1. Una storia del tutto impreparata.
Ma cosa credete – gridava Razumichin, alzando la voce – credete che io parli così perchè dicono degli spropositi? Sciocchezze! A me piace quando ne dicono! Il dirli è l’unico privilegio umano di fronte a tutti gli altri organismi. Con gli spropositi arriverai alla verità! Sono uomo appunto perchè ne dico. Non c’è verità alla quale si sia pervenuti senza aver prima spropositato quattordici volte, e forse anche centoquattordici, e questa è nel suo genere una cosa onorevole; sì, ma anche di spropositare col nostro cervello non siamo capaci! Tu dimmi una frottola, ma dimmela a modo tuo, e io allora ti bacerò. Dir frottole a modo proprio è quasi meglio che dir la verità al modo degli altri; nel primo caso sei un uomo, nel secondo sei soltanto un pappagallo! La verità non ci scapperà, ma la vita si può massacrare; se ne sono avuti degli esempi.
Iniziarono con immunità di gregge e fake news. Temi collaterali, difficili da affrontare con ingombranti bagagli analitici ma agevoli a propagandarsi nella semplificazione positiva del potere: Salute e Verità in termini assoluti, senza le discussioni che per migliaia di anni questi concetti si erano portati dietro, erano improvvisamente diventate limpide, ovvie, evidenti. Anzi, evidenze.
La Salute è: vivere più a lungo possibile, posticipare il fine-vita (“morte” è tabu) sperando che frattanto si trovi un modo di evitarlo del tutto, allungare l’aspettativa di vita. Dati statistici solidi, sulla base dei quali posticipare l’età del pensionamento, fondare un mercato geriatrico innanzitutto farmacologico, far crescere le nuove generazioni in subordine a quelle precedenti.
La Verità è: ciò che dicono le autorità, come nel Medioevo ma con un’accezione più ristretta di auctoritas, infatti neppure il parere di certi settori dell’establishment culturale conta più niente, se non si allinea alla vulgata, se non si limita cioè a evidenziare le evidenze, i dati statistici solidi. L’algoritmo che spiega la vita.
Salute e Verità prosperarono, nella loro nuova mise, a scapito di altre idee meno a la page, prima di tutte, Libertà.
Un momento cardine dello sviluppo del binomio fu la Crociata dei Vaccini, ove si verificò che sui media Libertà era pollice verso e che i suoi tradizionali fan, rivoluzionari, anarchici, ribelli, anime belle e utopisti non potevano farci niente: in parte perchè la Crociata era di fanciulli, e come si sa i veri rivoluzionari non fanno figli o perlomeno non se ne occupano, in parte perché gli argomenti dei no/ free – vax erano spesso troppo naive, in altra parte perchè un pochino, se non altro almeno in base a una falsa logica conseguente la constatazione che ogni tanto un vaccino ci è utile eccome, un pochino questa idea di Salute… aveva convinto anche loro!
Infatti si videro non poche titubanze altrimenti inspiegabili a quei famosi tempi del Coronavirus che invece fecero subito dire ad altri “ecco, ci siamo”.
Già, perchè come quando si studiavano i lager nazisti alcuni sostenevano che lo si facesse proprio per saperli riconoscere nelle loro nuove forme (in Palestina, a Lesbo, a Lampedusa…), così quando si parla del Ventennio fascista, si canta “Bella ciao”, ci si dichiara antifascisti bisognerebbe sapere che il Duce difficilmente risuscita talquale, e se qualcuno gli somiglia è uno specchietto per allodole che segna semplicemente a che punto è la notte, come a Weimar, e che ora che Weimar è caduta, nel sorgere del Reich si squagliano allodole e sardine, voti utili e facili consolazioni, equilibrismi e compromessi. E le parole tornano ad avere un peso unicamente in forza dei fatti che sottendono.
Segue.