Bolzano – L’evasione possibile – provviste per l’inferno

L’evasione possibile – provviste per l’inferno
In queste giornate di quarantena forzata, alcunx di noi hanno deciso di continuare a vedersi per discutere di quel che ci succede intorno: operai ed operaie mandatx al macello a lavorare senza misure di sicurezza adeguate, detenutx abbandonatx a loro stessx in condizioni più che favorevoli per la propagazione del virus all’interno delle carceri, senza fissa dimora sgomberati e depredati di coperte e sacchi a pelo ed in qualche caso pure multati perchè non sono stati a casa loro (ma quale casa?!).
Come non bastasse, sempre più sbirri e militari nelle strade con nuovi poteri e dispositivi di controllo e “sicurezza” fino ad ora mai sperimentati, e al confine dell’Europa che succede con le persone migranti?! Sembra tutto passato sotto silenzio…
In tutto questo già lugubre scenario sfavorevole ai/alle dannatx della terra, ci si mettono pure le spie! La delazione sembra esser diventata lo sport nazionale. Gente che passa la giornata ad incazzarsi ed infamare le persone che camminano sotto casa o si siedono su di una panchina o fanno una corsetta, considerandole il/la peggior nemicx: i/le famosx furbettx. Ecco queste stesse persone sentenziose che ci fanno a zonzo?! (Tu non sei imbottigliatx nel traffico… tu sei il traffico!) Siamo sempre prontx a giudicar le altre persone perché non abbiamo un briciolo di empatia e non riusciamo ad immedesimarci nell’altrx, il tutto avallato dal presuntuoso errato presupposto di essere sempre “i buoni”.
Ecco in questo delirio noi abbiamo deciso di riappropriarci di quel briciolo di libertà che ci rimane, perché fino a prova contraria non siamo in uno stato di polizia (per adesso) e vederci per parlare di tutti questi importanti cambiamenti ci sembra più che un dovere […].
Perché noi sappiamo chi sono i responsabili di tante di queste morti (e purtroppo morti future) e non saranno certo loro a dirci come affrontare tutto questo. Appelliamoci alle nostre coscienze ed armiamoci di coraggio, perché la merda sta venendo a galla e rimaner a casa è un lusso che ora non ci possiamo permettere. Incontriamoci con tutte le precauzioni del caso: se qualcunx ci spiega come uscire in bici da solx ed incontrarsi all’aperto e parlarsi a distanza l’un dall’altrx con maschere e guanti, possa esser oggettivamente pericoloso per le altre persone, siam pronti a ricrederci, in ogni caso non sentiamo affatto gli stessi rimproveri paternalistici quando si va a produrre per un padrone. “Perché il lavoro è cosa necessaria e tutto deve andare avanti”. Ma noi siamo sicurx che vogliamo tornare (ammesso di riuscirci) a come era prima?! Si stava davvero così bene?! O forse nuovamente vogliamo solo difendere il nostro privilegio? Cambiare spaventa tuttx ma questo è un momento in cui le possibilità di lotta e solidarietà con tutti i piccoli grandi momenti insurrezionali o di protesta che si possono generare sono molteplici e di portata incalcolabile. Una volta data per assodata questa possibilità di riscatto e presa di coscienza di un’intera classe, torniamo a ripetere che per noi il minimo è vederci per parlarne e non crediamo di esser degli untori ed untrici assassinx. Nessunx può dire con esattezza quanto durerà questo periodo e soprattutto se sarà mai un periodo, ma noi non siamo carne da macello e non smetteremo di organizzarci contro chi ci considera tali.
No. Noi non siamo “pronti alla morte”. Non vogliamo morire e non vogliamo che nessunx si ammali e muoia. Non ci facciamo arruolare nella fanteria destinata al massacro silente.
Siamo disertori e disertrici, ribelli e partigianx.

L’evasione possibile, provviste per l’inferno