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Quello che non appare, la zona d’ombra di ciò che viene detto, la
violenza dietro lo sviluppo, il controllo dietro la sicurezza, il
disciplinamento dietro l’educazione, la schiavitù dietro lo smartphone,
la solitudine dietro la connessione, la cantina insanguinata sotto il
salotto democratico, il gesto di ribellione non raccontato,
l’insoddisfazione dietro i falsi sorrisi, il bisogno d’amore che preme
dietro la rabbia, le classi dietro la comunità, lo Stato dietro il bene
pubblico.
Ma anche il temporale della rivolta, l’esperienza storica e l’utopia
della rivoluzione sociale, lo sconquasso che fa saltare il mondo
dell’autorità e della merce, la libertà e l’uguaglianza sognate,
intravviste, vissute.
Di tutto ciò vorremmo parlare in questo sito, partendo dall’attuale
stato di emergenza per andare anche altrove nel tempo e nello spazio.

Sentiamo l’esigenza di affiancare alla carta – che continuiamo e
continueremo testardamente a imbrattare e a diffondere – un altro
strumento di comunicazione.
Per dire la nostra anche su fatti ed episodi apparentemente più minuti,
la cosiddetta cronaca, che possono tuttavia aprire qualche lampo di
riflessione sui tempi in cui viviamo, e, come loro rovescio, sulla vita
per cui ci battiamo. Compresi quei fatti ed episodi a cui difficilmente
dedicheremmo un volantino.
Per smascherare questo o quel progetto del potere economico e politico,
dando all’ingiustizia nome, cognome e indirizzo.
Per provare a leggere i conflitti latenti e far conoscere le pratiche,
anche piccole, di solidarietà e di autorganizzazione.
Per lanciare appuntamenti di dibattito e di lotta, e per raccontarli a
modo nostro, contro il “monopolio del discorso” che la classe dominante
esercita attraverso i suoi giornali e le sue televisioni.
Per dare spazio alle azioni che infrangono l’ordine del denaro e della
gerarchia.
Per mettere in corrispondenza le lotte di oggi con le controstorie
dell’utopia.

Non siamo né vogliamo essere dei “professionisti” né ci vogliamo far
condizionare dalla “comunicazione in tempo reale”. Per comunicare
davvero qualcosa, bisogna viverlo.

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