La quarantena non è che mi abbia cambiato molto.
Quest’anno avevo già deciso di mandare a fanculo il lavoro e darmi all’agricoltura, per crearmi da solo il sostentamento di cui ho bisogno, senza andarlo ad elemosinare ad un qualsiasi padrone, che da queste parti ti paga 3/4€ all’ora, quando ti va bene.
Quindi avevo già programmato che avrei passato queste giornate a dissodare, zappare, potare, seminare, e così sto facendo. Ho sempre desiderato fare il contadino!
Cerco di non farmi mancare niente, ogni tanto vado a trovare amici e amiche in città o negli altri paesi, per un pranzo, un bicchiere di vino, una scopata, ecc. Non ci sono molti controlli, così come non c’erano prima, siamo alla periferia di tutto, nel mio paese non c’è nemmeno la caserma dei carabinieri.
É il classico paesino dell’appennino, non c’è mai stata molta gente in strada così come non ce n’è ora. I soliti che stazionavano davanti al bar ora stazionano in piazza con le birre comprate fresche nell’unico minimarket del paese.
Anzi, forse l’aspetto sociale da queste parti è migliorato.
Quelli che andavano a lavorare si sono riversati tutti nei campi, di solito poco curati, e mi capita più frequentemente oggi di fermarmi a parlare con qualche paesano nelle campagne, che prima nei bar del paese.
Ovviamente i discorsi ricadono tutti su questa pandemia che ha stravolto un po’ le vite di tutti.
Non è tanta la paura per il contaggio, qua siamo lontanissmi dai focolai più grandi. Mi chiedo infatti se il problema non sia la troppa densità di popolazione che si registra in alcune zone, soprattutto nelle metropoli. Qua la preoccupazione principale è capire quando potremo tornare liberi.
Se potremo tornare liberi.
Quando parliamo di questo, di solito ricordo che prima non è che avessimo tutta questa libertà e che ora comunque facciamo più o meno quello che ci và. Il compaesano di turno conviene e aggiunge che però prima eravamo liberi di circolare, ora invece ci vogliono chiudere dentro casa!
Oddio, qualcuno per “liberi di circolare” intende liberi di andare al lavoro, che non combacia proprio con la mia idea di libertà, visto che mi sono licenziato perché la paga qua è da schiavitù, ma anche la libertà di lavorare può essere letta come una naturale necessità di avere una fonte di sostentamento.
Chissà quanto continua questa situazione e per quanto tempo la gente resterà senza lavoro? Chissà lo Stato se riuscirà a tamponare la cosa con i sussidi e per quanto tempo? Chissà se passato il virus tutto ritorni come prima?
Insomma qua quello che fa paura è il futuro incerto che si prospetta davanti.
E chissà se la paura di un futuro sempre più restrittivo non possa dare un po’ più di coraggio nel presente per riconquistare la propria libertà?
Mah, tutta questa campagna mi sta facendo diventare filosofo!
Meglio continuare a dissodare il terreno se davvero l’economia collassa e dobbiamo prepararci all’autosostentamento, c’è un sacco di inutile ferraglia sparsa nelle campagne da queste parti.