Los Angeles – Camionetta Amazon incendiata per il 1° Maggio

In seguito alla chiamata per un 1° maggio autonomo e decentralizzato, abbiamo dato fuoco a un furgone in Amazzonia, nella contea di Los Angeles.

Non potevamo stare a guardare mentre la diffusione di Covid-19 trasformava i centri di detenzione dell’ICE – per migranti privi di documenti – in campi di sterminio.

Amazon fornisce i Cloud server che ospitano l’Investigative Records Management System, il database utilizzato dall’ICE [Immigration and Customs Enforcement, U.S. Border Patrol] e da altre agenzie federali per raccogliere dati pubblici e privati per rintracciare ed espellere i migranti. Amazon ha un ruolo in ogni retata, nella separazione delle famiglie e nella morte per mano dell’ICE. Lo scopo di questa azione è stato quello di alzare la posta in gioco per aziende come Amazon, che forniscono un’infrastruttura essenziale per l’applicazione delle leggi anti-immigrazione.

In solidarietà con i migranti attualmente in sciopero della fame nei centri ICE di tutto il Paese. In solidarietà con i magazzinieri e i magazzinieri, che sono stati coinvolti negli scioperi a gatto selvaggio per il 1° maggio.

Contro l’istituzione delle frontiere e la proliferazione dello Stato di sorveglianza

Fuoco anarchico

Los Angeles (USA) : Une camionnette d’Amazon incendiée, pour un 1er mai autonome et décentralisé

Philadelphia (USA) – La “Bristling Badger Brigade” incendia un’antenna

Un altro Primo Maggio, un’altra antenna-ripetitore in fiamme. Una piccola azione, al mattino presto, ma una fiammata oltre il normale. E non vogliamo mai più tornare alla “normalità”. Non conosciamo la differenza tra 4G e 5G. Tutto quello che sappiamo è che non vogliamo nessuno dei due.

La vicinanza dell’antenna ad un cantiere ferroviario, agli uffici di un’importante azienda farmaceutica e ad altre aziende militari/mercenarie del cantiere navale di Philadelphia va a interferire con le loro operazioni, anche se l’impatto è limitato. Dovrebbe servire anche a ricordare che nessuno è intoccabile, se si ha la necessaria determinazione. E questa particolare azione è stata abbastanza facile.

La prima fiamma è stata un caldo abbraccio per il compagno Badger, che si dice fosse fuggito dopo una serie di incidenti simili a Bristol. Rimani libero!

Il fumo che ne è seguito è stato un segnale per i compagni perseguitati al processo Scripta Manent in Italia… siamo con voi!

Per la libertà,
per l’anarchia!

Brigata dei Tassi Arrabbiati

Philadelphie (USA) : Le groupe anarchiste « Bristling Badger Brigade » incendie une antenne-relais

Los Angeles – Une camionnette d’Amazon incendiée pour le 1er mai

Suite à l’appel pour un 1er mai autonome et décentralisé, nous avons mis le feu à une camionnette d’Amazone, dans le comté de Los Angeles.

Nous ne pouvions pas rester les bras croisés à regarder la propagation du Covid-19 transformer les centres de rétention pour sans-papiers de l’ICE en véritables camps de la mort

Amazon fournit les serveurs Cloud qui hébergent le système de gestion des dossiers d’enquête, la base de données utilisée par l’ICE [Immigration and Customs Enforcement, la police aux frontiers américainr ; NdAtt.] et d’autres agences fédérales afin de collecter des données publiques et privées permettant de suivre et d’expulser les migrant.e.s. Amazon joue un rôle dans chaque rafle, chaque séparation de famille et chaque décès aux mains de l’ICE. Le but de cette action était d’augmenter les enjeux pour les entreprises qui, comme Amazon, fournissent une infrastructure essentielle pour l’application des lois anti-immigration.

En solidarité avec les migrant.e.s actuellement en grève de la faim, dans les centres de l’ICE de tout le pays. En solidarité avec les travailleur.euse.s des entrepôts et des magasins, qui se sont impliqué.e.s dans des grèves sauvages pour le 1er mai.

Contre l’imposition des frontières et la prolifération de l’État de surveillance

Feu anarchiste

Los Angeles (USA) : Une camionnette d’Amazon incendiée, pour un 1er mai autonome et décentralisé

Coutras (Gironde) – La Poste perd neuf voitures

Les pompiers ont été appelés à cinq heures et demi ce matin pour un incendie sur le parking de la poste de Coutras, dans le libournais. Ils ont découvert sur place plusieurs véhicules en feu. A l’issue de leur intervention, neuf voitures étaient complètement ou partiellement détruites.

Tous les engins concernés sont à motorisation électrique [mais, selon Sud-Ouest, n’étaient pas branchés pour la recharge au moment de l’incendie ; NdAtt.]. L’origine du sinistre est pour l’heure indéterminée. Une enquête a été ouverte.

Coutras (Gironde) : La Poste perd neuf voitures

Philadelphie (USA) – La « Bristling Badger Brigade » incendie une antenne-relais

Un autre 1er mai, une autre antenne-relais en feu. Une petite action, au petit matin, mais une escalade au-delà de la norme. Et nous ne voulons plus jamais revenir à la « normalité ». Nous ne connaissons pas la différence entre la 4G et la 5G. Tout ce que nous savons, c’est que nous ne voulons aucune des deux.

La proximité de l’antenne avec une gare de triage, les bureaux d’une grande société pharmaceutique et d’autres entreprises militaires/mercenaires du chantier naval de Philadelphie visait à interférer avec leurs activités, même si l’impact est minime. Cela devrait aussi rappeler que personne est intouchable, si l’on a la détermination nécessaire. Et cette action précise a été assez facile.

La première flamme a été une accolade chaleureuse pour le compagnon Badger, qui se serait enfuit après une série d’incidents similaires à Bristol. Reste libre !

La fumée qui s’ensuivit est un signal pour les compas qui subissent la persécution du procès Scripta Manent en Italie… nous sommes avec vous !

Pour la liberté,
pour l’anarchie !

Bristling Badger Brigade*

*NdAtt. : littéralement, « brigade du blaireau (badger) énervé »

 

Philadelphie (USA) : Le groupe anarchiste « Bristling Badger Brigade » incendie une antenne-relais

Torino – Qualcosa bolle in pentola

Domenica 3 maggio, corso Giulio Cesare, una disputa intorno a una bici, stando alla versione dei giornali, è il pretesto per scatenare una lite tra due gruppi di persone che si trovavano in strada in quel momento. Schiamazzi, urla e bottiglie rotte attirano l’attenzione di molti abitanti della via.

Per quanto di risse qui se ne vedano molte, qualcosa questa volta non va come al solito. Tra tutti i rumori di strada, un’assenza rompe la solita routine: il bitonale delle sirene della polizia si fa attendere.

Le volanti arrivano una dopo l’altra, con estrema calma e a sirene spente, o meglio, spengono le sirene una volta giunte sul corso. Più di un centinaio di persone cominciano a scendere in strada e si accalcano attorno alle volanti per vedere che succede. Tra gridi di sfottò e filmati con i telefoni gli agenti, che nelle fasi iniziali avevano fermato in maniera molto tranquilla due persone, sono nel pallone. Si parlano nervosamente, chiamano, fanno sopraggiungere due pattuglie di borghesi e un pezzo grosso del reparto volanti.

La situazione è tranquilla ma l’aria è frizzante, il tempo si ferma per qualche minuto ed è come se ci fosse una consapevolezza collettiva che comincia a serpeggiare tra le persone lì presenti: quando si è in strada insieme la polizia non fa più così paura.

La tensione si alza improvvisamente, alcuni agenti si avvicinano ad un ragazzo, amico di uno dei due fermati, con fare minaccioso. Le urla della folla si levano, in molti si mettono intorno al ragazzo in questione e gli altri poliziotti invitano i primi a rientrare nei ranghi.

Come spesso capita, proprio quando tutto potrebbe succedere non accade nulla. La polizia invita svogliatamente a lasciare l’area, tutti gli agenti salgono sulle volanti e se ne vanno. Nel giro di qualche minuto le persone si disperdono nelle vie limitrofe.

Qualcosa bolle in pentola per queste strade. L’insofferenza diffusa per una situazione che sta diventando insostenibile fa il paio con l’esperienza – seppur limitata – e il ricordo di quello che è successo due settimane fa.

 

Qualcosa bolle in pentola

La inmunidad es liberar nuestra actitud sediciosa

—El COVID-19, un cisne negro?

Quien prevé sin descanso una catástrofe, no tiene descanso sino hasta que ocurre. Uno de los medios más seguros para atraer un desastre es anunciarlo.

Experimentar un detergente en Detroit, un antiséptico en Dusseldorf, un tranquilizante en Basilea, … es correr el riesgo de desintegrar núcleos de coral, de exterminar especies vegetales y animales, de hacer que nazcan monstruos humanos en las antípodas (o, peor aún, alrededor de uno mismo)

Georges Elgozyi

El Covid-19 cumple con las características planteadas por el capitalista libertariano Nassim Taleb, un acontecimiento impredecible de alto impacto principalmente contra el ser humano (o mejor dicho contra lxs explotadxs) y que solo a partir de la afirmación de su existencia –por todo medio posible–, se comenzaron a emitir miles de juicios inteligibles en retrospectiva. Opiniones-debates en boca de todxs, vertidas a través de la desinformación y que, van desde las terrenales del día a día, hasta las de la elite intelectual, pasando por las conspiranoicas; engrosando la Posverdad del Sistema de Dominación, pero algunas más interesantes que otras, sobre todo las propuestas de nuestros afines anárquicosii.

Estas líneas son solo para expresar una idea que considero fundamental. No quiero ser parte de la opinología masiva, pues ya hay suficientes opiniones para tener conclusiones y criterios claros. El principal impacto es la profundización de la desigualdad, del control y vigilancia permanenteiii, de un sacrificio más apretado de la movilidad y la libertad. No se necesita ser muy inteligente para predecir lo predecible: el avance del capitalismo deja destrucción a su paso. Por lo tanto la mayoría de cisnes negros, como los llama este enemigo Taleb, son acontecimientos extraordinarios de la mano humana, es decir, tienen un origen y es el virus del capitalismo.

La dictadura de la incertidumbre

La inteligencia artificial que según parece, tiene capacidad predictiva con márgenes de error mínimos, se ha convertido en una obsesión para predecir cualquier hecho de la vida, pero se ha quedado corta porque hasta donde sé, antes del COVID-19, no se hacían modelos para este virus en específicoiv y, sólo existían algunos cuantos para posibles epidemias y pandemias; esto significa que no podemos abarcar o conocer todo lo existente (¿por ahora?), el hecho es que se generaliza a partir de datos e información específica idealizando que, hechos pasados pueden demostrarnos una idea del posible futuro, pero los especialistas (que ni siquiera entre ellos se ponen de acuerdo para emitir un juicio,) aun no comprenden que el conocimiento es infinito y por lo tanto solo acceden a las fuentes que vertimos en los medios digitales o que obtiene del espionaje, pero ignoran otras, como por ejemplo, el sentido común o que podemos mentir, suplantar, hackear, etc. y alterar la información. No sabemos la capacidad de la tecnología llamada 5G de la que se dice, “es para espiarnos mejor”, así que estamos a tiempo de quitarnos de encima lo que llaman el internet de las cosas.

El miedo como tal, también ha tenido su evolución y hoy nos encontramos ante uno más de los originados por el Sistema de Dominación, pero mientras este miedo generalizado se apodera de nosotrxs, ellos no descansan, siguen sus planes de dominio y exterminio, tan sólo en lo que va del llamado a la cuarentena en México, hay decenas de eco-activistas y compañerxs asesinadxs o secuestrados por el Sistema y, se han registrado incontables feminicidios; en el mundo entero, selvas y bosques son talados e incendiados para el avance de la tecno-industria; incluso hay planes y experimentos para la colonización y explotación de la Luna o el planeta Marte. Mientras todo este avance destructor sigue su cauce, estamos a merced de la incertidumbre y el miedo por la supuesta pandemia.

¿Rumbo a un neo-feudalismo?v

Esta situación de pandemiavi o el supuesto cambio a un mejor Sistema de Dominación –a uno Sostenible-Verde–, o de su nueva mirada de sujeto colonial salvaje a un sujeto político económico de las comunidades nativas, entre otros factores disruptivos de la tecno-industria; son parte de la estructura que preparan para implantar un neo-feudalismo. Otros factores a considerar son la vigilancia, la obtención de datos personales, el contagio emocional, la información falsa, etc., con el objetivo de predecir nuestras vidas para degradar la afectividad y la memoria.

Las empresas y Estados “VERDES”vii, presumen salvar el planeta del Calentamiento Global, con métodos que derivan en un neo-feudalismo para este siglo: la explotación de recursos de manera equilibrada, bajo un mecanismo de control de espacios en el planeta donde los poderosos pueden comprar y/o negociar con los gobiernos o con los recién flamantes reconocidos grupos indígenas “nativos ecológicos”viii para explotar esos espacios en convenio de mutuo acuerdoix.

Se crearía una nueva masa productiva como fuerza neo-primitiva (en el antiguo sentido colonial), movida por impulsos emocionalesx creados por el sistema de dominación. Los nuevos roles de trabajo con seres despersonalizados, aislados, mal alimentados, etc.; nuevos esclavos, trabajaran dentro de dichos feudos y los que quedemos fuera de esos nuevos territorios y fronteras explotables, es decir, “los libres”, nos alimentaremos de la basura generada por los neo-feudos, tendríamos que buscarnos la vida como podamos en los espacios reducidos a concreto y no aptos para la sobrevivencia, lo que ocasionaría posiblemente una purga masiva de gente no productiva en estos nuevos espacios. Pero también tendríamos una vez más la oportunidad de destruir el sistema actual, antes de cruzar esta línea de transición.

CARPE DIEM

Toda la desdicha de los hombres procede de la esperanza.

A. Camus

En la década del 70 surgen los movimientos ambientalistas pero, desde una posición antropocéntricaxi, han surtido mínimo o, más bien, nulo efecto estas demandas ciudadanistas del pasado, pero el impacto principal por el que ahora los Estados y las Empresas se transforman en VERDES, es por la amenaza del denominado Calentamiento Global (¿otro cisne negro?) que originaron ellos y que hoy suman a sus agendas además de estos, otros como la Geoingenieria y nuevas políticas para mitigar el cambio climático.

Cabe mencionar que existió una corriente socialista libertaria ambientalista pero de igual manera antropocéntrica e incluso colonialista, denominada como anarco-ecologismo social, ideada por Murray Bookchin. Afortunadamente no fue la única corriente, como siempre el pensamiento anarquista basa sus conceptos teóricos en la práctica y surgen grupos más radicales como el Animal Liberation Front (ALF) o el Earth Liberation Front (ELF), pasando por Theodore Kaczynski y las reflexiones de John Zerzan, hasta los actuales grupos Eco-Anarquistas y anticivilización.

No todo es incertidumbre y miedo. Ayer como hoy, hay compañerxs de la diversa fauna anárquica, proponiendo alternativas y realizando actividades ante la situación global, pero, desafortunadamente, muchas de estas “alternativas” dejan mucho que desear: desde métodos de higiene y prevención, pasando por remedios herbolarios y hasta las llamadas ollas populares, la mayoría de estas actividades casi-rayando en el asistencialismo.

Por lo tanto, la idea fundamental que deseo expresar con estas breves líneas, es no quedarnos de brazos cruzados o asumir esos tristes roles asistencialistas sino sumarnos a los llamados de los compas afines, a la invitación de lxs italianxs o chilenxs a las acciones sediciosas, a expropiar los almacenes de alimentos del Estado y las empresas, a incendiar los templos religiosos, a utilizar los medios de transporte del Estado a nuestro antojo sin pagar un centavo, a la ocupación de edificios y casas abandonados, a dejar de utilizar la comunicación digital controlada por el Sistema, a dejar de pagar los servicios (agua, luz, etc.); esto como antesala para la destrucción total del Sistema.

Es hora de poner manos a la obra nuestra creatividad para la liberación total, esta situación es ideal no solo para la práctica autogestiva y solidaria sino también para la insurrección permanente.

Que tu fuente de alegría y sentido de la vida sea la Liberación Total, supera tu crisis emocional!!!!

A destruir la Posverdad!!!

A destruir el pensamiento antropocéntrico!!!!

Destruyamos el sistema de dominación!!!

Qué no quede piedra sobre piedra!!!

Nihil

Desde las entrañas de las aguas negras. Marea Subiendo

Abril – 2020.

i Quizá me criticaran por citar a este economista y ex burócrata francés, pero lo he hecho a propósito, con la intención de que si un ciudadanista es consciente y crítico de la tecnoestructura (concepto usado por él) de que la transformación industrial de una sociedad no garantiza necesariamente la felicidad, del peligro de la tecnocracia, etc. en el que sus impresiones tienen aún validez hoy: Si el presente esta preñado de futuro, lo menos que puede decirse (y aun predecirse) es que con frecuencia tiene malparto. Sin contar los embarazos neuróticos y los abortos espontáneos, el número de retoños monstruosos aplasta al de los normales / Si usted declara que en el año 2100 los climas serán controlados diariamente por los humanos, o mejor aún, por un reóstato planetario ¿Quién sería el tonto que se atrevería a contradecirlo con pruebas firmes? A previsiones indemostrables, refutaciones superfluas / En dos palabras "¡Democracia, mediocracia!", Proudhon dijo más que todos nuestros psicosociólogos en mil volúmenes. Quizás habría agregado una tercera palabra hoy, con referencia a la primacía de los medios: "Mediacracia" / Nosotrxs anarquistas aún mejor, deberíamos tenerlo más claro.
ii propagacionanarquica.noblogs.org / anarquia.info / contratodanocividad.espivblogs.net / contramadriz.espivblogs.net / etc…
iii El Gobierno de la CDMX vía la Agencia Digital de Innovación Pública, aprovecha la situación para obtener datos de antenas de las empresas de la telefonía móvil, para monitorear movimiento y contacto de la gente como supuesta prevención al COVID-19.
iv En algunas notas incluso se menciona que no es posible predecir el comportamiento del virus: https://elpais.com/ciencia/2020-04-08/por-que-no-podemos-predecir-como-se-comportara-el-coronavirus.html / https://www.elfinanciero.com.mx/opinion/colaborador-invitado/y-si-el-modelo-predictivo-de-la-pandemia-fuera-incorrecto
v Hace alrededor de 19 años, en uno de los encuentros anarcopunks en México -aquella ocasión en el estado de Morelos- durante la ronda de participaciones a la exposición de una compañera sobre el Plan Puebla Panamá, lanzado por Vicente Fox; expuse brevemente el tema de las “finanzas populares”, concepto utilizado por el capitalismo para la inclusión financiera a los segmentos no bancarizados, es decir, exprimir hasta el último centavo a las poblaciones marginadas a costa de sus recursos; este proyecto también impulsado por Vicente Fox, dirigido fundamentalmente a los pueblos originarios. Modelo copiado al Banco Bangladesh; en ese entonces no tuvo mucha resonancia mi exposición, pero hoy mi interpretación de este futuro inmediato, vislumbra la llegada de un neo-feudalismo económico a gran escala, a través de las trampas del capitalismo como el ejemplo de las finanzas populares, que en nuestro caso mexicano, aun hoy, se habla de abrir empresas comunitarias a través de la inclusión digital y financiera a las zonas marginadas, más pobres, donde la mayoría son campesinos y comunidades indias, en otro artículo mencionaba la intención del PEJE tras invitar al dueño de Facebook a participar en su proyecto de tecnología para las zonas más pobres del país, donde no solo desea el control político (coercitivo) de dichas poblaciones, además de buscar mayor certeza en su persecución y cacería selectiva de eco-activistas y defensores de la naturaleza, sino porque también el control económico les resultaría demasiado rentable, a día de hoy se sabe que las remesas ascienden en promedio a 30,000 Millones de dólares al año y desde que se tienen estadísticas de la entrada de remesas a México, estás han ido en aumento considerable al paso de los años, por lo tanto buscan bancarizar estos territorios para la inclusión de los nativos y campesinos de lleno al Capitalismo, teniendo permisos de los propios pueblos para que las grandes empresas o los Estados, exploten los recursos de sus territorios. La antropóloga Isabel Cruz indica que el 70% de la población de estas zonas marginadas, utilizan teléfonos celulares; pero qué importancia tiene saber esto? pues el objetivo es bancarizarlos a través de ese aparato inteligente, es decir, canalizar no solo las remesas millonarias sino también el dinero de los apoyos gubernamentales de los programas sociales a este sector, que según la citada antropóloga ascienden a 120 millones de dólares que envía el Gobierno, lo que significa que la gente no vería el dinero en físico, sino a través de lo que denominan dinero electrónico, o sea, las gestiones y movimientos que tenga que hacer la gente de estas zonas marginadas, lo haría online vía el teléfono celular. Lo que impulsa es una suerte de "capitalismo comunitario" o "capitalismo indígena".
vi Este experimento global tendrá sus réplicas, hasta adaptarnos en su totalidad o ser exiliados en el mejor de los casos, en el peor, seríamos borrados del mapa. Aseguran que en este panorama cada vez más incierto cambiará la vida como nunca. Y tendrá que estar bien preparado. Porque algunos expertos aseguran que las pandemias serán más frecuentes, estimado entre cada tres o cinco años.

https://www.expansion.com/expansion-empleo/desarrollo-de-carrera/2020/03/27/5e7de7b4468aeb725a8b45f7.html
vii La nueva configuración de la vida en el planeta tras explotar y arrasar millones de hectáreas, es decir, la colonización y el dominio de la naturaleza para el desarrollo y el progreso humano, ha ocasionado un supuesto miedo en el que se dice hoy nos encontramos como especie amenazados de nuestra propia extinción.
viii El reto de los pueblos originarios, es sacudirse el indigenismo colonial, este discurso se actualizó en el siglo XX, al reconocer los gobiernos, sus territorios e identidades propias desde 1959 con el Convenio 107 y en 1989 con el Convenio 169 ambos de la OIT, posteriormente con la Declaración de las Naciones Unidas sobre los Derechos de los pueblos indígenas en 2007, pero que tiene su antecedente preparatorio desde finales de 1994 y que para este nuevo siglo XXI, los Estados en contubernio con las grandes empresas, utilizan a su favor estas legislaciones internacionales para explotar los recursos y pueblos originarios con “acuerdos” a cambio de “progreso económico” en sus territorios.
ix Un ejemplo es el caso de la Guyana, donde sus bosques han sido desertificados por la tala y ahora para recuperarlos, han ideado con tecnología de punta, un sistema que detecta en los árboles, cuales captan más Co2 que transforman en oxígeno para plantar árboles maderables que lo hagan en menor medida o que de plano no capten Co2 y así obtener maderas para las diferentes industrias que las usan. Ejemplos como este hay cientos la gran mayoría fomentados por el BID.
x Es notorio que estos esclavos de la era digital, han modificado su comportamiento, alterados por la desinformación y sometidos ante esta, siguen justificando la existencia del Sistema de Dominación a cambio de un supuesto bienestar.
xi Promovieron en las agendas de los Estados, la conservación y regeneración de los recursos naturales tras su explotación desmedida, la preservación de la vida silvestre y la vida en cautiverio (reservas ecológicas, zonas protegidas, zoológicos, etc.) la reducción de la contaminación, etc.

Grecia – Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

La “Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati” è stata fondata nel 2010, un periodo in cui, da un lato, veniva effettuata una forte ristrutturazione capitalistica compiuta sotto il paravento della “crisi economica” e in cui, dall’altro lato, il movimento radicale, avendo ricordi molto recenti dall’esperienza della rivolta sociale del dicembre 2008, era in piena fioritura. In queste circostanze, la repressione si fece ancora più intensa, portando a un numero sempre crescente di prigionieri politici. È proprio in questo contesto che si è formata la Cassa di solidarietà, inizialmente con l’obiettivo di fornire un sostegno regolare e coerente a quanti sono perseguitati o imprigionati per il loro agire sovversivo o per la partecipazione alle lotte sociali.

L’obiettivo fondamentale della struttura è di garantire dignitose condizioni di vita ai compagni imprigionati attraverso un processo che si svolga in seno al movimento politico; permettendo alla dimensione materiale della solidarietà di compiere un passo ulteriore rispetto alle più strette relazioni tra compagni, familiari e amicali, oltre a contribuire alla copertura immediata delle emergenze (come le spese processuali e le cauzioni per i perseguitati). Contemporaneamente, gli interventi di solidarietà pratica e la costruzione e lo sviluppo di ponti comunicativi e di lotte congiunte tra chi è dentro e chi si trova fuori dal carcere, rimangono le priorità delle persone che formano e sostengono la struttura.

Dal 2010 a oggi, la Cassa di solidarietà ha cercato di ottenere un regolare e coerente sostegno politico, morale e materiale per la raccolta di fondi, un fatto che deriva principalmente dalla partecipazione consapevole di ognuno di noi, oltre che di gruppi e collettivi, che contribuiscono alla prosecuzione di una solidarietà fattiva. La continua repressione statale, tuttavia, si traduce in un numero elevato di prigionieri politici e spese legali e, conseguentemente, in esigenze materiali particolarmente elevate. In questo momento, la Cassa di solidarietà sostiene 24 prigionieri con una regolare base mensile (Kostantina Athanasopoulou, Dimitra Valavani, Konstantinos Yagtzoglou, Giannis Dimitrakis, Dimitris Koufontinas, Iraklis Kostaris, Giannis Michailidis, Savvas Xiros, Giorgos Petrakakos, Kostas Sakkas, Marios Seisidis, Vangelis Stathopoulos, Spyros Christodoulou e 11 militanti provenienti dalla Turchia e dal Kurdistan). In molti casi cerchiamo anche di coprire – per quanto consentito dalle nostre capacità (finanziarie) – le spese legali e le cauzioni dei compagni perseguitati per la loro identità politica, per le loro azioni o anche per i propri legami familiari o il loro rapporto di amicizia con i militanti imprigionati.

Durante questi dieci anni di attività, ci siamo rivolti ai compagni e ai collettivi in molte occasioni, siccome assicurarsi le risorse finanziarie è sempre stato un processo difficoltoso. La solidarietà e la partecipazione dei compagni sia dalla Grecia che dall’estero è la ragione principale per cui siamo stati a fianco dei nostri compagni imprigionati in maniera coerente. Nella situazione attuale, soprattutto alla luce dei nuovi fatti riguardanti la diffusione del virus e delle misure restrittive imposte dallo Stato in questo contesto, è ancora una volta estremamente difficile assicurare le risorse volte a sostenere i bisogni materiali di coloro che si trovano all’interno delle carceri. Probabilmente è più difficile che mai. Purtroppo, tutto ciò si deve aggiungere ai tempi già difficili che i nostri compagni prigionieri, così come la popolazione carceraria nel suo complesso, stanno affrontando, e per tale motivo ancora una volta ci stiamo rivolgendo ai nostri compagni.

Il sovraffollamento delle carceri greche, con l’accatastamento forzato dei prigionieri in celle e sezioni che ricordano degli alveari, l’assistenza medica inadeguata (e in alcuni casi inesistente), il rifiuto di fornire misure di protezione personale (quindi il divieto di forniture mediche, come gli antisettici) e il fatto che anche i più vulnerabili (anziani o malati) siano ancora incarcerati, tutto ciò pone le condizioni per una ondata pandemica con tassi di mortalità significativamente più alti di quelli presenti nella società fuori dalle mura. Questo può equivalere alla pena di morte per molte persone in carcere. Tale problema ha indotto a una serie di mobilitazioni nelle carceri, con le fondamentali richieste di decongestionamento e attuazione delle misure di protezione di base per i detenuti. Il punto di partenza di queste mobilitazioni è stato il carcere femminile di Korydallos, seguito dalle carceri di Chania (nell’isola di Creta), Agios Stefanos (a Patrasso) e Larissa, mentre 856 detenuti da tutte le sezioni del carcere maschile di Korydallos hanno firmato e pubblicato una dichiarazione.

In queste particolari circostanze, lo Stato e i suoi meccanismi repressivi stanno seguendo una strada già battuta. Mentre non vengono prese efficaci misure per proteggere la popolazione carceraria, vengono bloccate le comunicazioni con il mondo esterno, sospese le visite con i parenti e gli avvocati, attuate rappresaglie e misure di ritorsione in caso sorgano proteste: come accaduto per i sequestri-trasferimenti di compagni a seguito della mobilitazione avvenuta nel carcere femminile di Korydallos, con il sequestro di due prigioniere e il loro trasferimento nel carcere di Eleonas a Tebe, dove sono state poste in quarantena (una tra loro, Pola Roupa, è prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα], e al suo trasferimento, dopo pochi giorni, è seguito il violento trasferimento di Nikos Maziotis, anch’egli prigioniero politico e membro di Lotta Rivoluzionaria, nel carcere di Domokos), come accaduto con la rimozione dell’ora d’aria nel carcere di Chania, con le pequisizioni poliziesche, le indagini e la devastazione delle celle nel carcere di Patrasso. Allo stesso tempo, mentre la pandemia è ancora in corso, i compagni stanno affrontando false accuse, vengono perseguitati e imprigionati, ricordandoci le costanti priorità dello Stato, le cui dichiarazioni sul decongestionamento delle carceri riguardano solo un ridotto numero di prigionieri (considerando la totalità della popolazione carceraria), in quanto il numero di prigionieri interessati non eccede le 1500 persone.

Come Cassa di solidarietà, in questo momento, annunciamo la nostra decisione di sospendere tutte le nostre azioni pubbliche previste per l’immediato futuro, ma non sospendiamo la nostra solidarietà con i prigionieri politici. In questa difficile situazione che stiamo attraversando, ci troviamo nella difficile posizione di dichiarare una temporanea riduzione del sostegno materiale ai compagni imprigionati, in modo da poterli sostenere con coerenza nei mesi che seguiranno.

Compagni in Grecia e all’estero, la Cassa di solidarietà si trova attualmente ad affrontare un grave problema riguardante la vitalità e la funzione di una delle sue componenti fondamentali, il sostegno economico dei militanti imprigionati. A causa delle condizioni oggettive determinate dall’attuale situazione, l’incapacità della cassa di ottenere risorse a partire dalle iniziative pubbliche porterà, durante la stagione estiva, ad una situazione di stallo e allora il sostegno dei prigionieri politici sarà praticamente impossibile. L’unico modo per evitare questa situazione è il sostegno materiale e finanziario da parte del movimento antagonista più ampio presente in tutto il mondo. Da parte di tutti gli individui e di tutti i collettivi che considerano i militanti imprigionati come parte di chi lotta, una lotta che tutti noi ingaggiamo – per come ci è possibile – contro il barbaro mondo dell’autorità.

Oggi più che mai sta diventando cruciale e tangibile il motto “nessuno è solo nelle mani dello Stato”. Vi invitiamo a difenderlo ancora una volta nella pratica. La solidarietà concreta sarà di nuovo la nostra arma.

FINO ALLA DEMOLIZIONE DELL’ULTIMO CARCERE NESSUNO DI NOI E’ LIBERO
SOLIDARIETA’ CON I PRIGIONIERI POLITICI

Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

Contattaci via e-mail per supportare la campagna a sostegno dei prigionieri: tameio[at]espiv.net

A questo link il testo in inglese: https://actforfree.nostate.net/?p=37044
A questo link il testo in tedesco: https://athens.indymedia.org/post/1604303/
A questo link il testo in greco: https://athens.indymedia.org/post/1604134/

 

(it-en) Grecia: Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i militanti imprigionati e perseguitati

Imola, Italia: E se le parole si trasformassero in pietre?

Nel mese di marzo 2020, nella città di Imola (BO), sono apparse diverse scritte che inveivano contro lo Stato di Polizia e contro l’obbligo a restare chiusi in casa, agli arresti domiciliari democraticamente “volontari”.

Qualche settimana dopo che sui social e sui giornali bravicittadini ed esponenti vari della politica locale si struggevano per la rabbia e la violenza espressa da quelle scritte nonché per il deturpamento dei preziosi muri della città, siamo statx fermatx (in maniera abbastanza ridicola, tipica delle forze dell’ordine imolesi) nelle consuete passeggiate in barba ai divieti e quel giorno, oltre all’ennesima multa son saltate fuori le notifiche.

Le indagini, ancora aperte, ci appioppano, in merito alle scritte di cui prima, istigazione a delinquere, istigazione a disobbedire alla legge, deturpamento e imbrattamento, vilipendio della repubblica e delle forze armate, violenza o minaccia a corpo politico e l’avvio di un procedimento per foglio di via.

Al di là di chi può aver fatto le scritte, al di là della nostra colpevolezza o meno, non possiamo che sorridere pensando a chi continua ancora, e speriamo indisturbatx, a infrangere la quiete. Non ci sembra assurda l’accusa di Istigazione per questi fatti, anzi, in fondo cos’altro mai dovrebbero fare delle scritte che esprimono odio nei confronti di tutto ciò che rappresenta Ordine?

Non ci sentiamo quindi preoccupatx od offesx davanti a simili accuse perché ogni volta che ci esprimiamo, in testi scritti o sussurrandoci burlesquamente idee nell’orecchio, ci sentiamo e siamo Delinquenti. E se qualcunx, parlando con noi o assaporando un testo da noi prodotto, dovesse mai sentirsi istigatx, beh, propaganda ben fatta!

Tra l’altro, dopo pochi giorni dalla notifica, hanno continuato ad apparire manifesti di saggia manodopera (di questi tempi senza copisterie, immaginiamo) che recitavano più o meno: OBBEDIENZA NON È RESPONSABILITÀ stanno distruggendo le nostre vite con la tecno socialità e la militarizzazione delle strade facciamo sì che non manchi la rivolta. Sicuramente il leit motiv dell’andrà-tutto-bene, gli arcobaleni e il restiamoacasa non hanno attecchito su tutta la popolazione della città, forse l’ondata di multe e denunce, intimidazioni, inseguimenti non hanno spento la voglia di esprimersi.

Come non eravamo ligi al Dovere prima, non lo siamo adesso e mai lo saremo.
Ci vediamo al mare, fase due, tre o sticazzi!

due viandanti in tempo di covid, cofàtt, coddèt?

 

(it) Imola, Italia: E se le parole si trasformassero in pietre?

Roma – Ancora proteste e pestaggio

Nelle ultime settimane, grazie alla quarantena, la polizia ha alzato il livello di violenza nelle strade. L’abbiamo visto a Torino, o il 25 Aprile a Milano.
In tutto il mondo in effetti girano video di sbirri italiani che picchiano gente con la scusa dei controlli.
Se prima la violenza veniva esercitata nascondendosi, in strade non affollate o nei commissariati, adesso si fa meno caso alle apparenze. 
Per chi i pestaggi li ha sempre avuti come pane quotidiano, la situazione è sempre più difficile.
Ce lo dicono, oltre a ciò che si vede in strada con lx senza tetto, le persone pestate e uccise nelle prigioni.
Il 25, nel Cpr di Ponte Galeria a Roma, c’è stato l’ennesimo pestaggio. Nella sezione maschile ci sono una trentina di persone, i due terzi hanno cominciato il Ramadan e protestavano per ricevere cibo. Per questo due di loro sono stati aggrediti dalla polizia, senza troppi complimenti, senza nemmeno coprire le tracce dei manganelli.
Sostanzialmente la stessa cosa che era accaduta pochi giorni prima nel “hotel covid” il posto dove erano state deportate le persone positive ai test dopo la protesta di Torremaura di cui avevamo già scritto.  Anche lì le persone in Ramadan avevano chiesto di ricevere più cibo a cena dato che non stavano consumando il pranzo. Fortunatamente qui non abbiamo notizie dei pestaggi. 
Non c’è da stupirsi né che i Centri di Permanenza per il Rimpatrio restino aperti mentre i rimpatri non possono avvenire; né che gli unici che si preoccupano della propagazione del contagio siano i detenuti che si mettono a dormire all’aperto – come sta succedendo al cpr di Gradiscavisto che non vengono divisi i positivi dai negativi al virus. 
Nulla di strano nel fatto che una volta che le persone escono perché scadono finalmente i termini della loro detenzione, per molte è quasi impossibile raggiungere le persone care (o un posto dove dormire) per via delle restrizioni ai movimenti.
Non c’è da stupirsi se uno stato che sempre ci uccide nelle fabbriche e nelle strade e ci avvelena distruggendo la terra e i suoi abitanti, adesso ci mette tuttx agli arresti domiciliari per salvare le nostre vite.
SEMPRE SOLIDALI CON CHI SI RIBELLA!
CONTRO OGNI STATO, FRONTIERA E GALERA.