Ci troviamo in una situazione completamente nuova per tutt*: come in tempo di guerra o in carcere, la nostra libertà è ridotta al minimo, solo che questa volta il “nemico” è invisibile e la nostra prigione è la nostra casa. Disastro, stato di emergenza, coprifuoco, pandemia, bombardamento mediatico, panico, insicurezza e isolamento… A questo punto non si tratta di relativizzare o valutare le conseguenze mortali del coronavirus – a livello medico non lo posso giudicare. Ma ciò che per me conta è una critica all’ evoluzione autoritaria che sta avvenendo, cioè la dichiarazione di guerra dichiarata dallo Stato e le conseguenze che questo ha per noi e per la società. Perché mentre con riferimento agli esperti in materia di questi giorni ogni disegno di legge e ogni decreto viene sventolato e nessuno può prevedere come sarà la situazione tra una settimana, non abbiamo bisogno di esperti per sapere che lo stato di emergenza in tempi di crisi e di guerra si normalizza troppo velocemente (qualcun* ricorda la “guerra al terrorismo” o la “crisi dei migranti”?)
La miseria sociale: Isolata, digitale e obbediente
Nella società sempre in produzione, la velocità e la presenza generale delle notizie ha raggiunto un nuovo livello: sul sito „Live-ticker“ possiamo osservare il numero di persone infette cosicché più velocemente cresce la nostra insicurezza… la paura di essere infettat*, di essere malat*, dei/delle coinquilin*, dei/delle vicin*. Nel frattempo, i politici si stanno posizionando in prima linea nella guerra contro il nemico e ci assicurano di sapere cosa sia meglio fare. “Rimanete a casa! Accontentatevi” è tutto quello che dovremmo fare. Mostrare unità e seguire le esortazioni, perché dopo tutto, “questo non è il momento giusto per le critiche”. Ed eccoci qua che ci troviamo poi in uno scenario totalitario della società del controllo: non si deve più uscire di casa e segnalare inoltre chi non adempie questo decreto. Il buon cittadino prende coscienza della sua responsabilità e chiama il 110 quando sospetta che i vicini stiano dando una festa. Nel frattempo, l’uso di Internet sta aumentando esponenzialmente, perché ci viene fatto credere nell‘esistenza di un altro mondo verso il quale potremmo fuggire se non osassimo più uscire in quello che ci circonda: Il mondo digitale. Perché invece di muoversi e curare le relazioni, la vita viene dislocata nel digitale. Invece di uscire e incontrare gli amici, si può chattare assieme, guardare le serie TV, lavorare a casa, far consegnare tutto a domicilio, guardare porno, criticare e scambiare opinioni su Internet o semplicemente giocare. Nella frenesia digitale, la vita diventa artificiale e alienata, e alla fine perdiamo ogni possibilità di cambiare qualcosa della realtà che ci circonda. Stressati, non stanchi fisicamente, oberati e con gli occhi quadrati che si agitano tra le nostre quattro mura – è questo che dovrebbe essere il futuro? Permanentemente imprigionat* e spaventati*da nuove orribili notizie. In tali scenari il numero di coloro che decidono di porre fine a tale vita è generalmente in aumento, così come la violenza interpersonale e domestica, che per lo più viene esercitata dagli uomini contro le donne.
Prigione a cielo aperto a tempo illimitato
Mentre scrivo questo testo, in una qualche strada parallela più in là, un’auto della polizia scorrazza a giro annunciando a gran voce con gli altoparlanti che si dovrebbe rimanere a casa. Allo stesso tempo, alcuni politici siedono insieme e regolano in che misura le restrizioni iniziali saranno adeguate a livello nazionale. L’antenna radio sul tetto di una casa vicina raccoglie i dati di movimento e di contatto di tutti i cellulari che si trovano nelle vicinanze e le società telefoniche Telekom e Vodafone li trasmetteranno in modo da poterli poi analizzare al fine di scoprire con chi le persone infette hanno probabilmente avuto contatti e in qual misura viene osservato il coprifuoco. Tra qualche giorno, lo Stato probabilmente trasformerà il coprifuoco in un divieto e revocherà diritti come la segretezza della corrispondenza e l’inviolabilità della casa. Questo farà luce su chi è in contatto con chi e dove, chi vive dove e che posti frequenta, e quindi categorizza i soggetti statali, li divide e ordina o li separa. Inoltre, con l‘’appello all’obbedienza totale, si realizza una militarizzazione globale della società che non è mai esistita prima. Frontiere chiuse, soldati per le strade che si preparano all’azione, divieto di qualsiasi assembramento ed elicotteri con le termocamere. Il fatto che la Cina sia considerata uno stato modello nella lotta contro l’epidemia dimostra la meta del viaggio: droni che si librano sopra le nostre teste dandoci ordini, codici a barre sui nostri smartphone che, secondo algoritmi incomprensibili, ci permettono di entrare al supermercato o di metterci in quarantena forzata, l’isolamento di intere città e posti di blocco ad ogni angolo. Il fatto che un “esperto” in Italia abbia già suggerito di mettere il braccialetto elettronico alle persone in quarantena per evitare che escano di casa, dimostra che la città è stata trasformata in un carcere a cielo aperto e che i metodi di disciplina, controllo, amministrazione, punizione e sorveglianza vengono applicati a tutti i cittadini. Chi ora si accontenta di aspettare questo breve periodo di restrizione e nel mentre si distrae online non solo non ha alcun interesse per la libertà, ma non capisce che questo stato di cose durerà più di qualche giorno.
La vera crisi è la normalità
Dal punto di vista della classe dirigente non ha senso mantenere questo stato di emergenza solo per due settimane. Chi vuole congelare la società per fermare un virus, dal punto di vista virologico lo deve fare almeno per un anno . E anche se le restrizioni verranno allentate o tolte in seguito, le conseguenze saranno enormi: Chi vive una vita solitaria, digitale e obbediente si allenerà a farlo. Mentre qualche mese fa abbiamo visto esplodere a livello globale proteste e rivolte, i mezzi di contro-insurrezione e di annichilimento sociale lasceranno profonde cicatrici: Per chi vive da solo e on-line si lascia anche derubare delle opportunità e dei mezzi per discutere, ribellarsi e organizzarsi con gli amici. Mentre lo Stato si mette in scena come protettore della vita e del corpo, ci proibisce qualsiasi vita sociale. Ma sappiamo che chi uccide in modo permanente è lo Stato e la sua industria che domina questo mondo con le guerre, che lascia morire i fuggitivi alle frontiere e che da centinaia di anni distrugge e prosciuga la terra. Lo Stato svolge il ruolo di custode del bene comune, ma in realtà vuole vederci come schiavi del lavoro e soldati obbedienti, che producono profitti per la sua industria inquinante e che sono disposti a morire nelle sue guerre. Lo Stato protegge prima di tutto i ricchi e se qualcun* in questa crisi economica se ne esce con l’idea di prendere ciò che gli manca, i funzionari pubblici non esiteranno a sparare ai saccheggiatori/trici e ai ladri. Il capitalismo e lo Stato hanno bisogno di crisi e stati di emergenza per aumentare e indurire il loro potere su di noi – il virus non è la causa, ma il fattore scatenante. Lo Stato ci chiama ad assumerci la responsabilità, ma ci proibisce di organizzarci, di incontrarci e di aiutarci a vicenda. Dovremmo sederci davanti allo schermo e dire “sì” e “amen”, ma quando abbandoniamo il ruolo di soggetto, ci dichiara guerra.
Se lo Stato vuole controllare e prevenire qualsiasi nostro movimento e relazione, dobbiamo trovare comunque il modo di muoverci e di incontrarci nonostante ciò. Quando saremo a corto di ciò di cui abbiamo bisogno per vivere, dovremmo prenderlo da dove ce n’è in abbondanza. Quando saremo separat* e rinchius*, non dovremo vederci come concorrenti o nemic*, ma come persone con cui possiamo cooperare – come possibili aiutanti e complici. Man mano che gli occhi dello Stato diventano sempre più onnipresenti dobbiamo trovare il modo di cavarli, man mano che il cappio del capitalismo intorno al collo diventa sempre più stretto dobbiamo trovare il modo di reciderlo.
“Essere governati significa essere sotto sorveglianza sbirresca, ispezionati, spiati, indirizzati, sopraffatti dalle leggi, regolamentati, ammassati, istruiti, predicati, controllati, valutati, censurati, comandati da persone che non hanno né il diritto, né la conoscenza, né la virtù di farlo…
Essere governati significa essere tassati, brevettati, annotati, registrati, determinati, timbrati, misurati, valutati, venir patentati, autorizzati, patrocinati, difesi, esortati, ostacolati, riformati, allineati, puniti per ogni azione, ogni transazione, ogni movimento.
Significa essere sfruttati, amministrati, rimbalzati, monopolizzati, imbrogliati, spremuti, ingannati, derubati con il pretesto della pubblica utilità e in nome dell’interesse generale; infine alla la più piccola resistenza, alla prima parola di difesa possiam venir soppressi, puniti, sminuiti, insultati, perseguitati, maltrattati, picchiati a terra, disarmati, imbavagliati, imprigionati, flagellati, fucilati, condannati, maledetti, deportati, sacrificati, venduti, traditi e, per giunta,e ssere derisi, presi in giro, insultati e disonorati.
Questo è il governo, questa è la sua giustizia, questa è la sua morale. Il governo dell’uomo sull’uomo è schiavitù. Chiunque mi metta la mani addosso per comandarmi è un usurpatore e un tiranno. Io lo dichiaro mio nemico”.
Traduzione da Rebellion in Zeiten der Ausgangssperre