Domenica 3 maggio, corso Giulio Cesare, una disputa intorno a una bici, stando alla versione dei giornali, è il pretesto per scatenare una lite tra due gruppi di persone che si trovavano in strada in quel momento. Schiamazzi, urla e bottiglie rotte attirano l’attenzione di molti abitanti della via.
Per quanto di risse qui se ne vedano molte, qualcosa questa volta non va come al solito. Tra tutti i rumori di strada, un’assenza rompe la solita routine: il bitonale delle sirene della polizia si fa attendere.
Le volanti arrivano una dopo l’altra, con estrema calma e a sirene spente, o meglio, spengono le sirene una volta giunte sul corso. Più di un centinaio di persone cominciano a scendere in strada e si accalcano attorno alle volanti per vedere che succede. Tra gridi di sfottò e filmati con i telefoni gli agenti, che nelle fasi iniziali avevano fermato in maniera molto tranquilla due persone, sono nel pallone. Si parlano nervosamente, chiamano, fanno sopraggiungere due pattuglie di borghesi e un pezzo grosso del reparto volanti.
La situazione è tranquilla ma l’aria è frizzante, il tempo si ferma per qualche minuto ed è come se ci fosse una consapevolezza collettiva che comincia a serpeggiare tra le persone lì presenti: quando si è in strada insieme la polizia non fa più così paura.
La tensione si alza improvvisamente, alcuni agenti si avvicinano ad un ragazzo, amico di uno dei due fermati, con fare minaccioso. Le urla della folla si levano, in molti si mettono intorno al ragazzo in questione e gli altri poliziotti invitano i primi a rientrare nei ranghi.
Come spesso capita, proprio quando tutto potrebbe succedere non accade nulla. La polizia invita svogliatamente a lasciare l’area, tutti gli agenti salgono sulle volanti e se ne vanno. Nel giro di qualche minuto le persone si disperdono nelle vie limitrofe.
Qualcosa bolle in pentola per queste strade. L’insofferenza diffusa per una situazione che sta diventando insostenibile fa il paio con l’esperienza – seppur limitata – e il ricordo di quello che è successo due settimane fa.