Bouguenais, Francia – Bruciamo i collaborazionisti e bruciamo le prigioni

Bouguenais, Francia: Bruciamo i collaborazionisti e bruciamo le prigioni (21/04/2020)

Bruciamo i collaborazionisti e bruciamo le prigioni: incendio di un rimorchio di Eiffage, la notte fra il 20 ed il 21 aprile [2020] a Bouguenais [città nella periferia sud-est di Nantes].

Eiffage è solo un’azienda fra tante altre, a costruire infrastrutture immense ed inutili, ovunque nel mondo, e a partecipare a riempirlo di nocività. Ma partecipa anche alla costruzione di prigioni, collaborando quindi alle politiche repressive e di privazione della libertà degli Stati.

«Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione» (Victor Hugo).

#ADA – Azione Diretta Anarchica

https://insuscettibilediravvedimento.noblogs.org/post/2020/05/03/it-fr-bouguenais-francia-bruciamo-i-collaborazionisti-e-bruciamo-le-prigioni-21-04-2020/

La Nave dei Folli – Episodio 5

Episodio 5

Uno degli obiettivi della cibernetica è quello di tenere sotto controllo la macchina umana per poterla governare nel migliore dei modi. Il corpo degli individui come il corpo sociale nel suo complesso devono sottostare alle medesime leggi di funzionamento degli apparecchi tecnologici, e iniziano perciò a sfumare i confini tra fisica e biologia, tra vivente e non vivente.

Le prime basi del nuovo paradigma della biologia molecolare, e del suo modello meccanicista basato sullo scambio d’informazioni, sono gettate nel 1944 da Erwin Schrödinger nel suo testo Che cos’è la vita?, e saranno riprese e approfondite, tra gli altri, da Watson e Crick, scopritori ufficiali del DNA, e da Jacob e Monod, questi ultimi Nobel per la medicina nel 1965 per «le scoperte riguardanti il controllo genetico della sintesi di virus ed enzimi».

Il tentativo di ibridazione tra bios e techné porterà ai primi esperimenti di organismi geneticamente modificati, all’inizio batteri, poi piante e ben presto anche animali ed esseri umani; fino alla nascita del post (o trans) umano con le sue assurde idee e pratiche di ingegnerizzazione del vivente, fabbricazione in laboratorio di bebè, sconfitta della morte.

Riferimenti Episodio 5

• Nurse With Wound, Two Golden Microphones (Second Pirate Session – Rock’n Roll Station Special Edition, 1998)
• Lettura radiofonica di un brano dal volume di Ivan Illich, Nemesi medica. L’espropriazione della salute, contenuta nel programma Lo spunto (Radiotre, 2 marzo 1977) tratto da Wikiradio del 04/09/2015 – http://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-341b7fe7-c393-4cf9-8537-0523101437d9.html
• Wolf in the Throne Room, Dea Artio, (Two Hunters, 2007)
• Terry Gilliam, L’esercito delle 12 scimmie (1995)
Blowzabella, The New Jigs e Death in a Fen/Bruton town/Our captain cried (A Richer Dust, 1988)
• Soft Machine, Joy of a Toy (The Soft Machine, 1968)
• Bill Gates, The Next Outbreak? We’re not Ready (2015) – https://youtu.be/6Af6b_wyiwI
• Delirium, Subvert/Wired Archives/Sieg of Atrocity (Faces, Forms & Illusions, 1989)
• David Fincher, Fight Club (1999)
• Le Tormenta, Amore Nero (L’unico elemento 2004)

https://lanavedeifolli.noblogs.org/

Coutras (Francia) – Bruciati nove mezzi delle poste

I vigili del fuoco sono stati chiamati alle cinque e mezza questa mattina per un incendio nel parcheggio dell’ufficio postale di Coutras, Libourne. Hanno scoperto diversi veicoli in fiamme sul posto. Al termine del loro intervento, nove auto sono state completamente o parzialmente distrutte.

Tutti i veicoli coinvolti sono alimentati elettricamente [ma, secondo Sud-Ouest, non erano collegati per la ricarica al momento dell’incendio]. L’origine del disastro è ancora indeterminata. E’ stata aperta un’indagine.

Coutras (Gironde) : La Poste perd neuf voitures

Los Angeles – Camionetta Amazon incendiata per il 1° Maggio

In seguito alla chiamata per un 1° maggio autonomo e decentralizzato, abbiamo dato fuoco a un furgone in Amazzonia, nella contea di Los Angeles.

Non potevamo stare a guardare mentre la diffusione di Covid-19 trasformava i centri di detenzione dell’ICE – per migranti privi di documenti – in campi di sterminio.

Amazon fornisce i Cloud server che ospitano l’Investigative Records Management System, il database utilizzato dall’ICE [Immigration and Customs Enforcement, U.S. Border Patrol] e da altre agenzie federali per raccogliere dati pubblici e privati per rintracciare ed espellere i migranti. Amazon ha un ruolo in ogni retata, nella separazione delle famiglie e nella morte per mano dell’ICE. Lo scopo di questa azione è stato quello di alzare la posta in gioco per aziende come Amazon, che forniscono un’infrastruttura essenziale per l’applicazione delle leggi anti-immigrazione.

In solidarietà con i migranti attualmente in sciopero della fame nei centri ICE di tutto il Paese. In solidarietà con i magazzinieri e i magazzinieri, che sono stati coinvolti negli scioperi a gatto selvaggio per il 1° maggio.

Contro l’istituzione delle frontiere e la proliferazione dello Stato di sorveglianza

Fuoco anarchico

Los Angeles (USA) : Une camionnette d’Amazon incendiée, pour un 1er mai autonome et décentralisé

Philadelphia (USA) – La “Bristling Badger Brigade” incendia un’antenna

Un altro Primo Maggio, un’altra antenna-ripetitore in fiamme. Una piccola azione, al mattino presto, ma una fiammata oltre il normale. E non vogliamo mai più tornare alla “normalità”. Non conosciamo la differenza tra 4G e 5G. Tutto quello che sappiamo è che non vogliamo nessuno dei due.

La vicinanza dell’antenna ad un cantiere ferroviario, agli uffici di un’importante azienda farmaceutica e ad altre aziende militari/mercenarie del cantiere navale di Philadelphia va a interferire con le loro operazioni, anche se l’impatto è limitato. Dovrebbe servire anche a ricordare che nessuno è intoccabile, se si ha la necessaria determinazione. E questa particolare azione è stata abbastanza facile.

La prima fiamma è stata un caldo abbraccio per il compagno Badger, che si dice fosse fuggito dopo una serie di incidenti simili a Bristol. Rimani libero!

Il fumo che ne è seguito è stato un segnale per i compagni perseguitati al processo Scripta Manent in Italia… siamo con voi!

Per la libertà,
per l’anarchia!

Brigata dei Tassi Arrabbiati

Philadelphie (USA) : Le groupe anarchiste « Bristling Badger Brigade » incendie une antenne-relais

Torino – Qualcosa bolle in pentola

Domenica 3 maggio, corso Giulio Cesare, una disputa intorno a una bici, stando alla versione dei giornali, è il pretesto per scatenare una lite tra due gruppi di persone che si trovavano in strada in quel momento. Schiamazzi, urla e bottiglie rotte attirano l’attenzione di molti abitanti della via.

Per quanto di risse qui se ne vedano molte, qualcosa questa volta non va come al solito. Tra tutti i rumori di strada, un’assenza rompe la solita routine: il bitonale delle sirene della polizia si fa attendere.

Le volanti arrivano una dopo l’altra, con estrema calma e a sirene spente, o meglio, spengono le sirene una volta giunte sul corso. Più di un centinaio di persone cominciano a scendere in strada e si accalcano attorno alle volanti per vedere che succede. Tra gridi di sfottò e filmati con i telefoni gli agenti, che nelle fasi iniziali avevano fermato in maniera molto tranquilla due persone, sono nel pallone. Si parlano nervosamente, chiamano, fanno sopraggiungere due pattuglie di borghesi e un pezzo grosso del reparto volanti.

La situazione è tranquilla ma l’aria è frizzante, il tempo si ferma per qualche minuto ed è come se ci fosse una consapevolezza collettiva che comincia a serpeggiare tra le persone lì presenti: quando si è in strada insieme la polizia non fa più così paura.

La tensione si alza improvvisamente, alcuni agenti si avvicinano ad un ragazzo, amico di uno dei due fermati, con fare minaccioso. Le urla della folla si levano, in molti si mettono intorno al ragazzo in questione e gli altri poliziotti invitano i primi a rientrare nei ranghi.

Come spesso capita, proprio quando tutto potrebbe succedere non accade nulla. La polizia invita svogliatamente a lasciare l’area, tutti gli agenti salgono sulle volanti e se ne vanno. Nel giro di qualche minuto le persone si disperdono nelle vie limitrofe.

Qualcosa bolle in pentola per queste strade. L’insofferenza diffusa per una situazione che sta diventando insostenibile fa il paio con l’esperienza – seppur limitata – e il ricordo di quello che è successo due settimane fa.

 

Qualcosa bolle in pentola

Grecia – Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

La “Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati” è stata fondata nel 2010, un periodo in cui, da un lato, veniva effettuata una forte ristrutturazione capitalistica compiuta sotto il paravento della “crisi economica” e in cui, dall’altro lato, il movimento radicale, avendo ricordi molto recenti dall’esperienza della rivolta sociale del dicembre 2008, era in piena fioritura. In queste circostanze, la repressione si fece ancora più intensa, portando a un numero sempre crescente di prigionieri politici. È proprio in questo contesto che si è formata la Cassa di solidarietà, inizialmente con l’obiettivo di fornire un sostegno regolare e coerente a quanti sono perseguitati o imprigionati per il loro agire sovversivo o per la partecipazione alle lotte sociali.

L’obiettivo fondamentale della struttura è di garantire dignitose condizioni di vita ai compagni imprigionati attraverso un processo che si svolga in seno al movimento politico; permettendo alla dimensione materiale della solidarietà di compiere un passo ulteriore rispetto alle più strette relazioni tra compagni, familiari e amicali, oltre a contribuire alla copertura immediata delle emergenze (come le spese processuali e le cauzioni per i perseguitati). Contemporaneamente, gli interventi di solidarietà pratica e la costruzione e lo sviluppo di ponti comunicativi e di lotte congiunte tra chi è dentro e chi si trova fuori dal carcere, rimangono le priorità delle persone che formano e sostengono la struttura.

Dal 2010 a oggi, la Cassa di solidarietà ha cercato di ottenere un regolare e coerente sostegno politico, morale e materiale per la raccolta di fondi, un fatto che deriva principalmente dalla partecipazione consapevole di ognuno di noi, oltre che di gruppi e collettivi, che contribuiscono alla prosecuzione di una solidarietà fattiva. La continua repressione statale, tuttavia, si traduce in un numero elevato di prigionieri politici e spese legali e, conseguentemente, in esigenze materiali particolarmente elevate. In questo momento, la Cassa di solidarietà sostiene 24 prigionieri con una regolare base mensile (Kostantina Athanasopoulou, Dimitra Valavani, Konstantinos Yagtzoglou, Giannis Dimitrakis, Dimitris Koufontinas, Iraklis Kostaris, Giannis Michailidis, Savvas Xiros, Giorgos Petrakakos, Kostas Sakkas, Marios Seisidis, Vangelis Stathopoulos, Spyros Christodoulou e 11 militanti provenienti dalla Turchia e dal Kurdistan). In molti casi cerchiamo anche di coprire – per quanto consentito dalle nostre capacità (finanziarie) – le spese legali e le cauzioni dei compagni perseguitati per la loro identità politica, per le loro azioni o anche per i propri legami familiari o il loro rapporto di amicizia con i militanti imprigionati.

Durante questi dieci anni di attività, ci siamo rivolti ai compagni e ai collettivi in molte occasioni, siccome assicurarsi le risorse finanziarie è sempre stato un processo difficoltoso. La solidarietà e la partecipazione dei compagni sia dalla Grecia che dall’estero è la ragione principale per cui siamo stati a fianco dei nostri compagni imprigionati in maniera coerente. Nella situazione attuale, soprattutto alla luce dei nuovi fatti riguardanti la diffusione del virus e delle misure restrittive imposte dallo Stato in questo contesto, è ancora una volta estremamente difficile assicurare le risorse volte a sostenere i bisogni materiali di coloro che si trovano all’interno delle carceri. Probabilmente è più difficile che mai. Purtroppo, tutto ciò si deve aggiungere ai tempi già difficili che i nostri compagni prigionieri, così come la popolazione carceraria nel suo complesso, stanno affrontando, e per tale motivo ancora una volta ci stiamo rivolgendo ai nostri compagni.

Il sovraffollamento delle carceri greche, con l’accatastamento forzato dei prigionieri in celle e sezioni che ricordano degli alveari, l’assistenza medica inadeguata (e in alcuni casi inesistente), il rifiuto di fornire misure di protezione personale (quindi il divieto di forniture mediche, come gli antisettici) e il fatto che anche i più vulnerabili (anziani o malati) siano ancora incarcerati, tutto ciò pone le condizioni per una ondata pandemica con tassi di mortalità significativamente più alti di quelli presenti nella società fuori dalle mura. Questo può equivalere alla pena di morte per molte persone in carcere. Tale problema ha indotto a una serie di mobilitazioni nelle carceri, con le fondamentali richieste di decongestionamento e attuazione delle misure di protezione di base per i detenuti. Il punto di partenza di queste mobilitazioni è stato il carcere femminile di Korydallos, seguito dalle carceri di Chania (nell’isola di Creta), Agios Stefanos (a Patrasso) e Larissa, mentre 856 detenuti da tutte le sezioni del carcere maschile di Korydallos hanno firmato e pubblicato una dichiarazione.

In queste particolari circostanze, lo Stato e i suoi meccanismi repressivi stanno seguendo una strada già battuta. Mentre non vengono prese efficaci misure per proteggere la popolazione carceraria, vengono bloccate le comunicazioni con il mondo esterno, sospese le visite con i parenti e gli avvocati, attuate rappresaglie e misure di ritorsione in caso sorgano proteste: come accaduto per i sequestri-trasferimenti di compagni a seguito della mobilitazione avvenuta nel carcere femminile di Korydallos, con il sequestro di due prigioniere e il loro trasferimento nel carcere di Eleonas a Tebe, dove sono state poste in quarantena (una tra loro, Pola Roupa, è prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα], e al suo trasferimento, dopo pochi giorni, è seguito il violento trasferimento di Nikos Maziotis, anch’egli prigioniero politico e membro di Lotta Rivoluzionaria, nel carcere di Domokos), come accaduto con la rimozione dell’ora d’aria nel carcere di Chania, con le pequisizioni poliziesche, le indagini e la devastazione delle celle nel carcere di Patrasso. Allo stesso tempo, mentre la pandemia è ancora in corso, i compagni stanno affrontando false accuse, vengono perseguitati e imprigionati, ricordandoci le costanti priorità dello Stato, le cui dichiarazioni sul decongestionamento delle carceri riguardano solo un ridotto numero di prigionieri (considerando la totalità della popolazione carceraria), in quanto il numero di prigionieri interessati non eccede le 1500 persone.

Come Cassa di solidarietà, in questo momento, annunciamo la nostra decisione di sospendere tutte le nostre azioni pubbliche previste per l’immediato futuro, ma non sospendiamo la nostra solidarietà con i prigionieri politici. In questa difficile situazione che stiamo attraversando, ci troviamo nella difficile posizione di dichiarare una temporanea riduzione del sostegno materiale ai compagni imprigionati, in modo da poterli sostenere con coerenza nei mesi che seguiranno.

Compagni in Grecia e all’estero, la Cassa di solidarietà si trova attualmente ad affrontare un grave problema riguardante la vitalità e la funzione di una delle sue componenti fondamentali, il sostegno economico dei militanti imprigionati. A causa delle condizioni oggettive determinate dall’attuale situazione, l’incapacità della cassa di ottenere risorse a partire dalle iniziative pubbliche porterà, durante la stagione estiva, ad una situazione di stallo e allora il sostegno dei prigionieri politici sarà praticamente impossibile. L’unico modo per evitare questa situazione è il sostegno materiale e finanziario da parte del movimento antagonista più ampio presente in tutto il mondo. Da parte di tutti gli individui e di tutti i collettivi che considerano i militanti imprigionati come parte di chi lotta, una lotta che tutti noi ingaggiamo – per come ci è possibile – contro il barbaro mondo dell’autorità.

Oggi più che mai sta diventando cruciale e tangibile il motto “nessuno è solo nelle mani dello Stato”. Vi invitiamo a difenderlo ancora una volta nella pratica. La solidarietà concreta sarà di nuovo la nostra arma.

FINO ALLA DEMOLIZIONE DELL’ULTIMO CARCERE NESSUNO DI NOI E’ LIBERO
SOLIDARIETA’ CON I PRIGIONIERI POLITICI

Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

Contattaci via e-mail per supportare la campagna a sostegno dei prigionieri: tameio[at]espiv.net

A questo link il testo in inglese: https://actforfree.nostate.net/?p=37044
A questo link il testo in tedesco: https://athens.indymedia.org/post/1604303/
A questo link il testo in greco: https://athens.indymedia.org/post/1604134/

 

(it-en) Grecia: Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

Imola, Italia: E se le parole si trasformassero in pietre?

Nel mese di marzo 2020, nella città di Imola (BO), sono apparse diverse scritte che inveivano contro lo Stato di Polizia e contro l’obbligo a restare chiusi in casa, agli arresti domiciliari democraticamente “volontari”.

Qualche settimana dopo che sui social e sui giornali bravicittadini ed esponenti vari della politica locale si struggevano per la rabbia e la violenza espressa da quelle scritte nonché per il deturpamento dei preziosi muri della città, siamo statx fermatx (in maniera abbastanza ridicola, tipica delle forze dell’ordine imolesi) nelle consuete passeggiate in barba ai divieti e quel giorno, oltre all’ennesima multa son saltate fuori le notifiche.

Le indagini, ancora aperte, ci appioppano, in merito alle scritte di cui prima, istigazione a delinquere, istigazione a disobbedire alla legge, deturpamento e imbrattamento, vilipendio della repubblica e delle forze armate, violenza o minaccia a corpo politico e l’avvio di un procedimento per foglio di via.

Al di là di chi può aver fatto le scritte, al di là della nostra colpevolezza o meno, non possiamo che sorridere pensando a chi continua ancora, e speriamo indisturbatx, a infrangere la quiete. Non ci sembra assurda l’accusa di Istigazione per questi fatti, anzi, in fondo cos’altro mai dovrebbero fare delle scritte che esprimono odio nei confronti di tutto ciò che rappresenta Ordine?

Non ci sentiamo quindi preoccupatx od offesx davanti a simili accuse perché ogni volta che ci esprimiamo, in testi scritti o sussurrandoci burlesquamente idee nell’orecchio, ci sentiamo e siamo Delinquenti. E se qualcunx, parlando con noi o assaporando un testo da noi prodotto, dovesse mai sentirsi istigatx, beh, propaganda ben fatta!

Tra l’altro, dopo pochi giorni dalla notifica, hanno continuato ad apparire manifesti di saggia manodopera (di questi tempi senza copisterie, immaginiamo) che recitavano più o meno: OBBEDIENZA NON È RESPONSABILITÀ stanno distruggendo le nostre vite con la tecno socialità e la militarizzazione delle strade facciamo sì che non manchi la rivolta. Sicuramente il leit motiv dell’andrà-tutto-bene, gli arcobaleni e il restiamoacasa non hanno attecchito su tutta la popolazione della città, forse l’ondata di multe e denunce, intimidazioni, inseguimenti non hanno spento la voglia di esprimersi.

Come non eravamo ligi al Dovere prima, non lo siamo adesso e mai lo saremo.
Ci vediamo al mare, fase due, tre o sticazzi!

due viandanti in tempo di covid, cofàtt, coddèt?

 

(it) Imola, Italia: E se le parole si trasformassero in pietre?

Roma – Ancora proteste e pestaggio

Nelle ultime settimane, grazie alla quarantena, la polizia ha alzato il livello di violenza nelle strade. L’abbiamo visto a Torino, o il 25 Aprile a Milano.
In tutto il mondo in effetti girano video di sbirri italiani che picchiano gente con la scusa dei controlli.
Se prima la violenza veniva esercitata nascondendosi, in strade non affollate o nei commissariati, adesso si fa meno caso alle apparenze. 
Per chi i pestaggi li ha sempre avuti come pane quotidiano, la situazione è sempre più difficile.
Ce lo dicono, oltre a ciò che si vede in strada con lx senza tetto, le persone pestate e uccise nelle prigioni.
Il 25, nel Cpr di Ponte Galeria a Roma, c’è stato l’ennesimo pestaggio. Nella sezione maschile ci sono una trentina di persone, i due terzi hanno cominciato il Ramadan e protestavano per ricevere cibo. Per questo due di loro sono stati aggrediti dalla polizia, senza troppi complimenti, senza nemmeno coprire le tracce dei manganelli.
Sostanzialmente la stessa cosa che era accaduta pochi giorni prima nel “hotel covid” il posto dove erano state deportate le persone positive ai test dopo la protesta di Torremaura di cui avevamo già scritto.  Anche lì le persone in Ramadan avevano chiesto di ricevere più cibo a cena dato che non stavano consumando il pranzo. Fortunatamente qui non abbiamo notizie dei pestaggi. 
Non c’è da stupirsi né che i Centri di Permanenza per il Rimpatrio restino aperti mentre i rimpatri non possono avvenire; né che gli unici che si preoccupano della propagazione del contagio siano i detenuti che si mettono a dormire all’aperto – come sta succedendo al cpr di Gradiscavisto che non vengono divisi i positivi dai negativi al virus. 
Nulla di strano nel fatto che una volta che le persone escono perché scadono finalmente i termini della loro detenzione, per molte è quasi impossibile raggiungere le persone care (o un posto dove dormire) per via delle restrizioni ai movimenti.
Non c’è da stupirsi se uno stato che sempre ci uccide nelle fabbriche e nelle strade e ci avvelena distruggendo la terra e i suoi abitanti, adesso ci mette tuttx agli arresti domiciliari per salvare le nostre vite.
SEMPRE SOLIDALI CON CHI SI RIBELLA!
CONTRO OGNI STATO, FRONTIERA E GALERA.

Czaravirus…situazione in Russia

Putin è scomparso per quasi due settimane. Poi ha iniziato ad apparire sullo schermo della TV e ha detto qualcosa di incomprensibile. Per il regime russo, questa è una cattiva notizia,
perché Putin, anche quando appare sullo schermo, mostra debolezza e si comporta in modo incerto. Quando lo zar russo si comporta così, provoca il rifiuto di tutti, anche dei più alti funzionari.
L’intera situazione, con lo sconcertante ed occasionalmente scomparso zar Putin, mi ha ricordato la situazione dopo il 22 giugno 1941. In questo giorno,
la Wehrmacht attaccò l’Unione Sovietica e schienò l’Armata Rossa, uccidendo o catturando 3 milioni di soldati in pochi mesi. A quel tempo, Stalin scomparve fino al 3 luglio

Putin ha detto che le persone dovrebbero rimanere a casa, e allo stesso tempo riceveranno un salario. Ma non ha imposto a livello centrale alcun divieto di andare a lavorare.
E inoltre, non ha introdotto un sistema che obbliga le imprese a pagare i salari. Quello che ha detto erano solo parole. Così gli uomini d’affari hanno detto che non gli importa di quello che dice Putin.
O lavori, o ti congediamo. Milioni di persone continuano a lavorare a Mosca e in altre città.

Putin ha lasciato una serie di importanti decisioni sulla quarantena alla discrezione delle regioni.
Anche questo è un brutto segno per il Cremlino.
L’indebolimento del centro è accompagnato dal rafforzamento delle regioni che hanno ricevuto poteri speciali per misure anticrisi. In linea di principio,
entrambi i processi sono correlati ed entrambi indicano lo sviluppo di crepe nella fondazione del sistema e la minaccia di feudalizzazione tuttavia, ora non vi è alcuna richiesta per il crollo dello Stato.
Così i governatori regionali hanno assunto il compito.
In alcune regioni, la quarantena è solo introdotta leggermente.
Nella Repubblica del Caucaso settentrionale dell’Inguscezia, la popolazione si è rifiutata di rispettare la quarantena a causa del fatto che la gente non ha soldi.
Le persone si muovono liberamente nelle città e nelle città, lavorano, comprano cibo ai mercati e celebrano matrimoni.
Questo ha portato ad un aumento del contagio, ora in Inguscezia ogni giorno decine di persone sono ammesse
A Mosca la situazione è strana. Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha introdotto speciali password elettroniche per coloro che vogliono prendere la metropolitana per lavorare
(è necessario ottenere tale password presso il comune della città o un dal vostro capo sul posto di lavoro). È stato suggerito che in futuro le persone dovranno inserire password speciali se si vuole
lasciare la casa per andare a comprare il cibo, ma questo è ancora in discussione. Tuttavia, l’introduzione di pass elettronici ha portato immediatamente al disastro. Poiché nessuno paga i salari alla maggior parte
dei moscoviti, milioni di persone devono continuare a lavorare. Caffè, ristoranti e negozi non alimentari sono chiusi, ma molte aziende sono aperte.
All’inizio di mercoledì (15 aprile) mattina, circa 1 milione di moscoviti si è recato a 330 stazioni della metropolitana. Ad ogni stazione la polizia era in attesa.
Da quanto posso vedere, c’è una crescente rabbia pubblica contro il regime da un lato, e la paura della malattia dall’altro. Questo è uno scenario negativo anche per il governo.

Così in Russia possiamo vedere

А) Indebolimento del potere centrale del Cremlino

B) Rafforzamento del potere dei governi regionali

C) Crescita dell’irritazione e della rabbia pubblica.

Il 20 aprile c’è stata una rivolta nella Repubblica dell’Ossezia del Caucaso Settentrionale (un soggetto della Federazione Russa abitato da un popolo chiamato Osseti;
sono principalmente cristiani e parlano una lingua vicina al Farsi). Le autorità dell’Ossezia hanno taciuto sul numero reale di casi di coronavirus e hanno organizzato
male il processo di ospedalizzazione e trattamento. Come risultato,
le masse di persone iniziarono a affollarsi al centro di Vladikavkaz (la capitale dell’Ossezia) e
avanzare richieste al governo per risolvere la situazione. https://www.facebook.com/100000508025633/videos/3605409226152643/
Come previsto, il mese dell’autoisolamento, che ha lasciato migliaia, se non milioni di persone senza mezzi di sussistenza, ha provocato il malcontento di massa.
Il giorno del 20 aprile è diventato un punto di svolta. Gli abitanti di Vladikavkaz in Ossezia sono andati alla manifestazione, alcuni della polizia si sono rifiutati di disperdere i manifestanti.
I manifestanti iniziarono a lanciare pietre contro le guardie rimanenti. Tuttavia, la polizia di Vladikavkaz traccia le auto dei manifestanti, per poi arrestare le persone sulla strada.

Nel frattempo, in altre città le proteste hanno avuto luogo su internet. A Rostov-on-Don, un auto-isolato raduno si è tenuto a Yandexmaps. La gente ha scritto le richieste per una dichiarazione di emergenza
(in questo caso, chiedendo che il governo sia obbligato a pagare i soldi per coloro che hanno perso il lavoro e le imprese), alcuni chiedono anche il rovesciamento del governo.

Tuttavia, la monarchia russa può essere molto stabile nonostante tutto, in condizioni di paura e passività della popolazione. Ma chiaramente alcune persone stanno cominciando a non essere così passivi.

dialectical delinquents