Milano – Dopo lo sgombero di una casa occupata 40 persone contro i poliziotti

Milano, Verso le 17.30 del 14 aprile, sotto il palazzo dove era appena stato effettuato uno sgombero si sono radunate circa quaranta persone. I manifestanti hanno cominciato a protestare e minacciare i poliziotti, tanto che in via Ricciarelli sono dovute intervenuti oltre dieci Volanti e una camionetta dell’Esercito. Sul posto anche gli agenti della Digos per identificare i presenti.

https://www.milanotoday.it/cronaca/sgombero-via-ricciarelli-polizia.html

Catania – Pietre dai balconi contro la polizia

Tra i tanti controlli di questi giorni a Catania spicca quello effettuato in viale Grimaldi 18, a Librino, dove gli agenti hanno notato un’auto il cui conducente, il 39enne pluripregiudicato T. G. L., si trovava a bordo con la figlia minore e la moglie, e guidava senza essere titolare di patente di guida per non averla mai conseguita e con il mezzo privo di copertura assicurativa.

Durante le fasi del controllo T. G. L. ha inveito ripetutamente nei confronti dei poliziotti con gravi minacce di morte e offese, perché il sequestro della macchina a suo dire sarebbe stato una “fangata da parte della polizia”.

Portato a bordo della volante, il pregiudicato ha provato con la forza fisica a uscire, urtando con lo sportello i poliziotti e dando calci all’auto. Anche la moglie e la figlia minorenne hanno insultato gli agenti. E molte persone residenti in viale Grimaldi, affacciate dai balconi, hanno contestato i poliziotti lanciando pietre al loro indirizzo e rivolgendo offese varie.

https://www.lasiciliaweb.it/2020/04/12/librino-rivolta-e-sassi-contro-la-polizia-questo-controllo-e-una-fangata/

Roma – Rivolta in centro accoglienza a Torre Maura: migranti danno fuoco a materassi

Secondo le prime ricostruzioni della polizia un gruppo di migranti avrebbe tentato di uscire dal centro, e di fronte al divieto imposto dagli operatori sociali che gestiscono la struttura avrebbero bruciato alcuni materassi e infranto i vetri delle finestre al terzo piano. Un migrante è rimasto ferito alla gamba da una scheggia di vetroed è stato trasportato in ambulanza all’ospedale Vannini.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/04/14/news/coronavirus_roma_fiamme_in_centro_accoglienza_a_torre_maura_ci_sono_migranti_in_quarantena-254018082/?refresh_ce

Francoforte – Protesta contagiosa … manifestazione organizzata da “Seebrucke”(*) aggredita dalla polizia

Domenica 5 aprile 2020

La giornata d’azione federale organizzata da Seebrucke in parecchie città tedesche ha portato numerose persone a scendere in strada per mettere fine ai lager sovraffollati sulle isole greche e per l’accoglienza di persone profughe e migranti in territori e comuni dell’UE pronti a mostrare solidarietà.
A Francoforte sul Meno circa 600 persone in strada hanno innalzato striscioni e cartelloni, con una catena umana. Lungo il fiume Meno si potevano vedere tante camice e gilet color arancio, simbolo  delle persone soccorritrici volontarie. Lungo il fiume le persone manifestanti hanno formato una lunga catena che innalzava le scritte e disegnava a terra punti arancioni.
La polizia era espressamente presente, con l’intenzione di “sciogliere” la manifestazione, come aveva già pubblicamente detto: i richiedenti, gli organizzatori, non potevano garantire che la distanza di sicurezza in strada fosse osservata; che, inoltre, si trattava di un’espressione politica collettiva che non poteva stare in strada perché ciò era in contrasto ai sensi della legge sulla protezione delle infezioni

La polizia ha mostrato una sentenza del tribunale di Gießen (città al centro della RFT con sede universitaria) emessa appena il 31 marzo in cui veniva vietata una manifestazione sul tema del “trasporto pubblico” anche se gli organizzatori avevano pianificato di rispettare la distanza di 10mt fra ogni manifestante.

La manifestazione a Francoforte è stata  subito aggredita. La montatura della legge sulla sicurezza contro l’infezione limita espressamente anche la libertà di assemblea, di riunione.  Il modo di agire della polizia contro chi manifesta è stato “completamente sproporzionato e quindi chiaramente illegale”. Unicamente nel momento di essere portat* via dalla polizia c’è stato il contrasto fisico. In quanto a ciò, il loro modo di procedere quel pomeriggio ha raggiunto l’assurdo perchè definito “mezzo di  sicurezza”. Effettivamente domenica è stato possibile osservare che i poliziotti a Francoforte non hanno rispettato né la distanza di sicurezza né l’impiego  della mascherina.

Quanto più alcuni manifestanti si trovavano lontano dal campo visivo di chi si trovava sui marciapiedi, tanto più gli attacchi della polizia diventavano violenti. Una donna che in quei momenti percorreva con la sedia a rotelle il marciapiede ha dichairato a junge Welt di essere stata gettata a terra. Lotte Laloire, libera giornalista, che voleva documentare con le sue mani l’ammanetamento di un manifestante, dopo aver mostrato la tessera di giornalista alla polizia ha detto che “due poliziotti in uniforme l’hanno trascinata a terra  per diversi metri” fino  a provocarle ematomi sanguinanti e piaghe altrettanto sanguinanti sul viso. Da ciò è nata la collera sul “mancato rispetto della libertà di stampa”.
La riunione da tenere prima di mettere termine alla mobilitazione di quel giorno non è stata fatta perchè la polizia si è presa tanto tempo per il controllo dei documenti personali e del permesso di stare in piazza.
In quello stesso giorno sono state compiute iniziative anche in altre città, fra le quali Berlino, Amburgo, Bielefeld e Lipsia. Le manifestazioni hanno lasciato dietro di sé molteplici tracce della protesta: scarpe, volantini con le richieste poste dal movimento al governo, ossia che:
le persone profughe e migranti durante la Coronapandemia devono avere il necessario accesso alla cura medica; immediato stop alla violenza lungo i confini dell’UE; rinnovo, accrescimento della sicurezza e delle procedure d’asilo nell’UE.

(*) Seebrücke (Ponte sul mare)
E’ un movimento della società civile organizzato in maniera decentrale, internazionale, che si è formato al’inizio del 2018 che si indirizza contro la politica di compartimentazione, come pure, in particolare, contro la criminalizzazione dei salvataggi compiuti nel Mediterraneo. Coloro che lo formano, gli danno vita, solidarizzano con tutte persone migranti, che fuggono dai paesi colpiti da guerre di conquista … e esortano la politica di creare vie di fuga sicure.

(junge welt 7 aprile 2020)

Tebe (Grecia) – Rivolta nel carcere femminile di Eleonas in seguito alla morte di una detenuta – Dichiarazione delle recluse

Continua la rivolta nelle sezioni femminili del carcere di Eleonas, a Tebe. È scoppiata la mattina del 9 aprile 2020, a seguito della morte di una detenuta di 38 anni, che manifestava febbre e fiato corto e che è morta nel reparto dell’ala E, davanti a venti detenute. E’ morta di coronavirus. Le altre prigioniere hanno dato fuoco a materassi e vestiti e nel frattempo venivano danneggiati anche i frigoriferi del carcere. Un procuratore è arrivato presso la struttura e un medico legale è andato a condurre l’autopsia. Ingenti forze di polizia (della MAT, “Unità per il ripristino dell’ordine”, un corpo della polizia greca) si sono precipitate al carcere per impedire il diffondersi della rivolta in tutte le ali della struttura, compiendo estesi pestaggi. Nonostante la repressione verificatasi, la rivolta si è diffusa in tutto il carcere.

Dichiarazione delle recluse:

“Oggi, 9 aprile, la detenuta Azizel Deniroglou è morta nel suo reparto, inerme, perché aveva anche problemi di cuore e febbre alta. Aveva implorato aiuto per tutta la notte perché provava dolori al petto e non riusciva a respirare.

Secondo le testimonianze, non le hanno nemmeno misurato la temperatura e non siamo a conoscenza delle vere cause della sua morte. La secondina capoturno l’ha minacciata con un rapporto, perché le dava fastidio. Il corpo senza vita della nostra compagna di cella è stato trascinato fuori coperto da un lenzuolo, davanti agli occhi scioccati di tutta l’ala del carcere. Questo tragico avvenimento è avvenuto nell’ala E, dove sono accatastate circa 120 persone. Le prigioniere si sono ribellate e la rivolta si è estesa a tutto il carcere. Un altra prigioniera è morta un mese fa. La criminale indifferenza nei confronti dei prigionieri e della loro salute ha portato alla morte di molti detenuti, il governo e il Ministero sono responsabili della loro condanna a morte. Il governo e il Ministero sono responsabili della morte di questa detenuta. Chiediamo l’immediata scarcerazione dei pazienti, delle madri con i loro figli, degli anziani, di coloro che sono considerati vulnerabili, in gruppi, per 1/3 dei detenuti in totale. Non torneremo nelle nostre celle fino alla fine!”.

Anche Pola Roupa, prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria (Επαναστατικού Αγώνα, “Epanastatikòs Agonas”), ha dichiarato che circa un mese fa un’altra donna è morta in carcere. Come ha sottolineato: “Nonostante le promesse di decongestionamento delle carceri a causa della pandemia di coronavirus, non è stato fatto ancora nulla. Gli ospedali non accettano detenuti dalle carceri, non c’è un medico a Tebe. I gruppi vulnerabili avrebbero dovuto essere rilasciati. Siamo imprigionati. Non siamo stati condannati a morte”.

– Assemblea di solidarietà con i membri di “Lotta Rivoluzionaria” [Συνέλευση Αλληλεγγύης στα μέλη του Ε. Α.]

Morire di DPCM: lo Stato Uccide

Non solo le morti nelle carceri, chi si ammala perché costretto a lavorare o perchè rinchiuso in un centro per migranti… anche la possibilità di non vedere più le persone amate, a causa della gestione securitaria dell’emergenza, miete vittime.

Vietare ad alcune persone di scegliere di correre il rischio di ammalarsi può rappresentare, di fatto, una condanna a morte.

Nuovi Orizzonti

Per la prima volta in oltre 30 anni gli abitanti del Punjab, nel nord dell’India, sono riusciti a vedere la catena dell’Himalaya che si trova 200 chilometri di distanza. Lo riporta la Cnn pubblicando le foto che tanti abitanti della zona hanno postato sui social media. La visione delle montagne è stata possibile grazie alla forte riduzione dell’inquinamento dovuta al lockdown per il coronavirus. A New Delhi per esempio c’è stato un calo del 44% delle polveri sottili, in tutta l’India sono 85 le città che hanno registrato un calo dell’inquinamento dopo due settimane di isolamento.

A quanto pare, per la prima volta dopo 50 anni, anche da Bergamo riescono, in questi giorni, a vedere Milano.

Che si possano aprire nuovi orizzonti per dare nuovo senso alla vita?

 

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2020/04/10/coronavirus-lindia-vede-himalaya_dcafc70a-ed48-40ce-a88b-8a0e43c94a6e.html