Cronache dallo stato d’emergenza (Numero4)

“I loro virus, i nostri morti”

Siamo quotidianamente sommersi dai dati sul numero di contagiati, morti e guariti. Anche se non emergono mai le cause strutturali di questa epidemia – il saccheggio industriale dell’ambiente naturale e lo squilibrio nelle relazioni con le altre specie animali – alcune verità, per chi sa isolarle in questo mare di informazioni, rimangono a galla. Oltre il 70% dei deceduti con Coronavirus soffriva di ipertensione. Nel 95% dei casi esistono dei fattori di rischio che possono predisporre al suo sviluppo; in particolare la sedentarietà e lo stress. Il divieto di uscire di casa – con le debite precauzioni – crea i presupposti per nuove moltitudini di malati. Senza contare le devastanti conseguenze psicologiche per tutti coloro che vivono condizioni abitative e famigliari tanto insostenibili quanto rimosse dall’ottimismo di Stato (“Tutto andrà bene. Io resto a casa”). Inoltre, se l’importanza del sole e della vitamina D per le difese immunitarie sono “fake news”, perché nei protocolli distribuiti a carabinieri e polizia si consiglia almeno mezz’ora di sole al giorno e, in caso di impossibilità, l’assunzione di vitamina D?

Sacrificabili

Alla BRT di Rovereto si sono registrati due casi di Coronavirus tra i facchini (uno dei due è ricoverato in terapia intensiva). L’azienda della logistica, dopo aver “sanificato” in fretta e di nascosto gli uffici (non il magazzino), pretendeva che gli operai continuassero tranquillamente a lavorare, senza nemmeno fare i tamponi. I facchini si sono rifiutati, mettendosi in malattia. Intanto Confindustria spinge per aprire al più presto le fabbriche (chiuse solo dopo l’ondata di scioperi che ha costretto il governo a bloccare le “produzioni non essenziali”). Qualcuno parla di “suddivisione squilibrata del rischio”. Altri, che guardano all’intero pianeta e alle sue gigantesche ingiustizie, di “apocalisse differenziata”.

Ne parleremo, e a lungo

Secondo dati ufficiali, tra il 2009 e oggi sono stati sottratti alla Sanità 37 miliardi di euro. Sarà forse per l’oggettiva eloquenza di questo dato che i giornali locali hanno riportato la notizia di una scritta apparsa davanti all’ospedale di Rovereto (“Grazie al personale sanitario, ma non scordiamo chi ha tagliato la Sanità”) senza il consueto codazzo di commenti di criminalizzazione? Oltre al dato quantitativo, ce n’è un altro, qualitativo. Se allarghiamo un po’ l’arco temporale, ci accorgiamo che la Sanità non è stata solo sforbiciata, ma anche trasformata. Fino al 1978, infatti, era previsto un rapporto di scambio fra la medicina di prevenzione e i “Comitati di cittadini” (espressione con cui si cercava di istituzionalizzare i tanti comitati di base per la salute nei territori e sui posti di lavoro nati un po’ ovunque nel corso delle lotte degli anni Settanta). Dall’incontro di medici e comitati di base era nata, qualche anno prima, l’inchiesta più seria e approfondita sul disastro ambientale dell’Icmesa a Seveso. Visto che ciò che stiamo vivendo è un’esperienza di massa che non si cancellerà in quattro e quattr’otto – si tratta della più pesante limitazione delle libertà nella storia d’Italia –, sarà di fondamentale importanza per il futuro creare spazi di confronto fra abitanti e personale sanitario critico al fine di analizzare nell’insieme e nel dettaglio cosa ha causato questa epidemia e come l’hanno affrontata governi e scienziati di Stato.

“Ti auguro un fantastico futuro”

Con queste parole, si chiude la lettera nella quale l’informatico Thomas Frey spiega a un divulgatore scientifico che ben presto le attuali password saranno sostituite, grazie al 5G, con «frasi vocali accoppiate a spettri laser, risonanza al tocco, riconoscimento del battito cardiaco, firma a infrarossi» (“Corriere Innovazione ” del 3 aprile 2020). «Ovunque tu sarai – aggiunge il suo interlocutore, il professor Derrick De Kerchove – verrai rintracciato e virtualmente ricostituito in quattro dimensioni in modo completo e continuo come può fare il 5G. Acquisirai e memorizzerai ogni tua mossa come un tuo inconscio digitale profilato e distribuito in database da cui emergeranno decisioni (scelta, acquisto, voto, ecc.)». «Ma non è la fine del mondo – ci assicura il professore –, solo quella della nostra illusoria e piacevole autonomia». «Questa emergenza ha fornito la spallata che serviva per diffondere la digitalizzazione». D’altronde, «mai sprecare una crisi». Per coloro che si ribellano a tale fantastico futuro di uomini-macchina, è già pronta la definizione: “talebani dell’esperienza fisica”.

Consigli inglesi

Alcune antenne per la telefonia mobile 5G sono state incendiate a Sparkhill, Birmingham, giovedì 2 aprile, e a Melling, Merseyside, venerdì 3 aprile. La notizia è stata data anche in Italia. Gli autori dei sabotaggi sono stati definiti “complottisti”, con tanto di comunicato da parte di Google e Facebook, per i quali la nuova infrastruttura 5G è fondamentale affinché la sorveglianza che esercitano in rete si estenda ai comportamenti nella vita reale e agli stessi ambienti cittadini. Qui non c’è alcun complotto. È la logica stessa dell’accumulazione a far sì che il modo migliore per predire i comportamenti dei consumatori – e vendere le previsioni agli inserzionisti e all’industria – sia quello di programmarli.

Auguri dalla Grecia

È sempre saggio ascoltare il vicino di casa che ha già vissuto una condizione che domani potrebbe toccare a te. Scrive un collettivo di Atene: «Stanno parlando e stiamo parlando di guerra. Ed è vero. Dall’innalzamento dei prezzi al mercato nero. Dagli scaffali dei supermercati vuoti, allo stoccaggio di cibo. Dal “reclutamento” di alcuni dipendenti per ridurre le perdite del datore di lavoro, al licenziamento di altri. Dalla coercizione del lavoro senza prevenzione sanitaria elementare, agli straordinari di emergenza. Dall’insufficienza ospedaliera e di attrezzature mediche e l’inadeguatezza del personale infermieristico, alla trasformazione degli ospedali in reparti zeppi di “feriti di guerra”. […] Quindi “economia di guerra” significa un nuovo ciclo di memorandum, licenziamenti, riduzione di salari, pensioni, spese sociali e privatizzazioni. Quello che lo Stato sta dando oggi per fermare la sua bancarotta, domani lo pagheremo col sangue».

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Cronache dallo stato d’emergenza (Numero4)