Come approcciarsi a questo insieme di eventi straordinari che sta colpendo l’Italia oggi ed il mondo domani? Della Cina poco si può sapere anche a causa del pesante filtro di notizie che sappiamo esserci su quel paese.
Oggi 9 marzo, 27 carceri bruciavano in rivolta
Oggi 9 marzo sono stati bruciati 51 miliardi di euro a Piazza Affari.
Oggi 9 marzo è andata in fumo la trattativa sul prezzo del petrolio e ne è crollato il prezzo.
Oggi 9 marzo tutta Italia si ritrova in un’esistenza equiparabile all’obbligo di dimora.
Come alimentare e diffondere il germe dell’insubordinazione? Come rendere la situazione irrecuperabile per lo Stato? Come dare corpo ad un’idea di mondo e di vita radicalmente differente?
Alcuni spunti potrebbero provenire dal modo in cui pensiamo la lotta contro il carcere. Il carcere non è un problema in quanto disorganizzato. Non critichiamo il carcere perché è un modo di controllare e pacificare gli individui. Non si può discutere se il carcere sia più o meno adeguato come punizione o modo di intenderla. O meglio, questi temi sono solo una parzialità del problema, parzialità che non ricrea la totalità per semplice addizione delle sue parti.
Allo stesso modo non si può porre la questione intorno alla gestione organizzata o meno da parte dello Stato dell’emergenza sanitaria, l’adeguatezza delle cure e del sistema diagnostico. Come non si può ridurre la questione n-COVID 19 ad una paranoia collettiva, fobia di massa, manipolazione mediatica. Altrettanto non si può scendere nel tecnicismo di definire la malattia, paragonarla all’influenza, guardare all’eziologia o all’incidenza statistica. Superficialità che porta poco lontano.
Il campo anarchico è quello di un mondo altro e conseguentemente di un modo altro di intendere la vita.
Critichiamo il carcere perché è parte di questa società, elemento risolutivo di problematiche generate da questo mondo. Come applicare lo stesso principio alla questione della salute?
Forse dovremmo guardare davvero a quelle che sono le cause, l’eziologia, ma per criticarla, per distruggere la mitologia del determinismo biologico e per evidenziare la molteplicità della causalità possibile.
Per questo abbiamo voluto rendere pubblico questo testo sulla filosofia della scienza, redatto molti anni fa e mai uscito per evidente specificità dell’oggetto del discorso.
Specificità che forse avremmo dovuto affrontare prima, per non farci trovare ora cognitivamente impreparati all’impensabile che ci troviamo a dover affrontare.
Se non troviamo un modo altro di guardare alla questione, allora meglio accettare la gestione dello Stato di questa epidemia. Meglio stare in casa. Se invece critichiamo queste misure è perché pensiamo che ad essere malata sia la società, e far morire la società possa dare la possibilità di far sopravvivere un’umanità diversa.
Le questioni sono molte, ed occorre trovare i modi per affrontarle. In primo luogo un senso dell’esistenza qualitativo e non quantitativo. Una visione globale del rapporto tra specie umana ed ambiente circostante, compreso il ruolo ecologico della malattia. L’accettazione della morte come scotto della libertà e l’ineluttabilità del ritorno inesorabile del mondo naturale all’interno del mondo antropizzato.
Occorre ragionare sul ruolo sociale all’interno dell’insorgenza e diffusione di questo virus, approfondendo ad esempio le relazioni tra sovraffollamento urbano, assuefazione agli antibiotici, flussi globalizzati di persone e merci, inquinamento atmosferico ed omologazione di abitudini e caratteristiche corporee.
Il senso della questione, come per la lotta contro il carcere è quello di rifiutare questo mondo perché genera gabbie e vogliamo assistere quindi al suo crollo, così dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare che anche in questo caso è sempre questa organizzazione sociale a generare i disastri ed a volerne gestire le soluzioni. Distruggere questa organizzazione del mondo abbiamo sempre saputo sarebbe stato doloroso e terribile, frutto come siamo di questo esistente e come siamo profondamente legati ad esso ed al suo funzionamento.
Sappiamo tuttavia anche che il disastro avviene già ogni giorno.
Ogni giorno che non succede nulla.
Per raccogliere riflessioni, esperienze e contributi è possibile contattare la mail editricecirtide@autistici.org
Qui di seguito il link per scaricare il libro: Riflessioni epistemologiche sulla scienza ed i concetti di verità e causa
P.S. Il testo non viene proposto in una forma rielaborata ed impaginata per l’urgenza di proporre materiale di riflessione ed approfondimento, accettando il rischio della parzialità e delle lacune. Si consigliano, in particolare, i riferimenti al testo del genetista R. Lewontin.
Riflessioni epistemologiche sulla scienza ed i concetti di verità e causa