Storicamente il potere si è sempre fondato sulla creazione di un nemico comune da combattere, concetto da dare in pasto ai “popoli” al fine di continuare a perpetrare sfruttamento, soggiogamento e cieca ubbidienza all’autorità. Il patriottismo ne è un semplice esempio, come d’altronde ogni nazionalismo.
Come è chiaro il fatto che ad ogni guerra, lo stato moderno ha sentito l’esigenza di creare l’immagine del nemico da combattere, fosse esso il ricco ebreo che comanda il mondo o un pericoloso comunista, il nemico capitalista o il più moderno terrorista fondamentalista. Insomma… un nemico comune crea una comunanza d’intenti, una sorta di fronte unico, tra sfruttati e sfruttatori, tra governati e governanti, tra oppressi e oppressori.
Ma a cosa serve realmente? Che dinamiche di potere si nascondono dietro questa falsificazione della realtà?
Basta ragionare sull’attualità di oggi: l’italiano che per la guerra al COVID-19 si fa “popolo”.
Davanti ad un nemico invisibile e pericoloso, il potere non ha potuto far altro che creare un nemico visibile, per spingere le persone a farsi “popolo”, facendosi coraggio a vicenda, ed esortarle così con più facilità a sottomettersi, anima e corpo, al Governo e contro il nemico comune: l’UNTORE!
Dall’inizio di questa situazione d’emergenza, infatti, ognuno sta vivendo sulla propria pelle gli effetti del clima di caccia alle streghe che si è insinuato tra le persone. Diffidenza, delazione tramite foto o video, infamia tra chi vive la stessa situazione di disagio, aggressività, sottomissione passiva agli ordini sono diventate ormai la prassi.
Per essere funzionali allo stato, non bisogna soffermarsi troppo davanti alle
cause più generali della comparsa di questo virus, quali la globalizzazione o la mancanza di difese immunitarie adeguate grazie ad es. all’inquinamento e al malsano stile di vita imposto da questo sistema produttivo; bensì è necessario soprattutto cercare il nemico da combattere in ogni luogo, che può essere una persona che cammina per
strada, un viandante su un sentiero o una persona qualunque che non risiede nel quartiere.
Perché soffermarsi a pensare a quanti posti letto sono scomparsi dagli ospedali negli ultimi trent’anni…? IO RESTO A CASA!
Perché ragionare sul fatto che solo chi ne ha le possibilità economiche può permettersi di vivere senza uno stipendio…? IO RESTO A CASA!
Perché pensare che, visto che c’è l’obbligo di stare a casa, c’è chi una casa non ce l’ha…? IO RESTO A CASA!
Basterebbe ragionare un po’ di più per comprendere come non sia una passeggiata nelle strade ad aumentare il contagio, ma tutti ormai sono pronti a denunciare chi non si attiene alle norme emergenziali prese dal governo. Non importa davvero come ridurre le probabilità di contagio, quel che è importante è accettare acriticamente il potere, arrivando a diventare a propria volta dei poliziotti infami. Tutto questo al fine di salvaguardare la “salute pubblica”, ma a che prezzo?
In un periodo buio come quello delle leggi razziali davanti alle deportazioni parte del “popolo italiota” rispose chiudendo le imposte delle finestre per non vedere. Oggi, in una situazione simile, invece quasi tutto il “popolo italiota” apre le imposte per vedere se qualcuno non segue alla lettera gli ordini.
Forse, il maggior numero di morti non sarà a causa del virus, ma delle misure liberticide messe in atto palesemente dallo Stato.
Il vero prezzo del contagio, se vorremo sottostare alle leggi imposte, sarà proprio la perdita di se stessi, la perdita della capacità di guardarsi allo specchio, in nome di qualcosa che dovrebbe rappresentarci, lo Stato.
Siete proprio sicuri che ne valga la pena?
D’altronde, c’è un male peggiore del Covid, quello sì difficile da debellare…
…una volta assorbito tutto il peggio dell’autorità, avremo ancora una vita che vale la pena di essere vissuta?
Anarchici e anarchiche