[Qui in francese, tradotto da sansattendredemain]
Ancora più piloni di telecomunicazione sono stati attaccati in seguito ad una serie di incendi dolosi in Regno Unito, in questa prima settimana di aprile.
Nell’arco di 24 ore, la rete di telefonia mobile Vodafone è stata oggetto di quattro attacchi (di cui uno su un sito che l’operatore condivide con O2), il che porta a 20 il numero di incidenti in tutto il paese, fra cui incendi, tentativi d’incendio, devastazioni volontarie e vandalismi. Fra questi si contano alcuni incendi di ripetitori a Birmingham, a Belfast, a Manchester e a Liverpool il 2 e 3 aprile.
Questa serie di attacchi si sarebbe scatenata in relazione a delle voci diffuse su internet e sui social media secondo cui la tecnologia del 5G, che si è sviluppata nel Regno Unito a partire dal 2019, sarebbe correlata alla propagazione del coronavirus. Il potere e i media che sono ai suoi piedi hanno immediatamente cercato di smentire una ad una le ragioni infondate che avrebbero portato a tutti questi attacchi: una “teoria insensata” che, anche se è completamente fumosa, parte dal presupposto della nocività reale delle onde (e in questo caso quelle del 5G), reinterpretandola in un contesto ben preciso di pandemia. In un paese dove, come in Francia, numerosi collettivi e comitati anti-5G crescono un po’ ovunque. Salvo che là, non si rimane più nell’opposizione morale e pacifista.
In ogni caso, questi incendi hanno avuto degli effetti nefasti molto reali sulla routine di alienazione e di sfruttamento, tanto più in periodo di stato d’emergenza (sanitaria). È questo, del resto, che hanno comunicato le lobby di tecno-comunicazioni e altri portavoce di operatori di telecomunicazione, dopo aver fatto il conteggio delle antenne sabotate, così come quello dei tecnici o degli ingegneri delle grandi compagnie (EE/BT, O2 e Vodafone) presi di mira durante i loro interventi di riparazione. Tutto questo piccolo mondo non nasconde nemmeno più la sua inquietudine di fronte a questa ondata anti-onde, evocando in particolare le perturbazioni causate al telelavoro e al funzionamento di aziende vitali del paese che, loro, non possono sicuramente venir limitate. Ormai, tutti sono sul piede di guerra per arginare – tramite la “disintossicazione” – questo fenomeno inedito, ma senza volerlo forniscono nello stesso tempo tutto un mucchio di ragioni, fondate per l’attacco, di agire nella stessa direzione. Stavolta per paralizzare quei luoghi in cui le nostre vite vengono decise, in cui i nostri corpi vengono maltrattati e mutilati, per mettere fine al controllo costante delle nostre vite, agli arresti domiciliari davanti ad un mucchio di schermi, piccoli o grandi, così utili allo sfruttamento, all’inquadramento e all’abbrutimento…
[Redatto a partire da un articolo del Sunday Times, 05.04.20]