Bielefeld (Allemagne) – Deux personnes arrêtées et perquisitionnées pour l’attaque incendiaire contre la police municipale

Dans la matinée du vendredi 24 avril 2020 à Bielefeld, la police a arrêté deux personnes « proches des milieux d’extrême-gauche », suspectées d’avoir incendié plusieurs véhicules de la police municipale une semaine auparavant. Les flics de de la comission d’enquête « Phönix », rattachés au service de l’antiterrorisme (« sûreté de l’Etat ») ont perquisitionné leurs domiciles respectifs et saisi du matériel. Après leur audition, les deux ont été laissés libre. On n’en sait pas plus pour l’instant. 

Ci-dessous la dépêche des journaflics de Radio Bielefeld, 24.04.20:

« La police a identifié deux coupables présumés une semaine après l’incendie de plusieurs voitures de la police municipale dans le parc de Ravensberg. Il s’agit de deux hommes âges de 19 et 20 ans proches de la mouvance d’extrême-gauche.
Ce matin, les agents ont perquisitionné les appartements des deux hommes et saisi des preuves. Ils ont été laissés libres, nous a déclaré une porte-parole de la police. Certains éléments indiqueraient que l’acte était dirigé contre les mesures prises par la police municipale, visant à faire appliquer l’arrêté de protection contre le coronavirus. L’incendie serait en lien avec une action d’affichage sur le même sujet dans le centre-ville. »

[Traduit de la presse allemande (Radio Bielefeld et Neue Westphälische) par Sans Attendre, 24.04.2020]

Milano – Pedalata in solidarietà ai detenuti in lotta

Oggi pomeriggio (27 Aprile) in una trentina abbiamo fatto una pedalata per le vie del quartiere San Siro raggiungendo infine il carcere di San Vittore per un caloroso saluto ai detenuti.
Durante il giro sono stati fatti interventi e affissi striscioni nelle vie principali e davanti ai supermercati.
Abbiamo parlato della situazione all’interno delle carceri raccontando delle rivolte del mese scorso e delle loro motivazioni. Non sono mancati slogan e interventi contro le condizioni di vita qua fuori: dagli sgomberi che continuano ad essere effettuati alla mancanza di soldi aggravata dal lockdown, dalla salute delle persone messa da parte in nome del profitto agli abusi della polizia.
La polizia, ormai padrona delle strade, si sente di poter utilizzare toni e modi sempre più arroganti anche durante dei semplici fermi, la stessa che in carcere si sente legittimata a compiere i peggior soprusi lontano dagli occhi di tutti.

Oggi abbiamo attraversato una parte della città a bordo delle biciclette facendo una battitura con le tazze, stando distanti, rimanendo in strada per un’ora. In questi tempi è necessario trovare nuove modalità per poter lottare, cercando di tutelare noi stessi e chi ci sta intorno. Diamo largo spazio alla fantasia.

Questo è il testo distribuito, letto e attacchinato durante la biciclettata di oggi.

“Questa pedalata rumorosa è stata organizzata per fare da eco a ciò che succede in questi giorni ai prigionieri ed alle prigioniere, a Milano come altrove. La battitura sulle nostre bici vuole ricordare la modalità indispensabile che si usa dentro per comunicare che si inizia la protesta.

Sappiamo che in questi quartieri la galera non è una cosa nuova nè lontana. Le zone in cui viviamo sono zone povere e colpite da un controllo incessante: lo Stato, con le sue istituzioni e la sua polizia, vi lascia marcire le persone, salvo poi andare a pescare nel mucchio quando ha bisogno di riempire le galere.
Una strategia di gestione della miseria e della paura che permette una repressione costante sotto la minaccia della detenzione.

Siamo contro il carcere, siamo contro lo Stato, siamo per la libertà e per un mondo di uguaglianza e solidarietà.

Già, puntiamo in alto. A maggior ragione in questo momento in cui lo Stato sta usando l’epidemia come pretesto per intensificare la repressione, e per trattarci come irresponsabili, come numeri, come schiavi sottomessi alle sue decisioni stupide e aggressive.

Vorremmo essere chiari: il virus c’è, e dovremmo affrontarlo curandoci a vicenda. Non delegheremo mai la nostra salute o la nostra libertà allo Stato: Decisamente non siamo sulla stessa barca di chi, pretendendo di farci del bene, continua a farci del male.

Nell’ultimo mese nelle galere la repressione è stata fortissima, ed altrettanto forte è stata la reazione delle persone recluse. Il clima di terrore diffuso fuori dal carcere si è enormemente amplificato all’interno delle prigioni, tra chi vive in una cella, rinchiuso e privato di qualsiasi margine di manovra, di autonomia, di comunicazione. La sospensione dei colloqui e del sostegno dall’esterno si è rivelata insopportabile.

Ma piuttosto che prendere parola al posto di tutte le persone che convivono col carcere, da dentro e da fuori, stiamo raccogliendo le loro voci e i loro racconti. Qui sotto troverete il link a un piccolo archivio internet del materiale raccolto.

https://archiviocarcerecovid19.wordpress.com/

CONTRO L’ISOLAMENTO E CONTRO LA REPRESSIONE,
CHE SI DIFFONDANO LA SOLIDARIETĂ E LE PROTESTE!
TUTTI LIBERI E TUTTE LIBERE!

Gruppi ed individui contro il carcere da alcuni quartieri periferici di Milano e dintorni.

Italy – Updates about the Scripta Manent trial

For the date of July 1, 2020, the first appeal hearing of “Scripta Manent” trial has been established at the bunker hall of “Le Vallette” prison in Turin. The dates set for the appeal hearings are as follows: 1, 8, 10, 15, 17, 22, 24, 29 July; 9, 11, 16 September.

In spite of the pandemic, the Court of Turin is among those that have guaranteed the holding of “important” trials, and with inmates, already scheduled for this summer. So presumably this date remains confirmed.

The comrades are accused of article 270 bis (subversive association with the purpose of terrorism or subversion of the democratic order) and for various anti-militarist actions, against the CPRs (Centri di permanenza per il rimpatrio, “Repatriation detention centres”, formerly known as CIEs, i.e. prisons for migrants), in solidarity with imprisoned anarchists, against barracks, headquarters and men of the institutions claimed by FAI and FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale), from 2003 to date. The accused currently imprisoned will be in videoconference, as in all the last hearings of the first degree.

In fact, during the period of the preliminary hearings, there was still no law requiring videoconferencing. Subsequently, at the beginning of the first degree, the law that provided for it was passed, which granted a year of time to prisons and courts to adapt, imposing, in that year, videoconferencing only on the defendants accused of being at the top of the “associations”. After one year, videoconferencing was applied to everyone as planned.

During the hearing on February 11, 2019, in the bunker hall of the Turin prison, a large group of comrades expressed their warm solidarity with the anarchists on trial. The prosecutor, Roberto Sparagna, was unable to take the floor to present his indictment. After several slogans and the reading of the text below, the Court interrupted the hearing. The courtroom was evicted through the intervention of the riot police.

Consistent with the strategy employed by the investigators to date, aimed at isolating the prisoners and undermining the support expressed to them, pursuing the various manifestations of closeness and solidarity, following the presence in the courtroom in February 2019 the Turin police headquarters issued about sixty “fogli di via” (prohibition to reside or to go to a specific municipality or area) from the city and seven accusations for interruption of public office and outrage.

It remains important to continue to show our solidarity with the defendants.

«Twenty years of the history of anarchism are being accused here.
We are not accused, but this is our history and our revolutionary path.
And it is precisely to this path that the practices on trial today belong.
We are all involved and the executioners of the State cannot define or understand our ideas and our lives.
Solidarity with anarchist and revolutionary prisoners!
Not a step backwards, Always Heads Up.
“Firmly and uncompromisingly towards our goal”.
For Anarchy!».

SOLIDARITY AND STRENGTH TO THE COMRADES PRISONERS OF SOCIAL WAR!
FREEDOM FOR ANNA, MARCO, ALFREDO, NICOLA AND SANDRO!

La Nave dei Folli – Episodio 4

Episodio 4

Terminata la guerra, lo studio e il perfezionamento della macchina umana proseguono: tutte le discipline, non solo le scienze pure ma anche quelle umane (antropologia, psicologia, sociologia eccetera), convergono sotto il dato unificante dell’informazione. Per conoscerne limiti, potenzialità o il semplice funzionamento, l’essere umano è posto sotto la lente d’ingrandimento durante ricerche, test, studi vari, e le cavie non son più soltanto i soldati o i reduci di guerra ma diventano casalinghe, lavoratori, studenti.

A queste sedute partecipa anche Theodore Kaczynski che, pur provenendo da una famiglia di umili origini, ha ricevuto una borsa di studio per frequentare la prestigiosa università di Harvard, ma ora ha bisogno di qualche soldo per mantenersi. Solo in una stanza, forti luci puntate addosso, interlocutori non visibili lo interrogano e cercano di distruggere le sue idee, anche le convinzioni più profonde.

Ma la macchina Ted si rivelerà difettosa ai fini del sistema, addirittura letale. Abbandonato l’insegnamento in matematica a Berkeley, si ritirerà dalla società cibernetica andando a vivere in una casetta di legno, spartana e autocostruita, nei boschi del Montana. Quando si renderà conto che la società cibernetica arriva dappertutto, con aerei, autostrade o gli imminenti OGM, deciderà di passare al contrattacco. Firmandosi F.C., ribattezzato poi Unabomber dagli agenti federali, inizia a inviare pacchi bomba ai vertici di compagnie aeree, università, aziende biotecnologiche, fino a far pubblicare dai principali quotidiani degli Stati Uniti il suo lungo scritto, La società industriale e il suo futuro.

Riferimenti Episodio 4

• DJ Spooky, Variation Cybernetique – Rhythmic Pataphysic (Optometry, con Matthew Shipp, William Parker e Joe McPhee – Thirsty Ear, 2003).
• Manhunt: Unabomber (2017)
• Jacques Ellul – To Exist is To Resist, Intervista del 1979
• Albicastro, Sonata La Follia (1704) (Altre Follie, 1500-1750, 2005)
• Jacques Ellul, Fidatevi 1980
• Gil Evans, Angel (The Gil Evans Orchestra Plays the Music of Jimi Hendrix, 1974)
• Combat Wombat, Displaced Peoples [ft. Chris Mutiny]
• Shelter in Place, with Shane Smith & Edward Snowden. Qui l’intervista completa in inglese
• Oliver Stone, Snowden (2016)
• Sparrowhawk, Starlit Fires, Surrender the Equinox & Siskiyou Malaise (Harvest, 2013)
• White Hills, Under Skin or By Name (Glitter Glamour Atrocity, 2007)

https://lanavedeifolli.noblogs.org/

Ciao Vivi

Alcuni giorni fa è girata, tramite passaparola e articoli di giornale,
la notizia dell’omicidio di una ragazza di 34 anni di Bergamo, Viviana.
L’ennesimo atto di violenza patriarcale: picchiata brutalmente a calci e
pugni dal suo convivente per motivi di gelosia, Viviana è morta dopo sei
giorni di coma in seguito ai traumi riportati. In questo periodo in cui
lo Stato ci impone di stare rinchiusx in casa, pretendendo perfino di
decidere quali dovrebbero essere i nostri affetti principali (al cui
vertice stanno ovviamente la famiglia di sangue e la coppia stabile), i
casi di violenza di genere sono ancora più numerosi del solito. Coppia e
famiglia sono i pilastri dell’ordine sociale eteronormativo funzionale
allo Stato. Nella retorica degli ordini imposti da papà-Stato, del
#restiamo a casa e delle bandiere tricolori vengono rilanciati valori
familistici e patriottici dal marcio odore fascista. Molte donne e
persone LGBT si trovano in questo momento in situazioni di difficoltà in
quanto costrette a una convivenza forzata in relazioni oppressive o con
una famiglia che non le accetta, impossibilitate ad andarsene e private
della possibilità di raggiungere le proprie reti di supporto, composte
soprattutto dai legami di amicizia.
Alcunx di noi hanno conosciuto Viviana in uno squat o in un concerto
punk, o l’hanno magari incrociata a una manifestazione. Da diversi anni
ci si era persx di vista, ma chi l’ha conosciuta la ricorda come una
ragazza dolce, solare, amabile, che non meritava certo una fine così
orribile.
Non dimenticheremo niente e non perdoneremo niente. Perché non si dica
mai più che il patriarcato non esiste o è acqua passata. Perché le
nostre relazioni siano finalmente liberi scambi tra individui e non
gabbie di possessività. Perché questa civilizzazione assassina crolli
con tutte le sue fondamenta, comprese quelle cementate dentro di noi.

Ciao Vivi

Libano – Scontri e attacchi alle banche, morto un manifestante

Dopo un periodo di quiete imposto dal lockdown in Libano le persone sono ritornate a protestare in strada.
In un momento nel quale l’inflazione ha praticamente dimezzato il valore della lira libanese e i prezzi del cibo sono aumentati la rabbia di tanti ha portato lunedì ad una manifestazione per le strade di Beirut.
I manifestanti hanno bloccato una strada scontrandosi con l’esercito. Sono state attaccate alcune banche ed è stato bruciato un mezzo dell’esercito.

Nel finesettimana, al di fuori di situazioni pubbliche, diverse banche nel nord e nel sud del Libano sono state danneggiate, alcune con delle molotov e a Sidon con un ‘ordigno esplosivo’.

Altre fonti giornalistiche: Il Manifesto

 

Trento – Segnali di ammutinamento

L’appello a violare le misure di confinamento durante la giornata del 25 aprile è stato raccolto in modo piuttosto variegato e creativo. A Trento, un gruppo di compagni e compagne è sceso in strada nel quartiere di San Pio X, mantenendo le distanze di sicurezza e dimostrando che è possibile ritrovarsi in strada, all’aria aperta, tutelando la propria e altrui salute. Il gruppo – con lo striscione “Responsabili, non ubbidienti. Resistenza ora e sempre” – è rimasto in strada per una buona mezz’ora, con interventi, musica e cori; qualche solidale e abitante del quartiere si è avvicinato, poi è arrivato un ingente quantitativo di forze dell’ordine che hanno provato ad identificare e fermare i presenti. Il tentativo degli sbirri non è andato a buon fine ed il gruppo si è allontanato intonando cori e salutando le persone affacciatesi dai balconi. Sempre in giornata c’è stato un saluto ai detenuti di Spini di Gardolo.
Per quello che abbiamo letto e saputo, diversi striscioni e cartelloni sono apparsi a Rovereto in ricordo dei partigiani, contro fascisti e capitale, in solidarietà con i detenuti in lotta, contro la logica padronale-statale che vuole le fabbriche aperte e le persone chiuse in casa… Diversi parchi sono stati “liberati” dai nastri divisori e i cartelli di divieto sono stati sostituti con altri che invitano a usare collettivamente gli spazi collettivi mantenendo le distanze fra le persone. A Tierno, musica in piazza con i vicini che hanno portato teglie di pizza. A Mori, giro in paese con musica e un cartellone. A Noriglio, striscioni appesi, giro in paese con canti partigiani e lettura di un volantino; a Lizzanella, presenza in piazza con striscioni e musica; alle Fucine, cartelli e interventi amplificati; al Brione, un gruppo di compagni e compagne – con le mascherine e distanziati fra loro – ha attraversato una parte del quartiere con uno striscione (“Organizzarsi per non subire ancora”) e un impianto. Il primo intervento sotto i palazzoni è stato seguìto con molto interesse dalle persone ai balconi, che hanno risposto con un sonoro applauso; una decina di persone si sono unite all’iniziativa. Tra i tanti discorsi (sulle cause strutturali di questa epidemia, sulle responsabilità di Confindustria e governo, contro il controllo tecnologico in nome della salute…), è stato lanciato un invito a chi è in difficoltà economiche a organizzarsi per non pagare l’affitto all’Itea (i cui dirigenti hanno annunciato una moratoria per i negozianti ma non per gli inquilini). Forse per via degli appuntamenti non annunciati e dei diversi orari, le pattuglie di polizia e Digos sono arrivate quando i compagni se ne stavano già andando. In tarda serata, fuochi d’artificio in tre punti nei dintorni di Rovereto.

25 aprile: segnali di ammutinamento. Aggiornato

Cronache dallo stato d’emergenza (Numero 6)

25 aprile: segnali di ammutinamento

L’appello a violare le misure di confinamento durante la giornata del 25 aprile è stato raccolto in modo piuttosto variegato e creativo. A Trento, un gruppo di compagni e compagne è sceso in strada nel quartiere di San Pio X, mantenendo le distanze di sicurezza e dimostrando che è possibile ritrovarsi in strada, all’aria aperta, tutelando la propria e altrui salute. Il gruppo – con lo striscione “Responsabili, non ubbidienti. Resistenza ora e sempre” – è rimasto in strada per una buona mezz’ora, con interventi, musica e cori; qualche solidale e abitante del quartiere si è avvicinato, poi è arrivato un ingente quantitativo di forze dell’ordine che hanno provato ad identificare e fermare i presenti. Il tentativo degli sbirri non è andato a buon fine ed il gruppo si è allontanato intonando cori e salutando le persone affacciatesi dai balconi. Sempre in giornata c’è stato un saluto ai detenuti di Spini di Gardolo.
Per quello che abbiamo letto e saputo, diversi striscioni e cartelloni sono apparsi a Rovereto in ricordo dei partigiani, contro fascisti e capitale, in solidarietà con i detenuti in lotta, contro la logica padronale-statale che vuole le fabbriche aperte e le persone chiuse in casa… Diversi parchi sono stati “liberati” dai nastri divisori e i cartelli di divieto sono stati sostituti con altri che invitano a usare collettivamente gli spazi collettivi mantenendo le distanze fra le persone. A Tierno, musica in piazza con i vicini che hanno portato teglie di pizza. A Mori, giro in paese con musica e un cartellone. A Noriglio, striscioni appesi, giro in paese con canti partigiani e lettura di un volantino; a Lizzanella, presenza in piazza con striscioni e musica; alle Fucine, cartelli e interventi amplificati; al Brione, un gruppo di compagni e compagne – con le mascherine e distanziati fra loro – ha attraversato una parte del quartiere con uno striscione (“Organizzarsi per non subire ancora”) e un impianto. Il primo intervento sotto i palazzoni è stato seguìto con molto interesse dalle persone ai balconi, che hanno risposto con un sonoro applauso; una decina di persone si sono unite all’iniziativa. Tra i tanti discorsi (sulle cause strutturali di questa epidemia, sulle responsabilità di Confindustria e governo, contro il controllo tecnologico in nome della salute…), è stato lanciato un invito a chi è in difficoltà economiche a organizzarsi per non pagare l’affitto all’Itea (i cui dirigenti hanno annunciato una moratoria per i negozianti ma non per gli inquilini). Forse per via degli appuntamenti non annunciati e dei diversi orari, le pattuglie di polizia e Digos sono arrivate quando i compagni se ne stavano già andando. In tarda serata, fuochi d’artificio in tre punti nei dintorni di Rovereto.

Ben detto

«Mentre la produzione industriale intacca l’ultima delle foreste, la produzione di cibo selvaggio penetra ancor più in profondità a caccia di prelibatezze, o fa proprio razzia delle ultime roccaforti di natura selvaggia. Ed ecco che il più esotico dei patogeni, in questo caso il Sars-2 ospitato da pipistrelli, finisce su un camion – nelle prede o nei lavoratori poco cambia – e viaggia come una pallottola da un’estremità all’altra di un circuito peri-urbano sempre più dilatato prima di irrompere sulla scena mondiale». Così un gruppo di epidemiologi statunitensi riassume le cause tutt’altro che misteriose dell’epidemia in corso. Non essendo esperti di Stato, non isolano il “virus nemico” dalle condizioni materiali delle nostre vite. Per cui dicono quello che non si sentirà mai dire in televisione: «L’agroindustria è in guerra con la salute pubblica. E la salute pubblica sta perdendo». Ne consegue la più sensata delle domande: «Possiamo ancora permetterci di ritoccare, semplicemente, le attuali modalità con cui ci appropriamo della natura e sperare in qualcosa in più di una tregua con queste infezioni?».

Dare i numeri

+ 20% C.A.

+ 18% P.S.

+ 20,2 % UHT

Sono percentuali da quarantena, ma non sono quelle che quotidianamente ci vengono riversate contro a reti unificate. Riguardano l’acquisto e il consumo di CONSERVE ANIMALI, PESCE SURGELATO e LATTE UHT. È innegabile come la condizione che stiamo vivendo sia stata favorita dagli allevamenti intensivi di animali e dalla conseguente deforestazione attuata per la coltivazione dei mangimi destinati alla carne da macello. Riconsiderare il modo con cui si guarda il mondo, con cui ci si rapporta alla natura, mettere in discussione le proprie idee, smettere di considerare gli animali come oggetti destinati al soddisfacimento dei nostri capricci, mascherati da necessità. Niente sarà più come prima. Sta a noi far sì che sia migliore.

Ho solo eseguito gli ordini”

Dopo i giorni della rabbia esplosi con le rivolte di marzo in moltissime carceri, gli ordini impartiti dal Ministero possono essere sintetizzati brevemente: «Non fate volare una mosca nelle carceri». Mentre i contagiati (e i morti) aumentano sia tra i secondini che tra i detenuti, come pensiamo possano essere eseguite certe direttive? Umiliazioni, corpi denudati e pestati. Addirittura, nel carcere di Caserta, barba e capelli rasati. Durante una rischiosa telefonata un detenuto ha affermato «Da “detenuti” siamo diventati “prigionieri”, e c’è una bella differenza».

Ci sarà chi s’indignerà per dei presunti “diritti umani” calpestati, ma la verità è molto più acerba. Nelle strutture penitenziarie la violenza è ciò che regge l’equilibrio, poiché è la natura del potere. Quando (e se) verranno pescate le “mele marce” tra la polizia penitenziaria, ciò dovrà risuonare come la bugia che è sempre stata, perché questa è una sistematica operazione di guerra (e centinaia di agenti a volto coperto che entrano in una sezione per massacrare chiunque possono darcene l’idea). Ed avranno tristemente “ragione” costoro ad affermare di aver solo eseguito gli ordini sentendosi tradire dai loro superiori. Perché il carcere, per sua stessa natura, è uno stato d’eccezione senza fine, dove ogni dichiarazione dei “piani alti” può trasformarsi nell’incubo della morte. Pensiamoci, quando ci diranno che quello della guardia penitenziaria è un “lavoro come un altro”.

Versione pdf: Cronache6