Beppe sciopero della fame

Riceviamo e pubblichiamo queste informazioni

da una lettera dell’11/05, Beppe (giuseppe bruna) ci avverte che è entrato in sciopero della fame (Da quello stesso giorno, che era pure il suo cinquantesimo compleanno) per protestare contro le condizioni di detenzione assolutamente incompatibili col suo stato di salute (fa sapere che non è stato MAI visitato e non è sottoposto a nessun trattamento medico); che la sua cella è interamente ricoperta di muffa che rende l’aria irrespirabile e insalubre; protesta contro il respingimento della sua richiesta di domiciliari e chiede, attraverso questa forma di lotta di essere (almeno) trasferito in AS2 a ferrara o terni.

dice anche che la situazione in sezione è insopportabile: ha litigato forte con un razzista che ha raccontato agli altri detenuti che lui (beppe) è un jhiadista che ha ucciso dex bambinx con delle bombe (!!!!).
ora hanno dato il divieto d’incontro a Beppe con questo detenuto perchè l’aria si è tesa e lui “gli ha promesso il conto”

parafrasando la sua lettera, chiediamo di far sapere il più possibile questa situazione.

https://roundrobin.info/2020/05/beppe-sciopero-della-fame/

Lettera di Elena e Nicole da Piacenza

Lettera pervenuta alla Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali

Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020

Grazie a tutti voi!

Grazie per il kit di buste e bolli!

Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti). Non possiamo accedere alla palestra e alla biblioteca, dopo che c’eravamo state per 2 giorni, causa emergenza Covid e nostro isolamento. Dopo tale misura non saremo più potenziali veicoli di infezione… dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri e ci stanno preparando il regolamento interno (è dall’ingresso che lo chiediamo)… vedremo.

Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16.

Come saprete qui c’è anche Natascia che al momento riusciamo a vedere solo di striscio quando attraversiamo il corridoio, ma i suoi sorrisi sono stati e sono fondamentali. Speriamo di poterla abbracciare presto. Oggi abbiamo avuto l’interrogatorio e ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Eravamo in videoconferenza insieme a tutti gli altri.

Lunedì vedremo gli avvocati. Di ieri la notizia che dal 19 c.m. al 30/06 riprenderanno i colloqui visivi e saranno mantenuti i colloqui via Skype. Questa operazione (che ci pare aver capito chiamata “RITROVO”?) ha quali capi di imputazione l’ormai noto 270 bis e 270 bis1 (aggravante) per 11 su 12, istigazione a delinquere tramite articoli, volantini e manifesti con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici – Tribolo.noblogs.org e la piattaforma roundrobin.info -; danneggiamento di un Bancomat BPER nel corso di una manifestazione non autorizzata il 13/02/2019; imbrattamento e deturpamento con vernice spray su edifici a Modena e Bologna con scritte comparse dal dicembre 2018 ad oggi per tutti. Incendio, per uno degli imputati più altri allo stato da identificare, ai ponti ripetitori delle reti televisive in via Santa Liberata (Bo) nella notte tra il 15 e il 16/12/2018.

Che dire?… “la commissione dei reati – fine […] non è necessaria” (cit. pag.21 ordinanza)… forse l’ennesimo tentativo dopo Outlaw e Mangiafuoco – finite in una bolla d’aria – di chiudere la bocca a chi “odia gli sfruttatori” (cit. pag.20 ordinanza)? E cosa più importante non ne fa un mistero ma lo urla al mondo. L’ordinanza porte il timbro del 6 marzo. Ci chiediamo se questi miseri esseri senza qualità abbiano deciso di rimandare il nostro arresto al 13 Maggio per risparmiarci l’ingresso in carcere nel pieno dell’emergenza Covid19 o se lo abbiano fatto per evitare in quel periodo ulteriori presenze scomode e ribelli nelle gabbie di Stato. La risposta viene da sé. Medici e guardie, fusi in un corpo unico qui come altrove, si rivendicano la loro «scelta di vita». I medici in particolare, incalzati dalle nostre domande provocatorie sul loro ruolo durante la prima visita, hanno fieramente sostenuto di svolgere il loro lavoro per la tutela della salute delle persone in galera.

A conti fatti, visti i morti e i malati di e in carcere, non possiamo che concludere e urlargli in faccia che il loro lavoro lo fanno decisamente male nonché in completa armonia con le guardie.

Non può esistere in luoghi del genere, la tutela della salute delle persone, per ciò che questi luoghi sono e rappresentano. L’unica sicurezza è la libertà per tutte e tutti.

Volevamo ringraziare tutte quelle persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza con i telegrammi, tanti; forse dall’esterno sembra una sciocchezza ma qui ci hanno scaldato il cuore e lo spirito. Il nostro pensiero va, in primis, a Stefy poiché è l’unica tra noi sola nel carcere di Vigevano e a tutti i nostri amici e compagni di lotta a Ferrara e Alessandria, a quelli raggiunti da obbligo di dimora nel Comune di Bologna e alle compagne e ai compagni fuori che continuano a lottare insieme a noi.

Nicole e Elena

Lettera di Elena e Nicole da Piacenza

Nasce Scirocco, pubblicazione territoriale e blog dalle Madonie, Sicilia

Car* compagn*,
segnaliamo la nascita di una nuova pubblicazione territoriale e di un blog sulle Madonie, in Sicilia.
Questi fogli vogliono essere strumento per l’emergere di una prospettiva anti-autoritaria (pratica oltre che teorica)  a partire dalle specificità del contesto in cui viviamo, e sulle questioni esacerbate dalla gestione statuale dell’emergenza. I contenuti sono già il riflesso di un embrione di auto-organizzazione: nascono dal confronto tra abitant*, e non semplicemente tra compagn*.

Qui i link per scaricare i due numeri: https://sciroccomadonie.noblogs.org/scirocco/

Qui sotto l’editoriale del secondo numero.

Siamo in piena fase 2, quella in cui Papà Stato ci doveva dare il permesso di uscire e incontrarci e, effettivamente, la vita in questi giorni sembra riprendersi le strade. Una paura però rimane: che il suono della campanella annunci la fine della ricreazione e ci richiami di nuovo nelle case. Non è una paura immotivata: uno sguardo al contenuto dell’ultimo decreto ce lo conferma.
In ogni momento, dicono, si può ripiombare nel lockdown; rimangono, inoltre, le autocertificazioni e viene definito nel dettaglio quello che si può e non si può fare. Incontrare gli altri? “Chi” te lo dice sempre il governo che, per l’occasione, rispolvera il libro del suo catechismo di sempre: Produzione, Patria, Famiglia! Con un tratto di penna si definiscono anormali quelli per cui le amicizie contano più dei figli del cugino.
Con un occhio ben rivolto al futuro, si vietano gli assembramenti, quindi le assemblee e le situazioni di protesta, in qualsiasi forma. La bandiera dell’ “andrà tutto bene” comincia a strapparsi e da dietro emerge la solita realtà  con le sue odiose ingiustizie, le disuguaglianze crescenti tra chi ha soldi e potere e chi non ha nulla.
E, ormai chiaramente, gli analisti economici parlano di “situazione Greca” per descrivere l’Italia dei prossimi anni.
Dal nostro punto di vista quindi sarebbe un errore imperdonabile, che pagheremmo nel futuro prossimo, non capire che una guerra sociale si sta giocando all’ombra della gestione della pandemia. Procediamo quindi con le nostre analisi di questo tempo e tentiamo di fare chiarezza: è proprio quando il paesaggio di fronte a noi è cosparso di nebbie che diventa fondamentale trovare in noi le certezze che ci possono guidare nel cammino. Due, innanzitutto: 1. tra oppressori ed oppressi c’è un conflitto che nessuna situazione eccezionale può abolire; 2. l’illusione, tra gli oppressi, di salvarsi da soli crea le premesse perché le condizioni di tutti e tutte peggiorino.

Questi principi sono per noi validi sempre e quindi ci perdonerete se vi chiediamo di ricordarli nel leggere le pagine che seguono. Anche in questo numero, come nel precedente, tenteremo di tenere una linea doppia . Da un lato riteniamo importante approfondire l’analisi del mondo che gli oppressori stanno costruendo mentre noi siamo (fiduciosi?) a casa o dove ci permettono. Vaccinazioni obbligatorie, app per il nostro tracciamento costante, 5G, sono tutte questioni che avranno un impatto enorme sulle nostra vita e sul pianeta.
Dall’altro, continuiamo a pensare pillole di utopia pratica, ossia dei modi autonomi, solidali e auto-organizzati per affrontare tanto la salute quanto le conseguenze della crisi economica che ci stanno scaricando addosso.
In ordine sparso troverete anche poesie, incursioni del linguaggio dei sogni e degli sguardi bambini. Una cura, questa, per il grande trauma dell’infanzia che si sta consumando in queste settimane e che riguarda tutti: bambini e adulti. Il gioco, la poesia, la lotta: tutte attività che vogliono aria e spazio per poter vivere. E che ci mettono davanti alla necessità, quando saremo pronti, di violare pubblicamente le restrizioni. Da un lato, perché l’amore per la libertà non sopporta campanelle né  catechismi, dall’altro perché è un meditato senso di responsabilità che porta a ribellarci contro un’organizzazione sociale che ci vuole schiavi.

Venerdì 22 maggio – Iniziativa in solidarietà alle/agli arrestate/i di Bologna e a tutte/i le/i prigioniere/i

Venerdì 22 maggio biciclettata in solidarietà alle persone arrestate per l’operazione ‘Ritrovo’ e presidio sotto il carcere della Dozza.

  • Ore 17.00 Concentramento in Piazza dell’Unità
  • Ore 18.00 Presidio sotto il carcere della Dozza

Libertà per Duccio, Elena, Guido, Leo, Nicole, Stefi, Zipeppe!

LIBERTÀ PER TUTTI E TUTTE!

Quì il manifesto della giornata.

Aggiornamento sulla situazione alla frontiera tra Italia e Francia

Ciao a tutt*. Veloce aggiornamento dalla frontiera. Negli ultimi giorni sono statee respinte alla paf alcune persone con documenti italiani; tra di loro, una persona con contratto e le altre che cercano di oltrepassare per cercare lavoro stagionale. Hanno tutt* avuto il foglio di “refus d’entrée” (rifiuto di entrare) in territorio francese.  La motivazione del respingimento è che non si è ancora scesi ad accordi per il flusso di lavoratori stagionali, e gli sbirri hanno aggiunto che forse sarà consentito il passaggio solo a persone qualificate.Ancora non si capisce il perché di questa selezione: un’altra compagna è passata in macchina senza problemi, mostrando giusto il foglio. Se questo passo diventa sempre più blindato univocamente, abbiamo notizie di come altra gente da spagna e inghilterra siano passate tranquillamente.
Ormai passare per la montagna diventa quasi più semplice dello spostarsi in macchina; da qualche giretto in montagna abbiam visto un controllo a tappeto delle auto in direzione bri, ovviamente non delle merci…. In direzione opposta invece molti meno controlli. In paese iniziano ad arrivare i primi turisti, che non hanno alcun problema a passare la frontiera, manco per venirsi a prendere le sigarette a claviere.
La chiusura razzista della frontiera sta diventando sempre più stringente, con aleatorie giustificazioni (aggravate da interdizioni giuridiche) che non si riescono a comprendere.
Voilà.
Paf la paf.

 

fonte: email

Spagna – Sciopero della fame e della sete del prigioniero politico basco Patxi Ruiz

Da alcuni giorni un prigioniero politico basco sta combattendo una durissima battaglia per la vita, contro la repressione carceraria e per alcuni diritti minimi nel contesto di una crisi sanitaria globale che colpisce duramente le carceri. Si tratta di Patxi Ruiz, imprigionato nel carcere di Murcia II, perseguitato fino allo sfinimento dal direttore di quel carcere e dalle guardie penitenziarie. Patxi Ruiz si è procurato lesioni per protestare contro una catena di aggressioni sistematiche, è stato portato d’urgenza in infermeria, lì ha subito insulti da parte del medico e dell’infermiera della prigione che non lo hanno assistito adeguatamente, cosicchè quando è tornato in cella ha deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete a tempo indeterminato, la risposta più estrema che un prigioniero politico o sociale possa fare. In questo sciopero, il prigioniero mette in gioco la sua vita. Quali sono le sue richieste: a) la libertà dei detenuti malati e di coloro che hanno quasi scontato la pena, b) che si possano effettuare visite, c) di ricevere materiale per non essere infettati dal virus (maschere, guanti, ecc.), c) di far eseguire il test su detenuti e carcerati, d) in caso di morte di un parente, di avere la possibilità di partecipare al funerale, cosa che allo stesso Ruiz era stata negata in una precedente occasione in cui era morto suo padre. A causa della sua misura estrema, Ruiz ha smesso di urinare per sei giorni e soffre di forti dolori ai reni. Ci si potrebbe chiedere, quindi, fino a che punto arriva la sofferenza in prigione perchè un uomo giovane compia una tale scelta? Le carceri spagnole sono, come tante altre, luoghi di distruzione e annientamento della persona, per questo l’unica e drammatica protesta deve essere quella di ribellarsi e continuare a combattere in qualsiasi modo.
In solidarietà con Patxi Ruiz e le sue richieste, un altro prigioniero politico basco, Mikel San Sebastián, ha appena iniziato uno sciopero simile, e altri si sono chiusi nelle celle a tempo indeterminato e rifiutano il cibo. In diversi paesi alcuni compagni hanno iniziato uno sciopero della fame e ci sono mobilitazioni di protesta in diverse città. I genitori che, attraversando tutta la Spagna, sono andati a Murcia da Euskadi per accertarsi delle sue condizioni, all’uscita dal carcere sono stati fermati e multati dalla Guardia Civil per non avere rispettato le regole del confinamento.

La vita di Patxi è appesa un filo, potrebbe morire da un momento all’altro.
Lottiamo per porre fine alla violazione dei diritti nelle carceri, che i duecento prigionieri politici baschi possano tornare a casa.

https://ilrovescio.info/2020/05/18/spagna-sciopero-della-fame-della-sete-del-prigioniero-politico-basco-patxi-ruiz/

Spagna: Sciopero della fame e della sete del prigioniero politico basco Patxi Ruiz

Riceviamo e diffondiamo questa notizia e invitiamo a farla girare:

Da alcuni giorni un prigioniero politico basco sta combattendo una durissima battaglia per la vita, contro la repressione carceraria e per alcuni diritti minimi nel contesto di una crisi sanitaria globale che colpisce duramente le carceri. Si tratta di Patxi Ruiz, imprigionato nel carcere di Murcia II, perseguitato fino allo sfinimento dal direttore di quel carcere e dalle guardie penitenziarie. Patxi Ruiz si è procurato lesioni per protestare contro una catena di aggressioni sistematiche, è stato portato d’urgenza in infermeria, lì ha subito insulti da parte del medico e dell’infermiera della prigione che non lo hanno assistito adeguatamente, cosicchè quando è tornato in cella ha deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete a tempo indeterminato, la risposta più estrema che un prigioniero politico o sociale possa fare. In questo sciopero, il prigioniero mette in gioco la sua vita. Quali sono le sue richieste: a) la libertà dei detenuti malati e di coloro che hanno quasi scontato la pena, b) che si possano effettuare visite, c) di ricevere materiale per non essere infettati dal virus (maschere, guanti, ecc.), c) di far eseguire il test su detenuti e carcerati, d) in caso di morte di un parente, di avere la possibilità di partecipare al funerale, cosa che allo stesso Ruiz era stata negata in una precedente occasione in cui era morto suo padre. A causa della sua misura estrema, Ruiz ha smesso di urinare per sei giorni e soffre di forti dolori ai reni. Ci si potrebbe chiedere, quindi, fino a che punto arriva la sofferenza in prigione perchè un uomo giovane compia una tale scelta? Le carceri spagnole sono, come tante altre, luoghi di distruzione e annientamento della persona, per questo l’unica e drammatica protesta deve essere quella di ribellarsi e continuare a combattere in qualsiasi modo.
In solidarietà con Patxi Ruiz e le sue richieste, un altro prigioniero politico basco, Mikel San Sebastián, ha appena iniziato uno sciopero simile, e altri si sono chiusi nelle celle a tempo indeterminato e rifiutano il cibo. In diversi paesi alcuni compagni hanno iniziato uno sciopero della fame e ci sono mobilitazioni di protesta in diverse città. I genitori che, attraversando tutta la Spagna, sono andati a Murcia da Euskadi per accertarsi delle sue condizioni, all’uscita dal carcere sono stati fermati e multati dalla Guardia Civil per non avere rispettato le regole del confinamento.

La vita di Patxi è appesa un filo, potrebbe morire da un momento all’altro.
Lottiamo per porre fine alla violazione dei diritti nelle carceri, che i duecento prigionieri politici baschi possano tornare a casa.

Due fogli sullo “Stato di emergenza”: “La Zattera” e “Scirocco”

Perché La Zattera?

Comunicare in questi giorni infiniti di emergenza Coronavirus è difficile, quasi impossibile. Però proprio in questo momento c’è bisogno di discutere, di ragionare con lucidità, di trovare modi per uscire assieme da questa situazione, in cui il primo contagio a dilagare è quello della paura e dell’egoismo.

Troppe persone si stanno chiudendo prima ancora che nelle mura di casa nella convinzione che chiunque ne sia al di fuori rappresenti una minaccia e non meriti alcuna solidarietà.

Intanto la logica dell’emergenza che tutto giustifica e tutto consente ha portato a un’innegabile svolta autoritaria, a uno stato d’eccezione e a uno Stato di polizia in cui tutto sembra possibile: dal tracciamento dei dati informatici all’impiego dei droni per sorvegliarci, dallo schieramento dei militari alle denunce di massa. “Questa limitazione della libertà è necessaria per la salute di tutti”, dicono.

Ma ancora adesso la maggior parte delle attività produttive viene tenuta aperta nonostante sia chiaro che proprio i luoghi di lavoro sono i potenziali focolai del contagio.

Ci hanno dovuto pensare i lavoratori a tutelare la propria salute con scioperi, osteggiati dal governo, da Confindustria e pure dai sindacati confederali.

Dai piani alti dicono “siamo tutti sulla stessa barca”.

Conviene allora chiederci quale sia stata la rotta che ci ha portato in questa situazione, come le evidenti responsabilità di un’intera classe politica nello smantellamento della sanità pubblica.

E conviene ricordarci che come nei peggiori film al cinema quando la nave affonda a salire sulle scialuppe di salvataggio sono solamente quelli che hanno pagato il biglietto di prima classe.

Solo attraverso una zattera di pensiero critico potremmo restare a galla, affrontare la tempesta e andare verso migliori approdi.

Qui per scaricare i numeri:

https://lazattera.tracciabi.li/

Editoriale del primo numero di “Scirocco”

È passato più di un mese da quando è stato approvato il decreto “io resto a casa”, un periodo abbastanza lungo per trarre un bilancio. Non ci stiamo riferendo qui alla triste conta dei morti, degli infetti e dei guariti che i telegiornali quotidianamente ci propinano con effetto terrorizzante. Quello che ci auguriamo è il ri-sorgere di uno sguardo autonomo sulle vicende eccezionali che stiamo vivendo: è la presa di parola dal basso. Un processo che non è iniziato con l’emergenza, ma che ha subìto un’accelerazione con essa, è la definitiva soppressione della voce di tutto ciò che è considerato marginale, come il nostro territorio e le persone che lo abitano. A trionfare è la voce arrogante di chi comanda, sempre pronto a fomentare odio e guerra tra poveri, mai a riconoscere le proprie responsabilità.
Cominciamo quindi a rompere il silenzio, e a porci qualche domanda.
Come mai tutti i territori (compreso il nostro) hanno subìto lo stesso livello di repressione, controllo e confinamento a casa, a prescindere dai livelli di contagio registrati?
Quanto potrà reggere la situazione economica di chi “lavora a nero” e quindi non può uscire di casa per comprovate esigenze lavorative?

Quanto ci fa ammalare l’essere costretti a rimanere a casa, uscire solo per fare la spesa, non vedere gli amici?

Quali saranno le conseguenze, sul piano della solidarietà, di questo clima forcaiolo in cui tutti siamo chiamati a denunciare il passante o il vicino?

Rispondere ad alcune di queste domande è semplice. Il livello di sofferenza psicologica di molte persone è al limite del sopportabile. Così pure sul piano economico: molte persone si trovano senza reddito e nella difficoltà di pagare affitto, bollette ecc.

Un’altra domanda che ci si potrebbe fare è questa: quanto durerà l’elemosina di Stato per farci mangiare? A cos’altro siamo disposti a rinunciare?

Le questioni in ballo in questo momento sono tante, su tutte è quella della sopravvivenza a pesare di più. Continueremo a delegare tutte le decisioni a chi non ha pensato ad altro che a peggiorare le condizioni del lavoro, a costruire discariche e inceneritori? A chi oggi, senza vergogna, si spaccia per salvatore della salute pubblica?Oppure sceglieremo di auto-organizzarci per fare fronte in maniera solidale alle sfide che questo futuro incerto ci riserva? Questo giornalino vuole essere un piccolo contributo in questo senso.

Al suo interno troverete tanto interventi critici sulla società quanto consigli, prospettive e visioni dalla e della vita per cui vogliamo lottare. L’emergenza ci mette di fronte ad una scelta. Il potere ci dice che “nulla sarà come prima” che si traduce, per chi sta peggio, nella necessità di sgobbare ancora di più per tirare a campare. Perché allora non pensare insieme ad un modo di uscire dal mondo delle emergenze e dei divieti, della fame e dell’isolamento? Perché non tornare a pensare che la vita vada vissuta e non temuta?

Qui per scaricare i numeri:

https://sciroccomadonie.noblogs.org/

 

Transfer of Gabriel Pombo Da Silva Portugal – Spain

Our comrade was handed over to the Spanish State this morning (May 13th, 2020) and is currently in the prison in Badajoz (Extremadura region). He is well and strong as ever. Surely he will have to stay 14 days in compulsory quarantine and then, we think, be transferred to another prison. So more information will follow.

Although there is no guarantee that the post office will work regularly, it is obvious that a virus will not be responsible for the fact that he may not receive letters from his loved ones and comrades in solidarity. It would be better to send registered letters (also considering some recent problems in the prison of the Oporto Judicial Police where only by documenting the registered mail Gabriel was able to receive the correspondence).

This is the current address:

Gabriel Pombo Da Silva
Carretera de Olivenza, km 7.3
06001 Badajoz — España

Freedom for Gabriel!
Freedom for everyone!
Long live anarchy!

We also report the bank account opened in support of the comrade:

Accountholder: Elisa Di Bernardo
Bank: Bankinter
Iban: ES06-0128-0180-3601-0009-8696
Bic/Swift code: BKBKESMMXXX

Below is a link where you can listen to a recording of the comrade Elisa about Gabriel’s situation: https://www.ivoox.com/monografico-pombo-da-silva-n-xxiv-segunda-epoca-audios-mp3_rf_50693190_1.html