Oggi pomeriggio (27 Aprile) in una trentina abbiamo fatto una pedalata per le vie del quartiere San Siro raggiungendo infine il carcere di San Vittore per un caloroso saluto ai detenuti.
Durante il giro sono stati fatti interventi e affissi striscioni nelle vie principali e davanti ai supermercati.
Abbiamo parlato della situazione all’interno delle carceri raccontando delle rivolte del mese scorso e delle loro motivazioni. Non sono mancati slogan e interventi contro le condizioni di vita qua fuori: dagli sgomberi che continuano ad essere effettuati alla mancanza di soldi aggravata dal lockdown, dalla salute delle persone messa da parte in nome del profitto agli abusi della polizia.
La polizia, ormai padrona delle strade, si sente di poter utilizzare toni e modi sempre più arroganti anche durante dei semplici fermi, la stessa che in carcere si sente legittimata a compiere i peggior soprusi lontano dagli occhi di tutti.
Oggi abbiamo attraversato una parte della città a bordo delle biciclette facendo una battitura con le tazze, stando distanti, rimanendo in strada per un’ora. In questi tempi è necessario trovare nuove modalità per poter lottare, cercando di tutelare noi stessi e chi ci sta intorno. Diamo largo spazio alla fantasia.
Questo è il testo distribuito, letto e attacchinato durante la biciclettata di oggi.
“Questa pedalata rumorosa è stata organizzata per fare da eco a ciò che succede in questi giorni ai prigionieri ed alle prigioniere, a Milano come altrove. La battitura sulle nostre bici vuole ricordare la modalità indispensabile che si usa dentro per comunicare che si inizia la protesta.
Sappiamo che in questi quartieri la galera non è una cosa nuova nè lontana. Le zone in cui viviamo sono zone povere e colpite da un controllo incessante: lo Stato, con le sue istituzioni e la sua polizia, vi lascia marcire le persone, salvo poi andare a pescare nel mucchio quando ha bisogno di riempire le galere.
Una strategia di gestione della miseria e della paura che permette una repressione costante sotto la minaccia della detenzione.
Siamo contro il carcere, siamo contro lo Stato, siamo per la libertà e per un mondo di uguaglianza e solidarietà.
Già, puntiamo in alto. A maggior ragione in questo momento in cui lo Stato sta usando l’epidemia come pretesto per intensificare la repressione, e per trattarci come irresponsabili, come numeri, come schiavi sottomessi alle sue decisioni stupide e aggressive.
Vorremmo essere chiari: il virus c’è, e dovremmo affrontarlo curandoci a vicenda. Non delegheremo mai la nostra salute o la nostra libertà allo Stato: Decisamente non siamo sulla stessa barca di chi, pretendendo di farci del bene, continua a farci del male.
Nell’ultimo mese nelle galere la repressione è stata fortissima, ed altrettanto forte è stata la reazione delle persone recluse. Il clima di terrore diffuso fuori dal carcere si è enormemente amplificato all’interno delle prigioni, tra chi vive in una cella, rinchiuso e privato di qualsiasi margine di manovra, di autonomia, di comunicazione. La sospensione dei colloqui e del sostegno dall’esterno si è rivelata insopportabile.
Ma piuttosto che prendere parola al posto di tutte le persone che convivono col carcere, da dentro e da fuori, stiamo raccogliendo le loro voci e i loro racconti. Qui sotto troverete il link a un piccolo archivio internet del materiale raccolto.
https://archiviocarcerecovid19.wordpress.com/
CONTRO L’ISOLAMENTO E CONTRO LA REPRESSIONE,
CHE SI DIFFONDANO LA SOLIDARIETĂ E LE PROTESTE!
TUTTI LIBERI E TUTTE LIBERE!
Gruppi ed individui contro il carcere da alcuni quartieri periferici di Milano e dintorni.