Francia – Il virus sbirresco: già 5 uccisioni e più di 10 ferimenti gravi

In Francia dall’inizio del lockdown gli sbirri utilizzano tutta la violenza permessa dalla loro dotazione e dall’impunità che li accompagna.

Favoriti dalla mancanza di eventuali testimoni, dall’inizio delle misure restrittive per l’epidemia hanno già ucciso 5 persone – tra fermi finiti col morto e proiettili in testa – e ferito gravemente più di altre 10. L’ultima è stata disarcionata dalla moto sul quale viaggiava nel quartiere di Villeneuve-la-Garenne. Questa violenza ha già causato due notti di proteste e scontri con la polizia in molte periferie francesi.

Questi episodi non sono episodi isolati, né l’errore o il sadismo dei singoli, ma elemento strutturale del controllo sociale.

Anche nelle manifestazioni di piazza, l’intenzione della polizia francese è spesso quella di menomare chi si ribella e non rispetta a pieno le regole. Le flashball – pallottole di gomma con un’anima di metallo – possono facilmente accecare, se non rompere mandibole o ossa in genere. Le granate assordanti sono in realtà menomanti, come mostrano i numerosi arti persi da manifestanti, e anche letali, come nel caso di Remy.

Negli ultimi 43 anni gli sbirri hanno ammazzato 673 persone.

È davvero l’ora che la violenza cambi di campo..

Tratto da Au nom de la lutte contre le covid-19, la police française a déjà tué 5 personnes et fait plus de 10 blessés graves

Francia – 2a notte di scontri e solidarietà nelle banlieu di Parigi e Lione

Dopo la lunga notte di ieri un’altra notte di scontri nelle banlieu di Parigi e Lione per dare una risposta all’ennesimo ferimento razzista di un abitante delle periferie da parte della polizia.

Nella banlieu parigina di Villeneuve-la-Garenne, dove è avvenuto il ferimento, persone della zona hanno attaccato con fuochi d’artificio e pietre le guardie. Hanno anche incendiato cassonetti e alcuni veicoli.

In solidarietà altri attacchi con fuochi d’artificio, fuoco senza artifici e molta fantasia sono avvenuti nelle banlieu di Aulnay-sous-Bois, Saint-Denis, Asnières, Nanterre.

Anche nella banlieu di Rillieux la Pape, Lione, molte persone si sono ribellate giocando, tra gli altri, al famoso gioco del ‘ribalta la volante’. Qualcuno dice che sembravano scene di “guérilla urbaine”.

 

Porto (Portogallo) – Uno scritto di Gabriel Pombo Da Silva (marzo-aprile)

Visto che fino ad oggi il nostro compagno Gabriel non ha scritto comunicati ufficiali, queste parole vogliono essere precisamente un comunicato/diario, oltre che un modo per condividere con quelle persone e compagnx più affini quello che pensa in merito a diverse tematiche.

Lo stesso Gabriel ha chiesto esplicitamente alla sua compagna di selezionare quei frammenti (delle lettere a lei inviate) dove riflette/analizza e o specula su questioni interessanti relative all’attuale situazione: il «coronavirus» in carcere, la situazione giudiziaria o le circostanze della sua prigionia.

Gabriel sta bene di salute e di spirito ed è pronto per la guerra che lo aspetta nelle galere dello Stato spagnolo. Nonostante la sentenza definitiva del Tribunale Supremo di Lisbona che conferma la sua consegna allo Stato spagnolo, non sappiamo ancora se le «autorità» lo consegnerebbero senza considerare lo «stato di emergenza» dichiarato in funzione della «pandemia» da «Covid-19». Di fatto questo stesso «stato di emergenza» impedisce (teoricamente) la consegna di prigionierx ad altri paesi durante tutta la sua durata.

Seguiranno maggiori informazioni.
Gabriel libero!
Tuttx liberx!
Viva l’anarchia!

8 marzo 2020

Ieri, ascoltando (vedendo) la TV avevo già indovinato che questi miserabili ci avrebbero lasciato senza colloqui e oggi… beh, oggi è stato un giorno di merda…

Tutto il mondo era (naturalmente) alterato… discussioni con x secondinx, conversazioni frenetiche tra tutti e… la sintesi è molto semplice: gli stessi secondini hanno detto ai prigionieri (più alterati) di fare quello che volevano, sapendo che tanto si sarebbero assunti loro la responsabilità… si parlava di dar fuoco ad alcuni materassi (figurati, in un posto dove non circola l’aria!), di… che ne so! Ovviamente ho fatto loro capire quale fosse la vera strategia dei carcerieri (togliersi qualsiasi responsabilità e avere un pretesto per aggravare ancora di più la nostra situazione) e quale sarebbe dovuta essere la nostra. E la nostra, ovviamente, non passa di lì. Ho detto che sarebbe stato meglio aspettare che i nostri familiari si incontrassero fuori, si riunissero e decidere la tattica migliore da seguire.

Nel momento in cui si avvicinava l’ora di mangiare, si è deciso di non entrare in mensa e rimandare il pranzo. Alcuni (credo due o tre) sono entrati… atto che ha generato una grande tensione. Ovviamente (con gli animi accesi) quelli che avevano deciso di entrare in mensa, quando sono usciti «le hanno prese»… si è montato un casino che non puoi nemmeno immaginare.

Insomma… hanno portato in isolamento sei o sette ragazzi… a noi altri ci hanno lasciati rinchiusi in cella… siamo comunque in isolamento ma nelle «nostre» celle.

E’ l’ora della cena… solo tre o quattro miserabili hanno bussato alla porta per mangiare; il resto continua in isolamento. Ignoro per quanto tempo ci terranno in questo stato. Suppongo che vogliano obbligarci (con la fame) a uscire uno a uno tutti obbedienti. Non ci informano di niente. Siamo come in una dittatura. Non so quando arriverà questa lettera (e se te la daranno). Ad ogni modo tranquilla… abbiamo passato cose peggiori: la dignità non ha prezzo!

Il peso di questa questione può avere una soluzione solo lì fuori. Noi (niente di più vero), siamo ostaggi assoluti di queste canaglie.

Avendo esperienza con queste controversie, mi risulta che mano a mano che la gente avrà fame (non tutti hanno cibo in cella), o abbia «astinenza» da tabacco o voglia di respirare un po’ d’aria, si arrenderà. Così è la vita. Io sono forte, ho vari pacchetti di biscotti e qualche frutto. Come diceva quell’adesivo: «scusate il disturbo ma ci stanno torturando».

Fai in modo che si sappia tutto questo. Non so se mi lasceranno chiamare per telefono. Se non chiamo è perché non ci lasciano. (…).

9 marzo di mattina

La situazione, in questo preciso momento (tutto è «preventivo»: il regime ordinario che abbiamo, i colloqui, ecc.) è la seguente: hanno creato due turni separati (divide et impera) per le uscite all’esterno della cella (…), ovviamente turni separati anche per la mensa e la doccia (…).

Il peggio non è questo (questo non è nient’altro che la conseguenza della protesta che si pretendeva organizzare per la questione dei colloqui), ma il fatto che ora la cosa più importante sia passata in secondo piano. Ovviamente, il fatto che ci sia stata una protesta qui non si è sentito in nessun «mass-merda»… il peggio è che, poiché si è montato un casino con quelli che hanno optato per andare a mangiare, tutto è degenerato. E’ chiaro che in una protesta di questo tipo (che dovrebbe essere di lunga durata, organizzata – dentro come fuori – per noi come per i nostri familiari), non può succedere che si «picchino» coloro che non assecondano la maggioranza. Se meritano o no il disprezzo è un’altra questione. La questione fondamentale è che non tutti hanno i mezzi economici (e senza il vitto carcerario sono obbligati a soffrire la fame) e, ancora meno, coscienza di classe (o come la vogliono chiamare). Quindi è complicato. Ora hanno isolato tre ragazzi (che sono stati picchiati) e concluso qualsiasi possibilità di organizzare qualcosa di collettivo, di senso comune e pratico. Affanculo!

Questa storia dei colloqui si dovrebbe organizzare da fuori con una proposta di senso comune. I visitatori potrebbero entrare con guanti e mascherine e la questione (secondo la loro logica stupida) sarebbe risolta. Il senso «provvisorio» di queste misure può trasformarsi in «permanente» e così stare senza colloqui per mesi… questo è il fulcro della questione. E’ assurdo che applichino queste misure ai nostri familiari quando secondinx, infermierx, educatorx, ecc., entrano ed escono dal recinto «senza controllo», siamo matti? (…).

Penso che una lotta per ridare il senso logico ax responsabilx di questa situazione debba passare attraverso una strategia collettiva organizzata da fuori. Come già mi hai anticipato, non si può nemmeno contare su uno spazio dove potrebbero incontrarsi i familiari… figurati! Noi anarchicx «sempre» spartanx e precarx in tutti gli aspetti.

10 marzo

E’ una fortuna, come mi hai detto oggi, che sia uscita in internet la mia versione dei fatti di ciò che è successo qui l’8 marzo… in caso contrario (e senza altre fonti da confrontare) sarebbe esisitita solo la versione di ‘sti porci. Ora capisco perché oggi avevano (e hanno ancora) queste facce così… così afflitte, oltre a questi sguardi di odio che mi scivolano addosso. Non hanno neanche idea che, rispetto a quello che ho vissuto-passato, questo (per me) è da ridere (…). Immagino che questi imbecilli non sappiano nemmeno chi sono e le esperienze che ho accumulato in «guerricciole» carcerarie.

Qui non si è fatto quello che alcune guardie avrebbero voluto in complicità con i loro prigionieri leccaculo. Purtroppo alcuni di quelli che si sono ribellati (giustamente) non hanno capito ciò che stavo loro spiegando in merito a strategia e tattica… non hanno nemmeno capito la giocata macchiavellica che le guardie stavano cospirando con i loro lacché. Niente di meno che bruciare dei materassi! Qui! In un posto dove non si aprono le finestre!

La mia esperienza-pratica (ossia la mia strategia) non avrebbe voluto essere disattesa. Rifiuto del vitto carcerario (gesto minimo), aspettare il giorno dopo per dire ai familiari che si riunissero in qualche posto «collettivamente» con x compagnx. Una proposta ragionevole era che i colloqui si sarebbero potuti fare con mascherine e guanti, evitando il contatto diretto. Pulizia con disinfettante (candeggina) della sala colloqui dopo ogni visita (che per questo hanno schiavi a asufficienza)…

Infine… aver spaccato la testa ai non scioperanti è stato ciò che ha reso più facile alle guardie per applicare questo regime che abbiamo adesso. Però sono sicuro che se avessi lasciato bruciare i materassi a ‘sti matti, adesso saremmo messi molto peggio… però sono fottuti i tre ragazzini che sono stati incolpati di tutto il tumulto: conosceranno il F.I.E.S. portoghese nel carcere di Monsanto (sud del Portogallo). Sono solo caduti nella trappola di questi provocatori professionisti. Il loro unico «reato»: essere giovani e «stupidi». I provocatori rimarranno impuniti e latenti per le prossime cospirazioni. La storia della vita (…), solo x disgraziatx si pigliano le botte…

(…) Il virus può aiutare la Natura affinché si riducano le emissioni inquinanti… forse se ne va affanculo il sistema economico e schiattano le società, chissà? Ad ogni modo è molto interessante osservare tutto ciò che può provocare una «bestiolina»… di questo stanno già prendendo nota i governi.

16 marzo

Con il fatto che oggi il responsabile delle guardie carcerarie ci ha vietato i pesi (scusa: il virus) e ci rinchiude in cella per mangiare, non ho molto di più da dire/raccontare sulla mia realtà attuale. Uno schifo!

17 marzo

Sono appena salito dopo le «mie» due ore d’aria (pomeridiane) che ho usato per fare flessioni e altri esercizi (visto che il responsabile delle guardie ci ha ritirato i pesi con la scusa del «coronavirus»).

(…) Infine, nulla di nuovo… ora tutto sta passando, quindi non ha più molto senso la fretta perché lo Stato (gli Stati) hanno altre priorità, come quella di garantire che circolino le merci (pura logistica) e garantire i lavori fondamentali per il «buon funzionamento» della macchina statale: poliziottx, carcerierx, militari, medici, equipe di pulizia, banchierx e poco altro… il resto dex «cittadinx» può morire tranquillamente incarcerato «volontariamente» nei propri appartamenti/galere. Il panico è così grande che le masse si sottomettono volontariamente a tutto ciò che gli viene detto dalla Direzione Generale di Salute… è come nei film catastrofisti che piacciono tanto a me, e sta succedendo davvero! Allucinante!

Moltx si immaginerebbero un panorama accompagnato da rivolte, fuoco e saccheggi a profusione… ebbene no. Le strade le hanno conquistate chi è più preparatx per questi tipi di scenari: sbirri e militari. I «ribelli» (cittadini progressisti) rimangono a casa appiccicatx a internet e tanto impotenti quanto il resto della cittadinanza. Lo diceva già mio nonno: «chi ha il culo ha paura»… e ognunx guarda il proprio (quest’ultimo lo aggiungo io).

Tornando al mio qui e ora, oggi il capo dei secondini ha isolato «provvisoriamente» un’altra volta un prigioniero per aver protestato (per le varie questioni che gli succedono) a «voce alta»… e, siccome ha la mano molto lunga, lo ha anche picchiato. La notte scorsa i secondini stavano cantando ubriachi. Gli unici detenuti che adesso mangiano in mensa (devono essere immuni al «coronavirus» come le guardie) sono i prigionieri leccaculo. Come vedi, qui come in libertà, l’unica legge che impera è la Legge del più forte. Selezionare x fedeli del regime e il resto a obbedire pena essere pestatx o rinchiusx. Il capetto può agire in totale impunità (e ancor di più adesso con lo stato di emergenza) perché nessun familiare potrà vedere e comunicare con chi è stato picchiato.

Fai circolare in internet i frammenti di ciò che ti sto raccontando su quello che stanno facendo qui ‘ste canaglie… magari oggi godono di impunità ma esiste sempre un domani e, in più, oggi lo voglio documentare affinché rimanga (…).

Suppongo che tentare di organizzare una risposta a ciò che sta succedendo adesso nelle carceri sarebbe quasi una missione impossibile… ed è impossibile perché la maggioranza della stessa società (dalla quale provengono x detenutx) è prigioniera dei governi e dei suoi militari. La propaganda dello Stato e dei suoi vari «esperti» (medici, giornalistx, ecc.) è estremamente potente: agli occhi di tuttx le conseguenze. Solo il sabotaggio minoritario è in grado di provocare effetti e risposte a tanto bio-fascismo capitalista… non si deve aspettare «la massa» perché questa si comporta sempre come la detta lo Stato-capitale. Vedremo (man mano che questo si dilunga nel tempo), quanto impiegheranno a scendere in piazza quando i loro frigoriferi saranno vuoti e quando le scarse risorse (economiche) risparmiate non saranno più sufficienti per i bisogni elementari; quando non potranno più abbracciare i loro familiari, amicx, amanti, prigionierx o lontanx geograficamente: si accontenteranno di riciclare? Si accontenteranno di internet e del cellulare? Sono domande retoriche, lo so… io stesso leggerò tra le righe ciò che avverrà. Tutto ha un limite; la paura passerà… e con un po’ di «fortuna» i governi cadranno.

19 marzo

In certi casi la soluzione a un conflitto può passare attraverso il «dialogo»… qualcosa a cui non sono abituato perché normalmente non sono io quello che cerca problemi ma, man mano che si presentano, tento di risolverli. Il dialogo è qualcosa che non mi riesce poi così bene con chi mi «violenta»… nella pratica capisco che alla violenza si deve rispondere con una violenza maggiore: più intelligente e incisiva… come diceva Sun Tzu ne “L’arte della guerra”: «quando decidi di combattere sii tu a scegliere il terreno e il momento più propizio». E’ ovvio che gli enunciati di Sun Tzu in galera non abbiano troppa validità.

Il tecno-fascismo panottico trascorre nel qui e ora… devi contare su un materiale umano abbastanza precario (quando non deteriorato) che non si intende né di strategia né di tattica… se a questo ci aggiungi che il «terreno» (ossia lo spazio) è completamente in loro potere (è il dominio del carceriere), ti rimane solo l’improvvisazione e l´intelligenza per resistere (…).

Secondini e prigionieri leccaculo si sono alleati per discriminarci dal loro «regime di vita» esterno alle celle. Il cervello è il muscolo del saggio… e questo è il muscolo che utilizzo di più (ovviamente il loro muscolo preferito è la lingua…).

22 marzo

(…) In TV esiste solo il «virus» (…) se fossi credente sarei convinto che si tratta di un segnale “divino”… un castigo dello stesso Dio! Questo succede per essersi messi con l’Arcangelo Gabriele, favorito dell’«Altissimo», je je je! Ejem…

Ora manca «solamente» che il Tribunale Supremo portoghese consulti la Legge e lasci da parte i telefoni… ho letto decine di volte lo scritto degli avvocati: è fatto benissimo! Solo un atto di mala fede o di esplicita corruzione potrebbe dare ragione a quella stronza corrotta di Girona…

24 marzo

Sulla questione «Covid-19» e su come i diversi governi si stanno comportando (e la mancanza di risposta sociale), lo vedi: la Francia è riuscita ad applicare la riforma alle pensioni in un colpo solo; l’Italia sta nazionalizzando le imprese a tutta velocità; Israele, con il fatto dell’«emergenza nazionale», continuerà con «Netanyahu» al fronte (proprio adesso che c’era già un patto multilaterale per cacciarlo) e la “giustizia” si ferma (ovviamente anche i suoi processi per corruzione)… se c’era già una precarizzazione totale nel mercato del lavoro, ora rimangono direttamente escluse ampie maggioranze di lavoratori. Se si manterrà l’Euro come moneta unica si vedrà. Le città hanno dimostrato di essere (ciò che sono) veri e propri veleni, carceri proletarie che servono solo per amministrare miseria e morte. Per quanto riguarda le istituzioni totali di ogni tipo – carceri, manicomi, C.I.E., ospizi, ecc. -, sono campi di sterminio selettivo. Questo virus ha messo le relazioni di potere in evidenza. Chi si sentiva “privilegiatx” nel vecchio ordine sociale ha scoperto di essere tanto contingente come lx altrx che guardava con disprezzo. Comandano l’economia e il potere, e a queste latitudini saranno sempre selettivi e ci saranno «tagli». Seguendo la logica dei film catastrofisti: quando la Terra già non sarà più abitabile, nelle «navi spaziali» ci sarà posto esclusivamente per x «più qualificatx»: il Re e il suo seguito (il resto può morire).

Mi richiama l’attenzione come gli organi di propaganda mediatica (TV e stampa) stanno esercitando il loro potere… o come i laboratori ci stanno vendendo la «speranza» sotto forma di vaccino miracoloso. I cinesi stanno già iniettando (cavie umane non mancano) la loro formula; la Germania «pare» esserne vicina… sembra una competizione farmacologica per ridurre gli effetti virali… mentre «sogniamo» con la medicina miracolosa che ci libera dalla morte, ci abituiamo alla morte lenta del sistema capitalista. Fra poco ci faranno credere che il «razionamento» di manuali di alimentazione sarà il modello più razionale per la sopravvivenza della specie umana. Il capitalismo ci dirà che il «comunismo» sarà l’unica alternativa possibile: compagno cittadino io in alto e tu in basso!

Sono tempi molto interessanti (politicamente parlando), pieni di possibilità (inizio a simpatizzare con questa «bestiolina»): continueranno a ignorare il Re nudo? Più «bambinx» vedranno il potere nudo? Continueranno ad essere servx volontarx e ipocritx? Lo so… sono un’altra volta domande retoriche… l’unica cosa che so è che quanto peggio (l’economia) tanto meglio (per le alternative). Moltx hanno dimenticato che «x meno» sono/siamo «x più» nel mondo e che l’unico virus nocivo che dobbiamo sterminare è il capitalismo e la sua violenza autoritaria che ci debilita inesorabilmente…

(…) Mi «diverte» osservare quanto siano ridicoli i potenti quando annunciano che «le forze di sicurezza» stanno facendo tutto il possibile per «il bene comune»… nemmeno loro sono «sicurx» del virus (infatti in Portogallo ci sono già squadre di sbirrx infettatx, medici, infermierx, politicx, ecc.) e la battaglia tra «il bene e il male» la lasciamo a Nietzche che sapeva quello che scriveva.

(…) Vabbeh, se sarò estradato o liberato si deve ancora decidere presso il Tribunale Supremo di questo paese e ciò, per il momento (e per qualche mese), non lo vedo… voglio dire che i Tribunali sono quasi congelati e poi (quando cominceranno a funzionare), dobbiamo considerare più o meno due mesi al Supremo e un po’ di più al Costituzionale (…).

La verità è che preferisco concentrarmi (e non «angosciarmi») nelle cose più immediate come avere cura della mia salute, fare sport, leggere (…). Non sono condannato a morte né ho una malattia mortale… ciò che stiamo vivendo è una situazione di evidente persecuzione politica dove usano qualsiasi cosa per fottermi… ma questo non può prolungarsi ancora per molto (…) devo solo concentrarmi nel resistere (come ho sempre fatto) e riprendermi una volta per tutte la mia libertà.

26 marzo

Certo è che non succede nulla di nuovo… da quando si è reciso il legame con l’esterno, le uniche cose che son cambiate sono state il regime carcerario e il comportamento delle guardie e dei prigionieri: le guardie si credono «dio-in-terra» e i prigionieri strisciano come vermi per «godere» delle briciole alle spalle di altri prigionieri… l’osservazione della condotta degli uni e degli altri è interessante per coloro ai quali piace la psicologia e addirittura l’antropologia…

(…) Sto aspettando che finisca il periodo del bio-fascismo e rispettive dittatura e reclusione totalitaria… in questo preciso istante sto vedendo in TV un «professore» che dice che dobbiamo abituarci a non baciarci e abbracciarci a breve e a lungo termine… sono malati! E’ un conforto saperci individui e non parte di una massa uniforme che si muove verso l’abisso.

27 marzo

(…) Mi sono fatto già l’idea di poter stare in queste condizioni fino a minimo fine aprile/primi di maggio… per fortuna che ho già delle esperienze (e senza «virus» minaccioso nel mezzo) di situazioni «profilattiche» e di «quarantene» varie… così che mi «adatto» (psicologicamente) senza difficoltà a queste situazioni di «emergenza»…

Per quanto riguarda il «virus» non saprei dirti se l’ho già fatto in maniera asintomatica o se, al contrario, qui non è nemmeno entrato… dei poco più di venti che siamo, dal momento che tra l’altro siamo separati (all’aria usciamo in otto persone) e personalmente mi relaziono solo con un altro, lo vedo abbastanza difficile che io possa entrare in contatto con il collega-nocivo «coronavirus»… ma… non penso troppo a questo, preferisco fare flessioni, sedie, addominali, e questo tipo di cose. Sono molto forte e grande. Ovviamente essere forti non è che sia una garanzia di nulla visto che la «bestiolina» attacca i polmoni e che questi sono proprio il mio tallone d’Achille fisico (…). Qui è da settimane che ci misurano la temperatura… l’unico rischio reale sono le guardie che vengono dall’«esterno»: sono l’unico «agente di rischio»… da quello che sto vedendo (in TV), x vecchiettx che stanno morendo negli ospizi sono stati infettatx dai loro «assistenti» (visto che anche loro sono rimastx senza visite più o meno nello stesso periodo dex detenutx) ax qualx non hanno mai fatto il «test» e ciò considerato che ‘sto teatro di isolamento-sociale lo hanno organizzato teoricamente per «proteggere» i «gruppi a rischio». Ovviamente nemmeno le guardie carcerarie vengono «testate»… «testano» solo le persone «sintomatiche»… infine… la questione del «prevenire» e del «razionalismo» del piano strategico di sanità è ridicola e assurda. Per non parlare del fatto che il rischio maggiore di essere infettato è rappresentato dagli ospedali e dal «servizio medico». Tutto è demenziale… spero solo che finisca al più presto questa isteria collettiva perché niente e nessuno può «proteggerci» o «aver cura di noi»: tutto il contrario…

(…) Merda! Respinto il ricorso al Supremo! Arrivare in Spagna proprio in questo momento! E’ da «paura»… spero ritardino un po’ più di tempo, ma non mi faccio illusioni… arrivare giusto nel pieno di questa pandemia virale e caos totalitario nelle carceri… e io asmatico. Non hanno mai avuto un situazione tanto favorevole per togliermi di mezzo senza nemmeno sporcarsi le mani… cazzo!

30 marzo

Qui ho già visto nella TV portoghese un video che i prigionieri di Custoias (Oporto) si sono fatti con un cellulare… mi ha fatto sorridere vedere questi incappucciati minacciare con una «revolução» di bruciare le carceri… visto che i mass-media hanno parlato di tre carcerieri infetti a Custoias, i prigionieri cominciano a imparanoiarsi con il «morire contagiati» e la TV parla già di una situazione insostenibile (promettendo indulti e altre cose del genere), nelle carceri del nord. Da quello che so e conosco delle prigioni più grandi di Oporto, è possibile che già questa settimana scoppi qualche rivolta… io direi che Custoias e Pasos de Ferreira saranno tra le prime. Sono galere sovraffollate (più di mille prigionieri cada una) dove le guardie non hanno il controllo… non è come ‘sta merda dove degli appena trenta prigionieri si salvano due o tre e il resto non vale nemmeno per concimare un campo di patate.

Il fatto che credo che scoppieranno delle rivolte non è tanto per questo video (opportunamente filtrato dai mass-media) di incappucciati e quello che dicono (minacciano) succederà… ma perché conosco cióò che la paura e la sensazione di «ingiustizia» genera nex disperatx… d’altro canto (come noi) sono da un mese senza colloqui, senza cibo e senza droghe… e questa, aggiungendo il bombardamento mediatico sul virus, è la combinazione perfetta per una bufera (…).

(…) Hanno già iniziato a liberare prigionierx con pene (o residui di pene) inferiori a due anni… chi ha i permessi d’uscita (in Portogallo 1000 prigionierx su una popolazione totale di 12000) e anzianx-malatx… se consideriamo che la popolazione detenuta portoghese è la più vecchia d’Europa (il 30% supera i 60 anni), ciò suppone un gran numero di liberazioni… l’illusione come la disperazione sono i fattori di «controllo o caos»… visto che x tedeschx (e credo che Spagna e Italia abbiano fatto lo stesso) hanno già messo in pratica le raccomandazioni dell’O.N.U. liberando prigionierx, x portoghesx seguiranno questo «diktat»…

Che coincidenza! Giusto nel telegiornale di mezzogiorno (in questo momento) danno ancora la notizia dei prigionieri… dicono che hanno raddoppiato la quantità di ansiolitici (lo hanno detto proprio chiaramente); lo giustificano dicendo che la maggior parte sono tossicodipendenti e che, inoltre, in questa situzione di prigionia e ammucchiamento l’ansia e la paura si moltiplicano e bla bla bla… ecco…

1 aprile

La sentenza del Tribunale Supremo non perdo nemmeno tempo a leggerla… se avevo qualche «speranza» (per chiamarla così) nell’autonomia decisionale del Portogallo si è rivelata solo una illusione che non avrei mai dovuto nutrire, sapendo come so, che coloro che realmente comandano (prima nell’ombra e ora alla luce del sole) sono i servizi di «intelligence» e i loro sbirri nella «società civile»: poliziottx, giudici, giornalistx, ecc…

Il «virus» ha messo in evidenza quello che noi stavamo annunciando e sospettando da molto tempo: il capitale e lo Stato sono il Moloch da distruggere… l’«Era» dex tecnocratx e dei «social-democraticx» ha già esaurito la propria «carta storica» davanti agli occhi di tutto il mondo. Chi da questo momento (e dopo «l’ultimo tocco» bio-fascista) continua a credere nei «Diritti» è direttamente un imbecille patentatx…

In relazione alle misure di «prevenzione coronavirus» in prigione si è visto chiaramente dal primo momento chi sono statx x primx ax quali hanno iniziato a «ridurre» i propri «diritti» dall’inizio: tuttx coloro che hanno immagazzinatx come carne umana nelle loro istituzioni. A cosa è servito tagliare i colloqui se le guardie e x tecnicx della prigionia erano nelle istituzioni senza guanti né mascherina? La domanda è retorica perché la risposta sta mettendo in risalto, attraverso i fatti, chi è statx realmente a contagiare x vecchx negli ospizi… ora sta uscendo allo scoperto tutta la questione degli ospizi infetti in Portogallo… lo sono quasi tutti!

La direttrice del servizio sanitario Graça Freitas è la responsabile diretta delle decine di mortx e centinaia di contagiatx negli ospizi… e non solo! Non sarebbe stato «logico», visto che ha dato un taglio a una possibile via di trasmissione (i colloqui con i familiari), che concludesse il circolo profilattico facendo analisi del Covid-19 ai badanti e distribuendo guanti e mascherine agli stessi? Ovviamente! Però questa signora ha fatto la stessa cosa nelle galere! Solo adesso (dal 30 marzo) le guardie carcerarie entrano con guanti e mascherina…e, teoricamente, solo adesso faranno loro il «test»… e perché? Perché solo adesso é emerso pubblicamente che gli ospizi sono quasi tutti contaminati. E solo adesso (dal 28 marzo) hanno individuato tre guardie contagiate nel carcere di Custoias (Oporto)… oggi (1 aprile) si è saputo dalla TV che 25 «recluse» sono isolate nella prigione di Santa Cruz Do Bispo e almeno una ha dato positivo al Covid-19… forse lx impiegatx istituzionali sono immuni al Covid-19? Ovviamente no. Una lettura dei fatti ci dimostra che non c’è stata nemmeno una strategia pianificata né si sono adottate delle misure profilattiche adeguate. Semplicemente [la direttrice del servizio sanitario, Graça Freitas] ha esercitato il proprio potere in quelle istituzioni, a) perché «pazienti» e «prigionieri» non si possono difendere e b) perché guardie e badanti non mettono in dubbio il suo potere.

Un’altra questione è: come è stato possibile che x familiarx, amicx, ecc., di prigionierx e pazienti abbiano permesso tutto ciò? Io ti rispondo: la fede cieca nelle autorità e nei tecnici; la stessa paura e la mancanza di risposte di fronte all’ignoto… è triste però questo mette in evidenza come le illusioni e la fiducia che x «cittadinx» depositano nelle «autorità» permettano che queste le investano proprio affinché x loro stessx familiari si trasformino in prigionierx o pazienti, «muoiano» di negligenza autoritaria…

Isolatx, senza colloqui (in alcuni posti senza nemmeno posta né telefonate), un segmento della società rimane alla mercé del Moloch bio-fascista… e la «società» rimane rinchiusa nelle proprie case senza diritto a scioperi, manifestazioni, lavoro, ecc., e i senza-tetto possono morire liberamente per strada o in padiglioni sportivi… abbiamo qui un ritratto della società capitalista! (…). Se sono stati capaci di rinchiudere tutta la società in quasi tutto il mondo, immaginati cosa possono fare con prigionierx, immigratx, anzianx e tuttx coloro che hanno nelle loro galere, questx assassinx, genocidx!

Tutto questo che ti sto scrivendo puoi (e devi) pubblicarlo. Ovviamente ci potrebbero essere alternative per poter conciliare «quarantena» e «comunicazione esterna» ma non tuttx siamo uguali…

Nelle prossime settimane comincerà il dramma della comparsa del Covid-19 in Portogallo… osservando la banda di incompetenti del ministero di Salute e Giustizia vedremo di quanti «camion frigorifero» per x mortx avranno bisogno nelle carceri e negli altri centri chiusi.

3 aprile

(…) Poco importa se è stato un laboratorio o è la Natura ad aver creato questo virus… era necessario. E non ha nemmeno molta importanza che infetti me o mia madre. La Natura è implacabile e l’umanità deve imparare a rispettarla e a temerla. Non esiste una Natura «su misura» dell’essere umano, non è una «risorsa umana». Tutta la superbia e l’arroganza scientifica umana deve sentirne il terrore. Questa volta il virus è stato benevolo, colpisce solo il 2% dell’umanità e ha rispattato x bambinx. E’ stato meno letale, classista, razzista e sessista del capitalismo. E’ curioso come si abbia più paura di un virus di questo tipo che non del capitalismo tecno-industriale… sono convinto che, se il capitalismo sarà distrutto, possiamo creare qualcosa di meglio… peggio del capitalismo (e rispettive varianti) non possiamo fare: questo è sicuro. Quindi spero che non si contenga, che sia naturalmente brutale… non mi piacerebbe che, se si limitasse ad uno «spavento», si vedessero dex coglionx indossare magliette con su scritto: «Sono sopravvissutx al Covid-19». Il cinismo cittadinista deve rimanere sepolto. Questo non è l’11 settembre con «eroi» e «villani» che dopo lo «spavento» continuano a maledire qualsiasi cosa (…).

L’altro giorno ho visto una storia allucinante (o forse no) in TV: c’era una catena di televisione portoghese (TVI) diffondendo la «notizia» di un ospizio… all’improvviso questo «team» di cameramen si rendono conto che una vechietta stava tentando di scappare dal retro rimuovendo una recinzione… che hanno fatto i «giornalisti» che «informavano» (con tono allarmista) del dramma che si stava consumando lì dentro? Chiamare i badanti affinché rinchiudessero la vecchietta! La morale è molto semplice: non c’è empatia e/o simpatia per l’anziana che cerca la libertà, la possibilità di una opportunità di vita, no. Il dramma è per chi rimane incollato al televisore, è l’obiettività e il rigore dell’informazione… dopo tira fuori il telefono e fa la spia affinché catturino la presunta «vecchia-infetta» che minaccia la «nostra» sicurezza: la vittima è un criminale! Quindi… ho simpattizzato con la vecchietta e ho augurato la peggiore delle morti a questi infami.

(…) Sono molto curioso di vedere come reagirà tutta la gente dopo questa prigionia forzata, come rimarrà l’economia, come si relazionerà la gente, appunto. Sopravviverà l’invenzione europea? Si apriranno le frontiere? Torneranno gli aerei a solcare i cieli da un posto all’altro? Se la disoccupazione sarà talmente massiva come è già previsto, che farà la gente? Quali saranno gli «effetti» della convivenza forzata alla quale tuttx sono stati sottomessx? Sono domande che suscitano realmente il mio interesse e la mia curiosità. Mi chiedo anche fino a quando e quanto x «cittadinx» sarebbero dispostx a stare in «quarantena» obbligatoria.

4 aprile

(…) Sto vedendo (e analizzando) le «notizie» di regime sulle analisi sierologiche che si stanno proponendo di fare (o che si stanno direttamente facendo) a paesi come Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Stati Uniti e Cina per vedere quali persone sono immuni al virus. Tutto questo ci sta indicando che il nuovo mercato liberale sta già selezionando la mano d’opera «più adatta»… questa «emergenza» mondiale ha fornito gli Stati e il capitale di una ingente quantità di dati di carattere «privato» sui suoi «cittadini» e clienti… ora quindi proveranno sulla propria pelle quello che significa stare in F.I.E.S, in primo grado, in secondo grado e/o regime aperto. A tempo pieno sempre chi ha la divisa: poliziottx, militari e carcerierx; controllori e banchierx… (…) e comunque l’esperienza della «quarantena» lx ha già preparatx per il loro ingresso nella «prigione-live»: rinchiusx e senza diritti; vigilatx e senza «controllo» delle loro esistenze.

Ora che siamo tutti prigionieri

Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa avere nostalgia, odiare e amare…
Avere nostalgia di passeggiare sotto il cielo mentre il mare si infrange sulle rocce.
Avere nostalgia di incontrarsi con lx amicx e poterlx abbracciare.
Avere nostalgia degli amori che adoriamo baciare.
Avere nostalgia di tutto ciò che oggi non ci permettono di godere.
Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa odiare…
Odiare la monotonia e le conversazioni noiose dalle quali non possiamo fuggire.
Odiare la prigionia infetta che limita e soffoca tutta la nostra libertà.
Odiare i giorni e le notti che si susseguono così, senza nulla di più.
Odiare i comportamenti egoisti dex altrx e che da solx non possiamo evitare.
Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa amare…
Amare la natura che ci permette di respirare.
Amare l’intelligenza che ci invita a sognare.
Amare la sensibilità che ci fa godere.
Amare la libertà di poter essere e stare.
Ora che siamo tuttx prigionierx: è tempo di riflettere…

Gabriel Pombo Da Silva
Oporto – 29 marzo 2020

attaque.noblogs.org

Un contributo antipsichiatrico sull’impatto del COVID-19

La situazione che stiamo vivendo costituisce un attacco frontale alla nostra esistenza su più fronti e ci spinge individualmente e, talvolta, collettivamente a riflettere sui meccanismi di controllo messi in atto, sull’effetto della repressione sulla nostra quotidianità e sull’impatto a breve e lungo termine che tutto questo avrà sulle nostre reti.
Sin dall’inizio dell’emergenza, si sono moltiplicati i contributi, le riflessioni e le analisi sul tema COVID-19, e come collettivo antipsichiatrico abbiamo sentito l’esigenza di confrontarci, interrogandoci sul contributo che ci interessava apportare alla discussione in corso. Ci siamo resx conto che, come spesso accade, anche nelle analisi che reputiamo più valide e condivisibili, manca un pezzo importante di ragionamento (fatte alcune eccezioni, vedi https://educattivi.noblogs.org/post/2020/04/02/corona-virus-ordinanze-e-marginalita/; https://artaudpisa.noblogs.org/post/2020/04/01/link-a-intervista-su-radio-blackout-la-psichiatria-ai-tempi-del-covid-19/):

Come stanno e dove sono le persone psichiatrizzate?

Rispondere a questa domanda non è importante solo per capire materialmente le condizioni di vita di queste persone in una fase di impoverimento del contatto e delle relazioni, ma anche per aggiungere un elemento di analisi dei dispositivi di repressione e controllo che si stanno articolando in questo periodo.

Eppure, di salute mentale si sta parlando, anche più del solito, nei mezzi di informazione. Ma la salute di chi? A che fine? Da un lato c’è la psicologia prêt-à-porter, che si sostanzia di articoli, post, decaloghi su come prevenire l’ansia o la depressione, dispensando consigli e strategie per affrontare nel migliore dei modi la quarantena e l’isolamento sociale imposti. In pratica un modo per addolcire la pillola, cullandoci nell’illusione di un bene superiore che ci unisce come comunità: la salute pubblica. I servizi di supporto psicologico, nati anche comprensibilmente in questa fase, rischiano di alimentare questo meccanismo, perché finalizzati a contenere le diverse forme di disagio derivanti dalla situazione e a favorire l’accettazione dello stato di cose.

Dall’altro lato, si insiste spesso sulla pressione a cui è sottoposto il personale medico-sanitario che sta gestendo l’emergenza, che costituisce un importante fattore di rischio per il burnout e sembra aver portato in alcuni casi al suicidio. Anche in questo caso, forme di disagio che generalmente vengono invisibilizzate o contrastate perché disfunzionali alla macchina produttiva della società capitalista, trovano uno spazio nella narrazione perché strumentali ad alimentare una retorica di unità popolare.

Allo stesso modo, l’ipocondria e l’alienazione sociale, che generalmente vengono stigmatizzate, ridicolizzate e sminuite, sono ora incoraggiate perché funzionali a sostenere i meccanismi di sospetto, distanza e delazione verso chi “infrange le regole”. Ecco che la malattia mentale, quando serve, non è più un problema.

Ma torniamo alla domanda iniziale: che ne è di tutte quelle forme di disagio psichico che comunque è impossibile far rientrare in questa narrazione dominante? Ci sembra che i meccanismi di stigma e invisibilizzazione non siano affatto cambiati. Cosa sta succedendo realmente non lo sappiamo: le informazioni sono indirette, spesso giornalistiche e non c’è alcun dato ufficiale. Possiamo presupporre che i Trattamenti Sanitari Obbligatori (T.S.O.) stiano continuando come d’abitudine: il decreto-legge dell’8 marzo 2020 – che ha rinviato la maggior parte delle udienze nei procedimenti civili e penali – include le udienze di convalida dei T.S.O. da parte dei giudici tutelari tra i procedimenti che non vengono invece sospesi. Inoltre, alcuni articoli di giornale (https://www.nursetimes.org/quarantena-e-isolamento-mandano-in-tilt-gli-italiani-numero-di-tso-in-costante-aumento/83466/amp) parlano di un aumento dei T.S.O. in alcune città, come Torino.
È facile immaginare che il dispositivo del T.S.O., da sempre al servizio del mantenimento dell’ordine sociale, sia in questa fase complice del controllo capillare che si intende esercitare sui corpi che resistono: il 10 marzo è uscita la notizia di una donna di 78 anni che, col sostegno dei familiari, intendeva opporsi al ricovero presso il policlinico di Monza disposto per alcuni sintomi da lei presentati, che facevano pensare al contagio da COVID-19; le forze dell’ordine sono a quel punto intervenute e hanno effettuato un T.S.O. in attesa dell’esito del tampone (https://www.ilmessaggero.it/salute/storie/coronavirus_rifiuta_ricovero_ospedale_monza_tso_ultime_notizie-5102818.html).

Le telecamere dei telegiornali ci portano ogni giorno nei reparti di terapia intensiva, scavando nel vissuto dei pazienti per allertare la popolazione. Nelle ultime settimane si è iniziato a dare attenzione anche alla situazione critica delle Residenze Sanitarie Assistenziali (R.S.A.) che all’inizio dell’emergenza sono state trattate come depositi di vite di scarto (le persone anziane) dove scaricare parte dei pazienti che le terapie intensive non riuscivano più a ospitare. Sui reparti psichiatrici invece continua a regnare il silenzio: come vengono tutelati i pazienti? E il personale che ci entra in contatto? Le persone esterne hanno diritto di visita? Parte del personale medico sta iniziando a chiedere l’adozione di linee guida nazionali in merito per evitare un “nuovo caso R.S.A.” (http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=83473).

Ci preme infine sottolineare che la retorica del #iorestoacasa, che esalta gli aspetti romantici e privilegiati dell’isolamento, non tiene conto delle oppressioni di genere, classe e salute. Chi vive situazioni di violenza domestica, non può restare a casa serenamente. Chi non può permettersi il lusso di godersi il tempo libero della quarantena, non può restare a casa perché deve uscire a lavorare. Chi vive una situazione di disagio psichico non può essere costretto a fare affidamento solo sulla famiglia / conviventi e privarsi totalmente delle reti di supporto, cura e condivisione, che sono spesso l’unica strategia di resistenza in un mondo stigmatizzante e mattofobico.

Ci raccontano che facciamo tuttx parte di una grande comunità che lotta insieme contro un nemico, il virus. Noi vogliamo invece ricordare che, al di là di ogni retorica, ci sono vite che continuano a non valere, vite che continuano a essere di scarto, invisibili, ribelli, che non si identificano in questa comunità nazionalpopolare. Noi ci sentiamo di farne parte.

SENZANUMERO – Collettivo Antipsichiatrico

Un contributo antipsichiatrico sull’impatto del COVID-19

Bielefeld (Germania) – Incendiati dei veicoli della polizia municipale

Durante la notte tra il 16 e il 17 aprile 2020 a Bielefeld (nella regione della Renania Settentrionale-Vestfalia), tre veicoli della polizia municipale* sono stati dati alle fiamme. Due sono stati completamente distrutti, il terzo è stato danneggiato ed è stato salvato dalle fiamme con l’intervento dei vigili del fuoco.

I veicoli erano parcheggiati davanti alla sede della polizia municipale nel parco di Ravensburg. L’ammontare dei danni è stimato in circa 25.000 euro.

Circa 15 vigili del fuoco sono rimasti mobilitati per quasi un’ora. La polizia presume che si sia trattato di un incedio causato intenzionalmente. Inoltre, le forze dell’ordine non hanno escluso la possibilità che questo attacco sia legato alla crisi del coronavirus, poiché l’istituzione bersagliata è responsabile dell’applicazione delle norme che sono in vigore e che prevedono il divieto di contatto tra persone. I servizi di sicurezza dello Stato stanno conducendo l’indagine sul fatto.

* Nota di “Sans Attendre Demain”: In Germania, la polizia municipale è l’Ordnungsamt, responsabile dell’applicazione della legge a livello locale. I suoi agenti lavorano a fianco di altre forze dell’ordine, come la polizia federale. I loro poteri sono molto estesi nel Nordreno-Vestfalia (di cui fa parte Bielefeld) e nel Baden-Württemberg (un impiego simile a quello svolto dalla polizia municipale in alcune città della Francia).

[Tradotto a partire dai testi pubblicati in sansattendre.noblogs.org e anarchistsworldwide.noblogs.org].

(Portogallo) Scritto di Gabriel Pombo Da Silva

Visto che fino ad oggi il nostro compagno Gabriel non ha scritto comunicati ufficiali, queste parole vogliono essere precisamente un comunicato/diario, oltre che un modo per condividere con quelle persone e compagnx piú affini quello che pensa in merito a diverse tematiche.

Lo stesso Gabriel ha chiesto esplicitamente alla sua compagna di selezionare quei frammenti (delle lettere a lei inviate) dove riflette-analizza e o specula su questioni interessanti relative all’attuale situazione: il “coronavirus” in carcere, la situazione giudiziaria o le circostanze della sua prigionia.

Gabriel sta bene di salute e di spirito ed é pronto per la guerra che lo aspetta nelle galere dello Stato Spagnolo. Nonostante la sentenza definitiva del Tribunale Supremo di Lisbona che conferma la sua consegna allo Stato Spagnolo, non sappiamo ancora se le “autoritá” lo consegnerebbero senza considerare lo “stato di emergenza” dichiarato in funzione della “pandemia” da “covid-19”. Di fatto questo stesso “stato di emergenza” impedisce (teoricamente) la consegna di prigionierx ad altri paesi durante tutta la sua durata.

Seguiranno maggiori informazioni.

Gabriel libero!

Tuttx liberx!

Viva l´Anarquia!

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8 marzo 2020

Ieri, ascoltando (vedendo) la TV avevo già indovinato che questi miserabili ci avrebbero lasciato senza colloqui e oggi… beh, oggi è stato un giorno di merda…

Tutto il mondo era (naturalmente) alterato… discussioni con x secondinx, conversazioni frenetiche tra tutti e… la sintesi è molto semplice: gli stessi secondini hanno detto ai prigionieri (più alterati) di fare quello che volevano, sapendo che tanto si sarebbero assunti loro la responsabilità… si parlava di dar fuoco ad alcuni materassi (figurati, in un posto dove non circola l´aria!), di… che ne so! Ovviamente ho fatto loro capire quale fosse la vera strategia dei carcerieri (togliersi qualsiasi responsabilitá e avere un pretesto per aggravare ancora di più la nostra situazione) e quale sarebbe dovuta essere la nostra. E la nostra, ovviamente, non passa di lí. Ho detto che sarebbe stato meglio aspettare che i nostri familiari si incontrassero fuori, si riunissero e decidessero la tattica migliore da seguire.

Nel momento in cui si avvicinava l’ora di mangiare, si è deciso di non entrare in mensa e rimandare il pranzo. Alcuni (credo due o tre) sono entrati… atto che ha generato una grande tensione. Ovviamente (con gli animi accesi) quelli che avevano deciso di entrare in mensa, quando sono usciti “le hanno prese”… si è montato un casino che non puoi nemmeno immaginare.

Insomma… hanno portato in isolamento sei o sette ragazzi… a noi altri ci hanno lasciati rinchiusi in cella… siamo comunque in isolamento ma nelle “nostre” celle.

È l’ora della cena… solo tre o quattro miserabili hanno bussato alla porta per mangiare; il resto continua in isolamento. Ignoro per quanto tempo ci terranno in questo stato. Suppongo che vogliano obbligarci (con la fame) a uscire uno a uno tutti obbedienti. Non ci informano di niente. Siamo come in una dittatura. Non so quando arriverà questa lettera (e se te la daranno). Ad ogni modo tranquilla… abbiamo passato cose peggiori: la dignità non ha prezzo!

Il peso di questa questione può avere una soluzione solo lì fuori. Noi (niente di più vero), siamo ostaggi assoluti di queste canaglie.

Avendo esperienza con queste controversie, mi risulta che mano a mano che la gente avrà fame (non tutti hanno cibo in cella), o abbia “astinenza” da tabacco o voglia di respirare un po d’aria, si arrenderà. Così è la vita. Io sono forte, ho vari pacchetti di biscotti e qualche frutto. Come diceva quell’adesivo: “scusate il disturbo ma ci stanno torturando”.

Fai in modo che si sappia tutto questo. Non so se mi lasceranno chiamare per telefono. Se non chiamo è perché non ci lasciano. (…)

9 marzo di mattina

La situazione, in questo preciso momento, (tutto è “preventivo”: il regime ordinario che abbiamo, i colloqui, ecc) è la seguente: hanno creato due turni separati (divide et impera) per le uscite all’esterno della cella (…), ovviamente turni separati anche per la mensa e la doccia (…).

Il peggio non è questo (questo non è nient’altro che la conseguenza della protesta che si pretendeva organizzare per la questione dei colloqui), ma il fatto che ora la cosa più importante sia passata in secondo piano. Ovviamente il fatto che ci sia stata una protesta qui non si è sentito in nessun “mass-merda”… il peggio è che, poiché si è montato un casino con quelli che hanno optato per andare a mangiare, tutto è degenerato. È chiaro che in una protesta di questo tipo (che dovrebbe essere di lunga durata, organizzata – dentro come fuori – per noi come per i nostri familiari), non può succedere che si “picchino” coloro che non assecondano la maggioranza. Se meritano o no il disprezzo è un’altra questione. La questione fondamentale è che non tutti hanno i mezzi economici (e senza il vitto carcerario sono obbligati a soffrir la fame) e, ancora meno, coscienza di classe (o come la vogliono chiamare). Quindi è complicato. Ora hanno isolato tre ragazzi (che sono stati picchiati) e concluso qualsiasi possibilità di organizzare qualcosa di collettivo, di senso comune e pratico. Affanculo!

Questa storia dei colloqui si dovrebbe organizzare da fuori con una proposta di senso comune. I visitatori potrebbero entrare con guanti e mascherine e la questione (secondo la loro logica stupida) sarebbe risolta. Il senso “provvisorio” di queste misure può trasformarsi in “permanente” e così stare senza colloqui per mesi… questa è il fulcro della questione. È assurdo che applichino queste misure ai nostri familiari quando secondinx, infermierx, educatorx, ecc entrano ed escono dal recinto “senza controllo”, siamo matti? (…)

Penso che una lotta per ridare il senso logico ax responsabilx di questa situazione debba passare attraverso una strategia collettiva organizzata da fuori. Como già mi hai anticipato, non si può nemmeno contare su uno spazio dove potrebbero incontrarsi i familiari… figurati! Noi anarchicx “sempre” spartanx e precarx in tutti gli aspetti.

10 marzo

È una fortuna, come mi hai detto oggi, che sia uscita in internet la mia versione dei fatti di ciò che è successo qui l’8 marzo… in caso contrario (e senza altre fonti da confrontare) sarebbe esistiita solo la versione di ‘sti porci. Ora capisco perché oggi avevano (e hanno ancora) queste facce così… così afflitte, oltre a questi sguardi di odio che mi scivolano addosso. Non hanno neanche idea che, rispetto a quello che ho vissuto-passato, questo (per me) è da ridere (…). Immagino che questi imbecilli non sappiano nemmeno chi sono e le esperienze che accumulo in “guerricciole” carcerarie.

Qui non si è fatto quello che alcune guardie avrebbero voluto in complicità con i loro prigionieri leccaculo. Purtroppo alcuni di quelli che si sono ribellati (giustamente) non hanno capito ciò che stavo loro spiegando in merito a strategia e tattica… non hanno nemmeno capito la giocata macchiavellica che le guardie stavano cospirando con i loro lacchè. Niente di meno che bruciare dei materassi! Qui! In un posto dove non si aprono le finestre!

La mia esperienza-pratica (ossia la mia strategia) non avrebbe voluto essere disattesa. Rifiuto del vitto carcerario (gesto minimo), aspettare il giorno dopo per dire ai familiari che si riunissero in qualche posto “collettivamente” con x compagnx. Una proposta ragionevole era che i colloqui si sarebbero potuti fare con mascherine e guanti, evitando il contatto diretto. Pulizia con disinfettante (candeggina) della sala colloqui dopo ogni visita (che per questo hanno schiavi a sufficienza)…

Infine… aver spaccato la testa ai non scioperanti è stato ciò che ha reso più facile alle guardie applicare questo regime che abbiamo adesso. Però sono sicuro che se avessi lasciato bruciare i materassi a ‘sti matti, adesso saremmo messi molto peggio… però sono fottuti i tre ragazzini che sono stati incolpati di tutto il tumulto: conosceranno il F.I.E.S. portoghese nel carcere di Monsanto (sud del Portogallo). Sono solo caduti nella trappola di questi provocatori professionisti. Il loro unico “reato”: essere giovani e “stupidi”. I provocatori rimarranno impuniti e latenti per le prossime cospirazioni. La storia della vita (…), solo x disgraziatx si pigliano le botte…

(…) Il virus può aiutare la Natura affinché si riducano le emissioni inquinanti… forse se ne va affanculo il sistema economico e schiattano le società, chissà? Ad ogni modo è molto interessante osservare tutto ciò che può provocare una “bestiolina”… di questo stanno già prendendo nota i governi.

16 marzo

Con il fatto che oggi il responsabile delle guardie carcerarie ci ha vietato i pesi (scusa: il virus) e ci rinchiude in cella per mangiare, non ho molto di più da dire/raccontare sulla mia realtà attuale. Uno schifo!

17 marzo

Sono appena salito dopo le “mie” due ore d’aria (pomeridiane) che ho usato per fare flessioni e altri esercizi (visto che il responsabile delle guardie ci ha ritirato i pesi con la scusa del “coronavirus”).

(…) Infine, nulla di nuovo… ora tutto sta passando, quindi non ha più molto senso la fretta perché lo Stato (gli Stati) hanno altre priorità, come quella di garantire che circolino le merci (pura logistica) e garantire i lavori fondamentali per il “buon funzionamento” della macchina statale: poliziottx, carcerierx, militari, medici, equipe di pulizia, banchierx e poco altro…. il resto dex “cittadinx” può morire tranquillamente incarcerato “volontariamente” nei propri appartamenti/galere. Il panico è così grande che le masse si sottomettono volontariamente a tutto ciò che gli viene detto dalla Direzione Generale di Salute… è come nei film catastrofisti che piacciono tanto a me, e sta succedendo davvero! Allucinante!

Moltx si immaginerebbero un panorama accompagnato da rivolte, fuoco e saccheggi a profusione… ebbene no. Le strade le hanno conquistate chi è più preparatx per questi tipi di scenari: sbirri e militari. X “ribelli” (cittadini progre) rimangono a casa appiccicatx a internet e tanto impotenti quanto il resto della cittadinanza. Lo diceva già mio nonno: “chi ha il culo ha paura”… e ognunx guarda il proprio (quest’ultimo lo aggiungo io).

Tornando al mio qui e ora, oggi il capo dei secondini ha isolato “provvisoriamente” un´altra volta un prigioniero per aver protestato (per le varie questioni che gli succedono) a “voce alta”… e, siccome ha la mano molto lunga, lo ha anche picchiato. La notte scorsa i secondini stavano cantando ubriachi. Gli unici detenuti che adesso mangiano in mensa (devono essere immuni al “coronavirus” come le guardie) sono i prigionieri leccaculo. Come vedi, qui come in libertà, l’unica legge che impera è la Legge del più forte. Selezionare x fedeli del regime e il resto a obbedire pena essere pestatx o rinchiusx. Il capetto può agire in totale impunità (e ancor di più adesso con lo stato di emergenza) perché nessun familiare potrà vedere e comunicare con chi è stato picchiato.

Fai circolare in internet i frammenti di ciò che ti sto raccontando su quello che stanno facendo qui ‘ste canaglie… magari oggi godono di impunità ma esiste sempre un domani e, in più, oggi lo voglio documentare affinché rimanga (…).

Suppongo che tentare di organizzare una risposta a ciò che sta succedendo adesso nelle carceri sarebbe quasi una missione impossibile… ed è impossibile perché la maggioranza della stessa società (dalla quale provengono x detenutx) è prigioniera dei governi e dei suoi militari. La propaganda dello Stato e dei suoi vari “esperti” (medici, giornalistx, ecc) è estremamente potente: agli occhi di tuttx le conseguenze. Solo il sabotaggio minoritario è in grado di provocare effetti e risposte a tanto bio-fascismo capitalista… non si deve aspettare “la massa” perché questa si comporta sempre come le detta lo stato-capitale. Vedremo (man mano che questo si dilunga nel tempo), quanto impiegheranno a scendere in piazza quando i loro frigoriferi saranno vuoti e quando le scarse risorse (economiche) risparmiate non saranno più sufficienti per i bisogni elementari; quando non potranno più abbracciare i loro familiari, amicx, amanti, prigionierx o lontanx geograficamente: si accontenteranno di riciclare? Si accontenteranno di internet e del cellulare? Sono domande retoriche, lo so… io stesso leggerò tra le righe ciò che avverrà. Tutto ha un limite; la paura passerà… e con un po´ di “fortuna” i governi cadranno.

19 marzo

In certi casi la soluzione a un conflitto può passare attraverso il “dialogo”… qualcosa a cui non sono abituato perché normalmente non sono io quello che cerca problemi ma, man mano che si presentano, tento di risolverli. Il dialogo è qualcosa che non mi riesce poi così bene con chi mi “violenta”… nella pratica capisco che alla violenza si deve rispondere con una violenza maggiore: più intelligente e incisiva… come diceva Sung Tzu ne “L’arte della guerra”: “quando decidi di combattere sii tu a scegliere il terreno e il momento più propizio”. È ovvio che gli enunciati di Sung Tzu in galera non abbiano troppa validità.

Il tecno-fascismo panottico trascorre nel qui e ora… devi contare su un materiale umano abbastanza precario (quando non deteriorato) che non si intende né di strategia né di tattica… se a questo ci aggiungi che il “terreno” (ossia lo spazio) è completamente in loro potere (è il dominio del carceriere), ti rimane solo l’improvvisazione e l’intelligenza per resistere (…).

Secondini e prigionieri leccaculo si sono alleati per discriminarci dal loro “regime di vita” esterno alle celle. Il cervello è il muscolo del saggio… e questo è il muscolo che utilizzo di più (ovviamente il loro muscolo preferito è la lingua…).

22 marzo

(…) In TV esiste solo il “virus” (…) se fossi credente sarei convinto che si tratta di un segnale “divino”… un castigo dello stesso Dio! Questo succede per essersi messi con l’Arcangelo Gabriele, favorito dell’”Altissimo”, je je je! Ejem…

Ora manca “solamente” che il Tribunale Supremo portoghese consulti la Legge e lasci da parte i telefoni… ho letto decine di volte lo scritto degli avvocati: è fatto benissimo! Solo un atto di mala fede o di esplicita corruzione potrebbe dare ragione a quella stronza corrotta di Girona…

24 marzo

Sulla questione “covid-19″ e su come i diversi governi si stanno comportando (e la mancanza di risposta sociale), lo vedi: Francia è riuscita ad applicare la riforma alle pensioni di un colpo solo; Italia sta nazionalizzando le imprese a tutta velocità; Israele, con il fatto dell’”emergenza nazionale”, continuerà con “Netanyahu” al fronte (proprio adesso che c’era già un patto multilaterale per cacciarlo) e la “giustizia” si ferma (ovviamente anche i suoi processi per corruzione)… se c’era già una precarizzazione totale nel mercato del lavoro, ora rimangono direttamente escluse ampie maggioranze di lavoratori. Se si manterrà l’Euro come moneta unica si vedrà. Le città hanno dimostrato di essere (ciò che sono) veri e propri veleni, carceri proletarie che servono solo per amministrare miseria e morte. Per quanto riguarda le istituzioni totali di ogni tipo – carceri, manicomi, C.I.E.S., ospizi, ecc… – campi di sterminio selettivo. Questo virus ha messo le relazioni di potere in evidenza. Chi si sentiva “privilegiatx” nel vecchio ordine sociale ha scoperto di essere tanto contingente come lx altrx che guardava con disprezzo. Comandano l’economia e il potere, e a queste latitudini saranno sempre selettivi e ci saranno “tagli”. Seguendo la logica dei film catastrofisti: quando la Terra già non sarà più abitabile, nelle “navi spaziali” ci sarà posto esclusivamente per x “piú qualificatx”: il Re e il suo seguito (il resto può morire).

Mi richiama l’attenzione come gli organi di propaganda mediatica (TV e stampa) stanno esercitando il loro potere… o come i laboratori ci stanno vendendo la “speranza” sotto forma di vaccino miracoloso. I cinesi stanno già iniettando (cavie umane non mancano) la loro formula; la Germania “pare” esserne vicina… sembra una competizione farmacologica per ridurre gli effetti virali… mentre “sogniamo” con la medicina miracolosa che ci libera dalla morte, ci abituiamo alla morte lenta del sistema capitalista. Fra poco ci faranno credere che il “razionamento” di manuali di alimentazione sarà il modello più razionale per la sopravvivenza della specie umana. Il capitalismo ci dirà che il “comunismo” sarà l’unica alternativa possibile: compagno cittadino io in alto e tu in basso!

Sono tempi molto interessanti (politicamente parlando), pieni di possibilità (inizio a simpatizzare con questa “bestiolina”): continueranno a ignorare il Re nudo? Piú “bambinx” vedranno il potere nudo? Continueranno ad essere servx volontarx e ipocritx? Lo so… sono un’altra volta domande retoriche… l’unica cosa che so è che quanto peggio (l’economia) tanto meglio (per le alternative). Moltx hanno dimenticato che “x meno” sono/siamo “x più” nel mondo e che l’unico virus nocivo che dobbiamo sterminare è il capitalismo e la sua violenza autoritaria che ci debilita inesorabilmente…

(…) Mi “diverte” osservare quanto siano ridicoli i potenti quando annunciano che “le forze di sicurezza” stanno facendo tutto il possibile per “il bene comune”… nemmeno loro sono “sicurx” del virus (infatti in Portogallo ci sono già squadre di sbirrx infettatx, medici, infermierx, politicx, ecc…) e la battaglia tra “il bene e il male” la lasciamo a Nietzche che sapeva quello che scriveva.

(…) Vabbeh, se sarò estradato o liberato si deve ancora decidere presso il Tribunale Supremo di questo paese e ciò, per il momento (e per qualche mese), non lo vedo… voglio dire che i Tribunali sono quasi congelati e poi (quando cominceranno a funzionare), dobbiamo considerare più o meno due mesi al Supremo e un po’ di più al Costituzionale (…).

La verità è che preferisco concentrarmi (e non “angosciarmi”) nelle cose più immediate come avere cura della mia salute, fare sport, leggere (…). Non sono condannato a morte né ho una malattia mortale… ciò che stiamo vivendo è una situazione di evidente persecuzione politica dove usano qualsiasi cosa per fottermi… ma questo non può prolungarsi ancora per molto (…) devo solo concentrarmi nel resistere (come ho sempre fatto) e riprendermi una volta per tutte la mia libertà.

26 marzo

Certo è che non succede nulla di nuovo… da quando si è reciso il legame con l’esterno, le uniche cose che son cambiate sono state il regime carcerario e il comportamento delle guardie e dei prigionieri: le guardie si credono “dio-in-terra” e i prigionieri strisciano come vermi per “godere” delle briciole alle spalle di altri prigionieri… l’osservazione della condotta degli uni e degli altri è interessante per coloro ai quali piace la psicologia e addirittura l’antropologia…

(…) Sto aspettando che finisca il periodo del bio-fascismo e rispettive dittatura e reclusione totalitaria… in questo preciso istante sto vedendo in TV un “professore” che dice che dobbiamo abituarci a non baciarci e abbracciarci a breve e a lungo termine… sono malati! È un conforto saperci individui e non parte di una massa uniforme che si muove verso l’abisso.

27 marzo

(…) Mi sono fatto già l’idea di poter stare in queste condizioni fino a minimo fine aprile/primi di maggio… per fortuna che ho già delle esperienze (e senza “virus” minaccioso nel mezzo) di situazioni “profilattiche” e di “quarantene” varie… così che mi “adatto” (psicologicamente) senza difficoltà a queste situazioni di “emergenza”…

Per quanto riguarda il “virus” non saprei dirti se l’ho già fatto in maniera asintomatica o se, al contrario, qui non è nemmeno entrato… dei poco più di venti che siamo, dal momento che tra l’altro siamo separati (all’aria usciamo in otto persone) e personalmente mi relaziono solo con un altro, lo vedo abbastanza difficile che io possa entrare in contatto con il collega-nocivo “coronavirus”… ma… non penso troppo a questo, preferisco fare flessioni, sedie, addominali, e questo tipo di cose. Sono molto forte e grande. Ovviamente essere forti non è che sia una garanzia di nulla visto che la “bestiolina” attacca i polmoni e che questi sono proprio il mio tallone d´Achille fisico (…). Qui è da settimane che ci misurano la temperatura… l’unico rischio reale sono le guardie che vengono dall’”esterno”: sono l’unico “agente di rischio”… da quello che sto vedendo (in TV), x vecchiettx che stanno morendo negli ospizi sono stati infettatx dai loro “assistenti” (visto che anche loro sono rimastx senza visite più o meno nello stesso periodo dex detenutx) ax qualx non hanno mai fatto il “test”… e ciò considerato che ‘sto teatro di isolamento-sociale lo hanno organizzato teoricamente per “proteggere” i “gruppi a rischio”. Ovviamente nemmeno le guardie carcerarie vengono “testate”… solo “testano” le persone “sintomatiche”… infine… la questione del “prevenire” e del “razionalismo” del piano strategico di sanità è ridicola e assurda. Per non parlare del fatto che il rischio maggiore di essere infettato è rappresentato dagli ospedali e dal “servizio medico”. Tutto è demenziale… spero solo che finisca al più presto questa isteria collettiva perché niente e nessuno può “proteggerci” o “aver cura di noi”: tutto il contrario…

(…) Merda! Respinto il ricorso al Supremo! Arrivare in Spagna proprio in questo momento! È da “paura”… spero ritardino un po’ più di tempo, ma non mi faccio illusioni… arrivare giusto nel pieno di questa pandemia virale e caos totalitario nelle carceri… e io asmatico. Non hanno mai avuto un situazione tanto favorevole per togliermi di mezzo senza nemmeno sporcarsi le mani… cazzo!

30 marzo

Qui ho già visto nella TV portoghese un video che i prigionieri di Custoias (Oporto) si sono fatti con un cellulare…. mi ha fatto sorridere vedere questi incappucciati minacciare con una “Revolução” di bruciare le carceri… visto che i mass-media hanno parlato di tre carcerieri infetti a Custoias, i prigionieri cominciano a imparanoiarsi con il “morire contagiati” e la TV parla già di una situazione insostenibile (promettendo indulti e altre cose del genere), nelle carceri del nord. Da quello che so e conosco delle prigioni più grandi di Oporto, è possibile che già questa settimana scoppi qualche rivolta… io direi che Custoias e Pasos de Ferreira saranno tra le prime. Sono galere sovraffollate (più di mille prigionieri cada una) dove le guardie non hanno il controllo… non è come ‘sta merda dove degli appena trenta prigionieri si salvano due o tre e il resto non vale nemmeno per concimare un campo di patate.

Il fatto che creda che scoppieranno delle rivolte non è tanto per questo video (opportunamente filtrato dai mass-media) di incappucciati e quello che dicono (minacciano) succederà… ma perché conosco ciò che la paura e la sensazione di “ingiustizia” genera nex disperatx… d´altro canto (come noi) sono da un mese senza colloqui, senza cibo e senza droghe… e questa, aggiungendo il bombardamento mediatico sul virus, è la combinazione perfetta per una bufera (…).

(…) Hanno già iniziato a liberare prigionierx con pene (o residui di pene) inferiori a due anni… chi ha i permessi d´uscita (in Portogallo 1000 prigionierx su una popolazione totale di 12000) e anzianx-malatx… se consideriamo che la popolazione detenuta portoghese è la più vecchia d’Europa (il 30% supera i 60 anni), ciò suppone un gran numero di liberazioni… l’illusione come la disperazione sono i fattori di “controllo o caos”… visto che x tedeschx (e credo che Spagna e Italia abbiano fatto lo stesso) hanno già messo in pratica le raccomandazioni dell’O.N.U. liberando prigionierx, x portoghesx seguiranno questo “dictat”…

Che coincidenza! Giusto nel telegiornale di mezzogiorno (in questo momento) danno ancora la notizia dei prigionieri… dicono che hanno raddoppiato la quantità di ansiolitici (lo hanno detto proprio chiaramente); lo giustificano dicendo che la maggior parte sono tossicodipendenti e che, inoltre, in questa situazione di prigionia e ammucchiamento l’ansia e la paura si moltiplicano e bla bla bla… ecco…

1 aprile

La sentenza del Tribunale Supremo non perdo nemmeno tempo a leggerla… se avevo qualche “speranza” (per chiamarla così) nell’autonomia decisionale del Portogallo si è rivelata solo una illusione che non avrei mai dovuto nutrire, sapendo come so, che coloro che realmente comandano (prima nell’ombra e ora alla luce del sole) sono i servizi di “intelligence” e i loro sbirri nella “società civile”: poliziottx, giudici, giornalistx, ecc…

Il “virus” ha messo in evidenza quello che noi stavamo annunciando e sospettando da molto tempo: il capitale e lo Stato sono il Moloch da distruggere… l’”Era” dex tecnocratx e dei “social-democraticx” ha già esaurito la propria “carta storica” davanti agli occhi di tutto il mondo. Chi da questo momento (e dopo “l´ultimo tocco” bio-fascista) continua a credere nei “Diritti” è direttamente un´imbecille patentatx…

In relazione alle misure di “prevenzione coronavirus” in prigione si è visto chiaramente dal primo momento chi sono statx x primx ax quali hanno iniziato a “ridurre” i propri “diritti” dall’inizio: tuttx coloro che hanno immagazzinatx come carne umana nelle loro istituzioni. A cosa è servito tagliare i colloqui se le guardie e x tecnicx della prigionia erano nelle istituzioni senza guanti né mascherina? La domanda è retorica perché la risposta sta mettendo in risalto, attraverso i fatti, chi è statx realmente a contagiare x vecchx negli ospizi… ora sta uscendo allo scoperto tutta la questione degli ospizi infetti in Portogallo… lo sono quasi tutti!

La direttrice del servizio sanitario Graça Freitas è la responsabile diretta delle decine di mortx e centinaia di contagiatx negli ospizi… e non solo! Non sarebbe stato “logico”, visto che ha dato un taglio a una possibile via di trasmissione (i colloqui con i familiari), che concludesse il circolo profilattico facendo analisi del covid-19 ai badanti e distribuendo guanti e mascherine agli stessi? Ovviamente! Però questa signora ha fatto la stessa cosa nelle galere! Solo adesso (dal 30 marzo) le guardie carcerarie entrano con guanti e mascherina…e, teoricamente, solo adesso faranno loro il “test”… e perché? Perché solo adesso è emerso pubblicamente che gli ospizi sono quasi tutti contaminati. E solo adesso (dal 28 marzo) hanno individuato tre guardie contagiate nel carcere di Custoias (Oporto)… oggi (1 aprile) si è saputo dalla TV che 25 “recluse” sono isolate nella prigione di Santa Cruz Do Bispo e almeno una ha dato positivo al covid-19… forse lx impiegatx istituzionali sono immuni al covid-19? Ovviamente no. Una lettura dei fatti ci dimostra che non c’è stata nemmeno una strategia pianificata né si sono adottate delle misure profilattiche adeguate. Semplicemente (la direttrice del servizio sanitario Graça Freitas, ndt) ha esercitato il proprio potere in quelle istituzioni a) perché “pazienti” e “prigionieri” non si possono difendere e b) perché guardie e badanti non mettono in dubbio il suo potere.

Un’altra questione è: come è stato possibile che x familiarx-amicx-ecc di prigionierx e pazienti abbiano permesso tutto ciò? Io ti rispondo: la fede cieca nelle autorità e nei tecnici; la stessa paura e la mancanza di risposte di fronte all’ignoto… è triste però questo mette in evidenza come le illusioni e la fiducia che x “cittadinx” depositano nelle “autoritá” permettano che queste le investano proprio affinché x loro stessx familiari si trasformino in prigionierx o pazienti, “muoiano” di negligenza autoritaria…

Isolatx, senza colloqui (in alcuni posti senza nemmeno posta né telefonate), un segmento della società rimane alla mercé del Moloch bio-fascista… e la “società” rimane rinchiusa nelle proprie case senza diritto a scioperi, manifestazioni, lavoro, ecc… e i senza-tetto possono morire liberamente per strada o in padiglioni sportivi… abbiamo qui un ritratto della società capitalista! (…) Se sono stati capaci di rinchiudere tutta la società in quasi tutto il mondo, immaginati cosa possono fare con prigionierx, immigratx, anzianx e tuttx coloro che hanno nelle loro galere questx assassinx, genocidx!

Tutto questo che ti sto scrivendo puoi (e devi) pubblicarlo. Ovviamente ci potrebbero essere alternative per poter conciliare “quarantena” e “comunicazione esterna” ma non tuttx siamo uguali…

Nelle prossime settimane comincerà il dramma della comparsa del covid-19 in Portogallo… osservando la banda di incompetenti del ministero di Salute e Giustizia vedremo di quanti “camion frigorifero” per x mortx avranno bisogno nelle carceri e negli altri centri chiusi.

3 aprile

(…) Poco importa se è stato un laboratorio o la Natura ad aver creato questo virus… era necessario. E non ha nemmeno molta importanza che infetti me o mia madre. La Natura è implacabile e l’umanità deve imparare a rispettarla e a temerla. Non esiste una Natura “su misura” dell’essere umano, non è una “risorsa umana”. Tutta la superbia e l’arroganza scientifica umana deve sentirne il terrore. Questa volta il virus è stato benevolo, colpisce solo il 2% dell’umanitá e ha rispettato x bambinx. È stato meno letale, classista, razzista e sexista del capitalismo. È curioso come si abbia più paura di un virus di questo tipo che non del capitalismo tecno-industriale… sono convinto che, se il capitalismo sarà distrutto, possiamo creare qualcosa di meglio… peggio del capitalismo (e rispettive varianti) non possiamo fare: questo è sicuro. Quindi spero che non si contenga, che sia naturalmente brutale… non mi piacerebbe che, se si limitasse ad uno “spavento”, si vedessero dex coglionx indossare magliette con su scritto: “Sono sopravvissutx al covid-19”. Il cinismo cittadinista deve rimanere sepolto. Questo non è l´11 settembre con “eroi” e “villani” che dopo lo “spavento” continuano a maledire qualsiasi cosa (…).

L’altro giorno ho visto una storia allucinante (o forse no) in TV: c’era una catena di televisione portoghese (TVI) diffondendo la “notizia” di un ospizio… all’improvviso questo “team” di cameramen si rendono conto che una vecchietta stava tentando di scappare dal retro rimuovendo una recinzione… che hanno fatto i “giornalisti” che “informavano” (con tono allarmista) del dramma che si stava consumando lì dentro? Chiamare i badanti affinché rinchiudessero la vecchietta! La morale è molto semplice: no c’è empatia e/o simpatia per l’anziana che cerca la libertà, la possibilità di una opportunità di vita, no. Il dramma è per chi rimane incollato al televisore, è l´obiettività e il rigore dell’informazione… dopo tira fuori il telefono e fa la spia affinché catturino la presunta “vecchia-infetta” che minaccia la “nostra” sicurezza: la vittima è un criminale! Quindi… ho simpatizzato con la vecchietta e ho augurato la peggiore delle morti a questi infami.

(…) Sono molto curioso di vedere come reagirà tutta la gente dopo questa prigionia forzata, come rimarrà l’economia, come si relazionerà la gente, appunto. Sopravviverà l’invenzione europea? Si apriranno le frontiere? Torneranno gli aerei a solcare i cieli da un posto all’altro? Se la disoccupazione sarà talmente massiva come è già previsto, che farà la gente? Quali saranno gli “effetti” della convivenza forzata alla quale tuttx sono stati sottomessx? Sono domande che suscitano realmente il mio interesse e la mia curiosità. Mi chiedo anche fino a quando e quanto x “cittadinx” sarebbero dispostx a stare in “quarantena” obbligatoria.

4 aprile

(…) Sto vedendo (e analizzando) le “notizie” di regime sulle analisi sierologiche che si stanno proponendo di fare (o che si stanno direttamente facendo) a paesi come Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Stati Uniti e Cina per vedere quali persone sono immuni al virus. Tutto questo ci sta indicando che il nuovo mercato liberale sta già selezionando la mano d’opera “più adatta”… questa “emergenza” mondiale ha fornito gli Stati e il Capitale di una ingente quantità di dati di carattere “privato” sui suoi “cittadini” e clienti… ora quindi proveranno sulla propria pelle quello che significa stare in F.I.E.S, in primo grado, in secondo grado e/o regime aperto. A tempo pieno sempre chi ha la divisa: poliziottx, militari e carcerierx; controllori e banchierx… (…) e comunque l’esperienza della “quarantena” lx ha già preparatx per il loro ingresso nella “prigione-live”: rinchiusx e senza diritti; vigilatx e senza “controllo” delle loro esistenze.

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ORA CHE SIAMO TUTTX PRIGIONIERX

Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa avere nostalgia, odiare e amare…

Avere nostalgia di passeggiare sotto il cielo mentre il mare si infrange sulle rocce.

Avere nostalgia di incontrarsi con lx amicx e poterlx abbracciare.

Avere nostalgia degli amori che adoriamo baciare.

Avere nostalgia di tutto ciò che oggi non ci permettono di godere.

Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa odiare…

Odiare la monotonia e le conversazioni noiose dalle quali non possiamo fuggire.

Odiare la prigionia infetta che limita e soffoca tutta la nostra libertà.

Odiare i giorni e le notti che si susseguono così, senza nulla di più.

Odiare i comportamenti egoisti dex altrx e che da solx non possiamo evitare.

Ora che siamo tuttx prigionierx sappiamo cosa significa amare…

Amare la natura che ci permette di respirare.

Amare l´intelligenza che ci invita a sognare.

Amare la sensibilità che ci fa godere.

Amare la libertà di poter essere e stare.

Ora che siamo tuttx prigionierx: è tempo di riflettere…

Gabriel Pombo Da Silva

Oporto – 29 marzo 2020

 [https://ilrovescio.info/2020/04/20/scritto-di-gabriel-pombo-da-silva-sulle-carceri-in-portogallo/]

Villefontaine (Francia) – bello come il municipio in fiamme

Poco prima della mezzanotte del 17 aprile 2020 un’auto è stata scaraventata nella parte anteriore del municipio di Villefontaine, nella regione dell’Isère. Secondo i rapporti preliminari redatti dalla polizia, il veicolo è stato successivamente incendiato. L’automobile era stata rubata un mese prima nel vicino comune di Saint-Quentin-Fallavier.

Secondo i vigili del fuoco, la facciata del municipio è stata annerita e danneggiata dalle fiamme per circa 100 metri quadrati. Secondo la procura di Vienne, anche l’area di accoglienza dell’edificio è stata danneggiata “per quattro o cinque metri all’interno”.

[Tradotto a partire dal testo pubblicato in attaque.noblogs.org].

 

(it-en-fr-es) Villefontaine, Francia: Bello come il municipio in fiamme (17/04/2020)

Non li ucciderà il virus

Questo scritto approfondisce quanto pubblicato nel documento “Tutto va estremamente bene”.  Si avvale, inoltre, di considerazioni formulate in precedenti nostre pubblicazioni.

Il vuoto della tecnica

Il continuo adattamento delle progettualità politiche degli stati moderni alla presunta infallibilità della tecnica, pare aver posto in secondo piano quegli stessi governi che delegano ad essa le proprie scelte. Lo Stato continua, in realtà,  a svolgere un ruolo repressivo ed avalla, attraverso i suoi rappresentanti, l’innesco di protocolli economici, sanitari, amministrativi, già definiti. Nello specifico, se tali protocolli sono efficaci o perniciosi è un dato di secondo piano. Per i fantocci di turno, l’applicazione dei protocolli in questione deve risultare un fattore di accrescimento della propria popolarità e, al contempo, deve fornire una giustificazione scientifica delle scelte effettuate . Come rendere tutto ciò propaganda di governo è compito dei media e di ciò che ruota intorno alla politica. Se le cose dovessero andare male, ci si atterrà alla dicitura sempre efficace: ”Sono state eseguite tutte le procedure che il caso richiedeva”.
E’ chiaro, che tale procedura di comodo, non ridimensiona le responsabilità di nessun padrone, di nessun politicante, di nessun tutore dell’ordine, di nessun accademico compiacente, di nessun giornalista. Sebbene sia mutato l’aspetto del contenitore, sono persone in carne ed ossa a svolgere i ruoli di oppressori ed aguzzini.
Tuttavia, il tentativo di rendere efficiente l’azione di governo attraverso l’ausilio delle tecnica e delle scienze valutative ed economiche, ha spostato l’attenzione dal protagonismo reale dei governanti ad un mero raggiungimento di obiettivi; di tali obiettivi, però, non se ne discutono i contenuti, così da dare l’impressione che promotori ed esecutori si trovino ai margini delle scelte effettuate.  Ma è solo l’effetto spettrale del tentativo di distruzione della realtà di cui hanno bisogno gli artefici del sopruso.
Eppure, per le democrazie, l’idea di permettere al “popolo”, termine che riconosciamo esclusivamente come entità astratta, di decidere delle proprie sorti deve restare in piedi, anche quando le libertà concesse devono essere soppresse per lavori in corso. Ribadendo che non rimpiangiamo nulla delle libertà elargite dalle democrazie, crediamo che indignarsi ora per la stretta repressiva ulteriore equivarrebbe a riconoscere che nel recente passato vi siano state situazioni favorevoli. Lo Stato fa il suo lavoro, sta a noi anarchici rivoluzionari farlo stancare, esaurire, azzopparlo in qualunque veste esso ci si presenti. Riteniamo fondamentale quindi, evidenziatene le falle ed i punti scoperti, attaccarli in modo concreto. E state pur certi, ce lo insegnano la storia ed il buon senso, non vi sarà mai alcun Decreto o “ritorno alla normalità” che ci consentiranno di farlo senza conseguenze.
La democrazia non è l’eredità di una libertà concreta, ma un binomio costituito da una libertà astratta coesistente con svariate forme di servitù, dipendenza oppressione. Come far fruttare al meglio questo binomio se non attraverso il connubbio tra potere tecnico e sovranità politica? Un processo che potremmo considerare un “laboratorio” tendente ad autoimmunizzarsi procedendo per crisi interne. L’intensificazione della risposta autoimmunitaria del capitalismo ha luogo, da sempre, nelle sue aree periferiche o in via di marginalizzazione rispetto ai centri del sistema.  Di conseguenza, una transizione da un contenitore democratico-autoritario ad un contenitore tecno-autoritario non è che un gradiente con cui è modificato lo status di sistema in senso più conservativo. Il capitalismo, tanto amante della scienza a tutti i costi, si è creato la sua bella disciplina scientifica, ovvero quella economica, con la quale si incensa continuamente e si dota di una gloria immediata, nonché postula quel suo  dogmatismo che oggi giustifica come “vera” ogni affermazione che proviene dalla sacra bocca dei moderni vate, ovvero i cosiddetti scienziati. Ebbene, se noi avessimo la pazienza di addentrarci nello studio dell’economia potremmo vedere come questa risponda, perfettamente, all’immagine della società che il capitale, appunto, desidera forgiare per ottenere maggiori profitti, guadagni e controllo sociale. Tuttavia, non è il capitalismo ad essere in crisi. Possono essere in crisi alcune sue aree territoriali, poiché nuove emergono agli occhi della storia presente. Il capitalismo è sopravvissuto ad epidemie più distruttive, a due guerre mondiali, a svariate rivoluzioni comuniste riconvertitesi in capitalismo di stato. E’ in crisi il suo contenitore strategico attuale, ma non lo ucciderà il virus. Lo sfruttamento è messo in atto da persone reali e queste sono già in moto per reinventarsi o conservare un ruolo al vertice della piramide.

Non affidiamo ai padroni e ai politicanti la nostra vita

Se volessimo ripercorrere cronologicamente le dichiarazioni dei ministri, le uscite propagandistiche e i decreti legge del consiglio dei ministri, non potremmo non evidenziarne la contraddittorietà e l’approssimazione. E quando il nemico è confuso, va attaccato. Visto che lo Stato ha la memoria lunga, dimostriamo, anche noi sfruttati, di averla ben salda e funzionante.
Attenzione, però, nell’affermare che il nemico è confuso, non intendiamo dire che è debole, piuttosto ha evidenziato, palesemente, contraddizioni specifiche in tutto ciò che gli si muove intorno. Ha mostrato il fianco proprio nel momento in cui ci ha chiamati ad aiutarlo per difendere “la nostra economia”, le “nostre aziende”. Come un feudatario medievale, come un barone post-unitario, come un qualsiasi padrone lo Stato vorrebbe condividere le perdite e in prospettiva accaparrarsi gli utili; si affida al lavoro volontario, sottopagato e  oscura gli scioperi. Le persone chiedono inutilmente aiuto ai servizi sanitari che, se contattati, rispondono talvolta di “stare a casa” poiché non ci sono i presidi adatti a prestare soccorso. Mentre padroni e governanti spettacolarizzano la loro malattia, la pubblicizzano, la rendono un fatto condiviso, i ricchi vengono ben curati e hanno maggiori probabilità di  sopravvivere,  i poveri crepano e vanno a finire, spesso, in fosse comuni. Per attenuare le possibili conseguenze di una rivolta sociale davanti alla mancanza dei beni di prima necessità, all’aumento dei prezzi, alla perdita di salari, lo Stato delega ad associazioni di volontari la rappresentazione del proprio lato umano. Nel contempo , come detto in precedenza , continua a svolgere il suo mestiere di aguzzino.
Chi fa appelli all’unità ed alla condivisione è chi ci uccide ogni giorno.

La discarica dell’informazione locale, nazionale, globale

Siamo abituati al falso ed abbiamo imparato da tempo a non temerlo. La veicolazione del falso ha contraddistinto la storia di questa terra che oggi esige a gran voce di farsi chiamare “patria”. Si tratta di una prassi istituzionale rafforzatasi e perfezionatasi nel tempo: con le stragi di stato, con l’assassinio premeditato dei rivoluzionari in strada o durante un arresto, nell’ecocidio quotidiano dei luoghi che abitiamo. Ebbene, riguardo a tutto ciò, la versione ufficiale dei fatti, da parte dell’informazione “attendibile” qual è stata fino ad ora?
Far diventare, col tempo, la realtà “narrazione” con grande compiacimento di tanti mediattivisti.
Tra loro, infatti,  c’è chi vede nell’attuale dimensione, l’opportunità per spostare la cosiddetta “narrazione” dal profitto dei padroni sui valori umani.  Ci sembra alquanto ingenuo vedere nei decreti legge il mutamento dei principi capitalistici in senso accettabile, eppure c’è chi cerca di cavalcare l’onda coronavirus, proprio come chi governa l’economia e gli stati, per rientrare a dire la propria nel consueto processo democratico: dirette facebook, skype segnano il nuovo terreno di battaglia delle lotte di coloro i quali già ne portavano avanti un contenuto esclusivamente simbolico. Tali parti politiche che hanno tratteggiato la linea di intervento del nuovo capitalismo, ora lo sostengono nella fase di riavvio della macchina. Nel contempo ci si affida all’intrattenimento collettivo. Non è importante ciò che è giusto o sbagliato, tanto meno chi lo decide , l’importante è dire qualcosa, confessare uno stato d’animo, una sensazione, un disagio, renderlo tracciabile, classificabile, inglobarlo nella drammaturgia del potere.
Tutto si gioca sulla quantità di informazioni che consentono di prevedere l’andamento delle attese.
Il governo si arrabatta a fornire informazioni, notizie utili, comportamenti responsabili.  I Decreti sono prima alimentati dall’informazione e poi ratificati come qualcosa di già atteso, di già digerito. Tuttavia, la narrazione quotidiana delle quarantene, il diario di bordo delle proprie vite spettacolarizzano ed edulcorano la crudezza  degli eventi, nascondendoli o marginalizzandoli. Da una parte, la situazione è grave, a causa di chi esce di casa, non di chi ha speculato e continua a speculare sulle nostre vite; dall’altra, andrà tutto bene, ce la faremo, siamo un grande paese. Nel primo caso si è spinti ad identificarsi con un  comportamento conformista, timoroso, appiattito sulle leggi e sull’attendismo; nel secondo, si chiede uno scatto d’orgoglio, di coraggio, di ottimismo. Pur partendo da punti vista opposti, ci troviamo davanti allo stesso meccanismo di suggestione e arriviamo alla stessa conclusione: l’importante è obbedire senza protestare!
La riproduzione del meccanismo capitalistico di propaganda si connatura alla dimensione quotidiana così come sentenziano i marchi aziendali della pubblicità: “sii anticonformista nelle tue scelte!”; “uniformati agli altri per non essere isolato!”. L’importante è comprare!
Ma chi vende, ha già comprato gli slogan “sostenibili” e sostenuti “dal basso”. Insomma le parole d’ordine e gli slogan che prima si potevano leggere sui muri di qualche centro sociale okkupato, oggi li troviamo sulla bocca degli economisti più gettonati! L’impoverimento delle proposte, delle idee ravvisatosi negli ultimi anni nell’area riformista ed antagonista è passato dalla ideologia del fare a quella del dover essere scordando definitivamente l’agire.  Un bel progresso, non c’è che dire. Questo capitalismo dal basso, condiviso, sarà un capitalismo che individuerà le procedure da seguire in ogni momento della nostra vita, che normerà i nostri sentimenti e non lascerà nulla al caso e alla spontaneità ma al contempo ci dirà che siamo liberi. Questo concetto di capitalismo autogestito, probabilmente, nasce anche perché molte pratiche, come l’autogestione, nel corso del tempo hanno smesso di essere conflittuali e sono rimaste mero strumento di sopravvivenza, ecco perché ormai è facile far recuperare al capitale, all’economia, alcuni concetti.

Contro lo stato, senza eccezioni

In questo periodo risulta tristemente interessante osservare i linguaggi e i modi di comunicare i messaggi. In realtà trovarvi una apparente coerenza è difficoltoso, in effetti basta confrontare le varie dichiarazioni di ogni singolo esperto o politico, per rendersi conto che sono, a distanza di pochi giorni  del tutto contraddittorie.
Come funziona l’apparato strategico del nemico quando percepisce condizioni pericolose e dichiara uno stato di emergenza? Dimostra efficacia, prontezza di interventi? Premesso che lo stato di emergenza è pressoché permanente nella rappresentazione del potere e che i momenti di eccezionalità e di crisi sono costantemente mantenuti in auge, ciò a cui assistiamo oggi riveste un profondo aspetto di indeterminatezza e di imprevedibilità ed in tutto questo è percepibile fortemente una grande difficoltà da parte dei governi.  Un affanno più che evidente. Al momento,  il primo ministro Conte, espressione dell’unico organo statale attivo, il Consiglio dei Ministri, viene spinto davanti alle telecamere per fare dichiarazioni e leggere decreti . Il più delle volte si tratta di risoluzioni già venute alla luce attraverso svariati mezzi stampa, già masticate dall’informazione e da chi vi dà credito, in modo da ottenere un effetto di impatto minimo.
Facciamo alcuni esempi: la confusione sui protocolli sanitari, la contraddittorietà delle risoluzioni a livello territoriale, le concessioni e i divieti intercambiabili di giorno in giorno.
Altro aspetto fumoso, l’utilizzo dell’esercito. La presenza dei militari in luoghi considerati sensibili dallo Stato è ormai da tempo consuetudine e vederli affiancare polizia o carabinieri nelle stazioni o altre zone delle città non è un fatto inusuale. Tra l’altro la storia recente ci rimanda alla memoria momenti in cui ciò è avvenuto in alcuni territori considerati fuori dal controllo statale diretto. Ci riferiamo alle operazioni Vespri siciliani, Riace e Forza Paris svoltesi rispettivamente in Sicilia, Calabria e Sardegna tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.  A conti fatti, l’occupazione militare di queste terre portò esclusivamente ad aumento del controllo quantitativo del territorio, poiché le forze impiegate in aggiunta a quelle già presenti non ottennero un reale mutamento delle dinamiche illegali. Se lo Stato ha ottenuto risultati in questi territori, ciò si è verificato soprattutto grazie al pentitismo, non ad un’azione investigativa o ad un controllo capillare di città, paesi e montagne. Lo Stato, però, poté dimostrare, attraverso i criteri della scienza valutativa a cui il capitalismo fa riferimento, che il suo impegno si moltiplicò.
Come già detto, anche in questa occasione, l’unica soluzione formulata dai governanti è la raccolta di dati: un tot numero di denunce, di fermi, di posti di blocco, di sbirri dislocati nelle regioni; ciò nasconde, in parte, la richiesta di ventilatori, di supporti sanitari e strutture d’accoglienza per i malati.
Ma se si dispone di grandi numeri per il controllo, perché si chiede l’ausilio dei volontari per il soccorso minimo?
Quanti sbirri, militari e secondini che effettuano controlli o pestano i detenuti sono contagiati? Quanti di questi eroi diffondono il virus? Quanto costa l’indennità di missione dei militari impiegati? A chi viene affidato il comando dei presidi ospedalieri in emergenza? A quegli stessi angeli che insieme ai politici locali hanno riformulato i presidi sanitari sul territorio fino a poco tempo fa ridimensionandone la qualità e dislocandone le strutture?
La risposta è sempre afferente alla dimensione protocollare: si creano, quindi, task force che delegano alla tecnologia altre acquisizioni di dati.
Si propaganda il tracciamento degli spostamenti a fronte della richiesta di presidi sanitari per intervenire, fornire assistenza a chi dovrebbe recarsi in ospedale. Ma è evidente che si tratta di un’ennesima mossa per dimostrare che si è fatto il possibile.
Non riteniamo giusto soffermarci sulla portata dell’attuale ondata repressiva, né esaltare, oltremodo, dettagli e minuzie delle tecnologie militari in uso; tanto meno evidenziare restrizioni, limitazioni e disumanità dei decreti governativi. Non intendiamo certo passare per ingenui o superficiali, anzi riteniamo opportuno e sensato documentarsi e aggiornarsi sul funzionamento della macchina nemica; tuttavia nessuna trasformazione o aggiornamento dell’ordine democratico ci fa rimpiangere ciò che esso si lascia alle spalle.

Noi vogliamo distruggere la società, non migliorarla

I governi, come anticipato, sono in  confusione. Si affidano alla tecnoscienza che stenta a tenere testa ai mutamenti del virus. Si affidano ai calcoli logaritmici delle previsioni di mercato e di indagine economica. In poche parole demandano alla continua riformulazione dei parametri scientifici l’inconsistenza della loro azione.
Il metodo scientifico contempla l’errore, dice che si può sbagliare, anzi da un errore si  possono dedurre delle osservazioni che saranno utili per altre ricerche, ebbene cosi facendo, ecco dunque il  perfetto strumento di lettura del reale. I sostenitori della tecnoscienza affermano che mai si  smette di approfondire e ricercare, e sostengono che non è vero che ciò che non può essere misurato dal metodo scientifico viene semplicemente ignorato, essi sostengono che nulla viene ignorato ogni cosa viene ricercata.  Ricercando ogni cosa dunque la scienza ha la capacità di rispondere, prima o poi, ad ogni domanda? Se così è allora è in potenza, onnisciente, proprio come dio. Allora chi sostiene che oggi alla religione si è sostituito il dogma scientifico ha perfettamente ragione.  La scienza non è interpretazione del mondo? Non ha un suo progetto? La domanda appare retorica, alla luce di queste brevi considerazioni, e  questi sono i caratteri propri di ogni ideologia, ecco perché pare corretto, oltremodo corretto, parlare di ideologia della scienza. Come anarchici non crediamo possibile indicare, o peggio ancora credere, che esistano reali strumenti conoscitivi della realtà, ogni mezzo simile si configura come ideologia, ideologia è la scienza, ideologia può essere una forma di “credo politico” ideologia può anche essere lo stesso anarchismo. Crediamo che non esistano alcuna verità e certezze, chi le ricerca produce in noi molti dubbi e, soprattutto, un forte senso di repulsione.
Sappiamo bene però, che l’apparato tecno scientifico e militare si muove dietro alcuni pionieri che incarnano ancora il volto primordiale del capitalismo: i padroni. Essi sono da sempre il vero motore dello sfruttamento. Scienze economiche, teorie di mercato, previsioni di investimento costituiscono il fantasma dietro cui correre per perdere di vista l’effettiva realtà delle cose.
Sono i padroni, in carne ed ossa, gli artefici delle presenti e delle future forme di oppressione. Ad essi scienziati e sbirraglia si accodano.
In effetti, nella odierna situazione chi non pare avere le idee confuse è proprio il padrone,  l’imprenditore che, ammantatosi col mantello della filantropia, riconverte le sue aziende, produce quello che il mercato richiede e aumenta i suoi profitti. In realtà un numero elevato di fabbriche non ha mai smesso di produrre e molte spingono per riaprire al più presto. In entrambi i casi procedure di sicurezza fittizie giustificano il fatto che venga messa a repentaglio la vita dei lavoratori.   Le grandi corporazioni farmaceutiche oggi cercano di gareggiare le une contro le altre, nella corsa al vaccino, alcune di esse hanno già avviato la sperimentazione umana e mentre tutto il mondo guarda col fiato sospeso e cerca affannosamente notizie riguardanti i progressi scientifici che porteranno alla salvezza dell’umanità, le corporazioni farmaceutiche rivolgono il loro sguardo ai profitti.
Nel frattempo le aziende che lavorano da sempre alla tracciabilità dei movimenti si danno da fare per  progettare le nuove app che permetteranno di classificare l’umanità in varie porzioni: malati, sani, immunizzati. Una app potrebbe quindi permettere la gestione della circolazione umana e tutto questo per quale motivo?
Nel frattempo i prezzi dei generi di prima necessità aumentano e probabilmente, sono destinati a lievitare ulteriormente.
La verità appare ben chiara, a chi vuole leggerla, oggi soprattutto in previsione della fase due, c’è chi si è già preparato.
Ebbene su questo disastro, che sta costando un enorme numero di vite umane, si è già pensato a ricostruire , ricostruire mantenendo ferme le stesse regole: pochi devono poter speculare senza alcun vincolo al proprio sopruso, molti devono soccombere in condizioni di schiavitù. Lo strumento d’oppressione che sarà utilizzato è in via di costruzione. Università, governi, psicologi ne stanno calibrando e dosando gli effetti sotto il peso della sconfitta inflitta loro dal virus, rifacendosi a modalità operative già in corso. Non vi è quindi alcuna rivoluzione tecnologica imminente, solo un potenziamento di ciò che già esiste e che, dovremmo considerare con più attenzione nelle sfaccettature presenti, piuttosto che con  quelle di là da venire.
Nel mondo de-realizzato dalla produzione tecnologica, la mediazione tra l’individuo e la democrazia, tra le sacche, apparentemente, non pacificate e la società è sempre pronto a bussare alla porta, forse, è già dentro le nostre dimensioni di lotta quando stiamo cercando di sfuggirgli.
Ebbene, liberiamoci dai sedimenti e dalle incrostazioni che vorrebbero farci assumere comportamenti esemplari e porre in essere pratiche virtuose da immettere a pieno titolo nella democrazia in affanno. Noi vogliamo distruggerla questa società, non migliorarla. Non sentiamo ridimensionata quindi la nostra forza propulsiva e distruttiva, in questa attuale temperie. Anzi, ci sentiamo stimolati e curiosi di scoprire nuove forme di sopravvivenza ai margini della società “malata”; non ci siamo mai aspettati momenti facili e siamo consapevoli che le strade da percorrere sono costellate di luci ed ombre, di menzogne da dire all’autorità e verità taciute, di illegalismo e attacchi imprevedibili al nemico. Così come sono costellate da lunghi silenzi, attese, sconfitte. La nostra lotta non coincide con le lotte di chi aiuta lo Stato nella sua campagna propagandistica, ma tiene ben presente qual è il campo d’azione su cui innescare la battaglia.

Anarchici a Cosenza
20/04/2020

Indirizzi utili arrestati/e a Torino

I 4 compagni arrestati ieri in corso Giulio Cesare si trovano nel carcere delle Vallette con l’accusa di favoreggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Stanno tutti bene e al momento non sappiamo ancora con precisione quando verrà fissata l’udienza di convalida degli arresti. Per chi volesse scrivere o mandar loro un telegramma ecco i nomi e l’indirizzo

Daniele Altoè, Giordana Laera, Maria Francesca Giordano, Samuele Cattini

Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno” via Maria Adelaide Aglietta 35

10151 Torino

TUTTE LIBERE TUTTI LIBERI

 

Indirizzi utili

Cronache dallo stato d’emergenza (Numero5)

Che scoperta, la società!

Di fronte al rischio di morire per contagio, milioni di esseri umani stanno scoprendo che le azioni proprie e altrui hanno un effetto concreto sulla società, cioè su se stessi e sui propri simili. Dopo decenni di ideologia liberale secondo la quale la “società” era una sorta di buco nero in cui si poteva buttare qualsiasi cosa, ora si riscopre in fretta e furia il principio di responsabilità. Si scopre che i lavoratori sono carne da macello; che i profitti vengono prima della salute; che a decidere, dietro il fumoso “interesse pubblico”, c’è lo Stato con la sua polizia. Visto che i virus provocano degli effetti anche se non si vedono, scopriamo che esiste una “materialità dell’invisibile”. Le tecnologie digitali – a cui scienziati e governi affidano le nostre sorti – sono tutt’altro che immateriali. Perché milioni di persone stiano connesse mentre sono chiuse in casa, ci vogliono server, energia, cavi, antenne e, soprattutto, metalli e terre rari, il cui accaparramento significa guerre, saccheggio della crosta terrestre, radiazioni nucleari, semi-schiavi (spesso bambini) costretti a lavorare nelle miniere, intere zone del mondo trasformate in discariche, cioè condizioni per nuove epidemie. Può esistere un principio di responsabilità a comando, sotto l’imperio della paura?

Cosa significa “non si può uscire”?

L’aspetto forse più pericoloso di questo periodo è proprio il tentativo statale di far coincidere responsabilità e obbedienza. Se pensiamo alle tragedie che l’obbedienza ha prodotto nel Novecento («Ho eseguito solo gli ordini» è stata, non a caso, la frase più ripetuta dai nazisti a Norimberga), una tale sovrapposizione dovrebbe farci tremare i polsi. Perché, allora, stiamo in casa? Per senso di responsabilità? Perché lo dice il governo? Per paura delle multe? Milioni di persone risponderebbero senz’altro in modi molto diversi. Quello che è eticamente e socialmente inaccettabile è confondere obbedienza e responsabilità. Facciamo un esempio. Se si leggessero davvero i decreti del governo – senza farsi terrorizzare dagli annunci degli altoparlanti – e li si seguisse alla lettera, cosa succederebbe? Se migliaia di persone uscissero contemporaneamente a fare “attività motoria in prossimità della propria abitazione”, che assembramenti si creerebbero? Se invece le stesse persone vanno a passeggiare in zone isolate, violando di fatto il decreto, mettono forse a rischio la salute di qualcuno? La sanzione non è mai stata un argomento.

Obblighi e divieti

Mentre in alcuni “Paesi non democratici” la normalità sta diventando quella del tracciamento di ogni dato sull’identità, i luoghi frequentati, gli incontri, anche nell’“Occidente liberale” si guarda alle linee guida per la ristrutturazione 4.0 della vita sociale. In diverse zone della Cina (in cui i casi di contagio sono prossimi allo zero) non si entra in alcun luogo pubblico senza uno smartphone in mano a “garantire” il proprio status. Non possedere certi strumenti inizia a somigliare sempre di più all’essere dei clandestini, o come minimo persone sospette. Per capire l’antifona, basta guardare chi sono i 17 specialisti scelti dal governo Conte per programmare la “Fase 2” (cioè «ripensare l’organizzazione della nostra vita e preparare il graduale ritorno alla normalità») . A guidare la task force (con tanto di riferimenti al comitato interministeriale del ’45) sarà l’ex amministratore delegato di Vodafone, Vittorio Colao, che verrà fiancheggiato da numerosi tecnici ed esperti tra cui Roberto Cingolani, l’attuale responsabile dell’innovazione tecnologia di Leonardo (il più grande produttore italiano di armi) e direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Intanto il 5G inizia ad essere una realtà. «Ogni tecnologia porta con sé obblighi e divieti segreti», scriveva Günther Anders. E cosa c’è di più segreto e invisibile di una tecnologia che si confonde con la nostra stessa quotidianità?

Finché siamo in tempo

Si accumulano annunci e programmi di trasformare il “distanziamento sociale” in qualcosa di semi-permanente (dal momento che le pandemie sono già integrate come “effetto collaterale” della produzione tecno-industriale). In tal modo saremmo distanziati non solo dai nostri simili, ma dalla possibilità individuale e collettiva di difenderci dagli amministratori della coercizione. Senza poterci incontrare e organizzare, come reagire a misure di sorveglianza sempre più totalitarie, oppure, più banalmente, a dei licenziamenti? Se si affida il “problema contagi” a un apparato tecnologico-burocratico, la soluzione più efficace – l’unica che non mette in discussione l’apparato stesso – è il controllo totale. Non perché i tecno-burocrati siano malvagi o perché siano parte di chissà quale complotto mondiale, ma perché le soluzioni tecniche devono strutturalmente prescindere da considerazioni etico-sociali. Soprattutto in nome dell’emergenza. La libertà, proprio perché imprevedibile, costituisce un fattore di disturbo per gli algoritmi; il giudizio di valore è sempre umano, troppo umano, mentre il calcolo si presenta come oggettivo. Qual è la soluzione più efficace se un bambino fa troppo chiasso? Legarlo, oppure somministrargli degli psicofarmaci. Se i genitori non lo fanno, non è perché non lo trovano efficace (calcolo costi-benefici), ma perché lo considerano sbagliato (giudizio etico-pedagogico). Togliamocelo dalla testa: quella di non ammalarsi non sarà mai una certezza. La domanda , cui nessuna intelligenza artificiale potrà rispondere al posto nostro, è sempre la stessa: a cosa siamo disposti a rinunciare della vita per continuare a vivere?

Pensavano che chiamandoli “eroi”…

Mentre il personale sanitario di Piacenza si dichiara pronto a scendere in sciopero se vengono riaperte le fabbriche, duecento medici e infermieri greci sottoscrivono un documento con il quale rivolgono sette domande al “Comitato di esperti” del Ministero della Salute. Eccone un paio: «Quale approccio scientifico impone la circolazione dei nostri concittadini con guanti e mascherine all’aperto e al contrario tratta con ironia e “non importa” la questione della garanzia assolutamente necessaria dal punto di vista igienico e sociale di tutti i mezzi di protezione individuale degli operatori negli ospedali e nelle cliniche?»; «quale approccio scientifico impone il divieto di incontro all’aperto di più di due persone, ma NON denuncia il funzionamento di imprese e industrie che producono beni non essenziali con dozzine di lavoratori assembrati in spazi chiusi e senza i necessari mezzi di protezione?». Assunzione di altro personale sanitario; fornitura di mezzi di protezione a tutti gli operatori; requisizione immediata e senza condizioni di letti normali e di terapia intensiva, di attrezzature di laboratorio e di cliniche dal settore dell’assistenza privata: con queste rivendicazioni sono stati organizzati presìdi davanti a 25 ospedali in 20 Province della Grecia. Alle iniziative hanno partecipato lavoratori di tanti altri settori, pensionati e studenti. Durante uno dei presìdi, l’intervento della polizia è stato respinto in modo collettivo e solidale. Tra gli slogan: «Siamo schiavi solo della nostra coscienza» e «il divieto di circolazione non fermerà le lotte».

Resistere all’emergenza, sfidare i divieti

31 marzo, Milano. Picchetto dei lavoratori (quelli non ancora ammalati) del magazzino Fruttital a rischio licenziamento. In piena emergenza l’azienda aveva annunciato la chiusura e il trasferimento. Inoltre, nei giorni precedenti non era stato fornito agli operai alcun dispositivo di protezione dal contagio.

1° aprile, Calliano (TN). Per questa giornata, alcuni parenti dei detenuti avevano invitato a far sì che le battiture risuonassero anche fuori delle carceri. Così, un gruppetto di anarchici, per spiegare il senso della battitura che ci sarebbe stata la sera, ha pensato di rovesciare la pratica istituzionale di diffondere sinistri moniti e avvisi dagli altoparlanti, girando per il paese con l’impianto audio e facendo diversi interventi a sostegno delle lotte carcerarie. Nel giro di poco tempo, giungono sul posto otto pattuglie dei carabinieri, più altre auto della polizia locale e della Digos.

8 aprile, Torino. Il “food delivery” viene considerato un’attività essenziale ma le ciclofficine sono chiuse; aziende come Glovo o Deliveroo non hanno mai provveduto alla manutenzione dei mezzi di chi fa le consegne: i riders si ritrovano in piazza, con biciclette e attrezzi, per una “ciclofficina itinerante” che permetta di aggiustare i propri mezzi a chi, nonostante il “lockdown”, continua a lavorare.

14 aprile, Roma. Rivolta nel Centro profughi di Torre Maura. Gli operatori vietano di uscire dal centro, gli internati rispondono con incendi e danneggiamenti. Nei giorni precedenti si erano verificati proteste, atti di autolesionismo, incendi, tentativi di evasione, scioperi della fame e della sete in vari Centri Per il Rimpatrio.

15 aprile, Carmagnola (TO). Picchetto degli operatori sanitari di una casa di riposo in cui si erano registrati  46 contagiati su 50 ospiti. Le richieste: mascherine e tamponi per i dipendenti. Le risposte: arrivano polizia e carabinieri, la cooperativa Socialcoop dichiara di aver “effettuato assunzioni per ovviare alle assenze di personale”… contagiato.

15 aprile, Torino. Scendono in piazza (mantenendo le distanze di sicurezza) gli ambulanti del mercato di Porta Palazzo, l’unico ancora non riaperto in città, forse perché si trova in una zona oggetto di intensa “riqualificazione” (sempre più investimenti per i ricchi, sempre meno spazi per i poveri).

16 aprile, Massalengo (LO). Sciopero di 250 operai nel magazzino centrale di Carrefour Lombardia contro il subappalto ad una cooperativa che paga la manodopera il 20% in meno. Viene firmato un accordo che cancella il subappalto. Nel frattempo si apprende della chiusura della Fruttital di Milano, trasferita a Verona. Dal momento che Fruttital è uno dei fornitori di Carrefour, gli operai decidono che i suoi camion non verranno più scaricati, come forma di solidarietà verso i lavoratori appena licenziati.

16 aprile. Parenti e solidali dei detenuti protestano fuori dalle carceri di varie città (Roma, Bologna, Torino, Bolzano…). A Roma la polizia li circonda e spintona, fregandosene delle tanto invocate distanze di sicurezza, e porta 8 persone in questura. Nei giorni precedenti i parenti protestano fuori dalle carceri di Secondigliano, Poggioreale, Santa Maria Capua Vetere. Nelle carceri di Ariano Irpino, Palermo, Crotone, Bologna, Alessandria, Santa Maria C.V., Rebibbia, Secondigliano si verificano rivolte, battiture, scioperi della fame e della sete.

17 aprile, Torrazza Piemonte (TO). Sciopero di tutto il personale dello stabilimento Amazon: l’azienda non fornisce informazioni sui casi di contagio all’interno della sede, nascondendosi dietro il paravento della “tutela della privacy”.

Il 25 aprile

Mentre governo e Regioni stanno riaprendo i luoghi della produzione e del commercio, il divieto di uscire all’aria aperta perdurerà almeno fino a maggio. Questa palese discrepanza non risponde ad alcuna “evidenza scientifica” (a meno di non confermare quello che un filosofo scriveva più di trent’anni fa, e cioè che lo Stato ha «abbattuto il gigantesco albero della scienza all’unico scopo di farne un manganello»). Da un lato si deve produrre e consumare; dall’altro, prima che la gente possa uscire si vuole aver già programmato come controllarla. Ecco. Dobbiamo anticiparli, se non vogliamo subire, oltre alla “crisi sanitaria”, anche la ristrutturazione economica che l’accompagnerà. E quale data più evocativa per resistere del 25 aprile? Lanciamo un appello a violare le misure. Seguendo il principio di cautela per l’altrui e la nostra salute. E ognuno secondo le sua disponibilità. Non si tratta solo di affermare la responsabilità contro l’obbedienza, ma di dire chiaro e tondo che non accettiamo la divisone tra sacrificabili e salvabili; che le nostre vite non sono “dati da estrarre e da analizzare”; che non c’è salute senza relazioni di mutuo appoggio con gli altri e con la natura da cui dipendiamo.

Non vogliamo “convivere con le pandemie”, ma farla finita con l’organizzazione sociale che le crea.

Versione pdf: Cronache5 (numero_doppio)

Cronache dallo stato d’emergenza (Numero5)