Cronache dallo stato d’emergenza (Numero 6)

25 aprile: segnali di ammutinamento

L’appello a violare le misure di confinamento durante la giornata del 25 aprile è stato raccolto in modo piuttosto variegato e creativo. A Trento, un gruppo di compagni e compagne è sceso in strada nel quartiere di San Pio X, mantenendo le distanze di sicurezza e dimostrando che è possibile ritrovarsi in strada, all’aria aperta, tutelando la propria e altrui salute. Il gruppo – con lo striscione “Responsabili, non ubbidienti. Resistenza ora e sempre” – è rimasto in strada per una buona mezz’ora, con interventi, musica e cori; qualche solidale e abitante del quartiere si è avvicinato, poi è arrivato un ingente quantitativo di forze dell’ordine che hanno provato ad identificare e fermare i presenti. Il tentativo degli sbirri non è andato a buon fine ed il gruppo si è allontanato intonando cori e salutando le persone affacciatesi dai balconi. Sempre in giornata c’è stato un saluto ai detenuti di Spini di Gardolo.
Per quello che abbiamo letto e saputo, diversi striscioni e cartelloni sono apparsi a Rovereto in ricordo dei partigiani, contro fascisti e capitale, in solidarietà con i detenuti in lotta, contro la logica padronale-statale che vuole le fabbriche aperte e le persone chiuse in casa… Diversi parchi sono stati “liberati” dai nastri divisori e i cartelli di divieto sono stati sostituti con altri che invitano a usare collettivamente gli spazi collettivi mantenendo le distanze fra le persone. A Tierno, musica in piazza con i vicini che hanno portato teglie di pizza. A Mori, giro in paese con musica e un cartellone. A Noriglio, striscioni appesi, giro in paese con canti partigiani e lettura di un volantino; a Lizzanella, presenza in piazza con striscioni e musica; alle Fucine, cartelli e interventi amplificati; al Brione, un gruppo di compagni e compagne – con le mascherine e distanziati fra loro – ha attraversato una parte del quartiere con uno striscione (“Organizzarsi per non subire ancora”) e un impianto. Il primo intervento sotto i palazzoni è stato seguìto con molto interesse dalle persone ai balconi, che hanno risposto con un sonoro applauso; una decina di persone si sono unite all’iniziativa. Tra i tanti discorsi (sulle cause strutturali di questa epidemia, sulle responsabilità di Confindustria e governo, contro il controllo tecnologico in nome della salute…), è stato lanciato un invito a chi è in difficoltà economiche a organizzarsi per non pagare l’affitto all’Itea (i cui dirigenti hanno annunciato una moratoria per i negozianti ma non per gli inquilini). Forse per via degli appuntamenti non annunciati e dei diversi orari, le pattuglie di polizia e Digos sono arrivate quando i compagni se ne stavano già andando. In tarda serata, fuochi d’artificio in tre punti nei dintorni di Rovereto.

Ben detto

«Mentre la produzione industriale intacca l’ultima delle foreste, la produzione di cibo selvaggio penetra ancor più in profondità a caccia di prelibatezze, o fa proprio razzia delle ultime roccaforti di natura selvaggia. Ed ecco che il più esotico dei patogeni, in questo caso il Sars-2 ospitato da pipistrelli, finisce su un camion – nelle prede o nei lavoratori poco cambia – e viaggia come una pallottola da un’estremità all’altra di un circuito peri-urbano sempre più dilatato prima di irrompere sulla scena mondiale». Così un gruppo di epidemiologi statunitensi riassume le cause tutt’altro che misteriose dell’epidemia in corso. Non essendo esperti di Stato, non isolano il “virus nemico” dalle condizioni materiali delle nostre vite. Per cui dicono quello che non si sentirà mai dire in televisione: «L’agroindustria è in guerra con la salute pubblica. E la salute pubblica sta perdendo». Ne consegue la più sensata delle domande: «Possiamo ancora permetterci di ritoccare, semplicemente, le attuali modalità con cui ci appropriamo della natura e sperare in qualcosa in più di una tregua con queste infezioni?».

Dare i numeri

+ 20% C.A.

+ 18% P.S.

+ 20,2 % UHT

Sono percentuali da quarantena, ma non sono quelle che quotidianamente ci vengono riversate contro a reti unificate. Riguardano l’acquisto e il consumo di CONSERVE ANIMALI, PESCE SURGELATO e LATTE UHT. È innegabile come la condizione che stiamo vivendo sia stata favorita dagli allevamenti intensivi di animali e dalla conseguente deforestazione attuata per la coltivazione dei mangimi destinati alla carne da macello. Riconsiderare il modo con cui si guarda il mondo, con cui ci si rapporta alla natura, mettere in discussione le proprie idee, smettere di considerare gli animali come oggetti destinati al soddisfacimento dei nostri capricci, mascherati da necessità. Niente sarà più come prima. Sta a noi far sì che sia migliore.

Ho solo eseguito gli ordini”

Dopo i giorni della rabbia esplosi con le rivolte di marzo in moltissime carceri, gli ordini impartiti dal Ministero possono essere sintetizzati brevemente: «Non fate volare una mosca nelle carceri». Mentre i contagiati (e i morti) aumentano sia tra i secondini che tra i detenuti, come pensiamo possano essere eseguite certe direttive? Umiliazioni, corpi denudati e pestati. Addirittura, nel carcere di Caserta, barba e capelli rasati. Durante una rischiosa telefonata un detenuto ha affermato «Da “detenuti” siamo diventati “prigionieri”, e c’è una bella differenza».

Ci sarà chi s’indignerà per dei presunti “diritti umani” calpestati, ma la verità è molto più acerba. Nelle strutture penitenziarie la violenza è ciò che regge l’equilibrio, poiché è la natura del potere. Quando (e se) verranno pescate le “mele marce” tra la polizia penitenziaria, ciò dovrà risuonare come la bugia che è sempre stata, perché questa è una sistematica operazione di guerra (e centinaia di agenti a volto coperto che entrano in una sezione per massacrare chiunque possono darcene l’idea). Ed avranno tristemente “ragione” costoro ad affermare di aver solo eseguito gli ordini sentendosi tradire dai loro superiori. Perché il carcere, per sua stessa natura, è uno stato d’eccezione senza fine, dove ogni dichiarazione dei “piani alti” può trasformarsi nell’incubo della morte. Pensiamoci, quando ci diranno che quello della guardia penitenziaria è un “lavoro come un altro”.

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Torino – Aspettando l’autobus

Il numero dei mezzi pubblici in circolazione è stato ridotto notevolmente in questo periodo di emergenza, e le attese possono diventare infinite. La frequenza dei mezzi delle varie forze dell’ordine in giro per Torino invece probabilmente non è mai stato così elevata. E così mercoledì scorso un uomo di 43 anni aspettando l’autobus alla fermata di corso Tassoni, all’ennesimo passaggio di una volante di polizia, si è scagliato contro la vettura memore della multa ricevuta il giorno precedente per mano dei loro colleghi. “La polizia ieri mi ha fermato e multato. Ingiustamente. E questa cosa dovete pagarla”. A queste frasi, oltre che a diverse minacce, sono seguite prima il lancio di una scarpa quindi pugni e testate sempre all’indirizzo della volante. Per l’uomo sono purtoppo scattate le manette per danneggiamento aggravato e minacce a pubblico ufficiale, oltre che un’altra multa per inottemperanza alle disposizioni anti-covid. Vedremo se la GTT correrà in difesa dei suoi beniamini, aumentando il numero di tram e autobus su corso Tassoni

Aspettando l’autobus

Torino – Nicotina vs Coronavirus

Una ricerca condotta dall’ospedale di La Pitié-Salpetrière di Parigi sostiene che la nicotina contenuta nelle sigarette potrebbe proteggere dal Coronavirus. Lo studio non è ancora stato confermato ma c’è chi non ha perso tempo. Ieri in un veicolo parcheggiato nei pressi di strada Castello di Mirafiori sono stati rinvenuti diversi pacchi di sigarette per un valore di oltre 11000 euro. Non si hanno notizie del proprietario della vettura, ma qualcono ipotizza si possa trattare di qualche operatore sanitario che abbia cercato di sopperire alle tragiche mancanza di DPI, che continuano a permanere a più di due mesi dall’inizio dell’emergenza, aumentando il dosaggio di nicotina.

Nicotina vs Coronavirus

Torino – Picchetto al CAAT

Alla fine non c’è stata alternativa possibile. Dopo le proteste della scorsa settimana gli acquirenti questa mattina hanno bloccato gli ingressi del Centro AgroAlimentare di Torino ponendo di traverso diversi tir e di fatto impedendo qualsiasi accesso in entrata e in uscita allo stabilimento. Dopo diverse ore di picchetto, la direzione del CAAT si è vista quindi costretta a ritrattare le ultime decisioni e di conseguenza ripristinare il vecchio orario di vendita, ovvero a partire dalle 3.30 quindi prima dell’apertura di mercati ed esercizi. Mentre il direttore del Caat si rammarica per la “mancata comprensione delle finalità del provvedimento che muoveva dall’esigenza di tutelare al meglio l’utenza del Centro” risultano ancor più significative le parole del consigliere PD di turno che oltre alla sicurezza sanitaria sottolinea la necessità di ridurre al minimo le tensioni sociali, che evidentemente spaventano i piani alti tanto quanto nuovi picchi epidemiologici.

 

Picchetto al CAAT

 

 

Torino – Notizie dai Centri di accoglienza

Non è certo una procedura inedita quella di isolare positivi e persone sintomatiche nelle stesse aree. Dopo carceri e dormitori, la soluzione è stata applicata anche al Parlpapà, uno dei CAS di Alpignano, scatenando già il 24 aprile e di nuovo nella giornata di ieri le proteste degli “ospiti” che si sono riversati nel cortile della struttura. Sul posto sono accorse le forze dell’ordine che continuano a presidiare l’area mentre la prefettura è subito intervenuta precisando come la situazione proposta sia assolutamente temporanea. Giusto il tempo per permettere il contagio.

https://macerie.org/index.php/2020/04/27/notizie-dai-centri-di-accoglienza/https://macerie.org/index.php/2020/04/27/notizie-dai-centri-di-accoglienza/

Monza – Il 25 aprile nelle strade

Il valore simbolico del 25 aprile ci ha suggerito di strappare un pezzettino di libertà in questa coda di quarantena, per tributare un omaggio alle partigiane e ai partigiani monzesi caduti nella lotta al Nazifascismo. A piccoli gruppi ci siamo quindi recati/e in alcuni dei molti luoghi che ricordano le vicende dell’antifascismo locale, offrendo una testimonianza viva del nostro impegno quotidiano nel tenere viva la memoria della Resistenza e del ten tativo di attualizzarne il valore umano e politico.
Abbiamo poi scoperto che, come noi, in moltissime altre città, spontaneamente, senza convocazioni pubbliche, si sono consumati i medesimi semplici gesti.
Un fiore, uno striscione, un canto: un pò ovunque si sono registrate piccole cronache di consapevole insubordinazione al diktat della clausura domestica, rivendicando la propria capacità ad autodeterminarsi e ad agire in sicurezza. Questioni che hanno stretta correlazione con un concetto vero di “libertà”.
A “sporcare” la giornata, l’ormai consueto bollettino di episodi di intimidazione e violenza poliziesca, che hanno colpito alcuni compagni/e a Milano, in quartieri diversi, impegnati/e appunto nel giro delle lapidi. Multe, botte, identificazioni, manette diventano “semplici controlli per i decreti sul Coronavirus”. Nell’esprimere solidarietà e complicità con tutti/e coloro che si sono mobilitati/e nella giornata di ieri, ribadiamo che sarà proprio sul tema delle libertà individuali e collettive che occorrerà impegnarsi in questi tempi di “emergenza” e “stato di eccezione”.
Monza antifascista

Contro multe e repressione solidarieta’ di classe e redistribuzione

Nella mattinata di ieri, 25 aprile, abbiamo violato le misure di quarantena imposte a causa
dell’emergenza Coronavirus.
Ci siamo radunati alle case popolari di Via Fiorentina per redistribuire pane, un bene di prima necessità che, ogni giorno, a tonnellate finisce nella spazzatura a causa di assurde regole di mercato.
Lo abbiamo fatto scegliendo in autonomia i nostri livelli di sicurezza,
individuali e collettivi.
Lo abbiamo fatto per necessità: mentre infatti lo Stato ci impone
l’isolamento, la nostra fame non può che aumentare. I nostri portafogli sono sempre più vuoti: alcuni di noi sono precari, altri lavoravano in nero, altri non hanno ancora ricevuto il miserevole contributo di cassa integrazione. Nel frattempo però, arrivano le
bollette, ci sono gli affitti da pagare e, come non bastasse, gli sciacalli
della grande distribuzione aumentano i prezzi.
Lo abbiamo fatto per spezzare la narrazione romantica della quarantena. Sì, queste misure di arresti domiciliari ci stanno strette.
Non #restiamo a casa tranquilli, perché non viviamo in ville scintillanti, ma in piccoli appartamenti di città. Perché abbiamo bisogno di una rete sociale concreta, non di una rete virtuale dove regna la noia e la solitudine. Perché siamo stanchi di essere multati, fermati, rincorsi, interrogati dalla polizia.
Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo perché sappiamo che non andrà tutto bene. La crisi generata da questa emergenza la pagheremo noi, come al solito. Il divario fra ricchi e poveri infatti non potrà che aumentare. Il Governo e i suoi burattini cercano di tranquillizzarci invitandoci ad esporre tricolori e a cantare l’inno nazionale, ma noi sappiamo che non siamo tutti sulla stessa barca.
Non lo siamo MAI stati.
Pensiamo sia importante fare rete fra sfruttati e oppressi. Per autorganizzarsi ora e anche in futuro, per mettere in atto pratiche di mutuo-aiuto, ma anche per alimentare la protesta sociale. Non ci interessa tornare a normalità vecchie o nuove. Se miseria e sfruttamento saranno pane quotidiano, la normalità sarà sempre un problema!
RIAPPROPRIAMOCI DI CIO’ DI CUI ABBIAMO BISOGNO
PRENDIAMOCI CIO’ CHE CI HANNO TOLTO!
SOLIDALI CON CHI E’ STATO FERMATO, MULTATO E
PICCHIATO DALLA POLIZIA IL 25 APRILE A MILANO,
NAPOLI E CAGLIARI

Pisa Brigante,
fine aprile 2020

 

 

 

-984079023

Pelt (Belgio): L’antenna a relè va in fumo

Nella tarda serata di sabato 18 aprile 2020 è stata bruciata una stazione base GSM a Pelt (provincia di Limbourg), una piccola città situata a pochi chilometri dal confine olandese. L’antenna, situata vicino al campo di calcio Sporting Grote Heide, è di proprietà dell’operatore fiammingo Telenet. Non sembra esserci alcun dubbio che sia stato un incendio doloso, poiché la rete metallica che proteggeva la torre è stata tagliata e, secondo quanto riferito, è stato trovato un agente infiammabile.

“I vigili del fuoco della zona di soccorso Nord-Limbourg sono stati avvisati dell’incendio sabato intorno alle 23.30 su un’antenna al campo di calcio Sporting Grote Heide.

I membri della polizia tecnica e forense, della Polizia Federale e un esperto di incendi sono stati inviati sul posto domenica per svolgere un’indagine approfondita.

La polizia locale ha effettuato i rilievi e la procura di Limbourg ha aperto un’indagine.

Non è da escludere un atto doloso. Un cavo sembra essere stato tagliato. La procura non ha ancora confermato queste informazioni. »

Pelt è infatti uno dei trenta comuni in cui Proximus ha iniziato il lancio del 5G all’inizio di aprile. Una delle loro antenne è installata non lontano da quella sabotata.

Aggiornamento del 21.04.20: il controllo federale delle telecomunicazioni ha chiuso la mappa delle antenne.

“Fino a poco tempo fa [questo incendio per la precisione], il sito web del BIPT (Istituto belga per i servizi postali e le telecomunicazioni) ha messo a disposizione del pubblico una mappa che mostra la posizione dei 7.779 siti dotati di antenne GSM in tutto il paese. I comuni, gli operatori e gli altri professionisti lo utilizzano regolarmente. Questa mappa è ora sfocata, protetta da una password nel tentativo di frenare i malintenzionati”. (7sur7, 21.04)

Imola – E se le parole si trasformassero in pietre?

Nel mese di marzo 2020, nella città di Imola (BO), sono apparse diverse scritte che inveivano contro lo Stato di Polizia e contro l’obbligo a restare chiusi in casa, agli arresti domiciliari democraticamente “volontari”.

Qualche settimana dopo che sui social e sui giornali bravicittadini ed esponenti vari della politica locale si struggevano per la rabbia e la violenza espressa da quelle scritte, nonché per il deturpamento dei preziosi muri della città, siamo statx fermatx (in maniera abbastanza ridicola, tipica delle forze dell’ordine imolesi) nelle consuete passeggiate in barba ai divieti e quel giorno, oltre all’ennesima multa son saltate fuori le notifiche.

Le indagini, ancora aperte, ci appioppano, in merito alle scritte di cui prima, istigazione a delinquere, istigazione a disobbedire alla legge, deturpamento e imbrattamento, vilipendio della repubblica e delle forze armate, violenza o minaccia a corpo politico e l’avvio di un procedimento per foglio di via.

Al di là di chi può aver fatto le scritte, al di là della nostra colpevolezza o meno, non possiamo che sorridere pensando a chi continua ancora, e speriamo indisturbatx, a infrangere la quiete. Non ci sembra assurda l’accusa di Istigazione per questi fatti, anzi, in fondo cos’altro mai dovrebbero fare delle scritte che esprimono odio nei confronti di tutto ciò che rappresenta Ordine?

Non ci sentiamo quindi preoccupatx od offesx davanti a simili accuse perché ogni volta che ci esprimiamo, in testi scritti o sussurrandoci burlesquamente idee nell’orecchio, ci sentiamo e siamo Delinquenti. E se qualcunx, parlando con noi o assaporando un testo da noi prodotto, dovesse mai sentirsi istigatx, beh, propaganda ben fatta!

Tra l’altro, dopo pochi giorni dalla notifica, hanno continuato ad apparire manifesti di saggia manodopera (di questi tempi senza copisterie, immaginiamo) che recitavano più o meno: OBBEDIENZA NON È RESPONSABILITÀ stanno distruggendo le nostre vite con la tecno socialità e la militarizzazione delle strade facciamo sì che non manchi la rivolta. Sicuramente il leit motiv dell’andrà-tutto-bene, gli arcobaleni e il restiamoacasa non hanno attecchito su tutta la popolazione della città, forse l’ondata di multe e denunce, intimidazioni, inseguimenti non hanno spento la voglia di esprimersi.

Come non eravamo ligi al Dovere prima, non lo siamo adesso e mai lo saremo.

Ci vediamo al mare, fase due, tre o sticazzi!

due viandanti in tempo di covid, cofàtt, coddèt?