Tolosa (Francia) – Guerra alla guerra! Aspettando il giorno dopo…

Nella notte fra il 14 ed il 15 aprile 2020, è stato incendiato l’ingresso della banca Caisse d’Eparge, in rue d’Agde, a Tolosa.

Mentre la gente è rinchiusa in casa (quando ne ha una), mentre è vietato passeggiare in montagna o sul bordo di fiumi e canali, mentre è deplorevole sedersi su una panchina e mentre le tasche si svuotano, le banche, loro, si vedono gratificare di piani di salvataggio del valore di diversi miliardi di euro.

Se c’è una guerra, si tratta di quella che alcuni porci insaziabili fanno contro il resto dell’umanità.

Non ci sarà alcuna fine del confinamento, né alcun giorno dopo, non più di quanto non ci sarà alcun sole dell’avvenire. Loro si stanno già organizzando, non aspettiamo che sia troppo tardi per ribellarci.

Guerra alla guerra!

[Testo tradotto ricevuto via e-mail, rivendicazione francese pubblicata in attaque.noblogs.org].

Trento – CARNE DA MACELLO. Non parlatemi di eroi ed eroine!

Testo affisso sui muri di Trento da una compagna :

CARNE DA MACELLO

Non parlatemi di eroi ed eroine!

Molti operatori socio sanitari che assistono gli anziani avrebbero preferito evitare di continuare a lavorare rischiando ogni giorno il contagio (e la vita) a causa della mancanza dei dispositivi di sicurezza adeguati nelle strutture in cui esercitano. Usare il termine “eroe” serve solamente a nascondere il ruolo che sono costretti a ricoprire in tutta questa situazione, quello di carne da macello.

Nonostante l’amore e la professionalità che tanti di loro hanno sempre dedicato nella cura degli anziani, in queste settimane avrebbero voluto evitare di trascorrere ore ed ore a stretto contatto con ospiti e colleghi contagiati, privi delle tute protettive, degli occhiali, delle mascherine (quelle che ti proteggono veramente). Avrebbero preferito evitare di lavorare in contesti lavorativi disorganizzati, in cui la dirigenza si sta rivelando completamente inadeguata alla situazione.

Ma questo è ed è sempre stato il lavoro. Una volta firmato il contratto, il tuo capo crede che tu sia di sua proprietà. Non si sente tenuto a spiegare con chiarezza quali sono le condizioni ed i rischi in cui incorrerai. E se gli chiedi delucidazioni, gli dai fastidio. Siccome è convinto di possederti, alle tue critiche e titubanze risponde in malo modo ed evasivamente. Esige che tu esegua gli ordini senza proferire parola.

La figura dell’operatore sanitario è sempre stata considerata l’ultima ruota del carro del sistema sanitario, raramente valorizzata dai datori di lavoro sia per quel che riguarda lo stipendio, sia per quel che riguarda la considerazione professionale. Usare il termine “eroe” non cambia la sostanza: quando sei costretto ad andare a lavorare, quando ti negano spiegazioni precise e dettagliate sulle condizioni a cui andrai incontro, quando non ti forniscono i dispositivi di protezione adeguati, quando ad ogni tua critica e titubanza rispondono con arroganza, sei carne da macello.

Una

CARNE DA MACELLO. Non parlatemi di eroi ed eroine!

Limassol (Cipro) – L’epidemia di incendi di antenne a relè si sta diffondendo

Traduzione fatta da plagueandfire.noblogs.org

https://demesure.noblogs.org/archives/1394

Limassol (Cipro): l’epidemia di incendi di antenne a relè si sta diffondendo

Sabato sera, 11 aprile, ignoti hanno dato fuoco a un’antenna di telefonia mobile a Limassol, la seconda città più grande di Cipro e la polizia ha subito ipotizzato che gli oppositori della rete 5G l’avessero incendiata, dicendo che sull’isola non era ancora stata installata.

Dato che prevenire è meglio che curare, come si usa dire al tempo del covid-19, questo incendio può essere stato il risultato di un trattamento preventivo applicato al pilone? O molto semplicemente, ci sono molte altre ragioni per attaccare questo tipo di strutture di telecomunicazione e le voci sul collegamento tra 5G e covid non hanno nulla a che vedere con questo. Certo è che il fuoco è una buona cura per qualsiasi virus, compreso il virus pandemico tecnologico. Al prossimo!

Limassol (Cipro): L’epidemia di incendi di antenne a relè si sta diffondendo

Lozère/Gard (Francia) – Sabotare le strutture (capacità) della pandemia tecnologica (73 comuni)

https://plagueandfire.noblogs.org/lozere-gard-france-saboter-les-capacites-de-la-pandemie-technologique-73-comunes/

Lozère: un atto vandalico provoca un guasto a siti internet e cellulari

Midi Libre, 14 aprile 2020

Un atto malvagio ha visto tagliare una fibra ad alta capacità della rete Orange, privando circa 23.000 clienti di internet e di servizi mobili per 12 ore.

L’interruzione si è verificata lunedì intorno alle 17.00 sulla rete Orange. Internet è stato interrotto e la rete di telefonia mobile è stata gravemente danneggiata. 73 comuni delle regioni Lozère e Gard, ovvero più di 23300 clienti sono stati improvvisamente colpiti, tra cui più di 900 aziende e 400 professionisti. 12.260 clienti sono stati privati di 2G, 24.140 di 3G. Un vero e proprio “disastro” in un periodo di reclusione e telelavoro a poche ore dal discorso del Presidente della Repubblica.

Questo guasto è stato causato dal taglio di un cavo in fibra ottica ad alta capacità che serve i comuni. I tecnici di Orange si sono subito messi a lavoro presso l’ufficio centrale di Mende, aspettandosi di ripararlo in serata. Stanchi. La mattina presto, gran parte degli abitanti di Lozère erano ancora scollegati.

Tuttavia, il blackout è stato localizzato nella notte, vicino a un binario ferroviario. I tecnici hanno potuto intervenire questa mattina, con l’autorizzazione della SNCF. Alla fine della mattinata, le riparazioni sono state effettuate e le case e le imprese sono state ricollegate.

Lozère/Gard (Francia): Sabotare le strutture (capacità) della pandemia tecnologica (73 comuni)

Italia – Resoconti della giornata del 16 aprile sotto alle carceri

ROMA

NON CI STANCHIAMO DI RIBADIRLO ANCHE OGGI: L’UNICA SICUREZZA È LA LIBERTÀ!

Le testimonianze delle parenti dei detenuti di Rebibbia continuano a riferire di notizie occultate dal carcere relative a diversi casi di contagio all’interno. D’altra parte è evidente: questa è la linea dettata dal D.A.P. che nega la realtà (tenendo nascosto il numero dei casi) senza il minimo imbarazzo, dimostrando disinteresse e spregio della vita dei detenuti e delle detenute.

“Dentro” la tensione è alle stelle… e anche la consapevolezza che lo stato sta giocando sulla pelle di chi è rinchiuso cresce di ora in ora.

È di ieri la comunicazione, arrivata ai familiari con due settimane di ritardo, del trasferimento di un detenuto del penale all’ospedale Pertini, il quale è ora intubato a causa di una polmonite grave.

La gestione da parte dello stato italiano dell’emergenza covid all’interno delle carceri non solo è inadeguata, ma è colpevole.
Non è nostra abitudine fermarci di fronte ai limiti imposti dalla legge. Soprattutto se si fanno strumento di negazione totalitaria dell’espressione di dissenso. Di fronte a uno stato che nega il problema, mostra sfacciatamente il proprio menefreghismo, e risponde alla giusta preoccupazione dei detenuti e delle detenute con la più atroce repressione, non farsi chiudere in un angolo e continuare a sostenere le istanze che arrivano da dentro ci sembra il minimo sindacale.

Oggi un gruppo di parenti e solidali si è ritrovato di fronte all’entrata principale di Rebibbia per non rendere inascoltato il grido di libertà che da più di un mese a questa parte sta animando le proteste all’interno delle carceri di tutta Italia. Contemporaneamente in altri punti lungo il perimetro del carcere altri solidali sono riusciti a comunicare con l’interno, a unirsi a quel coro di voci e a stabilire un contatto visivo, aprendo un dialogo sulla situazione in corso.
Tutta l’area intorno (e dentro) al carcere è stata militarizzata per diverse ore. Nel luogo del concentramento pubblico la manifestazione è stata interrotta immediatamente, le prime persone lì presenti identificate, ed alcune di loro portate al commissariato di zona con un ridicolo sfoggio di muscoli. Importante è stato comunicare dentro che c’è qualcuno/a che non dimentica, che non gira lo sguardo altrove facendo finta che il problema non esista.

Qualcuno/a disponibile a mettere in gioco perfino la tanto sbandierata “sicurezza” rispetto al contagio, perché se c’è una cosa che si è verificata fin dall’inizio è la violazione delle minime misure precauzionali da parte delle guardie, che come in altri ambiti, con fare provocatorio, si sentono superiori perfino al virus, inattaccabili. Ben presto si accorgeranno che non è così, ché ci sono tutte le condizioni che determineranno focolai di altro tipo pronti a esplodere.
Rilanciamo la solidarietà con tutti i detenuti e le detenute.

Liber* tutt*

Roma, 16 aprile 2020

BOLZANO

Tratto da bergteufelbz.noblogs.org

Dentro e fuori

16.04.2020

Questo pomeriggio una manciata di solidali si è materializzata – sempre con le dovute precauzioni – sotto le mura del carcere di Bolzano per portare un saluto e scambiare due chiacchiere sulla situazione all’interno – dopo che nei giorni scorsi è arrivata la prima notizia ufficiale della positività di un secondino –, riuscendo poi a dileguarsi prima dell’arrivo degli sbirri. Dalla viva voce dei detenuti si è potuta apprendere una realtà ben diversa da quella riportata dai giornali: le guardie positive sarebbero tre e non una, e il fatto che non siano state a contatto coi detenuti è, come prevedibile, una cazzata. Da dentro confermano che il tampone è stato fatto solo alle guardie; per il momento sembra che nessuno dei detenuti abbia sintomi. Raccontano inoltre che alle persone che stanno continuando a entrare anche per piccoli reati viene semplicemente misurata la febbre. D’altronde, per portare il virus all’interno evidentemente bastano e avanzano i secondini. In compenso ieri è stato annunciato l’avvio della sanificazione di alcuni locali del carcere considerati più a rischio ad opera di un nucleo specializzato di alpini del reggimento Julia di Merano.

Nella giornata di oggi presenze solidali ci sono state anche fuori da altre carceri italiane, in risposta a un appello lanciato dai familiari dei detenuti per rompere il silenzio sulle scelte omicide dello stato, ribadendo che l’unica forma possibile e accettabile di “prevenzione” è liberare tutti. A Roma otto solidali sono stati caricati a forza da un assembramento di sbirri tutti sullo stesso pulmino alla faccia del distanziamento e portati in commissariato, per essere poi rilasciati con multa e denuncia nelle ore successive.

Nel frattempo, a Bolzano una cosa sembra non essere cambiata con l’emergenza coronavirus, ma semmai essersi intensificata: l’”attenzione” delle forze dell’ordine nei confronti delle presenze che “sporcano” la zona su cui più si appuntano le grida di denuncia sul degrado e le grinfie riqualificatrici alle quali sono strettamente collegate, ovvero quella tra piazza Verdi e la stazione. Presenze tra le quali evidentemente sono da annoverare gli esercenti stranieri multati nei giorni scorsi perché sorpresi a indossare gli scaldacollo appena donati loro dai pompieri in luogo delle mascherine.

Più indicativa di un contesto decisamente mutato rispetto al pre-emergenza la visita a sorpresa ricevuta, a quanto riporta il giornale online locale Salto, da almeno una mezza dozzina di persone che si sono trovate gli sbirri alla porta per aver girato un messaggio in cui si chiamava per lo scorso sabato un flashmob contro le restrizioni eccessive, nel corso del quale peraltro non si prevedeva di violare le restrizioni ma ci si sarebbe limitati a scendere in strada ognuno nei pressi della propria abitazione. Gli sbirri avrebbero “amichevolmente” chiesto informazioni, invitato a consegnare i telefoni e fatto firmare delle carte senza lasciarne copia. Da sottolineare che sia le persone che hanno ricevuto la sgradevole visita sia i promotori del flashmob parrebbero del tutto estranei a qualsiasi ambiente “politico”.

BOLOGNA

Saluto al carcere della Dozza – Bologna

La mattina del 16 aprile, in risposta all’appello dei parenti dei detenuti di Roma e dei/delle solidali che li hanno sostenuti per tornare pubblicamente sotto il carcere di Rebibbia, una dozzina di compagnx ha raggiunto le mura del carcere della Dozza di Bologna per portare un saluto e capire dalle loro voci come si sta sviluppando la situazione dentro le mura passato più di un mese dalla rivolta.

I/le compagnx sono riuscite a parlare con alcune persone rinchiuse, alcune delle quali stanno nella sezione AS3 che, dopo la morte di Vincenzo per covid avvenuta il 2 aprile, doveva essere chiusa per far posto ai detenuti della sezione giudiziaria (devastata nel corso della rivolta). I trasferimenti previsti per lo svuotamento dell’AS3 sono stati probabilmente interrotti dopo la notizia dei contagi che ne sono seguiti. Infatti, nelle scorse settimane, oltre 30 detenuti sono stati trasferiti nelle carceri di San Gimignano e di Tolmezzo, destinazioni che certamente non lasciano immaginare un miglioramento delle condizioni di prigionia (se mai si possano immaginare). I detenuti sono risultati positivi al tampone a trasferimento già avvenuto e questo ha logicamente scatenato la rabbia delle altre persone rinchiuse. Quale criterio di tutela della salute dei prigionieri stanno seguendo DAP e compagnia bella nei trasferimenti? Evidentemente nessuno, perchè la tutela della salute dei prigionieri non è cosa importante per lorsignori, questo già lo sapevamo e non ci stupisce.

Le voci uscite da dentro hanno ringraziato per la presenza e raccontato di condizioni disperate. Hanno riportato che molti detenuti sono ammalati e che non sono ancora state date loro le mascherine. Del resto, già sapevamo che il responsabile capo di medicina penitenziaria dell’Ausl di Bologna, Roberto Ragazzi, con una circolare interna datata 24 febbraio aveva dato disposizioni a tutti gli operatori sanitari di non utilizzare le mascherine durante le visite ai detenuti, nell’infermeria e negli ambulatori della Dozza, per timore di generare preoccupazioni e tensioni all’interno della struttura. Da dentro ci hanno inoltre riportato che tutti i prigionieri sono senza ora d’aria da settimane e che non fanno videochiamate in sostituzione ai colloqui, ma solo 1 telefonata di 10 minuti alla settimana che si devono pagare loro.

Dopo circa 15 minuti il gruppo di compagnx è stato raggiunto da un dispiegamento sproporzionato di Digos, secondini, volanti e celere che ha fermato tuttx, multandoli per aver violato il decreto (compagnx con guanti e mascherine, sbirri decisamente meno attenti “alla profilassi” e senza garantire il metro di distanza). Il fermo è avvenuto in un punto in cui i/le solidali erano a vista dalle celle e per questo la solidarietà dei detenuti si è fatta sentire con urla e insulti agli sbirri, invertendo i ruoli a cui siamo abituatx.

NON CI STANCHIAMO DI RIBADIRLO ANCHE OGGI: L’UNICA SICUREZZA E’ LA LIBERTA’.

Resoconti della giornata del 16 aprile sotto alle carceri

Sud Africa – Saccheggi e scontri con la polizia a Cape Town

Nelle strade di Cape Town centinaia di rivoltosi si sono scontrati con la polizia in seguito alle misure imposte per far fronte all’epidemia di Covid-19.

Sono state erette e incendiate delle barricate e gli sbirri sono stati bersagli di vari lanci di pietre.

Diversi negozi, chiusi per le misure, sono stati svaligiati dalla folla affamata dalle misure adottate dallo stato sudafricano.

Cibo, alcolici, registratori di cassa, sono passati di mano in mano perdendo il proprietario..

 

https://www.youtube.com/watch?v=Al5WdwMNmFQ

Salins-les-Bains (Giura) – L’antenna a relè in fiamme

Tratto da  https://attaque.noblogs.org/post/2020/04/11/salins-les-bains-jura-lantenne-relais-en-feu/

Molte persone a Salins-les-Bains hanno avuto problemi di rete con il cellulare da venerdì mattina. “È  stata incendiata un’antenna  del Mont-poupet nella notte tra il 9 e il 10 aprile”, conferma Lionel Pascal, procuratore del Giura. È in corso un’indagine della gendarmeria per cercare di identificare i sospetti e il loro movente. Secondo uno dei nostri corrispondenti che ha visitato il sito, sono stati presi di mira due piloni, a poche decine di metri di distanza.

Questa distruzione ricorda quella dei tre relè situati ad Au Belu ad Aiglepierre. L’incendio doloso è avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 aprile 2019, intorno alle 2:30 del mattino, quasi un anno fa. Nel febbraio 2019, poco prima, diverse antenne di telefonia mobile erano state incendiate nel giro di poche settimane intorno a Besançon. “Questi casi sono trattati separatamente per il momento. Se i sospetti saranno identificati, saremo in grado di studiarne una connessione “, ha detto il procuratore.

Salins-les-Bains (Giura): l’antenna a relè in fiamme

Bologna (Italia) – Azione individuale femminista

Tratto da https://attaque.noblogs.org/post/2020/04/10/bologne-italie-action-individuelle-feministe/

In questi tempi di epidemia, l’azione individuale, ma non individualista, è utile.

Se, per una passeggiata da soli, si rischia un reclamo, tanto vale approfittarne… Bologna, 25 marzo 2020.

Abbiamo danneggiato alcuni sportelli bancomat di Unicredit, una delle banche che finanziano la guerra.

L’industria degli armamenti non si è nemmeno fermata durante la pandemia. Naturalmente lo Stato considera la guerra una necessità fondamentale.

Questa pandemia è il risultato della devastazione e dei saccheggi contro l’ambiente e le altre specie animali, da uomo a uomo e, a monte, da uomo a donna.

La campagna #iorestoacasa [lit. “Sto a casa”, una campagna statale per tenere la popolazione italiana confinata.], imposta dallo Stato stesso, è il frutto della violenza patriarcale e non può che creare altra violenza patriarcale.
Il braccio armato dello Stato, in nome della “salute”, sta colpendo i senzatetto, i lavoratori precari, il settore dell’assistenza agli anziani [in cui quasi tutti sono donne, molto spesso senza documenti.], gli operai, le persone rinchiuse nelle carceri e nei centri di detenzione amministrativa, ma soprattutto sta colpendo le donne, rinchiuse in casa con i loro oppressori, e gravate da tutto il lavoro quotidiano che ne consegue.

Per ogni violenza patriarcale esacerbata da queste misure, rispondiamo tutti!

Solidarietà con gli scioperi e con chi si ribella!

Bologna (Italia): Azione individuale femminista

Attorno Parigi – Finesettimana di odio per la polizia

Questo finesettimana attorno a Parigi la polizia è stata attaccata più volte.

Tra venerdì e sabato nella città de la Noé, à Chanteloup-les-Vignes gli sbirri hanno avuto vari problemi con gli abitanti della zona. La mattina del venerdì uno sbirro ha riportato ferite al volto, ad una spalla e ad una mano in seguito ad un lancio di pietre. Nel pomeriggio dei funzionari sono stati colpiti da petardi lanciati da un gruppo di una decina di persone.
Nella notte è stata incendiata una macchina e i pompieri e gli sbirri giunti sul posto sono stati bersagliati da lanci di pietre. La polizia ha disperso le persone che li stavano attaccando con delle granate assordanti, le stesse che mutilano e ammazzano.

Nelle notti tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica, nel quartiere di Grigny, sono stati incendiati vari cassonetti e attaccata la polizia giunta sul posto. Nella seconda notte, l’elicottero in volo sopra il quartiere è stato bersagliato dal tiro di mortai e fuochi d’artificio.

Anche nei quartieri di Yvelines, Île-de-France, la polizia continua ad essere attaccata. Nel finesettimana di pasqua gli attacchi si sono moltiplicati.
Nella notte tra domenica e lunedì una pattuglia è stata bersagliata da colpi di mortaio e fuochi d’artificio dopo essersi avvicinati ad un gruppo di una trentina di persone tra le quali diverse armate con spranghe di ferro.
Poco dopo che gli sbirri si sono allontanati è stato incendiato un cassonetto in zona e sono sopraggiunti i pompieri. La polizia ha allora disperso un gruppo di persone ‘ostili’ con una decina delle solite granate assordanti.
Poco più tardi altri quattro cassonetti sono stati incendiati su un viale e nuovamente sono state utilizzate granate assordanti.
Nella stessa notte a La Verrière, Mantes-la-Jolie et Sartrouville sono stati incendiati dei cassonetti e attaccati con lanci di pietre gli sbirri giunti sul posto.

Vicino Lione – Imboscata agli sbirri

A Rillieux-la-Pape, vicino Lione, un cassonetto è stato incendiato. All’arrivo della polizia tra le 15 e le 20 persone hanno iniziato a bersagliarli con lanci di oggetti. Nel frattempo barricate sono state erette utilizzando del materiale preso da un cantiere mentre diverse pensiline degli autobus venivano distrutte.

Non ci sono stati feriti, né arresti.