tratto da Bentruxu
16 Aprile
Riceviamo e pubblichiamo un contributo:
La fuga verso il tramonto
Da quando abito a Cagliari, quando ho troppi pensieri e la testa è piena di voci che parlano tutte insieme, ho preso l’abitudine di andare a trovare il mare e, quando posso, vado a trovare il mare e il tramonto.
Da cinque settimane ormai (in realtà da quattro, ma questo non diciamolo a Paoletto) il mare non sono più andata a trovarlo, e mi manca, mi manca moltissimo. Allora ho deciso di andare a trovare almeno il tramonto.
Leggins, scarpe da ginnastica, cuffiette e sembro proprio una runner, anche se correre mi fa schifo. Pochi passi in salita e sono sotto le mura di Castello: inizio a scorgere le nuvole rosa, il cuore batte forte per il fiatone, e per l’emozione. Mi accovaccio tra le siepi per il mio appuntamento segreto con la Laguna di Santa Gilla, i monti di Capoterra e il sole che si nasconde veloce dietro. Tempo 20 minuti e il cielo ha dei colori indescrivibili.
Con la musica nelle cuffie (o con l’accompagnamento musicale dei Dj di Sa Domu!) aspetto che piano piano si accendano le luci della città. Mi stendo per terra. Lo sai che si vedono le stelle se ti sdrai per terra? E poi non si vedono le case quindi puoi pensare di essere in mezzo alla natura.
Per un attimo sogno di essere sotto il cielo stellato del Supramonte, quando facciamo campo e stiamo in silenzio col naso all’insù per ore, anche se la sveglia il giorno dopo suona prestissimo. Dai, restiamo ancora un attimo.
Il freddo inizia a farsi sentire, è pur sempre Aprile e il sole è andato a letto da un po’. Mi rialzo, riprendo a camminare, do uno sguardo veloce a Piazza Indipendenza. Ok, passo dal Bastione e torno a casa.
Manco questa volta ce l’avete fatta a beccarmi, stronzi. Villanova è il mio quartiere.
17 Aprile
Riceviamo e pubblichiamo un contributo su esercizi di ginnastica alternativa:
Workout da lockdown! Eh? Poba. In questo tripudio di attività fisiche solitarie e virtuali, in questo brulicare di panificazioni, sfide domestiche alla masterchef e ordini a domicilio, non sono solo i nostri culi a rischiare di ingrossarsi, non sono solo i nostri corpi che stanno iniziando ad arrugginirsi.
A maggior ragione, visti i prolungamenti di queste misure…
è giunto il momento di fare veramente GINNASTICA!
vi suggerisco una scheda base (integrabile e variabile) da praticare quotidianamente che potrebbe aiutarvi ad allenare testa, cuore e paure.
Attenzione: pericolo di alto rilascio di endorfine.
1- scegliere un’attività commerciale autorizzata situata dall’altra parte del vostro comune che giustifichi il vostro lunghissimo spostamento. Recarvi sino a lì ed acquistare uno o più articoli non deperibili che non potete reperire altrove.
Negli allenamenti successivi non sarà necessario ripetere l’acquisto, sarà sufficiente scegliere una zona intermedia dai vostri domiciliar… dal vostro domicilio all’attività prescelta portandosi dietro l’acquisto fatto in precedenza.
2- Tra una videochiamata, una videoconferenza, una chattata, un contatto virtuale e l’altro iniziate a sondare gli umori degli amici. Partite da quelli più vicini in termini di distanza. Alla seconda settimana di allenamento proseguite con gli amici più lontani. In base alla disponibilità proponetegli in sequenza:
a) di fare la spesa insieme
b) di venire a prendersi un caffè a casa (nel caso la vostra casa sia accessibile) / di farvi offire un caffè a casa loro (nel caso casa loro sia accessibile).
Dopo la prima settimana sostituire il caffè con un pranzo.
c) di sedervi ad un metro di distanza su una panchina in una zona che vi lascia tranquilli a chiacchierare dal vivo.
NB: attività da fare 1 a 1. Percarità!
3- infilatevi la canadese più fluo che avete, uscite ed iniziate a correre sforando almeno di due metri i famosi duecento cari a Solinas. Aumentare progressivamente i metri illegali.
4- individuate il punto più panormaico che avete nei dintorni di casa. all’approssimarsi del tramonto recatevi lì e godetevelo.
Autocertificazione: sanità mentale.
Variante possibile: darsi appuntamento con qualche amico già coinvolto nell’esercizio 2.
Per fasi avanzate: trovare punti distanti da casa.
5- In una delle file quotidiane a scelta provare ad attaccare bottone con uno dei vostri vicini. Mantenendo le distanze, chiaro.
Parlare del Covid-19 va bene.
Sforzarsi di parlare di qualche altro argomento futilmente utile è meglio es. “sarebbe proprio da andare al mare oggi!”.
Per i già allenati: commentare le ultime ordinanze comunali/regionali/dpcm a scelta.
6- Se proprio non resistete alla tentazione di panificare e cucinare come se non ci fosse un domani, preparare qualcosa in più e impachettatela. Sentite l’amico più in paranoia che avete, quello che mai avreste pensato sarebbe stato preso dal furore del distanziamento sociale, e consegnategli il prodotto a domicilio…
ovviamente con tutti i dispositivi di sicurezza individuale correttamente indossati!
ESERCIZIO EXTRA PER FASI AVANZATISSIME
7- Scegliere un amico domiciliato in comune altro ma vicino a al proprio. Verificate che il suddetto amico sia disponibile a coadiuvarvi nell’allenamento. Individuare una motivazione valida e articolata e compilare l’apposita autocertificazione (è molto importante assicurarsi di avere l’ultima versione disponibile). Andare a trovare il suddetto amico.
Ripetere l’allenamento quotidianamente, vi stupirà quanto velocemente sarete in grado di integrare attività nuove, responsabilmente “furbettamente” crescenti.
Ma soprattutto vi meraviglierà come la paura inzierà a rispondere ai vostri comandi.
(così, poi, magari, nella vostra testa ci sarà anche spazio per sentire che sta iniziando a rodervi il culo)
18 Aprile
Ed ecco il nuovo tormentone: la Fase 2
Abituiamoci, perché probabilmente nei prossimi mesi vivremo fase 3 – 4 – 5 – 6 e chissà fin dove arriveremo.
Solinas nonostante le statistiche regionali rimangano basse, ha varato un pacchetto di restrizioni fra le più severe, probabilmente voleva far sentire il polso fermo dell’uomo al comando, poi quando ha visto il suo collega e compagno di partito Zaia riaprire i mercati all’aperto è andato in crisi. Ma ormai le librerie e le spiagge erano chiuse, tornare indietro sarebbe stata un’ammissione di stupidità troppo grande. Anche riaprire i parchi era troppo, sarebbe andato contro il suo fedele Truzzino, tutto preoccupato invece di trovare un modo per celebrare Sant’Efisio.
Quindi mentre noi siamo chiusi nei nostri isolati a consumare i marciapiedi e ad abbronzarci dalle finestre, i burattinai dell’economia cercano soluzioni di tutti i tipi su come far riprendere il lavoro e salvare il salvabile, mentre i politici tirano i dadi per capire che provvedimenti prendere.
Tutti avranno sentito la fantastica proposta del plexiglass in spiaggia, manca la specificazione se dovremo portarcelo anche in acqua…
In poche parole le contraddizioni vengono lentamente al pettine, le produttive regioni del nord cercano di nascondere le incredibili pressioni di Confindustria&soci che riaprirebbero tutto, ma devono salvare la faccia, e quindi traccheggiano tra i cantieri e le cartolerie.
Il governo si appresta ad aprire il rubinetto per la prima innaffiata di bonus e spera che queste misere centinaia di euro plachino gli animi più nervosi e scalpitanti, ma in realtà non sa cosa dire e probabilmente neanche cosa fare per il futuro, immediato e non.
La Fase 2 però la stiamo attraversando anche noi nelle nostre intime esperienze di questa vita. La paura in molti viene scavalcata dall’insofferenza, il distanziamento dalla voglia di abbracci, cene, incontri e tanto altro. Ci ritroviamo schiacciati tra misure nuove – come l’obbligo di mascherine e guanti – nel momento in cui i contagi diminuiscono, dichiarazioni contrastanti delle compagini scientifiche – chi dice che il peggio è passato, chi si aspetta un altro picco e così via – che creano solo confusione, e quella strana cosa che per fortuna o purtroppo sopraggiunge nella nostra vita per ogni cosa: l’abitudine. Sembra proprio che siano bastati due mesi per ritrovarcela addosso, nelle conversazioni, nelle scelte quotidiane, non è strano e non è una critica, mi sembra di poter dire che è un dato di fatto, al quale siamo appunto abituati.
Negli anni ci siamo abituati a tutto, bello o brutto, e ci abitueremo anche a queste nuove convivenze,
dalle più strette di mascherine e guanti, alle più lente file fuori dai negozi.
Ci abitueremo a limiti di capienza nei locali, ad App sanitarie e ad altre strane novità.
Se l’abitudine si può considerare un virtù, perché ci rende capaci di saper convivere anche con le difficoltà più grandi, dovremo fare attenzione a non farla seguire dalla rassegnazione, infida compagna che cementa le note stonate anziché combatterle.
La rassegnazione è la più solida base su cui si può appoggiare la soppressione di alcune libertà, la diffusione di spregevoli abitudini come la delazione o l’abbandono di desideri o divertimenti.
Che ci dovremo abituare a questo nuovo stato di cose, alla convivenza con un’emergenza sanitaria è ormai certo, sta a noi però decidere come farlo, se propositivi, tenaci e battaglieri, o rassegnati e timorosi.