti non si preoccupano di nient’altro, tranne che della droga, non si preoccupano di vedere i loro cari. Mi vergogno persino di dover raccontare la realtà di quelle che chiamano prigioni e presto “centri di riabilitazione”. Altri, per non alienarci o seguire il gregge, passiamo anni e anni rinchiusi 21 ore al giorno in cella, perdendo la salute, in una guerra continua per non farci togliere la nostra dignità, perché, come ho detto oggi al direttore: “ci avete già tolto, e continuate a farlo giorno dopo giorno, la vita. Ci rimane solo la nostra dignità”. Il giorno in cui finiranno di ucciderci, quel giorno, finalmente, saremo liberi.
Voglio ricordare una persona, una compagna di Madrid, che ha appena compiuto un atto, lei sa quale, per il quale le sono estremamente grato, e anche per avermi scritto a Picassent. Compagna, ti ho scritto a Madrid, ma mi hanno restituito la lettera… tu ne conosci le ragioni. Salute e grazie, compagna. Voglio anche ringraziare tutti i gruppi di supporto che con le vostre lettere e i vostri movimenti rendete visibili i nostri atti e ci fatte sentire un po’ vivi. Senza tutti voi, le nostre lotte non avrebbero quasi nessuna luce o significato. Voi fate si che, dalla solitudine e il buio, possiamo vedere un po’ di luce alla fine del tunnel. Forse voi pensate di poter fare di più, ma anch’io penso lo stesso di noi: “potremmo fare di più”. Sarebbe però ingiusto chiedere ai compagni di fare lo stesso che farei io, perché ognuno ha i suoi limiti e non tutti abbiamo le stesse condanne.
Senza ulteriori dilunghi, compagni, vi saluto per oggi con un bacio fraterno e un grande abbraccio libertario da questo vostro compagno e, per alcuni di voi, un amico, un fratello, uno della famiglia.
José Ángel Martins Mendoza, del gruppo COLAPSO
Villena, 20 de abril de 2020
[…] Parteciperò al digiuno, il mio sarà un po’ più debole, per i problemi allo stomaco che ho ancora, a seguito di altri scioperi della fame, come sapete, quello a Puerto III e quello a Villena.
La ragione dello sciopero è tutto quello che sta succedendo qui: non possiamo vedere la famiglia e gli amici e, come sapete, veniamo torturati e i maltrattati.
Qui nella mia sezione una cella è già stata distrutta, le finestre ed altre cose sono state rotte ed il ragazzo è stato legato al letto e lo hanno bucato. Hanno anche bruciato una cella nella sezione di Peke e diverse persone hanno ingoiato batterie, ecc. per andare in ospedale.
Il mio digiuno sarà i giorni 1, 3, 5, 5, 7, 9, 11, 13 e 15 e vedremo se, essendo tanti di noi che lo facciamo, riusciremo a fare pressione su tutti e vincere di avere di nuovo le comunicazioni di nuovo e tutto il resto che c’è nell’elenco di richieste. […]
Alfonso Martí Aracil
1 NdT: “Reglamento Penitenciario”. Il regolamento specifico delle prigioni in Spagna.
2 NdT: Si riferisce al garante dei detenuti, che viene solitamente chiamato così dai detenuti in lotta.