Modena – Alcuni aggiornamenti sulla rivolta e repressione

Dall’entrata in vigore del decreto emergenziale per arginare i contagi del Virus la rabbia nelle carceri non ha tardato ad esplodere.
A tutti i luoghi di detenzione sono infatti stati estesi il divieto di colloquio, in alcune carceri già in vigore.
Sarebbe lungo elencare tutte le 27 carceri dove sono scoppiate le rivolte.
Rivolte che hanno portato a più o meno temporanei stravolgimenti della realtà carceraria (che non mira ad altro che l’annullamento, la depersonalizzazione dell’individuo): prigioni e mezzi delle guardie in fiamme, strutture occupate, reclusi sui tetti, sconvolgimento dei ruoli guardia-ladro col sequestro dei secondini, documenti inceneriti, evasioni tentate e riuscite.
Dal carcere Sant’ Anna di Modena l’8 Marzo 2020 si elevavano dense colonne di fumo che non hanno tardato a essere viste da chiunque, facendo accorrere amici, cari e solidali ai reclusi, che assistevano al viavai di ogni tipo di corpo di polizia impiegato per sedare la rivolta: Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Penitenziaria, GOM; oltre che un elicottero a pattugliare l’ area e la Polizia Municipale che provava a mandar via le persone accorse fuori, senza riuscirci (il ruolo più viscido per chi passa la vita cercando il pelo nell’ uovo).
Da fuori si sono sentiti distintamente alcuni spari.
Dall’interno alcuni ragazzi urlavano: “Ci stanno massacrando”.
Secondo la ricostruzione ufficiale i detenuti e le detenute avrebbero preso il controllo della struttura che avrebbero poi devastato; qualcunx ha provato ad evadere ma è statx subito ripresx.
Tra i danni spicca l’ incendio dell’ ufficio matricole contenente le copie dei documenti cartacei.
Mentre x detenutx venivano scortati e picchiati con manette ai polsi sotto gli occhi di solidali e carx fuori, già qualcunx scorgeva una sacca contenente un corpo morto.
Una volta sedata la sommossa è iniziato un trasferimento di massa de* circa 500 reclus*(verso le
strutture di Porto Azzurro,Cagliari, Sassari, Cuneo, Trento, Vercelli, Belluno, Perugia, Rovigo, Sanremo, Genova, Ascoli,Terni, Parma, Reggio Emilia), in quanto il carcere risulta ad ora inagibile.
Poi l’ agghiacciante notizia:dapprima un morto, poi due, tre, sei. E nei giorni a venire la conta è salita a nove, nove morti annunciate dai carri funebri che uscivano dal carcere.
Ma ciò che può risultare ulteriormente sconcertante è la versione dei giornali, dapprima locali poi nazionali: le morti sarebbero state causate da overdose di metadone e farmaci a seguito della presa dell’infermeria da parte dei detenuti in rivolta.
La stessa versione è stata divulgata con l’ aumentare del tragico conteggio dei morti, quattro decessi a Rieti e altri due a Bologna.
Per ora è uscita solo la versione di chi ha tutti i motivi per oscurare e mentire, cioè il resoconto della penitenziaria: due sarebbero morti per overdose da metadone, uno per overdose da benzodiazepine.
Altri quattro decessi sarebbero avvenuti in seguito ai trasferimenti nelle carceri di Parma, Alessandria, Marino del Tronto e uno durante il viaggio per il carcere di Trento, morto a Verona.
Anche questi decessi addebitati al metadone, nonostante fosse stata eseguita una visita medica pre-trasferimento.
Pestaggi si sono susseguiti dal momento dell’evacuazione del carcere Sant’Anna, all’arrivo dei detenuti nelle carceri predisposte per rivoltosi, arrivano testimonianze di rappresaglie delle guardie su detenuti inermi, sbattuti poi in celle d’isolamento senza cure mediche.
Altri due sarebbero stati trovati morti due giorni dopo in sezione.
Ci sbilanciamo a dire che questa versione non è credibile e nel caso dei trasferiti, poi deceduti, è
confutabile già per come sono stati riportati i fatti.
Sosteniamo che ogni morte IN carcere sia una morte DI carcere, legata alla sua stessa esistenza e all’ annullamento forzato dell’ individuo.
Detto ciò non crediamo alla drammatica coincidenza che porta a morire quindici persone tutte per overdose durante tre diverse rivolte.
Sappiamo bene che nei momenti più emergenziali lo Stato cambia faccia, abbandona le apparenze e si mostra apertamente, difendendo l’ ordine delle cose con i metodi più totalitari, espliciti e violenti, accantonando la buona parvenza democratica.
Conosciamo le menzogne diffuse sistematicamente dallo Stato per coprire i suoi omicidi e le sue stragi.
E questo a maggior ragione dentro ad un’ istituzione totale come il carcere, lontano dagli occhi e dal cuore, dove ogni giorno avvengono soprusi; la stessa esistenza del carcere lo è.
Quando la tensione sale lo Stato uccide.
Oggi, come un secolo fa esatto, nel 1920, quando l’Italia si preparava al totalitarismo, a Modena si sparava sulla folla in sciopero in Piazza Grande, uccidendo sette operai ad un comizio.
Poi, nel 1950, a dimostrazione che una Liberazione non è mai avvenuta, i carabinieri uccidevano sei operai in lotta, dando luogo al massacro delle Ex Fonderie.
Oggi, mentre impazza il Virus, le forze dell’ Ordine isolano e controllano persone e territori, massacrando chi si rivolta nelle carceri perchè non pronto a perdere quel poco che gli rimane, come poter riabbracciare unx carx ogni tanto o per un desiderio di riaffermazione e di rivalsa nei confronti dex lorx aguzzinx di tutti i giorni: le guardie e la
quotidianità carceraria.
In questo ci sono anche persone che pur di portare solidarietà, sostegno e calore fuori da quelle mura non hanno badato ad alcuna imposizione, uscendo in una città cieca e deserta.
Ad oggi sembra che il carcere sia stato svuotato, perchè inagibile,o almeno in parte, per i danni causati dalla rivolta. Il carcere di Sant’Anna di Modena è stato chiuso col fuoco!
Notizia che ruba una smorfia di compiacimento, in una bocca contorta e serrata dalla rabbia per le morti e per il crescere di misure restrittive dentro come fuori. La voglia di urlare è tanta, ma anche il vento sembra esser rimasto a casa.
Controlli, posti di blocco, giustificativi per uscire di casa e divieto di assembramento altro non sono che l’estensione del sistema carcere al di là delle sue mura. Se da dentro è già stato lanciato un segnale, ovvero che rivoltarsi è più che mai urgente e l’unica risposta al delirio lucido della sicurezza, da fuori l’appello al buon senso e allo stare chiusi in casa, servendosi dei propri privilegi da liberi, rispecchia un’assopimento delle coscienze ed un’obbedienza cieca al dogma della sicurezza.
Sembra che si attendano tempi più bui per agire, ma non ci si accorge che il tempo scorre e siamo già in ritardo, colti impreparati nella pratica, già sconfitti nella teoria.
TUTT* LIBER*

https://roundrobin.info/2020/03/14646/

Statovirus e altre amenità

“Sta andando tutto male, sta andando tutto male” (Poeta tranese)

“Quello che dico potrebbe essere un po’ razzista, e mi toccherà scusarmi, ma non pensate che il coronavirus sia un po’ una scusa? Gli italiani, sappiamo come sono, per loro ogni scusa è buona per chiudere tutto, interrompere il lavoro e fare una lunga siesta” (Christian Jessen)

Queste sono nostre riflessioni che spaziano dal faceto al serio. Altri hanno già scritto cose migliori, ma anche più noiose. Da più parti non si fa che pensare che stiamo vivendo una sorta di situazione distopica, la fine del mondo, l’apocalisse etc. Tutti i riferimenti a 1984Brave new world, alla cinematografia sugli zombi e a chi più ne ha più ne metta. Questi non si ricordano di un aspetto molto importante, ovvero che l’Italia è il paese della commedia dell’arte.
Ci spiegheremo meglio. Spesso sul giornale anarchico Vetriolo si è paragonata l’organizzazione statale ad un organismo vivente. Detto ciò, cosa sta succedendo in Italia? Nell’ultimo numero di questo giornale, è stato scritto che lo Stato italiano è per certi versi all’avanguardia, come se fosse pioniere nello sperimentare cose che altrove succederanno solo in futuro. Il capitalismo italiano è profondamente malato e nel mondo gira questo virus che ha scatenato una pandemia, come successo per la peste nera attorno al 1347.Diremo una banalità, ma la malattia colpisce di più un corpo già malato. Allora il governo italiano fa quello che faremmo noi per non andare al lavoro
quando il giorno prima ci siamo sbronzati e siamo tornati a casa alle 5 del mattino, ovvero, chiamiamo il datore di lavoro e il medico curante per il certificato e ci mettiamo in malattia perché abbiamo mal di testa. In pratica, a causa del post-sbornia, saltiamo la giornata lavorativa perché non ne abbiamo voglia, ma almeno ci danno lo stipendio e restiamo a casa. Insomma,due piccioni con una fava. Alla stessa maniera, il governo Conte chiama l’Europa e le dice: “Scusate, ma non ci sentiamo tanto bene oggi. Abbiamo l’influenza. Dobbiamo metterci in malattia per un mese, ovvero in quarantena, e nel frattempo però dobbiamo bloccare tutto. Quindi ci dovete i soldi dello
stipendio e non ci dovete rompere le scatole per lo sforamento deficit-pil, debito pubblico etc”.
L’OMS emette il certificato medico, ma comunque la Lagarde non ci casca e nessuno nella UE ci manda le mascherine. Essendo il corpo dell’Italia ammalato, cosa decide di fare lo Stato? Cerca di rafforzare i suoi anticorpi e il suo sistema immunitario. Non a caso, vi ricordate la serie animata Siamo fatti così? Bene, in questa serie gli anticorpi erano rappresentati da sbirri. Allora, il sistema immunitario dello Stato, oltre a voler debellare il coronavirus, coglie l’occasione per tentare di arginare o eliminare tutti gli altri virus, batteri e parassiti (1) dal proprio corpo.
Alla luce di ciò, pensiamo di non vivere un film distopico postapocalittico, bensì la più classica delle commedie all’italiana. In altre parole, questa è Tototruffa 62, altro che Zombi di G. Romero! Oddio, non esattamente Tototruffa, anzi, piuttosto è una sua versione degenerata, con attori di second’ordine. Al posto di Antonio de Curtis, abbiamo un avvocaticchio azzeccagarbugli devoto a Padre Pio, ovvero un altro truffatore di simpatie fasciste. Insomma, in fin dei conti, questa non è nemmeno commedia dell’arte, è cinepanettone andato a male, e il fatto che uno dei focolai maggiori sia in Lombardia, lo conferma.
Poi che dire… Ne sono passate di pandemie nella storia, passerà anche questa. La questione è che lo Stato agisce/reagisce contro quello che lo circonda e lo attacca. Le misure e i “protocolli” che mette in atto sono di sua iniziativa. Prima li studia e poi li applica. Ma non è infallibile, tanto in caso di pandemie, quanto in caso di terremoti, guerre (dichiarate o meno), stati di emergenza per conflitti sociali, insurrezioni etc. Questi eventi, però, non sono per niente uguali o simili tra di loro.

E non è solo un virus o un meteorite a destabilizzare il sistema, come pensano gli anarcoapocalittici/misantropx (come è affermato in un testo circolato su Roundrobin dal titolo “Insurrezione ai tempi del coronavirus”), soprattutto perché dopo questi eventi è più facile un recupero dello Stato e non solo (soccorsi, aiuti, filantropia dei ricchi etc). Pensare questo, poi, è anche un’offesa alle gesta di tutti i rivoluzionari della storia e di oggi. Perché anche “un gruppuscolo di rivoluzionari” ha sempre partecipato a rivolte e insurrezioni. C’è chi è morto e chi è in galera. In tanti, ma anche in pochi, gli anarchici e i rivoluzionari hanno partecipato alla destabilizzazione della produzione, del sistema statale, delle istituzioni. Ci hanno sempre provato, almeno. Durruti era in un gruppo di affinità, Los Solidarios. Rivolte, espropri, azioni, partecipando infine a una rivoluzione. E tanti altri anarchici nella storia erano donne e uomini in carne e ossa. Non virus o meteoriti, né alieni che invasero la terra o tsunami. Forse terremoti… ma terremoti rivoluzionari: gli anarchici negli Stati Uniti nei primi anni del ‘ 900, in Russia e dintorni prima durante e dopo la Rivoluzione Russa, sfidando gli autoritari. Le compagne e i compagni che combattono oggi in tutto il mondo e partecipano alle rivolte sociali e alle insurrezioni etc.
Una cosciente insurrezione e rivoluzione, dopo anche una “incosciente” rivolta spontanea, è ben altra gatta da pelare per gli Stati e la borghesia. Il recupero dell’insurrezione e della rivoluzione (o il recupero dall’insurrezione e dalla rivoluzione) è ben altra questione.
L’insurrezione non viene mediata. Se ci riesce, lo Stato la reprime. E lì ce la giochiamo con tutte le carte.

(1) Non a caso, il fascismo storico, e attualmente le destre in generale, come denominano i sovversivi in maniera dispregiativa?

PS: Come giustamente ci insegna un nostro amico filosofo norcino, “il coronavirus è lo spirito del tempo: l’evento casuale che permetta alla storia di svilupparsi”, ovvero, porta a compimento processi già in atto prima, come la crisi della globalizzazione e il ritorno del protagonismo dello Stato. In poche parole è un fenomeno che rafforza questa tendenza.

PS2: Secondo il min.int, (che, in maniera misteriosa ed inquietante, è quasi l’anagramma di Minniti), dall’11 al 17 marzo son state emesse 44mila denunce. Lo Stato in pochi giorni non contagia, ma controlla. La multa corrisponde ad un massimo di 206 euro che x 44mila son circa 9 milioni di euro.
Ovviamente, non tutti pagheranno, ma intanto, in una sola settimana, sono state tassate, indirettamente, quasi 50mila persone. Oltre ad aver controllato più di un milione di persone.
Come si dice al sud, facciamo i Conti in tasca allo Stato!
Tanto ora c’e’ Giuseppi…

Malacoda

Ricette per il caos: l’occasione è arrivata non rimaniamo inermi

RICETTE PER IL CAOS : L’OCCASIONE E’ ARRIVATA NON RIMANIAMO INERMI
(contributi personali per non soccombere alla normalità del nuovo regime)

Una pandemia sta sconvolgendo il primo mondo, che si credeva immortale e inattaccabile dietro le proprie mura e fili spinati.
Questo migliore dei mondi possibili si è spogliato davanti alla violenza della Terra morente che ribadisce che non è il capitalismo a governare l’esistenza.
Non voglio fare del virus una metafora di ribellione della terra, ma ricordare che sapevamo tutt@ che il capitalismo sarebbe stato la causa probabile di una pandemia, del collasso sociale, economico ed ecologico della razza umana.
Lo sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, eppure non siamo stat@ minimamente pront@ a coglierne l’occasione, colpit@ anche noi dalla paura, così come dal senso di responsabilizzazione collettiva per proteggere chi si suca sempre 10 volte di più qualsiasi emergenza.
Perchè si una pandemia è comunque una questione di classe, di privilegi, di morti non tanto casuali.
Come si festeggerebbe se un Bolsonaro o un Trump si prendessero il virus, saremmo consci che nessun collasso del sistema sanitario gli impedirebbe di sopravvivere, mentre migliaia di persone verrebbero lasciate crepare, con i pennivendoli pronti già da tempo a costruire ed accusare nemic@ esistenti o meno.
Mentre quindi si inquisisce chi rifiuta di sottostare ai domiciliari e al coprifuoco, per andare a sgranchirsi le gambe e godersi, forse per la prima volta in vita sua, un po’ di aria pulita anche nelle metropoli. Mentre avviene questo, sentiamo i tagli alla sanità gratuita sulla nostra pelle, gli operai vanno al macero insieme ai medici, insieme ai riders, corrieri e a tutte quelle categorie di lavoratori che il patriota imbecille applaude dedicandogli inni nazionali e delirio nazionalpopolare.
Mentre anche noi ci rinchiudiamo in casa, seppur con coscienza rivoluzionaria di ciò che questo stato d’emergenza significa, il capitalismo si rigenera, ricrea la sua forza pronto a superare quest’ennesima crisi per tornare più forte di prima.
Staremo a guardare inermi? Ci vogliamo limitare a incazzarci mentre vediamo lo stato di polizia e la distopia colpirci in faccia sempre più forte, di ora in ora?
Il senso di responsabilizzazione collettiva, è vero, spinge molt@ di noi a “rispettare” queste disposizioni per proteggere chi è molto più debole per mancanza di privilegi di classe, etnia, genere, sanitari ecc…
Ed è vero che è nostro istinto, come compagn@, come anarchic@, come persone avulse alla totale mancanza di empatia verso l’altr@, che il capitalismo vuole costruire. E’ vero che sentiamo il bisogno di proteggere l’altro accanto a noi.
Quel che mi chiedo, mentre guardo i divieti centuplicarsi così come sbirraglia e militari in strada.
Stando in casa stiamo davvero aiutando a proteggere chi vogliamo aiutare a proteggere?
Senzatetto, migrant@, poveracc@ di ogni tipo, sono ancora in strada, lasciat@ in mano alla sbirraglia che ora è ancora più pronta e rabbiosa, così come si sente ancora più legittimata, con il consenso di tutt@ l@ cittadin@ sbirr@ urlant@ dai balconi.
Nelle carceri la polizia continua a picchiare, se non uccidere, non lo sappiamo.
Trasferimenti alla chetichella si susseguono, con denunce da parte di parent@ di detenut@ che non hanno più notizie né idee di dove si trovi l@ propri@ car@ detenut@.
E nei cpr? Che cosa sta succedendo?
Cosa succede in strade deserte con solo sbirraglia eccitata a pestare e innervosita dallo stato d’emergenza?
E noi che cosa vogliamo fare?
Davvero limitarci al rispetto delle disposizioni è l’unico modo di proteggere gl@ altr@?
Non esistono forme per agire senza mettere in pericolo nessunx di un contagio?
Lo stato di polizia rende l’agire più difficile, eppure sappiamo che anche gli sgherri sono biologicamente umani, e in quanto tali, anche loro possono stremarsi, ed è quello che sta succedendo, per questo ora si invoca l’esercito.
Mi viene da citare Kacynzski quando diceva che il miglior modo,forse, possibile, per far crollare il capitalismo e lo stato, è quello di attendere una sua crisi per rovesciarlo con tutta la forza che abbiamo, così da impedirgli di rigenerarsi.
E se ci provassimo?
Siamo sempre stati in attesa del momento giusto, e se fosse questo il momento giusto?
Molti dicono che nel post-pandemia, ci sarà da aspettarsi rivolte, per le condizioni economiche di merda in cui ci ritroveremo alla riallargatura delle gabbie.
Eppure è adesso che scoppiano scioperi, rifiuti di lavorare, diserzioni della gente allo stato di polizia, insulti e rabbia verso gli infami dei balconi.
E’ adesso che un minimo di persone si sta rendendo conto che quel migliore dei mondi possibili che hanno sempre difeso, se ne sta sbattendo le palle della loro esistenza per proteggere gli affari e le vite dei ricconi di merda.
E’ adesso che lo stato di polizia militare può essere rovesciato, perché colmo di stanchezza dalla continua attività, mi chiedo se dopo, una volta che il sistema avrà ripreso forza, sarà ancora possibile nonostante la rabbia possa crescere sicuramente più di ora.
L’apparato repressivo è sicuramente in agitazione, perché è conscio di non poter reggere eventuali rivolte collettive adesso, per questo reclama più fondi, più mezzi, più legittimità nel controllo sociale, e lo stato non si rifiuterà di certo di fornirglieli.
E quindi? Che fare noi?
Forse è giunto il momento si, di pensare alla responsabilità collettiva per non comportarci come esseri apatici verso chi sta soffrendo, ma è anche il momento di dare a questo sistema tanti colpi per far si che non si rialzi quando la pandemia sarà finita.
Dopotutto sappiamo che le conseguenze della sopravvivenza del sistema capitalista e dello stato, saranno ben peggiori di qualsiasi pandemia.
Mentre alle frontiere continuano a uccidere,in barba ai contagi. Mentre nel mediterraneo si continua a lasciare affogare, mentre si continua a bombardare la Siria, a spargere fondi per ingrassare la guerra. Mentre la devastazione della Terra sembra prendersi le ferie in alcune parti del mondo, facendo tornare animali a riappropriarsi di alcune parti del mondo umano, essa continua senza freno per tutta la Terra, dalla devastazione in amazzonia al taglio di alberi in tutte le città che continua senza sosta, fino al sistema biotecnologico che continua a studiare e a creare nuove forme di vita antropizzate per sostituire quelle esistenti.
Mentre tutto questo succede, il cuore del sistema batte più lento ma impaurito al suo centro, ed è li che forse dovremo valutare il nostro agire.
Se è bene per tutt@ il non uscire insieme, il non creare assembramenti, allora agiamo individualmente, contro il controllo tecnologico, contro la sbirraglia, contro l’esercito, contro le multinazionali che continuano a mandare gli operai al macero.
Facilitiamo lo sciopero e la chiusura di fabbriche e aziende.
Attacchiamo gli occhi metallici della sbirraglia.
Colpiamo li dove possiamo individualmente con i nostri mezzi.
Cospiriamo e attacchiamo i pennivendoli infami e i servi urlanti dai balconi, nel modo che ognun@ di noi ritiene più opportuno.
Rendiamo questa un’occasione per rovesciare tutto, perché i morti di questa pandemia, non saranno mai quanti quelli che seguiranno se il sistema sopravvive.
Non ho né proposte concrete né idee precise, so solo che voglio il crollo di questo mondo, e vedo in questa pandemia un’occasione d’oro per rovesciare chi ci opprime e ci reprime, una reale possibilità di riprenderci le nostre esistenze e fermare la corsa verso il baratro del capitalismo e dello stato!

Non rimaniamo inermi davanti a un regime che nasce, facciamo sbocciare l’odio che coviamo verso questo mondo!

Cospiriamo, organizziamo, colpiamo!

Solidarietà e complicità allx detenutx in rivolta, allx lavoratricx in sciopero, allx arrabbiatx di ogni dove!

Solidarietà allx migrantx che continuano ancora la lotta e la resistenza alle frontiere!

Per l’anarchia
Per la libertà!

Un@ anarchic@ !

https://roundrobin.info/2020/03/ricette-per-il-caos-loccasione-e-arrivata-non-rimaniamo-inermi/

Bolonia – #¿Yo me quedo en casa?

#Yo me quedo en casa?*

Quédate en casa. Prevención de infecciones. Claro que es inteligente, pero no es algo para todos.

No todos tenemos las mismas posibilidades: hay quienes se ven obligados a ir a trabajar, los que «eligen» quedarse en casa sin dinero, los encarcelados, los que no tienen casa (y, por lo tanto, son multados como sucedió en Milán).

Nos dicen que el problema son las personas astutas e irresponsables que no cumplen con las prescripciones, nos invitan a «hablar por el bien común» si vemos que alguien se desvía.

Mientras tanto, los autobuses de aquellos que van a trabajar bajo un jefe están llenos, las fábricas, los almacenes y los centros de llamadas están funcionando.

Los hospitales y las instalaciones de salud están repletos de personas obligadas a trabajar sin la debida precaución.

Puede trabajar en una pila, protestar pidiendo quedarse en casa o no usar equipo de protección (vea las detenciones de trabajadores en huelga en Campogalliano el 13/03/20).

Asumir la responsabilidad del individuo es cuanto menos hipócrita.

Vivimos en una sociedad que siempre ha puesto el beneficio por encima de todo, incluida la salud (Ilva, Marghera, Quirra, «tierras de incendios», etc.).

Nunca como ahora si no tienes las mismas oportunidades para protegerte, de hecho, nadie realmente las tiene.

Las luchas de los de abajo en el lugar de trabajo, como en las cárceles, son las luchas de aquellos que se niegan a ser sacrificados como vida de segunda clase en el altar del orden establecido.

Si sus luchas no tienen, a través de nuestro apoyo, la fuerza para cuestionar el privilegio de poder elegir, todos pagaremos la factura por la desigualdad capitalista.

¡El miedo no impiede que enfoquemos la realidad!

 

*Nota del traductor: traducido del italiano, que la expresión sería “Iostoacasa”

[Italia-Bolonia] #¿Yo me quedo en casa?

Encadenado a la corona

«La tiranía más temible no es la que toma la forma de arbitrariedad, es
la que está cubierta por la máscara de la legalidad»
A. Libertad, 1907

Con la epidemia de Covid-19 que se extiende por todo el mundo y las
medidas drásticas que se suceden una tras otra desde China a Italia, una
de las primeras preguntas que se le ocurre es preguntarse quién, entre
las gallinas de la autoridad y el huevo de sumisión, actualmente está
haciendo el mayor daño. Esta aceleración abrupta del estado de
controles, prohibiciones, cierres, militarización, obligaciones,
atentados con medios de comunicación, zonas rojas, definición de las
prioridades de los muertos y los que sufren, requisas, confinamientos de
todo tipo, típicos de cualquier situación de guerra o catástrofe, no cae
de hecho. del cielo Prospera en tierras en gran parte aradas por las
sucesivas renuncias de los valientes súbditos del Estado a cualquier
libertad formal en nombre de la seguridad ilusoria,
Como cantaba un anarquista hace casi dos siglos, ser gobernado es, en
principio, equivalente a «ser visto, inspeccionado, espiado, dirigido,
legislado, regulado, cercado, adoctrinado, catequizado, controlado,
estimado, valorado, censurado, ordenado», y esto «Con el pretexto de
utilidad pública y en nombre del interés general». Que la dictadura sea
obra de uno solo, de un grupo pequeño o de la mayoría, no cambia nada;
que no está animado por el vicio o la virtud; ya sea en épocas de
epidemia de domesticidad tecnológica o más trivialmente en épocas de
influencia ciudadana o policial ni siquiera. Cualesquiera que sean las
apariencias protectoras adoptadas por el gobierno de los hombres y las
cosas del momento, cualesquiera que sean los pretextos de seguridad en
los que se basa, cada gobierno es por naturaleza un enemigo de la
libertad, y la situación en progreso no nos demostrará que estamos
equivocados. A esta banalidad básica que deleita a los adoradores del
poder de arriba y hace brillar los ojos de quienes lo anhelan a
continuación, agregamos que ni siquiera hay pastores sin rebaños: si la
existencia misma de una autoridad centralizada en forma de estado lo
permite Ciertamente, la repentina imposición de arresto domiciliario en
una escala sin precedentes para sectores enteros de la población aquí y
allá, sin embargo, es una servidumbre voluntaria en gran parte
integrada, preparada y constantemente renovada para hacer posible este
tipo de medidas y, sobre todo, efectivo. Ayer en nombre de la guerra o
el terrorismo, hoy en nombre de una epidemia, y mañana en nombre de
cualquier catástrofe nuclear o ecológica. A esta banalidad básica que
deleita a los adoradores del poder de arriba y hace brillar los ojos de
quienes lo anhelan a continuación, agregamos que ni siquiera hay
pastores sin rebaños: si la existencia misma de una autoridad
centralizada en forma de estado lo permite Ciertamente, la repentina
imposición de arresto domiciliario en una escala sin precedentes para
sectores enteros de la población aquí y allá, sin embargo, es una
servidumbre voluntaria en gran parte integrada, preparada y
constantemente renovada para hacer posible este tipo de medidas y, sobre
todo, efectivo. Ayer en nombre de la guerra o el terrorismo, hoy en
nombre de una epidemia, y mañana en nombre de cualquier catástrofe
nuclear o ecológica. A esta banalidad básica que deleita a los
adoradores del poder de arriba y hace brillar los ojos de quienes lo
anhelan a continuación, agregamos que ni siquiera hay pastores sin
rebaños: si la existencia misma de una autoridad centralizada en forma
de estado lo permite Ciertamente, la repentina imposición de arresto
domiciliario en una escala sin precedentes para sectores enteros de la
población aquí y allá, sin embargo, es una servidumbre voluntaria en
gran parte integrada, preparada y constantemente renovada para hacer
posible este tipo de medidas y, sobre todo, efectivo. Ayer en nombre de
la guerra o el terrorismo, hoy en nombre de una epidemia, y mañana en
nombre de cualquier catástrofe nuclear o ecológica. La existencia misma
de una autoridad centralizada en la forma de un estado ciertamente
permite la imposición repentina de arresto domiciliario en una escala
sin precedentes para sectores enteros de la población aquí y allá, sin
embargo, es una servidumbre voluntaria en gran parte integrada,
preparada y constantemente renovada para hacer este tipo de medidas
posibles y sobre todo efectivas. Ayer en nombre de la guerra o el
terrorismo, hoy en nombre de una epidemia, y mañana en nombre de
cualquier catástrofe nuclear o ecológica. La existencia misma de una
autoridad centralizada en la forma de un estado ciertamente permite la
imposición repentina de arresto domiciliario en una escala sin
precedentes para sectores enteros de la población aquí y allá, sin
embargo, es una servidumbre voluntaria en gran parte integrada,
preparada y constantemente renovada para hacer este tipo de medidas
posibles y sobre todo efectivas. Ayer en nombre de la guerra o el
terrorismo, hoy en nombre de una epidemia, y mañana en nombre de
cualquier catástrofe nuclear o ecológica.
La emergencia y el miedo son los únicos asesores para los durmientes
aterrorizados que, una vez privados de cualquier mundo interior propio,
se refugiarán en un reflejo condicionado hacia lo único que saben: en
los brazos musculosos de Dad-State y bajo las tranquilizadoras faldas de
Mamma-la-Scienza. Un trabajo diario llevado a cabo no solo por varias
décadas de represión de los refractarios al orden de dominación (del
asalariado, de la escuela, de la familia, de la religión, de la patria,
del género) a partir del último intento de asaltar el cielo en los años
70 , pero también por el conjunto de autoritarios y reformistas que
nunca dejan de querer transformar a los individuos en bandadas, de
acuerdo con un mundo que combina perfectamente la atomización y la
masificación.

«Para el individuo, no hay necesidad dictada por la razón de ser
ciudadano. En efecto. El estado es la maldición del individuo. El estado
debe desaparecer. Es una revolución en la que con mucho gusto
participaría. Destruya el concepto de estado en su totalidad, proclame
que la libre elección y la afinidad espiritual son las únicas e
importantes condiciones de cualquier asociación y obtendrá un principio
de libertad que valdrá la pena disfrutar »
H. Ibsen, 1871

Aproximadamente diez años después de hacer esta observación en una carta
enviada a un crítico literario, el dramaturgo noruego Henrik Ibsen, que
vivió oficialmente en una anualidad, escribió una obra que habría
inflamado a ciertos anarquistas: un enemigo del pueblo. La historia
tiene lugar en un pueblo cuyas aguas están contaminadas por una bacteria
letal, lo que provoca una disputa entre los dos hermanos, el médico y el
prefecto, que fundaron el spa local. ¿Debería cuestionarse su rico
futuro, sí o no, creando las obras desastrosas del sistema de agua de la
aldea, advirtiendo a los habitantes del peligro? Después de convencer a
la multitud de detener todo, el buen doctor verá a este último volverse
contra él bajo la presión de los notables y la influencia del periódico
local, y terminará solo en contra de todos. Pero no te dejes engañar. En
este trabajo, Ibsen no tenía la intención de alabar la verdad de la
ciencia frente al oscurantismo o al mercado (ese mismo año, 1882, la
crítica póstuma de Bakunin derevuelta de la vida contra la ciencia ),
pero para denunciar la tiranía de la «mayoría compacta», de esa masa
versátil que se balancea de acuerdo con los intereses de los poderosos.
Ha pasado más de un siglo desde este éxito teatral que ahora parece ser
de otra galaxia, y el matrimonio entre la razón del estado y la ciencia
de la razón ha demostrado ampliamente todo el horror que fue capaz de
provocar, desde masacres industriales, militares y militares. energía
nuclear masiva dentro y fuera de las fronteras, hasta el envenenamiento
duradero de todo el planeta y la conexión regimentada de las relaciones
humanas. En un mundo globalizado donde los humanos están constantemente
en medio de una reestructuración tecnoindustrial que perturba cualquier
percepción sensible (desde la antigua separación entre lo que se produce
y su propósito hasta el significado de la realidad misma), lo que queda
entonces para los desposeídos cuando ‘ desconocido de un nuevo virus
mortal? Aferrarse a las estadísticas fluctuantes que afirman que
aproximadamente el 70% de la población se verá afectada por Covid-19,
que solo el 15% de los afectados sufrirán síntomas más o menos graves, y
que el 2% morirá en función de la vejez y la vejez. condiciones de salud
anteriores? ¿Seguir como siempre las órdenes de poder que ya gobiernan
cada supervivencia desde el nacimiento hasta la muerte, entre el
chantaje del hambre y el de la prisión, esperando el clima en el que los
administradores de las causas resuelven las consecuencias?
Cuestionándonos acerca de la diferencia entre supervivencia y vida,
entre la cantidad de vida que disminuye inexorablemente hasta su
extinción desde el momento en que naces, y su calidad, lo que queremos
hacer aquí y ahora, independientemente de su duración que no se conoce
de antemano? Una cualidad que también puede cuestionarse cuando se
separa de cualquier aspiración a la libertad, cuando está dispuesto a
ser encarcelado voluntariamente con un simple chasquido de los dedos del
líder.
Dado que, en lugar de sorprenderse por el manejo chino autoritario y
tecnologizado de la epidemia de Covid-19, así es como 60 millones de
italianos se rindieron de la noche a la mañana del 9 de marzo, al más
mínimo espíritu crítico que aceptaba el » Me quedaré en casa » , decretó
el estado durante al menos cuatro semanas después de probar el
establecimiento de una inmensa zona roja que dividió al país en dos. Al
momento de escribir este artículo, este tipo de medidas de cuarentena
rigurosas a gran escala se ha extendido a España (47 millones de
habitantes), mientras que Portugal, Rumania, Serbia y los Estados Unidos
acaban de declarar un estado de emergencia, con todo eso esto implica en
términos de coerción hacia lo irresponsablequien se atrevió a desafiar
el gran período de prisión regulado con permiso para circular entre lo
que en última instancia constituye la base: hogar-trabajo-supermercado.
Para dar una idea de la secuela, el ejército asistido por drones acaba
de desplegarse en España en las estaciones y calles de las grandes
ciudades (policía militar y miembros de la Unidad Militar de Emergencias
, UME), lo mismo en Italia con 7000 soldados. quienes nunca los
abandonaron desde la operación Safe Roads de 2008, y tantos que están en
alerta máxima en anticipación de los disturbios cuando el pico de
contagio llega al sur de la península. Cada país también podrá mantener
por el momentosus pequeñas peculiaridades en términos de permisos de
lugares públicos «no esenciales» para mantener una migaja de fachada
democrática (quioscos y perfumerías en Italia, comerciantes de vino y
hoteles en Francia, mercados y peluquerías en Bélgica), pero sin ninguna
ilusión. sobre su duración.
Estamos presenciando un movimiento de unidad nacional que afecta la
mayoría de las áreas de la vida (supervivencia) en torno a un orden que
se ha dado carta blanca, y esto en un nivel sin precedentes en la
mayoría de los países occidentales desde la Segunda Guerra Mundial. Un
ejercicio de servidumbre voluntaria que había sido bien preparado y
realizado a pequeña escala por las diversas emergencias de «terrorismo»
o «catástrofes naturales» en los últimos años en varios lugares, pero
nunca tanto y con tanta intensidad. Y no hay duda de que es probable que
este ejercicio dure mucho más de lo anunciado, abriéndose a nuevas
situaciones que aún son difíciles de anticipar o predecir.

«El aire está inmóvil. ¡Qué lejos están las aves y las fuentes! Solo
puede haber el fin del mundo, más allá »
A. Rimbaud

Frente a lo que el rebaño puede hacer mejor, hacer entregas, también hay
una serie de individuos que no tienen la intención de presentar tan
fácilmente, por varias razones, otros que ciertamente tratarán de
encontrar agujeros en los dispositivos de confinamiento una vez que el
efecto se haya disipado desorientación (y con la ayuda del aburrimiento
de la auto reclusión), además de aquellos buenos espíritus que tienen la
intención de continuar su trabajo incesante para socavar la dominación o
aprovechar las oportunidades que se abren.
Después de todo, ¿por qué el virus de la autoridad no puede usar el
miedo como siempre lo ha hecho, incluso a costa de exacerbarlo o crearlo
según sea necesario, no solo para intensificar su control sobre los
cuerpos y las mentes, sino también? especialmente para reforzar el
veneno de una sumisión ante un evento inesperado que, al escapar, puede
barajar las cartas ?
¿Qué podría ser más seguro para el poder de una guerra en la que la
unión sagrada, la religión y los sacrificios sueldan a una gran parte de
la población a su alrededor? pero aún más incierto que una guerra
perdida o incapaz de liderar, con un descontento inicial no de oposición
sino de contestación por una mala gestión o un precio demasiado alto a
pagar, lo que a su vez puede conducir a un comienzo Una discusión más
global, si los intentos revolucionarios después de la Primera Guerra
Mundial en los imperios derrotados (Alemania, Rusia, Hungría) todavía te
dicen algo. Se nos dirá que los tiempos han cambiado y que, al menos,
existía una utopía sustitutiva de la existente. Pero esto no significa
que un estado occidental contemporáneo abrumado por el pánico de la
supervivencia,Brigade des réseaux franciliens ) al crear oportunidades,
o por disturbios en ciertas áreas o categorías de la población, y todo
esto dentro de una economía debilitada *, se enfrenta a una nueva
situación que incluso podría salirse de control.
En materia de pacificación social y de conflicto, es algo conveniente
para cualquiera ver las cosas como les conviene o solo lo que se les
presenta en la nariz, y aún más cuando la información difundida por los
portavoces del poder se vuelve cada vez más avariciosa. más evidente en
tiempos de crisis o inestabilidad donde todos cierran las filas. ¿Pero
quién alguna vez pensó que los periódicos o las redes sociales¿fueron el
reflejo de la realidad, o que cuando no dicen nada sobre el antagonismo
en curso, excepto para transformar su significado o alardear de algún
arresto, no pasa nada? Aun sabiendo que es solo al comienzo de un nuevo
período que se abre y podría durar meses, sin seguir ninguna trayectoria
en línea recta, uno de los primeros signos de revuelta provino de las
cárceles italianas, ¡y cómo! Tras las medidas tomadas por el estado
contra la propagación de Covid-19 y también en relación con las cárceles
(prohibición de conversaciones, represión de la semi-libertad y
actividades internas), los primeros asesinatos estallaron el 7 de marzo
y se extendieron a Una treintena de cárceles de norte a sur en tres
días. Al menos 6000 prisioneros se rebelaron: guardias o personal tomado
como rehén,
En otro orden de ideas, siguiendo el gran encierro decretado en los
Alpes, donde cada individuo que está fuera de casa debe tener una
autocertificación (una declaración en la palabra) que certifique la
razón, marcando la casilla entre el trabajo, la salud y otros muy
limitado a las únicas necesidades autorizadas por el Estado (como ir de
compras o sacar a pasear al perro, pero solo y en su propio vecindario),
este último divulgó los datos relacionados con los primeros días del
toque de queda: de 106,000 personas controladas , casi 2,160 fueron
multados por violar el estado de emergencia (11 de marzo), luego de
157,000 inspeccionados, otros 7,100 cayeron (13 de marzo).Los casos más
dispares van desde el impertinente que se atrevió a reunirse para tomar
una cerveza en un parque hasta el descarado que aprovechó la playa
desierta para probar unvoleibol de playa , a un hombre de familia que
fue a comprar una estación de juegos para su hijo atrapado en su casa o
una pareja que prefería pelear cara a cara en lugar de a distancia por
teléfono, hasta que intentó celebrar un cumpleaños con amigos o jugar
tarjetas entre vecinos, aunque el decreto requiere que todos se queden
en casa según la residencia donde estén registrados y que puedan salir
de uno en uno, justificando cada cheque. Muchas ciudades grandes (Milán,
Bolonia, Turín, Roma) han cerrado parques, jardines, ciclovías u otras
playas, para evitar que los recalcitrantes se aprovechen del buen
clima.
Sin embargo, uno no puede evitar pensar que estos tímidos actos de
transgresión están actualmente más vinculados a la multiplicación
repentina de prohibiciones que a una rebelión contra estas medidas. Si
muchos ahora tienen más tiempo libre, lejos de la escuela o del trabajo,
todavía se encuentran encerrados de la misma manera que antes: en la
forma de poder. Desobedecer una orden porque cambia un hábito muy
arraigado demasiado rápido no es lo mismo que rechazar cualquier
autoridad para dar órdenes, o para arrebatar voluntariamente tiempo y
espacio fuera del dominio para convertirlos en otra cosa. Llámelo
economía sagrada o bien común.
Finalmente, dado que solo estamos al comienzo de esta temprana ola
mundial de medidas que también prohíben las manifestaciones callejeras,
especificamos que Argelia que acaba de prohibirlas en nombre de Covid-19
tuvo que enfrentar violaciones masivas el 13 de marzo, en especialmente
en Kabylia, con motivo de la 56ª semana de protestas contra el poder;
que en Chile, donde el levantamiento se reanudó a principios de marzo
después del final de las vacaciones, el ministro de salud anunció que el
país está a punto de entrar en la fase 3 con el establecimiento de una
cuarentena masiva; y que en Francia, donde el estado había decidido el
13 de marzo reducir el umbral para manifestaciones de 1000 a 100
personas, las manifestaciones callejeras siguen siendo una excepción
«útil para la vida de la nación», tolerado por temor a reacciones
también violento,
Finalmente, por parte de los enemigos de la autoridad, muchos corren el
riesgo de ser tomados por sorpresa si no han pensado en la pregunta de
antemano, cuando surge este tipo de situación: no la de una revuelta
inesperada, sino un endurecimiento repentino y brutal de los márgenes.
maniobra, por ejemplo, en términos de desplazamiento como sucedió al
comienzo de la revuelta en Chile con el toque de queda, o de una semana
en Italia y luego en España con la cuarentena de todo el país. Y esto no
solo por la multiplicación de controles, sino también por la
colaboración de los ciudadanos que abandonan el espacio público al
mando, dejando a la intemperie al aire libre o multiplicando las
quejas,
Pensar en la pregunta cuando aún no se ha hecho, por ejemplo, significa
conocer los pasajes que conducen desde casa a lugares más favorables, o
ya haber identificado qué ojos del Estado posados ​​en la parte superior
deben ser perforados para abrir otros nuevos, pero también cómo salir de
la ciudad. con agilidad (¡esta vez con las máscaras recomendadas por el
poder!) o qué caminos de país tomar para anticipar nuevos controles y
puntos de control en el horizonte. También significa, otra dificultad
del gran confinamiento, imaginar cómo y dónde obtener algunos medios
para actuar en caso de escasez de suministros anticipados (muchas
tiendas no alimentarias están cerradas). Esto también puede ser una
oportunidad fácil para reconfigurar el problema de la comunicación no
mediada por la tecnología entre cómplices más o menos dispersos, cuya
circulación puede de repente volverse más complicada y, ¿por qué no? –
para encontrar otros nuevos que, por sus propios motivos, sientan la
misma necesidad de escapar de la invasión de los controles de la calle
(el gran encarcelamiento voluntario tiene esta característica
particular, que pone aún más a todo el grupo de personas que no tienen
la intención de inclinarse). Por lo tanto, hay muchas cuestiones que
deben abordarse con urgencia, y oportunidades para repensar, observar y
cambiar la mirada en un territorio conocido ayer, pero en el que los
espacios y los márgenes también pueden disminuir drásticamente aquí,
pero expandirse en otros lugares, o ser transformados por los nuevos
imperativos del poder para gestionar solo los flujos epidémicos
hogar-trabajo-supermercado. sienten la misma necesidad de escapar de la
invasión de los controles de la calle (el gran encarcelamiento
voluntario tiene esta característica particular, que pone aún más al
conjunto de personas que no tienen la intención de inclinarse). Por lo
tanto, hay muchas cuestiones que deben abordarse con urgencia, y
oportunidades para repensar, observar y cambiar la mirada en un
territorio conocido ayer, pero en el que los espacios y los márgenes
también pueden disminuir drásticamente aquí, pero expandirse en otros
lugares, o ser transformados por los nuevos imperativos del poder para
gestionar solo los flujos epidémicos hogar-trabajo-supermercado. sienten
la misma necesidad de escapar de la invasión de los controles de la
calle (el gran encarcelamiento voluntario tiene esta característica
particular, que pone aún más al conjunto de personas que no tienen la
intención de inclinarse). Por lo tanto, hay muchas cuestiones que deben
abordarse con urgencia, y oportunidades para repensar, observar y
cambiar la mirada en un territorio conocido ayer, pero en el que los
espacios y los márgenes también pueden disminuir drásticamente aquí,
pero expandirse en otros lugares, o ser transformados por los nuevos
imperativos del poder para gestionar solo los flujos epidémicos
hogar-trabajo-supermercado.
Por parte del poder, la mayoría de los planes de crisis implementados
en varios países (en Italia y España, con Alemania o Francia aún
bloqueados por las próximas elecciones administrativas) hasta ahora
revelan algunas constantes que también sería una pena ignorar.
Por ejemplo, es una oportunidad para que el capitalismo impulse una
aceleración de lo que algunos han estado llamando durante algún tiempo
la cuarta revolución industrial (después de la del vapor, la
electricidad y la tecnología de la información), o la interconexión
digital total en todas las áreas de la vida (desde física hasta biología
o economía). Piénselo: cientos de millones de estudiantes de primaria a
universidad que de repente pasan a diferentes países en cursos
permanentes a distancia después del cierre de todos los lugares de
enseñanza física; tantos trabajadores que, por su parte, se dedican al
teletrabajo (20 a 30% en promedio), independientemente de si están
acostumbrados; la multiplicación del diagnóstico a escala masiva a
través de una pantalla interpuesta después de la saturación de los
estudios médicos; La explosión de los pagos con tarjeta de crédito por
temor a contaminarse mediante la manipulación de monedas y billetes. Y
si a todo esto agregamos el hecho de que las poblaciones confinadas se
dedican voluntariamente a todo lo que les impide pensar o soñar,
lanzarse a compras en línea, en series de TV, en juegos de transmisión o
en comunicación virtual entre humanos, queda claro que las antenas de
las redes de telefonía móvil, los cables de fibra y otros nodos de
conexión óptica (NRO) o, más simplemente, las redes de energía que
alimentan todo esto, asumen una importancia que es incluso diez veces
mayor. No solo por producción o pasatiempos,
Luego, sabiendo que una hermosa antena, un transformador, un poste
eléctrico o un cable de fibra se vuelven más cruciales que nunca al
mismo tiempo para pasar el tiempo de confinamiento, para el trabajo y la
educación masiva a distancia, pero también para la transmisión de
entregas de energía en una bata blanca y para la sombra tecnológica del
control (y no solo en China o en Corea del Sur), ¿no abre esto pistas
interesantes para romper esta nueva normalidad de la cual la energía se
beneficia por completo? Sin mencionar el posible efecto de avalancha,
dado el aumento más que consecuente en el tráfico de Internet y
teléfono, así como la menor disponibilidad de técnicos debido a una
enfermedad …
El segundo punto que parece constante en los planes de emergencia
europeos, es la prioridad dada al mantenimiento mínimo del transporte,
con el fin de llevar a los trabajadores no confinados a industrias y
servicios definidos como críticos, para perpetuar el flujo de mercancías
por camión o ferrocarril a este último, así como el suministro de
ciudades cuyas reservas están notoriamente limitadas a unos pocos días.
Aquí también, esta es una oportunidad que no se debe pasar por alto para
aquellos que desean desestabilizar los sectores económicos que el
gobierno pretende preservar a toda costa y que se vuelven más visibles
(en Cataluña actualmente se habla de crear corredores especiales para
trabajadores sanos y bienes para ciertos lugares de producción).

En tiempos de emergencia y crisis en estos niveles, en los que todas
las relaciones sociales están brutalmente expuestas (en términos de
desposesión como una prioridad para el estado y el capital), en las que
la servidumbre voluntaria guiada por el miedo puede convertirse
rápidamente en pesadilla, en la que el dominio debe adaptarse a su vez
sin controlarlo todo, saber cómo actuar en territorio enemigo no solo es
una necesidad para aquellos que no tienen la intención de asfixiarse en
su pequeña jaula, sino que también es un momento importante para lanzar
nuevos costados contra dispositivos oponentes. En cualquier caso, cuando
luchamos por un mundo completamente diferente hacia una libertad sin
medida.

* A modo de ejemplo, varias industrias están comenzando a
desacelerarse debido a la interrupción de las cadenas de suministro de
China, mientras que Alemania acaba de anunciar préstamos garantizados
por el estado por 550 mil millones de euros a las empresas. ayuda aún
más fuerte que la implementada durante la crisis financiera de 2008.
Muchos comienzan a hablar de un período de recesión mundial.

[Analisis] Encadenado a la corona

 

[de avis de tempetes #27]

Torino – La quarantena manda in tilt la gente, aumentano i casi di Tso

Mole24.it

A Torino sono in aumento i casi di Tso (trattamento sanitario obbligatorio), il comandante dei vigili Bezzon lancia l’allarme. Una decina di interventi solo ieri

Iniziano a palesarsi le conseguenze della quarantena forzata determinata dall’emergenza Coronavirus. Giorno dopo giorno si inaspriscono le misure di contenimento del virus e il contagio non accenna a rallentare. L’ultimo provvedimento riguarda la chiusura di parchi e giardini e il divieto di fare jogging (se non per sgranchirsi le gambe da soli rigorosamente sotto casa). Una misura ampiamente voluta dal presidente della Regione Alberto Cirio, che anzi non si accontenta e chiede di più.

Sul versante opposto si schiera Chiara Appendino, che avrebbe preferito meno divieti e più controlli. La Sindaca di Torino, infatti, si dice timorosa di ulteriori ripercussioni psicologiche su una popolazione già molto provata. “Bisogna pensare a tutta quelle persone che stanno vivendo momenti di solitudine e costrizioni impattanti per la gestione dei nuclei familiari, – afferma Appendino – come quelle famiglie di quattro o cinque persone che vivono in 30 metri quadri”.

A Torino aumentano i casi di aggressività e scattano i Tso

Timori confermati da un evidente aumento dei casi di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) effettuati dai vigili di Torino. Parliamo di tutti quei ricoveri forzati di pazienti che riscontrano problemi psichiatrici e che sono potenzialmente pericolosi per se stessi e per la comunità.

Di solito, nel capoluogo piemontese si effettuano dai 180 ai 200 trattamenti all’anno (meno di uno al giorno). Ultimamente, invece, le chiamate di intervento “sono in preoccupante aumento”, come conferma Emiliano Bezzon, comandante della polizia municipale. Solo ieri sono stati eseguiti nove Tso a Torino.

Una squadra speciale dei vigili, insieme al personale medico specializzato, si occupa di questi interventi. Da una settimana a questa parte hanno ricevuto numerose segnalazioni: soggetti aggressivi o mentalmente fragili.

“C’è un tema di tenuta psicosociale che dobbiamo tenere in considerazione – spiega Bezzon – qualche valvola di sfogo va tenuta”. Sulle ultime manovre il comandante non si sbilancia, ma vuole comunque mantenere alta l’attenzione. C’è il rischio che la pressione continui a salire e, non trovando valvole di sfogo, potrebbe scoppiare da un momento all’altro.


Per chi ne avesse necessità, ricordiamo che esiste un numero apposito per consulenze psicologiche durante l’emergenza sanitaria.

Associazione Psicologi per i popoli: 011 01137782

Attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

 

https://mole24.it/2020/03/21/torino-la-quarantena-manda-in-tilt-la-gente-aumentano-i-casi-di-tso/?fbclid=IwAR1Dugv5gME7TEtw6apWx8pAKyy_sNDSQPZ1knmaUo3xc6D2-GRiGLvFkng

Vauclin (Martinique) – Local technique d’Orange incendié

Vauclin (Martinique) : Local technique d’Orange incendié – Plus de 2000 foyers et entreprises sans internet ni téléphone – 19 mars 2020

Dans la nuit du mercredi 18 au mercredi 19 mars 2020, des installations d’Orange ont été incendiées au Vauclin, coupant les télécommunications pour plus de 2000 foyers et entreprises en pleine période d’état d’urgence (sanitaire).

« En pleine période de confinement imposée par le Coronavirus, au moment ou la demande de connexions est importante, l’opérateur Orange a été victime d’acte de vandalisme sur son réseau au Vauclin.
Un ou plusieurs individus ont provoqué un incendie dans un local technique. Cet acte malveillant provoque la coupure des services de téléphonie fixe et internet pour plus de 2000 foyers et entreprises localisés dans les communes du Vauclin, le Marin et Sainte-Anne.

Les télécommunications sur réseau mobile sont également coupées à Sainte-Anne dans une zone s’étendant du Calvaire aux Salines, en passant par Beauregard.
Les équipes techniques d’Orange sont mobilisés depuis ce jeudi matin (19 mars) pour rétablir les télécommunications. »

[Repris de la1ere.francetvinfo.fr/martinique

Vauclin (Martinica) – Incendian el “centro técnico” de Orange

Recivimos y difumdimos

Vauclin (Martinica): Incendian el “centro técnico” de Orange – Más de 2000 hogares y negocios sin internet o teléfono – 19 de marzo de 2020

“En medio del período de confinamiento impuesto por el Coronavirus, en un momento en el que la demanda de conexiones es alta, el operador de Orange fue víctima de vandalismo en su red en Vauclin.
Uno o más individuos causaron un incendio en una cuadro técnico. Este acto malintencionado provocó la interrupción de los servicios de telefonía fija y de Internet de más de 2.000 hogares y empresas situados en los municipios de Vauclin, Le Marin y Sainte-Anne.
Las telecomunicaciones de la red móvil también se cortan en Sainte-Anne, en una zona que se extiende desde el Calvario hasta las Salinas, pasando por Beauregard.
Los equipos técnicos de Orange se han movilizado desde este jueves por la mañana (19 de marzo) para restablecer las telecomunicaciones.”

Vauclin (Martinica) – Bruciato il locale tecnico di Orange

Riceviamo e diffondiamo

Vauclin (Martinica): bruciato il locale tecnico di Orange – Più di 2000 case e aziende senza internet e senza telefono – 19 marzo 2020

Nel bel mezzo del contenimento imposto dal Coronavirus, in un momento in cui la domanda di connessioni è alta, l’operatore Orange è stato vittima di atti vandalici sulla sua rete a Vauclin.
Uno o più individui hanno causato un incendio in un locale tecnico. Questo atto doloso ha causato l’interruzione dei servizi di telefonia fissa e di Internet per più di 2.000 abitazioni e imprese situate nei comuni di Vauclin, Le Marin e Sainte-Anne.
Anche le telecomunicazioni di rete mobile sono tagliate a Sainte-Anne in una zona che si estende da Calvaire alle Saline, passando per Beauregard.
I team tecnici di Orange sono stati mobilitati da questo giovedì mattina (19 marzo) per ripristinare le telecomunicazioni.

Italia – La insurrección en tiempos de coronavirus

Extraído y traducido desde Round Robin.

Finalmente, el evento desestabilizador, el que habría bloqueado el sistema capitalista, ha llegado.
Y, como imaginábamos, la causa no son las acciones de algún grupo de revolucionarios, ni un territorio, ni una población en rebelión. El evento surge en el cuerpo capitalista y, dentro de él, con la misma velocidad con la que un virus se propaga dentro de un cuerpo orgánico, se está propagando, bloqueando varias funciones.

Por esta razón, en uno de los muchos apéndices, el llamado Italia, se solicita una nueva prueba de obediencia a partir del martes 10 de marzo. Olvidando mencionar las causas reales de lo que ahora es una pandemia, se imponen nuevas prohibiciones, nuevas limitaciones a las libertades individuales ya limitadas.

Salir de casa ya no es posible, excepto para comprar alimentos, ya que la posibilidad de producirlos por sí mismos se ha negado desde hace mucho tiempo a la mayoría de las personas.
Encerrarse en las cuatro paredes retuiteando #iorestoacasa es la triste propuesta a la que los buenos ciudadanos italianos se ven obligados.

Y así como es como se puede evitar el desastre ecológico, haciendo coches eléctricos diferentes y comprados de la misma manera, se puede bloquear la propagación del coronavirus, lo que obliga a las personas a no salir más de la casa. El sistema capitalista descarga sus responsabilidades sobre los hombros de sus sujetos y, como la medicina moderna, interviene en el síntoma, no en la patología.

Un acontecimiento totalmente humano, demasiado humano.

Casi todos se olvidan de recordar que si el virus pudo expandirse, dejando de lado las tesis de conspiración que, aunque convincentes, no cambian la sustancia de las cosas, un batido de murciélago llega a la garganta de alguien porque los cambios climáticos causados ​​por humanos, hacen que el ambiente, previamente hostil sean más adecuado para ciertos microorganismos.
Olvidan recordar que se extendió tan rápidamente debido a la concentración excepcional de mano de obra que las ciudades están sobrepobladas en millones, aunque diferentes entre sí.
Por la locura que lleva a los humanos y los bienes, entre los cuales miles de millones de seres vivos destinados a la nutrición humana y parte de los mismos humanos, también se consideran de un lado del mundo al otro.

Hasta hace unas semanas, en promedio más de 12 millones de personas volaban todos los días, 4.5 mil millones al año [1], posibles portadores de cualquier virus. El coronavirus es el del momento.
Y así, la retórica de los fascistas y la clase dominante mundial actual se desmantela, las fronteras cerradas para aquellos que no tienen dinero y documentos y abiertas para aquellos que los tienen son los mismos que han permitido la propagación del virus en todo el mundo.
Rápido y cómodo en clase ejecutiva … ¿brindis de bienvenida? ¿Coronavirus o Sars?

Cómo reacciona el Estado

Toda la península, y pronto Europa, está siendo militarizada, surgen nuevas fronteras, puestos de control controlados por uniformados armados. El movimiento de mercancías ha sufrido un fuerte colapso, y el cada vez menos libre tránsit de personas casi ha sido encarcelado.
Todos en casa obedientes a la prohibición, por temor a ser infectados o propagar el virus.
O simplemente para ser castigado.

Quien no tiene un hogar, quien no tiene los documentos requeridos por el dominio, es por su propia existencia, prohibido. Ya no puede pasar desapercibido en ciudades desiertas, y se encuentran a merced de los mirones sin ojos que pueden ver, si no aquellos, en estos casos ciegos, de control.

El estado de emergencia permite medidas excepcionales, medidas de emergencia para un mayor control social. Las medidas, como sucedió, por ejemplo, con las adoptadas en todo Occidente para la «lucha contra el terrorismo», se volverán permanentes.

Hay quienes proponen replicar el modelo aplicado en Corea del Sur y enfrentan la epidemia al rastrear los movimientos de las personas a través de grandes datos (big data).
Al rechazar cada vez más a las personas, ¿por qué no deberían hacer que el seguimiento sea constante, no solo por los gigantes tecnológicos, sino también por el estado, de todos los ciudadanos con la excusa de la salud pública o la seguridad pública? ¿O más bien ambos? Lluvias de aplausos en los debate público.

Del mismo modo, prohibir las reuniones por un coste supuestamente más alto, el de la salud pública, podría poner fin a los movimientos de masas que han desafiado a la organización social actual en todo el mundo en los últimos meses.

Entonces, si los disturbios de Hong Kong se extinguieron por el virus y el chileno es llevado nuevamente a horizontes constituyentes y reformistas, ¿qué mejor para el estado de los Alpes que medidas excepcionales para ‘contener la epidemia’ y dar un golpe definitivo a la incontrolable, aunque sea por las afirmaciones tendencialmente reformistas del movimiento de los chalecos amarillos?

Cómo se reinventa el capitalismo

La organización capitalista, si supera este período, podría aprovechar la emergencia para llevar a todos a la cuarta revolución nndustrial. Tratando de desalentar las actividades realizadas fuera del hogar, la sociabilización y la asociación- y con esto la posibilidad de encuentro, confrontación, organización, revuelta… seguimos refiriéndonos a las revueltas que han sacudido a los gobernantes del mundo sólo en el último año.

Prefiriendo en su lugar sólo la sociabilidad y la agregación virtual -ya hay quienes definen las transmisiones en vivo como «conciertos»-, el consumo en línea, la construcción de entornos cada vez más adaptados y menos arriesgados, llevan progresivamente a las personas a ser incapaces de hacer frente a situaciones de conflicto real que no pueden resolverse con una simple desconexión.

Pasando de lo local a lo mundial, algunos economistas más previsores esperan con interés una posible reestructuración del capitalismo en los próximos años, una importante reducción de la globalización y de los mercados financieros. Quizás nos esperan economías más locales y menos interconectadas, cadenas de producción más cortas, continentes que apuntarán a una especie de autarquía, fronteras aún más cerradas.

Junto con una menor interdependencia, hay una mayor posibilidad de conflicto, porque si mi economía ya no depende de la suya y usted ya no produce los componentes de mis misiles, ¿por qué debería evitar la guerra si usted toca mis intereses?

¿Cuánto tiempo llevará pasar de una «guerra convencional» a la madre de todas las guerras, la nuclear? ¿El que en pocas horas, como el dominó, mataría a decenas de millones de personas? [2]

Ahora vemos al planeta siendo liberado del parásito humano más cercano…

¿Qué vamos a hacer? Algunas hipótesis sobre el futuro

Aunque ampliamente anticipada, una epidemia de este tipo nos sorprende sin estar preparados para la velocidad y la rápida agitación de nuestra vida cotidiana.

Por lo tanto, debemos entender qué hacer ahora, qué acción nos permitirá militarizar el país y qué esperar del futuro, tratando de predecirlo.

En el futuro inmediato, lo primero que debemos hacer es comunicarnos, no aislarnos. Hay que alimentar el debate en torno a la emergencia, confrontarse, hacer circular textos y propuestas, críticas. Y luego tratar de compartir las situaciones en las diferentes ciudades, en los diferentes territorios. Informe de los puntos de control, las formas de control aplicadas, cuántos respetan o no las prohibiciones. Tener una idea más clara del panorama general nos facilitará movernos, encontrarnos, confrontarnos y actuar.

Conscientes de que nuestros movimientos pueden causar nuevas infecciones, incluso de personas que no queremos que se infecten. Cada persona decide si actúa para el contagio y, tal vez, la extinción – que ciertamente no ocurrirá dentro del año – o para otra cosa. Lo que es seguro es que la necesidad de disfrazarse abre nuevas posibilidades de anonimato, con la tranquilidad de los amantes de la imagen y la identificación. Por lo tanto, obtendremos máscaras, de todo el cuerpo hacia abajo para poder actuar en situaciones públicas, cubiertas y serenas.

Entonces ciertamente apoyaremos a aquellos que se oponen a las nuevas restricciones. Por el momento, la gente está encerrada en lugares donde casi todas las libertades individuales son negadas, las prisiones. Según los datos difundidos por los medios de comunicación, en 6000 personas se han rebelado en pocos días, de norte a sur, alguien, tras haber tocado el linchamiento de una directora, logró escapar. Entre los prisioneros se cuentan las primeras muertes violentas de este período excepcional.

Un período que probablemente podría durar un par de meses, pero si, como dicen algunas institutrices, el 60-70% de las personas se infectan por el virus, podría durar mucho más.

Un largo período de cuarentena, movilidad limitada, controles, prohibiciones de reuniónares. Esto no será suficiente para una vuelta a la normalidad, si acaso la evidencia de que vivimos en un período pre-apocalíptico.

La economía actual, al menos tal y como la conocemos, difícilmente podrá soportar un largo período de emergencia y estancamiento.

Después de algunos días, ya estamos asistiendo al registro negativo de la Bolsa de Milán, a las huelgas espontáneas y sin mediación de los sindicatos, a los bloqueos de los puertos, a las revueltas antes mencionadas, a las violaciones generalizadas de las prohibiciones.

En unas pocas semanas, las necesidades básicas, la comida, pueden empezar a escasear.

Así que la gente con tiempo para dedicar a la inusual actividad de pensar podría decidir dirigir su ira hacia aquellos que causan su hambre, su encarcelamiento: este mundo y sus más fieles sirvientes.

Y las revueltas de cada período histórico nos muestran que los enojados, los rebeldes, siempre saben qué golpear.

Así que esperemos a que las situaciones se precipiten y tratemos de dar nuestra contribución revolucionaria a los estallidos de ira, posibles exasperaciones, protestas, saqueos, revueltas.

Estamos seguros de que será suficiente para esperar…

Pero los impacientes podemos sentir un fuerte deseo de dar nuestra contribución a la revolución –antes del colapso- Así que alguien quizás quiera dar un golpe más al derrotado sistema de producción cortando sus suministros de energía. Quitarle el poder a ese sistema que mata, encadena a miles de millones de personas a la producción y devasta los territorios en los que se desarrolla para producir bienes cuya economía y control se necesita, no a nosotros.

Alguien más puede decidir atacar el sistema de infraestructura, el mismo que permitió al virus -y a sus sucesores seguros [3]- moverse a tal velocidad. Por supuesto, pueden retrasar el suministro a las distintas ciudades, pero no hemos optado por desvincular completamente la producción de alimentos de los territorios donde se consumirán.

Alguien particularmente imaginativo podría en cambio atacar objetivos originales, en este mundo incluso golpeando a ciegas, no se equivoca – casi nunca. Y quién sabe si atacar, por ejemplo, los estancos, impidiendo la satisfacción de ciertas adicciones, no podría finalmente hacer estallar la rebelión de los fumadores y los jugadores de lotería.

Nos espera un futuro de fantasía rebelde contagiosa.

De las habitaciones a las plazas

Lo que debemos hacer, ya sea que la emergencia dure sólo unas pocas semanas o se prolongue, es salir de la cuarentena, recuperar el aire, las calles, las plazas, los territorios en los que vivimos. Más allá del lema, significa volver a vivir fuera de los lugares cerrados, un hábito que tal vez mucha gente se esfuerce por recuperar, acostumbrada a la seguridad de los muros de su apartamento. Habrá que desentrañar el legítimo temor y la desconfianza que surge en estos días en cada reunión, al acercarse demasiado unos a otros.

Pero podemos imaginar que la apertura – o antes, el forzamiento – de las jaulas de cuarentena, especialmente si la duración será consistente, hará que la gente vuelva a salir a la luz con truenos.

Sin, por necesidad, la voluntad de volver a la vida anterior, pero con la voluntad de volver, con el trueno precisamente, en las plazas, en las calles, en los parques. Los lugares donde estallaron los eventos insurreccionales chilenos, como cualquier otro momento insurreccional de la historia.

Volver y afirmar con la palabra y la acción el rechazo total de un mundo basado en la dominación del otro -sea la naturaleza, el animal, el humano- y por lo tanto en el exterminio, la devastación del medio ambiente, la guerra, el patriarcado, el trabajo asalariado y muchas otras mierdas que destruiremos.

La negativa a vivir en un mundo que por su naturaleza favorece la propagación de tales epidemias y que ha infectado todo o casi todo el trabajo. Restricción que, además de dedicar vidas enteras a enriquecer y mantener el poder de los responsables, mata sistemáticamente todos los días [4].

Y por lo tanto abandonando el trabajo para la propagación de huelgas espontáneas.

Volviendo a las plazas y calles para superar ese momento de excepcionalidad que suelen dar los levantamientos contemporáneos, que llegan a momentos de conflicto muy altos, sin embargo, carentes de la meta de convertirse en permanentes.

Esto, en nuestra opinión, es el mayor límite y una de las principales causas de los fracasos a largo plazo de las revueltas e insurrecciones del último período.

Esto, junto con el deslumbramiento que dan las propuestas de las asambleas constituyentes, es la bajada del horizonte de lo revolucionario a la reforma y fortalecimiento del sistema actual.

Volviendo a la historia contemporánea, podemos ver cómo las plazas fueron varias veces los lugares donde otra cultura intentaba nacer, la hija de los siglos que la precedieron, pero no sólo una insípida alternativa de la capitalista.

Es en cambio la alternativa sosa que a menudo, por desgracia, proponemos en los lugares donde vivimos.

Pero podemos hacerlo mejor…

En una constante re-discusión del yo y de nosotros, de nuestras relaciones. Una exploración hecha de imaginación, curiosidad, autocrítica, para deconstruir la cultura de la dominación a favor de algo nuevo.

De modo que en los espacios abiertos, que por naturaleza alejan el sectarismo y la identidad, cada categoría, cada identidad finalmente se disuelve entre los rebeldes y sus fuegos.

Para que lo impredecible y lo excepcional se convierta en nuestra vida cotidiana.

Un final que viviremos

Si este es el principio del fin, o sólo una mayor exacerbación de la crisis, todavía no lo podemos saber. Lo que es seguro es que esta pandemia dejará una cicatriz indeleble en la vida y la imaginación de todos. Así como en el propio sistema. Lo que es seguro es que la idea de que este es «el mejor de todos los mundos posibles» se abandonará incluso a los más obstinados defensores del capitalismo. Ni siquiera los de buena fe.

Y así, si los fundamentos ideológicos fallan, el sistema económico se derrumba y la devastación causa estragos en el rostro del capital, siempre puede devolvérseles las llamadas “responsabiliidades individuales”. Se comienza a vislumbrar el declive del antropocentrismo

En este horizonte, miles de millones de seres vivos se levantan de nuevo, percibiendo la posibilidad de un futuro de libertad.

Ante nosotros, lo inexplorado, lo desconocido. Se trata de elegir abandonar nuestras propias certezas para explorar las infinitas posibilidades que nos esperan. Los exploraremos con una emoción, con la exaltación del descubrimiento, de la vista de lo totalmente nuevo.

Y lo haremos con alegría

desde el borde del abismo, hacia un amanecer de revuelta y liberación

1] Datos sobre los pasajeros de vuelos en 2019 https://www.iata.org/en/iata-repository/publications/economic-reports/airline-industry-economic-performance-december-2019-report/-december-2019-report/

2] Según un estudio, una guerra atómica entre la OTAN y Rusia causaría 34 millones de muertes en 5 horas https://www.vanguardngr.com/2019/09/research-how-a-war-between-us-and-russia-would-kill-34-million-in-hours/

3] La epidemia del Ébola que causó más de 11.000 muertes entre 2013 y 2016 en África central no se propagó al resto del mundo sólo porque el flujo de personas hacia y desde los países capitalistas menos avanzados es mucho menor que el flujo entre los países capitalistas avanzados o dominantes. Pero dadas las condiciones actuales es muy probable que otras epidemias se propaguen en el futuro.

4] Sólo en la bota, sólo en 2019, un promedio de 3 personas murieron cada día para un total de 1089 personas. No hemos encontrado datos globales, pero serán cientos, si no miles, de personas por día. https://www.vegaengineering.com/dati-osservatorio/allegati/Statistiche-morti-lavoro-Osservatorio-sicurezza-lavoro-Vega-Engineering-31-12-19.pdf

[Italia] La insurrección en tiempos de coronavirus