Nota: traduzione dall’inglese (fonte: https://plagueandfire.noblogs.org/thessaloniki-greece-responsibility-claim-for-incendiary-attacks-by-constantly-fluid-union/); originale disponibile qui: https://athens.indymedia.org/post/1604738/
Dichiariamo responsabilmente di essere irresponsabili
Ci aggiriamo insubordinati
Non rimanderemo la lotta
Dunque, giochiamo
La notte cala sulle metropoli.
Con la la congiuntura della quarantena si è creata una nuova routine ed essendo trascorso un bel po’ di tempo, i ruoli si sono consolidati
Una routine sottoposta a controllo che, al tempo stesso, controlla noi.
I cittadini sono segregati nelle proprie case, accendono la TV per il programma della sera; c’è da chiedersi se la spengano mai durante la giornata. Alcuni di questi, rievocando i giorni gloriosi della “libertà”, assumono una posizione di battaglia sul proprio balcone; sono i protettori dell’iniziativa [ndt della quarantena], coloro che controllano chi si muove e chi sta fermo. Non si limitano ad osservare, bensì alimentano la propria sete di controllo e ispezione poliziesca dei propri vicinati. Spie, cittadini responsabili, bravi custodi, sostenitori della giunta militare, maschi alfa; emettono un odore disgustoso che si propaga per tutta la città, che è svuotata delle persone e piena di sbirri.
E ovviamente, l’esperienza dello sbirro una volta ancora ha un ruolo di primo piano. Sparsi nelle strade, vagando come figure imponenti, dominano i quartieri, fermano e controllano orgogliosamente le persone. Qualche volta non hanno neppure bisogno di fermarle tutte perché traggono piacere anche solo dagli sguardi e dai movimenti carichi d’ansia dei passanti.
La quotidianità imposta dal confinamento che viviamo da più di un mese, ha generato in noi sentimenti inediti. Cose che fino ad ora abbiamo considerato come distopiche (segnalazioni degli spostamenti, controllo militaresco del campo sociale, sbirri nelle strade, droni) sono ora semplice realtà ed altre (come manifestazioni, attacchinaggi, assemblee) vengono criminalizzate.
Il nostro odio per l’autorità e per il complesso di potere in cui sopravviviamo non si è interrotto. Abbiamo bisogno di inventare nuove pratiche, sia per riconquistare ciò che era scontato prima della quarantena, sia per continuare ad aprire ferite e crepe nell’esistente. Noi ci proviamo, restando vicini l’uno all’altra, senza lasciarci sopraffare dalla paura, da qualsiasi punto provenga. Troviamo obiettivi da attaccare, così da non morire di tedio o davanti a uno schermo, e al tempo stesso per strappare sorrisi complici e clandestini ai nostri compagni.
E quando finirà tutto questo?
Probabilmente quando lo diranno coloro che dettano le leggi.
E quando crollerà tutto questo?
Quando qualcuno sceglierà di avere con sé qualcosa di infiammabile durante una passeggiata non motivata da necessità inderogabili.
Un fuoco può disturbare le regole, disturbare coloro che le hanno stabilite, perché apparentemente, qualche individuo non ha intenzione di obbedire né di sottomettersi. E forse questo fuoco è l’elemento guaritore che può essere riversato per le vie della città-fantasma e negli occhi spenti e quasi senza vita delle persone che la compongono.
Venerdì 10 aprile abbiamo dato fuoco a due veicoli di ELTA [servizio postale greco], in via Papanatasiou, di fronte all’ospedale Ippocrate.
Mercoledì 15 aprile abbiamo piazzato un dispositivo incendiario in un veicolo di un’azienda che si occupa di sicurezza nella zona di Sikies.
Mandiamo un segnale di solidarietà a tutti coloro che, anche se incarcerati o direttamente afflitti dallo stato di eccezione, continuano nonostante tutto a mantenere una posizione combattiva e onesta.
I nostri saluti incendiari vanno a tutti i migranti che si sono ribellati dentro i centri di detenzione, a tutti i prigionieri rinchiusi nei buchi infernali della Grecia, a chi ha subito trasferimenti vendicativi o ispezioni nelle proprie celle dalla feccia della polizia greca.
Col piacere e la felicità che ci traboccano dagli occhi, dichiariamo che nessuna azione resterà senza risposta, torneremo armati di una rabbia sempre maggiore, saremo sempre più infuriati e pericolosi.
Da Corinto a Malandrino, Tebe, Domokos, da Paranesti a Corfù, Chania e Grevena: FUOCO E FIAMME AD OGNI CELLA/GABBIA.
RABBIA E CONSAPEVOLEZZA, NEGAZIONE E VIOLENZA, DIFFONDIAMO CAOS E ANARCHIA
Unione Costantemente Fluida