Just trust, Jaques Ellul

Of course nuclear power plants are absolutely reliable. It goes without saying that the piled up rockets, the submarines and fighter planes, the neutron and hydrogen bombs, the toxic products aside from war, the barrels and containers with radioactive waste and dioxin, the piles of lead and quicksilver, the ever thicker layer of carbon dioxide, all this is not dangerous. Just as little, we will be told, as in 1850, the luminous gases or the first railways were not dangerous.

Poor knuckleheads, we traitors to progress, we have understood nothing. No one will ever fight the last of the last wars. They will never sink the 500,000-tonne tankers, nor will they irreparably drill offshore probes three thousand metres deep. Genetic engineering will never prrl off to create monsters or creatures that perfectly fit the fixed model. Downers, tranquilizers, anxiolytics will never be a generalized chemical straitjacket. Artificial food produced by ” intelligent ” bacteria will never be decayed. Informatics will never be an instrument of a police force which is present everywhere. The cameras that will be set up in every street will never be the eyes of those who want to illuminate even the last corner and not the eye of a god who was otherwise only a fantasy.

The state will never become totalitarian. The gulag will never expand.

Just trust. So trust only the scientists, the laboratories, the statesmen, the technicians, the administrators, the city planners, who all only want the well-being of mankind, who remain in control and know the right direction. Trust only the analysts, the computer scientists, the hygienists, the economists, the guardians of the city (oh Plato, now we have you!). Just trust them, because their trust is essential for this witchcraft.

La foi au prix du doute, 1980 (English: Faith at the price of doubt)

Jaques Ellul

https://enoughisenough14.org/2020/04/10/just-trust-by-jaques-ellul/

Sale Rebrote nº4, boletín anticarcelario para presxs

PALABRAS PREVIAS

Buena cabres, nos volvemos a encontrar en otro número del boletín
anticarcelario Rebrote. Esperamos que todes se encuentren bien y que
puedan estar tomando las medidas, dentro de lo posible, para no poner en
riesgo su salud.
Por obvias razones esta cuarta entrega es la que más nos ha costado
sacar adelante hasta ahora frente a la contingencia mundial que se nos
ha venido encima. Por primera vez nos vimos en la obligación de lanzar
el boletín de manera digital antes de sacar las copias impresas para su
circulación en las calles y hacerlas llegar a les compas secuestrades
por el Estado. A esto se suma que con la rapidez que se han estado
desarrollando los hechos, cada día de atraso significaba incluir dicha
información en este número. Pero hay que seguir dándole, al igual que
todes les compas que han seguido plantando cara.
Y es que pese a que la revuelta en las calles se ha visto interrumpida
creemos que el apañe entre nosotres no debe decaer jamás, menos ahora
que algo tan ínfimo como un virus ha podido evidenciar aún más todos los
horrores del capitalismo.
Desde las altas esferas del poder han querido aplacar los ánimos con el
discurso titulado “estamos todos juntos”, pero sabemos que nunca ha sido
así. Son ellxs lxs que permitieron la expansión de la infección a través
de sus viajes lujosos a Europa y Asia, y siguen contribuyendo al aumento
de contagiades a través de sus vacaciones improvisadas a sus segundas o
terceras casas, otra grosera muestra de la realidad capitalista.
Siempre hemos sido les pobres quienes están poniendo nuestras vidas a
disposición de la acumulación de riquezas y poder. Este nuevo golpe a
nuestras condiciones de vida misma no es novedad, es una extensión de la
miseria en la que ya nos encontrábamos desde antes. Y si lxs ricxs
dependen de nuestra explotación para mantener sus privilegios, nosotres
como raza humana dependemos de la explotación animal y de la tierra para
nuestras comodidades. En este y otros temas indagamos en profundidad en
nuestro artículo “Coronavirus: La hipocresía capitalista”.
Por otro lado, la precariedad dentro de los recintos penitenciarios se
ha visto agudizada por la pandemia. La nula preocupación del Estado
hacia nuestres compañeres tras las rejas les ha obligado a manifestarse
de distintas maneras para lograr obtener los insumos y medidas
necesarias, incluyendo motines carcelarios en distintas regiones del
mundo. De esto hablamos en el artículo “Pandemia mundial y el
aislamiento: Explota la revuelta dentro de las cárceles”.
A esto agregamos la esencia del boletín, “Cartas desde Adentro”, donde
reproducimos las cartas y comunicados enviadas por compas en la cana al
boletín y a otros medios. Recordamos que además nos interesan las voces
de todas las personas reprimidas por la sociedad carcelaria, incluyendo
a quienes estén tras los muros del Sename e instituciones psiquiátricas.
Y como siempre hemos incluido diversas noticias, artículos e
ilustraciones extraídas de medios afines. No olviden enviarnos sus
aportes, y apoyarnos con la difusión de este boletín.
¡Abajo todas las jaulas!

Rebrote – Boletín anticarcelario para presxs
11 de abril, 2020 – rebrote@riseup.net

Descargar Rebrote boletín anticarcelario nº 4
Versión para leer:
https://mega.nz/file/ywFSHYrZ#CeXhEzgwpap–lNEOX6UiZFlkROEyKIsXvbqvKVDEDo
Versión para imprimir:
https://mega.nz/file/fhV00YQC#RJ_E1GscED6oNwTDOosiHKK29VsJY2ebbvdZ3p70m1U

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere e la mattanza della settimana santa

Tratto da evasioni.info

Franco (nome di fantasia), recluso nelle sezioni di alta sicurezza della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, è in attesa di giudizio e non sa ancora se il giudice lo riterrà colpevole o innocente. Si ammala qualche settimana prima di Pasqua. Picchi di febbre e problemi respiratori fanno pensare al peggio. Dopo qualche ora di monitoraggio viene “isolato” in infermeria per verificare l’evoluzione dei sintomi. I familiari riescono ancora a comunicare con lui tramite videochiamate ma hanno l’impressione che le cose stiano prendendo una brutta piega. Hanno paura, come tutti. Riescono a sapere tramite l’associazione Antigone e l’ufficio del garante dei detenuti che la situazione per ora è monitorata, ma si dovranno fare accertamenti specifici per capire il tipo di malessere. Qualche giorno dopo, la direzione sanitaria che opera in carcere avverte la famiglia che Franco è stato sottoposto a tampone da Covid-19 risultando positivo. Nel frattempo, sarebbe stato ricoverato presso la struttura ospedaliera napoletana del Cotugno.

La notizia in breve tempo si diffonde e arriva in carcere, Franco è il primo detenuto ammalato di Covid della regione, la seconda dopo la Lombardia per indici di sovraffollamento carcerario. La tensione sale all’interno dell’istituto. Il corpo detenuto teme il contagio e si sente sguarnito da ogni difesa: cosa si potrebbe fare per evitare di ammalarsi? Il carcere non è un luogo impermeabile: il distanziamento sociale è impraticabile, guanti e mascherine non ci sono e in istituto entrano ed escono moltissime persone. «Il carcere, essendo chiuso e isolato, è il luogo più riparato dal contagio della pandemia», sostiene invece il procuratore Gratteri. A oggi, i contagiati sono circa duecentotrenta (sessanta detenuti e centosettanta poliziotti).

Franco intanto è stato ricoverato. È il weekend che precede la settimana delle feste pasquali. Si avvicina l’orario di chiusura delle celle ma i detenuti di una sezione non vogliono rientrare. Inizia la protesta con una battitura e l’occupazione simbolica della sezione. La polizia penitenziaria denuncia che per impedirle l’accesso in sezione è stato riversato dell’olio bollente. La tensione in questa fase raggiunge facilmente stadi di acuzie e rapidi cali perché nessuno sa in verità come si uscirà dalla vicenda del virus. Chi ha il potere naviga a vista e chi non lo ha spesso sente di affogare.

Le proteste rientrano nel corso della stessa serata di domenica, dopo un primo intervento della penitenziaria. Sembra essere stato uno sfogo caduto nel vuoto. Bisogna che le cose sfumino da sé. Anche gli sforzi di chi in questi giorni sta tentando di stabilire un dialogo con le controparti, offrendo soluzioni per fronteggiare la devastante emergenza, si sgretolano di fronte al muro del Dap e del ministero.

A questo punto la storia cominciata con il contagio di Franco assume contorni inquietanti. Lunedì in carcere arriva la magistratura di sorveglianza e incontra i detenuti per i colloqui. Si constata che gli atti di insubordinazione che si sono verificati non hanno assunto i connotati di una vera rivolta (come quella ai primi di marzo nel carcere di Fuorni, Salerno). Secondo le testimonianze raccolte da Antigone e dall’ufficio del garante, si è verificata invece una fortissima rappresaglia da parte della polizia penitenziaria. Appena la magistratura di sorveglianza ha concluso il suo lavoro (tra le sue competenze c’è quella di monitorare lo stato, le garanzie e i diritti dei reclusi) quasi cento poliziotti a volto coperto e in tenuta antisommossa sono entrati in un padiglione e hanno cominciato i pestaggi all’interno delle “camere di pernottamento”. Probabilmente non sono gli stessi poliziotti in servizio presso l’istituto, anche perché picchiano chiunque, anche chi non ha preso parte alle agitazioni del fine settimana, anche qualche detenuto che dopo pochi giorni potrebbe uscire dal carcere con i segni del martirio sulla carne.

Le violenze si svolgono secondo modelli già visti: ad alcuni detenuti vengono tagliati barba e capelli, vengono spogliati e pestati con manganelli, pugni e calci su tutto il corpo. Il racconto di queste torture non sembra fermarsi, perché alcuni familiari sostengono che i pestaggi continuino anche ora. Nel corso di questa settimana, le famiglie, preoccupate per le violenze, hanno organizzano una manifestazione pacifica nei pressi del carcere. Ma all’interno si respira un’aria gelida e qualche agente continua il gioco al massacro psicologico: «Avete anche il coraggio di far venire le vostre famiglie? Non vi è bastato?».

https://napolimonitor.it/il-carcere-di-santa-maria-capua-vetere-e-la-mattanza-della-settimana-santa/

Link dove vedere il video dove un detenuto racconta, attraverso una telefonata, le violenze di questi giorni al carcere di Santa Maria Capua Vetere

Mattanze di questo tipo, in stile scuola Diaz, servono a (ri)stabilire un rapporto di dominio: svuotare il corpo di ogni difesa fisica e mentale, colpire la persona fino a suscitare un sentimento di vergogna verso se stessi. Di fronte al deflagrare di quest’energia cinetica bisogna essere nudi: è il modo migliore per rendere docile un corpo che ha mostrato segni di insubordinazione. In questi giorni sono stati presentati alcuni esposti alla Procura della Repubblica (solo Antigone ne ha già depositai tre, in diversi penitenziari del paese) che dovrà accertare cosa è successo nel carcere casertano.

La tensione nel frattempo, anche quella della polizia penitenziaria, si trasforma di continuo in atti di forza, soprattutto quando non si hanno direttive per fronteggiare la crisi. Il virus viaggia velocemente e la direzione sanitaria cerca di stargli dietro. È tuttavia difficile, perché i detenuti sono tanti e in alcune sezioni sono ammassati in clamoroso sovrannumero. Oggi i contagi nel carcere di Santa Maria sono arrivati a quattro e un intero piano di una sezione è stato isolato.

Se il sistema sta svelando un’altra falla, dopo gli ospedali e le case di cura, è anche vero che esiste una differenza tra il carcere e gli altri ambienti. Nei nosocomi e nelle RSA, finanche in alcune fabbriche (tutto pur di non interrompere le linee di produzione) si stanno predisponendo – dopo centinaia di morti tra pazienti, medici, infermieri e vigili del fuoco – misure di sicurezza per arginare il contagio. Nelle carceri si guarda il sistema implodere senza prendere alcuna decisione. La mattanza di Santa Maria ne è la dimostrazione e poiché il carcere è uno spazio di guerra, la possibilità di usare in ogni momento delle strategie per indebolire o neutralizzare una delle parti è all’ordine del giorno.

“Gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo (Mc 15,16-20)”. Adesso è necessario monitorare le persone che sono ancora recluse, per evitare che il massacro continui. (luigi romano)

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere e la mattanza della settimana santa

Cronache dallo stato d’emergenza (Numero4)

“I loro virus, i nostri morti”

Siamo quotidianamente sommersi dai dati sul numero di contagiati, morti e guariti. Anche se non emergono mai le cause strutturali di questa epidemia – il saccheggio industriale dell’ambiente naturale e lo squilibrio nelle relazioni con le altre specie animali – alcune verità, per chi sa isolarle in questo mare di informazioni, rimangono a galla. Oltre il 70% dei deceduti con Coronavirus soffriva di ipertensione. Nel 95% dei casi esistono dei fattori di rischio che possono predisporre al suo sviluppo; in particolare la sedentarietà e lo stress. Il divieto di uscire di casa – con le debite precauzioni – crea i presupposti per nuove moltitudini di malati. Senza contare le devastanti conseguenze psicologiche per tutti coloro che vivono condizioni abitative e famigliari tanto insostenibili quanto rimosse dall’ottimismo di Stato (“Tutto andrà bene. Io resto a casa”). Inoltre, se l’importanza del sole e della vitamina D per le difese immunitarie sono “fake news”, perché nei protocolli distribuiti a carabinieri e polizia si consiglia almeno mezz’ora di sole al giorno e, in caso di impossibilità, l’assunzione di vitamina D?

Sacrificabili

Alla BRT di Rovereto si sono registrati due casi di Coronavirus tra i facchini (uno dei due è ricoverato in terapia intensiva). L’azienda della logistica, dopo aver “sanificato” in fretta e di nascosto gli uffici (non il magazzino), pretendeva che gli operai continuassero tranquillamente a lavorare, senza nemmeno fare i tamponi. I facchini si sono rifiutati, mettendosi in malattia. Intanto Confindustria spinge per aprire al più presto le fabbriche (chiuse solo dopo l’ondata di scioperi che ha costretto il governo a bloccare le “produzioni non essenziali”). Qualcuno parla di “suddivisione squilibrata del rischio”. Altri, che guardano all’intero pianeta e alle sue gigantesche ingiustizie, di “apocalisse differenziata”.

Ne parleremo, e a lungo

Secondo dati ufficiali, tra il 2009 e oggi sono stati sottratti alla Sanità 37 miliardi di euro. Sarà forse per l’oggettiva eloquenza di questo dato che i giornali locali hanno riportato la notizia di una scritta apparsa davanti all’ospedale di Rovereto (“Grazie al personale sanitario, ma non scordiamo chi ha tagliato la Sanità”) senza il consueto codazzo di commenti di criminalizzazione? Oltre al dato quantitativo, ce n’è un altro, qualitativo. Se allarghiamo un po’ l’arco temporale, ci accorgiamo che la Sanità non è stata solo sforbiciata, ma anche trasformata. Fino al 1978, infatti, era previsto un rapporto di scambio fra la medicina di prevenzione e i “Comitati di cittadini” (espressione con cui si cercava di istituzionalizzare i tanti comitati di base per la salute nei territori e sui posti di lavoro nati un po’ ovunque nel corso delle lotte degli anni Settanta). Dall’incontro di medici e comitati di base era nata, qualche anno prima, l’inchiesta più seria e approfondita sul disastro ambientale dell’Icmesa a Seveso. Visto che ciò che stiamo vivendo è un’esperienza di massa che non si cancellerà in quattro e quattr’otto – si tratta della più pesante limitazione delle libertà nella storia d’Italia –, sarà di fondamentale importanza per il futuro creare spazi di confronto fra abitanti e personale sanitario critico al fine di analizzare nell’insieme e nel dettaglio cosa ha causato questa epidemia e come l’hanno affrontata governi e scienziati di Stato.

“Ti auguro un fantastico futuro”

Con queste parole, si chiude la lettera nella quale l’informatico Thomas Frey spiega a un divulgatore scientifico che ben presto le attuali password saranno sostituite, grazie al 5G, con «frasi vocali accoppiate a spettri laser, risonanza al tocco, riconoscimento del battito cardiaco, firma a infrarossi» (“Corriere Innovazione ” del 3 aprile 2020). «Ovunque tu sarai – aggiunge il suo interlocutore, il professor Derrick De Kerchove – verrai rintracciato e virtualmente ricostituito in quattro dimensioni in modo completo e continuo come può fare il 5G. Acquisirai e memorizzerai ogni tua mossa come un tuo inconscio digitale profilato e distribuito in database da cui emergeranno decisioni (scelta, acquisto, voto, ecc.)». «Ma non è la fine del mondo – ci assicura il professore –, solo quella della nostra illusoria e piacevole autonomia». «Questa emergenza ha fornito la spallata che serviva per diffondere la digitalizzazione». D’altronde, «mai sprecare una crisi». Per coloro che si ribellano a tale fantastico futuro di uomini-macchina, è già pronta la definizione: “talebani dell’esperienza fisica”.

Consigli inglesi

Alcune antenne per la telefonia mobile 5G sono state incendiate a Sparkhill, Birmingham, giovedì 2 aprile, e a Melling, Merseyside, venerdì 3 aprile. La notizia è stata data anche in Italia. Gli autori dei sabotaggi sono stati definiti “complottisti”, con tanto di comunicato da parte di Google e Facebook, per i quali la nuova infrastruttura 5G è fondamentale affinché la sorveglianza che esercitano in rete si estenda ai comportamenti nella vita reale e agli stessi ambienti cittadini. Qui non c’è alcun complotto. È la logica stessa dell’accumulazione a far sì che il modo migliore per predire i comportamenti dei consumatori – e vendere le previsioni agli inserzionisti e all’industria – sia quello di programmarli.

Auguri dalla Grecia

È sempre saggio ascoltare il vicino di casa che ha già vissuto una condizione che domani potrebbe toccare a te. Scrive un collettivo di Atene: «Stanno parlando e stiamo parlando di guerra. Ed è vero. Dall’innalzamento dei prezzi al mercato nero. Dagli scaffali dei supermercati vuoti, allo stoccaggio di cibo. Dal “reclutamento” di alcuni dipendenti per ridurre le perdite del datore di lavoro, al licenziamento di altri. Dalla coercizione del lavoro senza prevenzione sanitaria elementare, agli straordinari di emergenza. Dall’insufficienza ospedaliera e di attrezzature mediche e l’inadeguatezza del personale infermieristico, alla trasformazione degli ospedali in reparti zeppi di “feriti di guerra”. […] Quindi “economia di guerra” significa un nuovo ciclo di memorandum, licenziamenti, riduzione di salari, pensioni, spese sociali e privatizzazioni. Quello che lo Stato sta dando oggi per fermare la sua bancarotta, domani lo pagheremo col sangue».

Versione pdf: Cronache4

Cronache dallo stato d’emergenza (Numero4)

¿No salgas de casa?

…El profundo sentimiento de sentirse constantemente extraño y desamparado, la continua preterición, la persistente inseguridad de vivir… “El hijo del pobre, hoja juguete del viento”. O R

Nos quieren aún más separadas, más aisladas las unas de las otras, quieren apresarnos aún más en nuestra individualidad. Ante la crisis sanitaria solo puedes cuidar de ti mismo y de tu familia. Si sales, tú serás la culpable de llevar el virus a casa. Si mueren será tu culpa.

Y con este discurso exentamos de responsabilidades al estado, que buenos ciudadanos, que perfectos seres humanos, no abarrotemos sus hospitales, esos solo son para quiénes pueden pagarlos, nosotras hay que morir solas y aisladas en nuestras casas, en las calles, en nuestras cárceles. Todas tenemos un Guayaquil en nuestros barrios. Colapsan servicios que debería el Estado ser garante, ahora en lo real, ahí lo tienen. Su voto democrático por una muerte en el autoexilio de tu hogar.

Nuestra atomización ahora es palpable, abstraernos en este papel, en la red social, en nuestro miedo, en nuestra tristeza y lágrimas. Si algo aprenderemos de esta situación es que estamos más cerca de la ideología del capital, que está aún permea, incide, influye en la mente de la gente más radical, quédate en casa nos dicen, y asumimos como dictamen ante la parálisis del miedo espectacular, expectativas y confianza en nuestros gobernantes y nuestros sistemas democráticos tenemos. Hoy. Queremos que nos salven aquellos a quienes alguna vez lanzamos cocteles Molotov. Que risa y que rabia.

… ¿Aprenderemos?

En estas tierras mestizas dónde se siembra a diario la muerte, dónde pese a sus medidas de cuarentena, sigue habiendo mujeres y niñas violadas y en la esquina de mi calle siguen vendiendo cualquier droga con la indiferencia al alcance de tu bolsillo… aquí solo se aprende a sobrevivir de cualquier forma, pese a quien sea, arrastrando nuestro saco de huesos, carne y carente totalmente de los beneficios que nos otorga como humanos poseer una espectacular materia gris en nuestros cráneos.

En la comunicación masiva enseñan a condenar a quienes tienen que salir a trabajar o a quienes salen solo porque quieren salir. ¡Quédate en tu puta casa! Grita la gente envalentonada detrás de su ventana. ¿Que no tienes miedo? Pfff dejamos de tener miedo a salir desde que aprendimos a defendernos pues más de 10 mujeres son brutalmente asesinadas y violadas al día y nadie dice y hace nada al respecto. El virus tal vez nos mate de distinta forma, pero no es una excusa para tener miedo.

No señoras de los medios masivos, no podemos quedarnos en casa, la desesperación e incertidumbre de tener este hueco en el estómago nos hará salir las veces que hagan falta a buscar pan, y como pagar el alquiler, nuestro ímpetu nos obligará a salir a pintar sus fachadas, a reventar los vidrios de los lugares donde nos tiraron cómo desechos humanos sin darnos un quinto para pagar su pandemia. Ni en esta ni en mil crisis más nos quedaremos en casa, no hay forma, o morimos de virus o morimos de hambre, no hay reconciliación de clase, no hay tregua.

El futuro se desdibuja en cada segundo, nada nos da certeza más que estás tremendas ganas de que todo reviente.

Estamos sobreviviendo a un éxodo de todo lo vivo, causado por la dinámica del capital en todas sus formas. El tercer mundo se ahoga en el Mediterráneo, se enfrenta a la guardia nacional de los países latinoamericanos, los migrantes se enfrentan a los cazadores del narco o los buenos ciudadanos europeos que los desdeñan, todo con el fin de llegar a países de abundancia… Abundancia de esclavitud asalariada, de mano de obra baratísima, xenofobia, explotación, represión, persecución… las guerras por los recursos y la dominación en medio oriente continúan, los intereses son más grandes que un estúpido virus, el sarampión se abre paso en estas tierras marginadas asesinado a decenas de niños y gente mayor.

Pero hay que quedarnos en nuestra puta casa. Hay que ser responsables porque si el brote es más grande nosotras tendremos la culpa, no el estado que no da garantía de los derechos que tanto kakarea, no los flamantes hospitales que nos construyen en cada colonia, puesto que no existen; nadie tendrá culpa de lo que pase excepto nosotras, porque salimos. Así se lavan las manos de los estados de todos los países.

Mientras tanto, en nuestras casas y afuera seguimos haciendo que funcione el capitalismo. Estamos cooperando, seguimos a su servicio. La economía no ha dejado de moverse, se transforma en medicamentos, servicios funerarios, comida para llevar, tiendas abarrotadas por las compras de pánico de quienes tienen para pagar esta y mil crisis más. No queda de otra que usar el modernísimo recurso de ciudad, home office.

Las ciudades están semidesérticas, no porque la gente no quiera salir, sino porque convoys policiacos pasan recordándote que eres una mierda por salir de tu casa y te sugieren “amablemente” regresar al encierro. Represión, prohibición, multas, abuso de autoridad, cuarentena para gente sana, anhelos de que todo esto pase para volver a la abrumadora cotidianidad, a trabajar aún más para pagar todo lo que nos endeudaremos por esta crisis que provocamos por esa forma imprudente de jugar a dominar y tener cualquier cuerpo de cualquier animal humano y no. Por ser verdugos de lo natural, por asumir, reproducir y gestionar la violencia. Somos nuestros propios sicarios y que pena y que cómico.

¿Quién se quiere morir ahora? El irracional instinto de sobrevivencia nos impide seguir de graciosas pregonando a la muerte por el aburrimiento y la cotidianidad que nos impone el capital.

La muerte está aquí.

Es real.

Ellos la hacen real de todas las formas posibles.

Cuando el hombre no halla, en su afinidad con los demás, fuerzas para reanimarse, fortalecerse y asegurarse, las encuentra en sus relaciones e intimidad con la naturaleza.

Otto Rühle

Queridas no se queden en casa absortas, abstrayendo y meditando sobre las razones del virus. Sálganse a romper, a pintar, hagan el amor en los parques desérticos por la incertidumbre, escápense a la playa, al bosque, vallamos a molestar a la policía. Sí y en efecto, somos irresponsables, nada debemos a esta sociedad y sus defensores. Nada nos ata a este mundo más que tratar de destruirlo, solo y si nos es posible, para que podamos construir otro.

Después de esta limpieza de gente anciana y pobres que no aportan nada al avance de la maquinaria del capital, ¿qué vas a hacer… amor?

Proletarias Antidemocráticas

Región mexa

Abril 2020

Non uscire di casa?

“..il profondo sentimento di sentirsi costantemente estraneo e indifeso,
la continua omissione, la persistente insicurezza di vivere ..
Il figlio del povero, foglia giocattolo del vento, O.R.

Ci vogliono ancor più separate, più isolate le une dalle altre, vogliono
imprigionare ancora di più le nostre individualità. Davanti alla crisi
sanitaria puoi prenderti cura solo di te stessx e della tua famiglia. Se
esci sarai colpevole di portare il virus in casa. Se muoiono sarà colpa
tua.
E con questo discorso si esenta di responsabilità lo stato, che bravx
cittadinx, che perfetti esseri umani, non riempiamo i loro ospedali,
questi sono solo per chi può pagarli, noi dobbiamo morire sole ed
isolate nelle nostre case, nelle strade, nelle nostre carceri. Tutte
abbiamo un Guayaquil(1) nei nostri quartieri. Collassano i servizi che
lo stato dovrebbe garantire, ora nella realtà. Eccolo qui il vostro voto
democratico per una morte nell’autoesilio nella tua casa.
La nostra atomizzazione è ora palpabile, astrarci in questo ruolo, nelle
reti sociali, nella nostra paura, nella nostra tristezza e lacrime. Se
qualcosa impareremo da questa situazione è che siamo più vicinx
all’ideologia del capitale, che essa permea, incide, influisce anche
nelle menti delle persone più radicali. Resta a casa ci dicono, e lo
assumiamo come dettame, davanti la paralisi della paura spettacolare,
aspettative e fiducia nei nostri governi e i nostri sistemi democratici.
Oggi. Vogliamo che ci salvino quelli a cui alcune volte abbiamo lanciato
le molotov. Che ridere e che rabbia.
…Impareremo?
In queste terre meticce dove si semina ogni giorno la morte, dove
nonostante le loro misure di quarantena, continuano ad esserci donne e
bambine violentate e all’angolo della mia via continuano a vendere
qualunque droga con l’indifferenza a portata del tuo portafogli… qui si
impara solo a sopravvivere in ogni modo, malgrado chiunque,
trascinandoci il nostro sacco di ossa e carne, senza i benefici che ci
concede come umani possedere una spettacolare materia grigia nei nostri
crani.
Nella comunicazione di massa insegnano a condannare chi deve uscire per
lavorare o chi esce solo perché lo vuole. Resta nella tua cazzo di casa!
Grida la gente che si sente forte dietro la finestra. Che non hai paura?
Pff abbiamo smesso di avere paura di uscire da quando abbiamo imparato a
difenderci visto che più di dieci donne sono brutalmente assassinate e
violentate ogni giorno e nessuno dice o fa qualcosa al riguardo. Il
virus chissà ci ucciderà in un’altra forma, ma non è una scusa per avere
paura.
No signorx dei mezzi di informazione di massa, non possiamo restare a
casa, la disperazione e l’incertezza di avere questo buco nello stomaco
ci farà uscire tutte le volte che ci sembra il caso a cercare pane e
come pagare l’affitto, il nostro impeto ci obbligherà ad uscire a
scrivere sulle vostre facciate, a distruggere i vetri dei luoghi dove ci
hanno buttate come scarti umani senza darci una lira per pagare la loro
pandemia. Ne in questa ne in altre mille crisi resteremo in casa, non
c’è forma, o moriamo di virus o moriamo di fame, non c’è riconciliamento
di classe, non c’è tregua.
Il futuro si fa confuso ogni secondo di più, niente ci da più certezza
di questo tremendo desiderio che tutto salti in aria.
Stiamo sopravvivendo a un esodo di tutto ciò che è vivo, causato dalla
dinamica del capitale in tutte le sue forme. Il terzo mondo affoga nel
mediterraneo, si scontra con la guardia nazionale dei paesi
latinoamericani, lx migrantx si scontrano con i cacciatori del narco o i
buoni cittadini europei che li disdegnano, tutto con il fine di arrivare
in paesi d’abbondanza.. abbondanza di schiavitù salariata, di mano
d’opera a bassissimo costo, xenofobia, sfruttamento, repressione,
persecuzione.. le guerre per le risorse e la dominazione in medio
oriente continuano, gli interessi sono più grandi di uno stupido virus,
il morbillo si fa largo in queste terre marginali assassinando decine di
bambinx e anzianx.
Però dobbiamo restare nelle nostre cazzo di case. Bisogna essere
responsabili perché se il contagio sarà più grande sarà colpa nostra,
non dello stato che non garantisce i diritti che tanto sbrodola, non dei
fiammanti ospedali che hanno costruito in ogni quartiere, che di fatto
non esistono; nessuno sarà colpevole tranne noi, perché usciamo. Così
gli stati si lavano le mani in tutti i paesi.
Nel frattempo, nelle nostre case e fuori continuiamo a far si che il
capitalismo funzioni. Stiamo cooperando, continuiamo ad essere al suo
servizio. L’economia non ha smesso di muoversi, si trasforma in
medicine, onoranze funebri, cibo a portar via, negozi svuotati dagli
acquisti del panico di chi può pagare questa e altre mille crisi. Non
resta altro che usare la modernissima risorsa della città, il
telelavoro.
Le città sono semidesertiche, non perché la gente non vuole uscire, ma
perché convogli di sbirri passano a ricordarti che sei una merda se esci
e ti suggeriscono “amabilmente” di ritornare a rinchiuderti.
Repressione, proibizioni, multe, abusi d’autorità, quarantena per gente
sana, aneliti a che tutto ciò passi per tornare alla schiacciante
quotidianità, a lavorare ancor più per pagare tutti i nostri debiti per
questa crisi che provochiamo per questa forma imprudente di giocare a
dominare e possedere qualunque corpo umano e non. Per essere i carnefici
della natura, per assumere, riprodurre e gestire la violenza. Siamo i
nostri propri sicari, che pena e che comico.
Chi vuole morire ora? l’irrazionale istinto di sopravvivenza ci
impedisce di continuare a elogiare allegramente la morte per la noia e
la quotidianità che ci impone il capitale.
La morte è qui.
È reale.
Loro la rendono reale in tutti i modi possibili.

Quando l’uomo non trova, nella sua affinità con gli altri, forze per
rianimarsi, rafforzarsi e assicurarsi, le incontra nella sua relazione e
intimità con la natura.
Otto Rühle
Tesore non restate in casa assorte, astraendo e meditando sulle ragioni
del virus. Uscite a spaccare, scrivere sui muri, fate l’amore nei parchi
desertici per l’incertezza, scappate in spiaggia, nel bosco, andiamo a
infastidire le guardie. Si, è vero, siamo irresponsabili, non dobbiamo
nulla a questa società e ai suoi difensori. Nulla ci lega a questo mondo
più che cercare di distruggerlo, e se ci è possibile costruirne un
altro.

Dopo questa pulizia di persone anziane e povere che non apportano nulla
all’avanzamento della macchina del capitale, che farai amore?

Proletarie antidemocratiche
messico
aprile 2020

NOTA

1) una città in Equador in cui il numero dei morti è altissimo e i corpi
restano abbandonati in strada mentre le pompe funebri non riescono
neppure a recuperarli. Anche se non tutti i morti sono provocati dal
virus, ma piuttosto dalle misure che lo hanno seguito.

USA – COVID-19 Update from Malik: Free Our Elders!

Revolutionary Greetings Comrades! Today is Tuesday, April 7th, 2020. This morning the entire prison population here at USP Pollock was screened for Covid-19 and issued protective Masks! The Registered Nurse who was part of the screening team was named Pennison. I asked Mr. Pennison Two Important questions:

#1.) Are there any Confirmed Cases of Covid-19 on the entire Federal Correctional Complex here at Pollock?

He answered: ”No”

#2.) Have there been any Suspected Cases of Covid-19 on the Complex??

His answer was: ”Yes, but they have been ruled out.”

Be advised that this morning a prisoner on my Housing Unit claimed to have Covid-19 symptoms! He has been placed in quarantine. Please Pray for the Best!

The Fcc-complex at Pollock includes a Satelite Camp, a Medium Facility and a U.S. Penitentiary where I am currently Housed.

I Must take this opportunity to issue a National Call for Action!!! Now!!!

I want all of you to consider the lives of our long suffering elderly and infirm Freeom Fighters and Servants of the People who have languished in these Federal and State Prisons for Decades!!

Many of our respected elders are still housed at High Security Facilities despite excellent behavior and clear disciplinary records. They are extremely vulnerable to contracting the Coronal virus!!

These elderly and vulnerable prisoners don’t have to die from Covid -19 while in Federal or State custody!

THEY MUST BE FREED NOW!!! Help Me do this!!

Allow me to take this time to name just a few of our respected elders. WITH YOUR COLLECTIVE SOLIDARITY, MUTUAL AID, AND DIRECT ACTION ON SOCIAL MEDIA AND OTHER MEANS WE CAN FREE OUR IMPRISONED COMRADES NOW!!

Remember! May 7th is Approaching Fast!!

FREE OUR ELDERS!!!

Sundiata Acoli, Leonard Peltier, Imam Jamil Al-Amin, Dr. Mutulu Shakur, Veronzo Bowers, Larry Hoover, and Jeffrey Fort aka King Malik!

These are just a few of the Elders in Federal Prison whom I am requesting your help with Freeing. There are numerous prisoners trapped in State Prisons across the Nation who deserve our support!!

Jalil Muntaqim, and David Gilbert both in New York!

Sitawa Nantambu Jamaa, Ruchell ‘Cinque’ Magee, Bobby Dixon, Chip Fitzgerald, Michael Zaharibu Dorrough, and James Baridi Williamson—-ALL OF THEM IN CALIFORNIA!!

Kenny ‘Zulu’ Whitmore in Louisiana!!

and last but certainly not least our shining Princes—MUMIA ABU JAMAL AND RUSSELL “MAROON’ SHOATZ BOTH IN PENNSYLVANIA!!

SISTERS AND BROTHERS!! We Must fight hard for the Freedom, Health, and the Lives of our Incarcerated Elders Now!! On May 7th we must Add this Demand to our North Carolina Grievance Campaign BUT WE CAN’T WAIT TO ACT!!! THE TIME FOR ACTION IS NOW NOT TOMORROW!!!

As the Future Editor of the San Francisco Bay View–National Black Newspaper, this is the type of Advocacy you can expect from our News Paper and Me!! I am only following the instructions of Dr. Willie Ratcliff our Publisher who has told me to do the following and I quote him: ”FREE THE PRISONERS, HOUSE THE HOMELESS!! STOP THE WARS! SAVE THE PLANET! and LOVE THE CHILDREN!!” I can’t do this by myself!! ANARCHISTS OF THE WORLD THIS IS OUR TIME TO RISE!!

Dare to Struggle, Dare to win, All Power to the People!!!!!!! I LOVE Y’ALL!!

Keith “Malik” Washington is Assistant Editor of the San Francisco Bay View–National Black Newspaper. Malik is studying and preparing to serve as editor after his release which may come sooner than we Thought! Malik is co-founder and chief spokesperson for the End Prison Slavery in Texas Movement, a Proud Member of the Incarcerated Workers Organizing Committee(IWOC) and an Activist in the Fight Toxic Prisons Campaign. Visit Malik’s Website at ComradeMalik.com.

_ Send Malik some much needed Love and Light: Keith “Malik” Washington #34481-037, USP Pollock, P.O. Box 2099, Pollock, LA 71467_

https://325.nostate.net/2020/04/09/covid-19-update-from-malik-free-our-elders/

ΜΑΤ και άγρια καταστολή σε μετανάστες απεργούς πείνας στο Παρανέστι Δράμας

Μετά απο τηλεφωνική επικοινωνία με πολλούς κρατούμενους μετανάστες στο Κέντρο Κράτησης Παρανεστίου,ενημερωθήκαμε για τα ακόλουθα γεγονότα που συνέβησαν την Παρασκευή 3 Απριλίου.

Στο εν λόγω καμπ έχει 6 πτέρυγες στις οποίες είναι τοποθετημένα 7 με 8 κοντέινερ στην κάθε μια και στα οποία κοντέινερ είναι στοιβαγμένα 15 άτομα στο κέθε ένα απο αυτά.Οι συνθήκες διαβίωσης είναι άθλιες με τους ανθρώπους να στερούνται ακόμα και βασικά είδη διαβίωσης.

Κάτω απο αυτές τις συνθήκες εξοντωτικής κράτησης οι αιτήσεις ασύλου σταμάτησαν πριν απο ένα μήνα και επιπλέον προστέθηκε ο περιορισμός μετακίνησης λόγω κορονοιού με αποτέλεσμα να παραμένουν εγκλωβισμένοι μέσα στα κοντέινερ πολλά άτομα μαζί χωρίς καμμία ελπίδα διαφυγής πιά.

Δεν τους έγινε καμμία ενημέρωση για τους λόγους που τέθηκαν σε καραντίνα,για το τι συμβαίνει έξω ή ακόμα για το τι θα έπρεπε να προσέξουν για να προστατευτούν απο τον ιό.

Μέσα σε μια γενική αναστάτωση και σε κλίμα αβεβαιότητας για τις τύχες τους,την Παρασκευή 3/4 το μεσημέρι αποφάσισαν να αντιδράσουν αρχικά για το άθλιο φαγητό που τους δίνουν κι έτσι σε συνεννόηση μεταξύ τους ,γύρω στα 500 με 600 άτομα και στις 6 πτέρυγες αρνήθηκαν να φάνε κάνοντας γνωστούς τους λόγους στην Διοίκηση που αντέδρασε άμεσα λέγοντας τους πως θα ικανοποιηθεί το αίτημα τους το απόγευα και πείθοντας τους να δεχτούν το φαγητό προσωρινά.

Το απόγευμα τους δόθηκε το ίδιο άθλιο φαγητό οπότε καταλαβαίνοντας τις προθέσεις των Δεσμοφυλάκων τους αποφάσισαν να κηρύξουν απεργία πείνας όχι μόνο για το σισσίτιο αλλά και για να ενημερωθούν για την κατάσταση που αφορούσε στην υγεία τους και τον λόγω του αποκλεισμού τους.

Οι διοικούντες το στρατόπεδο συγκέντρωσης σαν γνήσιοι απόγονοι των φασιστών τους κλείδωσαν αμέσως μέσα στα κοντέινερ επιδιώκοντας ετσι να τους απομονώσουν και να τους εκφοβίσουν ώστε να σταματήσουν την κινητοποίηση.Επιπλέον,τιμωρητικά,σταμάτησαν να τους παρέχουν τρόφιμα απο το Σούπερ Μάρκετ.

Η συνέχεια που τους επιφύλαξαν ήταν αντάξια των ναζιστών ανθρωποφυλάκων στα στρατόπεδα συγκέντρωσης.Αφού τους κράτησαν έγκλειστους για ώρες στα κοντέινερ γύρω στις 9 το βράδυ ήρθαν τα ΜΑΤ με την ευγενική σύμπραξη των ΟΠΚΕ και 2 κλούβες με μπάτσους πλήρως εξοπλισμένους.

Ακολούθησαν άγριοι ξυλοδαρμοί με τις δυνάμεις καταστολής να ανοίγουν μία-μία τις πόρτες των κοντέινερ και να σέρνουν όπως-όπως έξω απο αυτά έναν-έναν μετανάστη σπάζοντας τον κυριολεκτικά στο ξύλο.Μπαίναν και μέσα στα κοντέινερ 6-7 μπάτσοι μαζί για να χτυπήσουν αδιακρίτως,με μένος όσους έβρισκαν μπροστά τους.Στην συνέχεια τους έβγαζαν σέρνοντάς τους έξω κι εκεί τους χτυπούσαν στα κεφάλια,στα πόδια,στο σώμα κι όπου αλλού τους πετύχαιναν με τα γκλόπ τους.Οι ίδιοι οι μετανάστες αναφέρουν πως χτυπήθηκαν ακόμα και με taser χωρίς ωστόσο να μπορεί να επιβεβαιωθεί αυτό.

Η όλη επιχείρηση καταστολής κράτησε 2 με 3 ώρες και όταν πλέον βγάλανε το μένος τους είπαν να προσθέσουν κάποια έξτρα ”περιποίηση”κρατώντας τους μετανάστες έξω απο τα κοντέινερ,στο προαύλιο της πτέρυγας,κάποιους απο αυτούς ως τις 3 τα ξημερώματα ενώ τους υπόλοιπους τους ξανακλείδωσαν μέσα.

Πολλοί απο τους μετανάστες ήταν με ανοιγμένα κεφάλια,κάποιους απο αυτούς τους πήγαν στο Νοσοκομείο την άλλη μέρα,κάποιους τους μεταφέραν εκδικτικά σε άλλα κέντρα κράτησης ενώ πήγαν και κάποιους στα κρατητήρια Αστυνομικών Τμημάτων.Μερικοί μεταφέρθηκαν σε κοντινό Κέντρο Υγείας για τα τραύματα τους.Ετσι μ’αυτόν τον τρόπο τους διέσπειραν,απομονώνοντας τους ώστε να μήν έχουν επαφή μεταξύ τους και για να μην μαθευτούν προς τα έξω τα γεγονότα.

Το ξύλο και η καταστολή στους απεργούς πείνας μετανάστες δεν θα μείνουν αναπάντητα

Δεν ξεχνάμε,δεν συγχωρούμε

Καθάρματα των σωμάτων ασφαλείας είμαστε οι σταγόνες της επερχόμενης τρικυμίας

https://www.athens.indymedia.org/post/1604300/