Genova – La violenza sulle donne in aumento. «Effetto del coprifuoco»

L’solamento anticoronavirus da un lato diminuisce le possibilità di contagio; ma dall’altra parte, per molte donne, può rappresentare un pericolo. La convivenza forzata rischia infatti di esasperare situazioni di violenza domestica già critiche. Questo l’allarme lanciato dai tanti centri antiviolenza che in questi giorni sono più che mai attivi per monitorare la situazione. Anche alla luce dei dati preoccupanti che arrivano dalla Cina, dove gli effetti della segregazione cominciano a vedersi adesso.

Dal 6 marzo, secondo un’organizzazione non governativa cinese che lavora con le donne, il numero di casi di violenza domestica nella provincia di Hubei, è salito in maniera vertiginosa e a febbraio il numero è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «In genere quando le donne stanno più a contatto con il marito o compagno violento, i casi aumentano in modo esponenziale. Ad esempio, subito dopo i weekend o le vacanze le segnalazioni raddoppiano – dice Mariangela Zanni consigliera Di.Re, Donne in rete contro la violenza -. Per questo ci stiamo preparando ad affrontare il dopo: temiamo un forte incremento delle richieste di aiuto». Un tragico bilancio che slitta nel tempo, anche se per molte la realtà si è già trasformata in un incubo a pochi giorni dall’entrata in vigore delle misure restrittive.

Nuove segnalazioni

«Tra lunedì e martedì abbiamo ricevuto cinque nuove segnalazioni. E, contando anche le telefonate di donne che già seguiamo, arriviamo a una ventina in soli due giorni – dice Manuela Caccioni, responsabile del Centro antiviolenza Mascherona -. Considerato che in genere riceviamo 35-40 chiamate al mese, siamo decisamente al di sopra dell’andamento medio. Direi che è allarmante. Noi comunque continuiamo a seguire tutte, non di persona ovviamente, ma via telefono e Skype». (tel. 349/1163601). Ma in questo contesto d’isolamento e di condivisione di ogni minuto della giornata con chi diventa un aggressore, anche soltanto chiedere aiuto può diventare complicato. «Alcune approfittano della momentanea assenza del marito, magari quando esce per portare la spazzatura; altre non ce la fanno e allora si sforzano di resistere e di non ribellarsi, almeno finché non sarà passato il peggio».

Con l’ulteriore preoccupazione, spesso, di dover proteggere dalle minacce anche i propri figli. «In questo momento alcune donne corrono sicuramente maggiori rischi e i loro figli sono più esposti ad assistere ad atti violenti – dice Chiara Panero del centro Per Non subire violenza -. Noi continuiamo però il nostro lavoro nelle case protette, dove sono ospitate 12 persone tra donne e bambini, utilizzando i dispositivi di protezione (mascherina, guanti, igienizzanti), dispositivi reperiti con fatica e non sufficienti. Inoltre, le donne che sono già seguite dal centro – da gennaio a oggi abbiamo ricevuto 85 richieste di aiuto – possono contattare le operatrici tramite telefono o via Skype (tel. 010 2461716/5 – pernonsubireviolenza@gmail.com)».E come sempre la responsabilità più grande ricade proprio sulle donne che devono sforzarsi di disinnescare un contesto potenzialmente esplosivo. «In questo momento le donne devono continuare a fare quello che già fanno, cioè gestire la relazione in modo da tutelarsi – dice Silvia Cristiani, psicologa e psicoterapeuta del centro Mascherona – per quanto sia possibile, devono cercare di ricavarsi spazi fisici propri dentro le mura domestiche per dedicarsi ad attività separate».

I riavvicinamenti forzati

Con il monito di non cadere nell’illusione che la vicinanza possa far recuperare l’unione familiare perduta. «Forzare un riavvicinamento con il marito potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio – dice la psicologa -. Certo se la richiesta viene dal compagno è meglio evitare il conflitto, quindi non bisogna opporre un rifiuto ma sempre cercando di cautelarsi». E il rapporto con i figli? «Potrebbe aiutare improntarlo sul piano del gioco, dell’accudimento – conclude l’esperta -. Potrebbe rappresentare un fattore di distrazione da altre dinamiche: quindi in molti casi concentrarsi sui bambini, specie se piccoli, può contribuire a proteggere le donne dal rischio di violenza».

 

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