Minneapolis (USA) – Manifestanti si scontrano con la polizia

A Minneapolis diverse migliaia di persone sono scese in piazza chiedendo giustizia per l’uccisione, da parte di quattro sbirri, di un ragazzo afroamericano. I manifestanti si sono diretti verso una stazione di polizia dove hanno trovato ad attenderli poliziotti in assetto antisommossa che hanno iniziato a utilizzare gas lacrimogeni e pallottole di gomma. I manifestanti non si sono intimoriti e hanno preso di mira le volanti della polizia sfondando qualche vetro e lanciando oggetti contro la polizia.

Quì foto e video

 

Beppe finisce lo sciopero della fame

Riceviamo e diffondiamo:

Ci dice Sommovigo che si aprono spiragli per il trasferimento di Beppe Bruna in AS2, come da sua reiterata richiesta.

Non sarà sicuramente l’AS2 di Ferrara, non solo, e non tanto, perchè già troppo “frequentato” in base alle misure di distanziamento, ma perchè i “frequentatori” sono tutti anarchici.

Quindi si apre il toto carcere. Comunque per Beppe è troppo importante non stare più in un carcere per protetti. Speriamo possa essere vicino a chi ha i colloqui o all’avvocato.

https://ilrovescio.info/2020/05/26/beppe-finisce-lo-sciopero-della-fame/

Un sussurro da nessun luogo

Saluti da nessun luogo
 
Cari amici e compagni,
È da molto tempo che mi porto dietro l’idea di farmi risentire. Ovunque io sia, qualunque cosa succeda, qualsiasi difficoltà o bella esperienza mi accada all’esterno della prigione fisica — ho sempre sentito il bisogno di rendervi partecipi. Dopo tutto, siete una parte indispensabile della mia vita che ha messo profonde radici nel mio cuore.
Ma ogni volta che mi sedevo davanti a un foglio bianco, mi mancava la capacità di scrivere. Di raccontare. Ogni volta rimanevo in silenzio e questo mi rattristava. In che modo le parole possono veramente trasmettere quel che sento? Continuavo a torturare la mia mente con questa domanda quando mi ritrovavo seduto alla mia scrivania a fissare quella pagina bianca davanti a me. Mentre cercavo le parole, il mondo si metteva a roteare più velocemente, per poi fermarsi bruscamente. Se all’inizio di febbraio di quest’anno qualcuno avesse seriamente voluto farmi credere che il virus proveniente dalla città cinese di Wuhan avrebbe messo metà del pianeta sotto una campana di vetro nel giro di poche settimane, avrei scosso la testa ridendo. Ma eccoci oramai in pieno processo autoritario di trasformazione radicale dello status quo.
 
«Ritorno alla vecchia normalità!», implorano i reazionari nostalgici. Come sempre interessati a salvarsi il culo e a chiudere a chiave la propria porta il più in fretta possibile.
«Avanti verso una nuova normalità!», predicano i liberali della cibernetica. Piccoli collaboratori di Stato risvegliati, sempre animati di buone intenzioni…
E i potenti cosa fanno? Sono divisi, unanimi, esitanti, determinati, totalitari, ragionevoli, scientifici, religiosi… La tavolozza è infinita ma illustra comunque la stessa cosa: agiscono secondo la massima della conservazione del potere. Sempre ed esclusivamente a tale scopo.
Disquisire fra «vecchia» e «nuova», o in altre parole di come vogliamo essere amministrati e tenuti al guinzaglio, non è questione che possa interessare gli individui che aspirano all’autodeterminazione. Come possiamo opporci al diktat delle leggi e dei loro valori, come sabotarlo col pensiero e con la dinamite e aprire così una breccia per qualcosa di nuovo — ecco una musica per le orecchie di chi è in cerca di terra sotto l’asfalto.
Sono in fuga da quasi 4 anni, il che mi impedisce di discutere con voi codeste questioni cruciali. Di formulare o respingere certe ipotesi con voi, di elaborare approcci al vostro fianco e di testarli col cuore in mano. Ovviamente, questo mi fa stare male. Poiché una tale discussione significherebbe che posso vedervi, ascoltarvi, sentirvi e risentirvi. Non potete neanche immaginare quanto mi manchi questa vicinanza immediata — quanto mi manchiate tutte e tutti enormemente!
Sia chiaro, non sono insieme a voi ma sono al vostro fianco — su una traversa laterale di nessun luogo da dove vi saluto e vi sussurro i più calorosi saluti. Non lasciamo che il tempo che scorre s’interponga fra noi e offuschi a poco a poco i momenti vissuti insieme e le esperienze comuni.
Grazie a voi, sono felice di aver ritrovato le mie amate parole e il desiderio di raccontare, siete formidabili.
Restiamo in contatto.
 
In solidarietà e in affinità bruciante di libertà,
il vostro amico e compagno da nessun luogo
 
metà maggio 2020
[Trad. da SAD]
 

La nave dei folli – Episodio 8

Il compito che si prefigge la cibernetica è lottare contro l’entropia, l’implacabile seconda legge della termodinamica per cui in ogni sistema isolato l’ordine diminuisce e il disordine aumenta. Per uscire da questo vicolo cieco, la Terra è considerata – a differenza dell’Universo – un sistema aperto e l’umanità un «isolotto di entropia decrescente» che, grazie al trattamento dei dati, può affermare la realtà del progresso.

Dato che il caso è un principio strutturale che governa l’Universo, bisogna migliorare il controllo delle informazioni, basandosi sulla comunicazione considerata prerequisito necessario per qualunque forma di organizzazione. E per supplire ai sempre più evidenti difetti umani, bisognerà creare una macchina in grado di controllare, prevedere, governare.

Secondo questa prospettiva, la disorganizzazione e il caos che minacciano la società sono considerate il male agostiniano dell’imperfezione. E, con la sua irrazionalità e le sue debolezze, ora il nemico è l’uomo.

Riferimenti Episodio 8

per ascoltare:

https://lanavedeifolli.noblogs.org/

Atene, Grecia – Rivendicazione di quattro attacchi incendiari a domicilio da parte dei Gruppi Anarchici di Visita Notturna

Viviamo nell’era dell’iper-informazione, del costante flusso e della produzione di notizie. Il potere dominante è definito dal controllo del flusso di informazioni e dei big-data. Il controllo della forza umana è ora possibile attraverso la continua analisi dei dati raccolti quotidianamente a partire dalle tracce digitali di chiunque, mirando all’asservimento volontario sotto l’ordine dominante. Queste condizioni imposte sono totalmente differenti e maggiormente riverniciate rispetto agli anni precedenti. La strategia contro-insurrezionale e la repressione preventiva contro i dannati è stata strutturata nel contesto delle nuove tecnologie distopiche, da conoscenze specialistiche e da metodi di indagine e raccolta delle prove ancora più fluidi e complessi.

La costante mappatura dei nostri ambienti anarchici da parte delle forze di polizia, ovvero i procedimenti giudiziari e gli arresti per affissione di manifesti e per gli interventi, o i localizzatori GPS e le micro telecamere posizionate nelle case e nei veicoli dei compagni, mirano al costante arricchimento della banca dati utilizzata dall’infrastruttura statale.

Ancora una volta vediamo una sistematica imposizione di narrazioni razziste e di estrema destra da parte dei media. In tale maniera giustificano l’immagine degli spazi pubblici militarizzati e le schiere di poliziotti che si sparpagliano in ogni strada e piazza. Il soggetto nazionale sta radicandosi negli aridi terreni della propria eredità in declino, sostenendo nuovamente l’ascesa dei neo-nazisti e dei fascisti che si nascondevano sotto l’ombrello del patriottismo e della «frustrazione». Notiamo anche un’intensità crescente nelle loro azioni, insieme allo sviluppo operativo dei mezzi che impiegano, e un equivalennte apparente sostegno da parte dello Stato. Le vigilanza armata dei cittadini di Evros, sotto la tolleranza e la copertura delle forze di polizia, è una tetra rappresentazione del futuro. Tutti coloro che formalmente o informalmente avevano firmato una tregua con il precedente governo a causa della sua presunta mediocrità socialdemocratica, hanno perduto l’«accordo» dopo luglio. Tutti coloro che sostenevano la politica di Syriza per una similitudine ideologica con essa, ora stanno gridando a gran voce, cercando di convincerci che si trattasse del male minore.

Nell’attuale congiuntura storica lo Stato greco sta fronteggiando il nemico interno applicando una intensa strategia, imponendo condizioni di eccezione e dottrine «legge e ordine», erigendo monumenti alla vittoria contro i nostri compagni imprigionati e perseguitati, adoperandosi per l’instaurazione della normalità capitalistica e l’intercettazione di ogni movimento insurrezionale. È nostra responsabilità sviluppare una infrastruttura militante e pianificare attentamente i nostri prossimi passi verso la formazione di un movimento anarchico preparato, capace di ergersi a barricata contro il totalitario attacco capitalista. Negli ultimi mesi, le azioni di insorgenza individuale e collettiva si fanno più frequenti, dipingendo la tela metropolitana notturna con incendi, fragorose melodie di esplosioni e bagliori di cospirazioni riuscite.

Gli attacchi incendiari a domicilio come una delle belle arti

Il quadro della relazione capitalistica dominante non è composto solo da anonime reti di violenza del capitale e dalla incessante riproduzione dei rapporti sociali da queste imposti. Non è composto solo dalla nostra mutilazione mentale, dalla nostra frammentazione, dal ripetuto svolgimento del rituale capitalista all’interno della fabbrica metropolitana che distrugge la nostra memoria, la nostra immaginazione creativa, la nostra identità. Non è composto solo dal dilatarsi del capitale su ogni secondo della nostra vita quotidiana, anche oltre la dimensione lavorativa; un processo di snaturamento che distrugge ogni singola cellula non ancora infetta dal capitale presente nella nostra individualità. La struttura capitalistica è composta anche da esseri umani che ne diventano parte integrante adempiendo ad un ruolo sociale, economico, politico. Essi sono una delle numerose espressioni della brutalità del capitale; sono il suo corpo e la sua voce, i suoi occhi e le sue orecchie, le sue armi che ci prendono di mira, la sua irruenta propaganda.

La strategia dell’individuazione mirata del nemico serve a molteplici finalità politiche e tattiche. Trasferisce la paura e il terrore – coltivato e praticato contro gli oppressi – nelle case dei dominatori, nei luoghi in cui si sentono sicuri e non vulnerabili. Dimostra che quando si è organizzati e si ha la volontà siamo in grado di poterli colpire; dimostra che, quando scegliamo il tempo e il luogo, quando scegliamo la metodologia della guerriglia come strumento di lotta e di conflitto, possiamo essere il fronte del contrattacco contro la strategia contro-insurrezionale dello Stato e del capitalismo. Il ricordare agli zelanti guardiani del mondo capitalista che possono incontrare una decisa resistenza se ci accorgiamo delle effettive proporzioni della guerra sociale, se vivifichiamo le conseguenze materiali che ricadranno a tutti coloro che sono al servizio delle moderne tenebre, è nelle nostre mani.

Se prendiamo la decisione di diventare davvero pericolosi e di organizzare noi stessi, portiamo la guerra nel loro giardino, nella loro vita quotidiana. Poiché, anche se le persone che ricoprono posizioni importanti nella gerarchia autoritaria sono comunque sacrificabili, è sempre di grande importanza politica restituire loro la paura e il dolore psicosomatico che hanno esercitato sui soggetti oppressi. Trasformiamoci nella minaccia che costantemente incombe sulle loro teste; quella che li rende bisognosi di una sicurezza armata per 24 ore su 24, sette giorni su sette, presso le loro case o durante gli spostamenti, di telecamere ad ogni angolo, e infine di un intero apparato di ricerca, prevenzione, raccolta di dati, repressione e giustificazione della loro vergogna. Facciamo sì che questa minaccia dia loro la caccia. I sostenitori attivi della distopica normalità neoliberale sono presi di mira. Sarebbe quindi opportuno che calcolino le loro scelte e le loro parole, rivendicando l’importanza che intendiamo imputare loro contando i loro stessi indirizzi.

Spiegando le nostre radici e le nostre origini nella dimensione pubblica

Ecco da dove proveniamo: dagli appartamenti del miserabile isolamento metropolitano. Dalle fallite crisi di coscienza tentate dai media attraverso il lavaggio del cervello e l’inversione della realtà; dalla cultura di massa del consumismo e della pubblicità che costruiscono pseudo-necessità volte a riempire le tasche dei padroni; dalla repressione delle percosse e dei pestaggi alle stazioni di polizia e durante le proteste, quando decidiamo di opporci al potere; dall’ideologia «non violenta», che non è altro che un umiliante inchino e un invito ai dominanti a continuare il loro operato assassino; dalla depressione, massicciamente diffusa dal capitalismo attraverso la pressione asfissiante, lo stupore virtuale, la degradazione di ogni sano rapporto sociale – con l’intento di fornirci la «soluzione» e guarirci attraverso le droghe psicofarmaceutiche, lasciandoci zoppicanti, inconsapevoli, vaganti vittime della decadenza postmoderna.

Di fronte al violento presente dei nostri tempi, ci rammarichiamo di essere rimasti servi indifferenti e patetici spettatori. Vogliamo contrattaccare; contro le funzionalità di gestione e riproduzione della realtà del capitale, contro il «bellum omnium contra omnes», contro l’individualizzazione e l’antagonismo costante. Vogliamo erigere barricate di resistenza contro uno Stato che fa crescere il nazionalismo e il razzismo; che divide la popolazione in autoctoni e stranieri; che decide per la vita o la morte alle frontiere terrestri o marittime, sotto il suono dei tamburi di guerra e delle urla della fascistizzazione sociale in espansione.

L’anarchia – qui intesa come incarnazione della costante guerra per la libertà – è un monito perenne a chi è al servizio delle istituzioni autoritarie, un monito che può essere percepito come una vendetta da compiere su piccola scala per tutti coloro che percepiscono che il capitalismo è la morte sociale camuffata, una ferita aperta da cui il sangue dei dannati del mondo si sparge dovunque. Una vendetta su piccola scala per tutti noi che sentiamo di aver perso migliaia di belle giornate chiusi nei luoghi di lavoro, producendo profitto per i padroni; che abbiamo perso migliaia di bellissimi giorni imprigionati nei campi di concentramento, nei loro centri di detenzione aperti o chiusi e nelle carceri; che quotidianamente distruggiamo i nostri corpi per far fronte alla ridicole richieste del datore di lavoro; che diveniamo sacrificabili per non turbare la ricerca di profitto del capitalismo. Ecco perché queste azioni sono anche un segnale di solidarietà a chi, nella lettura di questo testo, troverà una parte di sé; una promessa che la lotta continua; una sfida aperta, perché abbiamo bisogno di compagni con cui creare legami militanti e prospettive collettive. Cerchiamo di realizzare la visione della libertà e della resistenza, così da diventare il peggiore incubo di chi ci vorrebbe con la testa china.

Le nostre relazioni e le nostre convinzioni sono piantate come un seme nella profondità del terreno. Fioriscono fuori dal gelido cemento come fenditure di vegetazione. Fioriscono ovunque e sempre. Questa volta, sono fiorite dalle fiamme e dai frammenti degli ordigni incendiario-esplosivi che abbiamo collocato esternamente e direttamente nelle proprietà di alcuni seguaci dell’abiezione capitalista, soggetti di cui abbaimo esperienza e che combattiamo all’interno del nostro territorio.

Assumiamo la responsabilità per gli attacchi incendiari contro le abitazioni di:

– Manolis Asariotis, giornalista della polizia per l’ANT1 (azienda greca attiva nell’ambito dei media e della comunicazione). Il suo ruolo di persona che sostiene appieno lo Stato ed esprime la propaganda del governo nei propri discorsi pubblici, essendo di fatto una sua estensione fisica; la sua totale coordinazione con gli ambienti (s)conosciuti dell’unita’antiterrorismo, che pubblicizza informazioni false in modo da prendere di mira i compagni; l’opportunismo e l’astio contro gli anarchici, due aspetti che lo conducono a costruire un «reality show» attorno alle vite personali degli anarchici combattenti, riproponendo i racconti della polizia, costruendo la colpevolezza per molte persone, preparando il terreno alla loro repressione; il suo ruolo nel coprire tutti i crimini della polizia greca contro i combattenti, i migranti, gli esclusi; queste sono alcune dei motivazioni per cui siamo andati a trovarlo. La prossima volta in cui divulgherà notizie false e prenderà di mira le persone, che sia consapevole del fatto che la sua abitazione è conosciuta presso i nostri ambienti.

– Thanos Tzimeros, politico fascista. Il suo ruolo di pittoresco, anche se potenzialmente pericoloso, politico; le sue infami dichiarazioni pubbliche sui nostri morti, come Alexis Grigoropoulos e Pavlos Fissas, la sua immondizia razzista e xenofoba contro i migranti, la ripugnante riproposizione della teoria degli opposti estremismi (la teoria del ferro di cavallo), e l’equiparazione tra nazismo e comunismo; queste sono alcune tra le decine di ragioni per cui lo abbiamo visitato. Per chiarire la questione del nostro povero Thanos: forse non ha occupato alcuna posizione politica – anche se ha eletto tre membri nel consiglio regionale dell’Attica. Però è ancora una evidente voce dell’ala di estrema destra, del polo neoliberale, della narrazione conservatrice. La sua stupidità ci ha sorpresi ancora una volta, appena abbiamo saputo che sta effettuando una raccolta di fondi per raccogliere denaro e riparare l’entrata della sua abitazione che è stata incendiata. Stia tranquillo che adesso, conoscendo la sua casa, forse inaspettatamente gli offriremo il nostro contributo alla raccolta fondi.

– Ioanna Mandrou, giornalista di SKAI (azienda greca attiva nell’ambito dei media e della comunicazione), e suo marito, giudice. Nei media non si è riferito dell’attacco incendiario alla casa della coppia di autoritari. Il suo ruolo di predicatrice per i reportage giudiziari, ruolo basato sull’«obiettività» e sull’«informazione valida» che fuoriesce direttamente dal marito, che occupa una posizione importante nella gerarchia del sistema giudiziario; le sue costanti calunnie contro i prigionieri politici (ad esempio, nel caso della decisione negativa riguardo le giornate con permesso di uscita dal carcere per Dimitris Koufontinas) e i combattenti perseguiti; i suoi commenti offensivi contro Magda Fissa (che durante il processo è stata provocatoria nei confronti dell’assassino di suo figlio Pavlos Fissas); la sua responsabilità nella costante copertura di ogni scandalo politico ed economico (vedi, ad esempio, Novartis), in quanto instaura costantemente un’atmosfera di giustificazione sociale per le assoluzioni giudiziarie già stabilite in precedenza; il fatto che è politicamente organica al partito Nea Dimokratia [«Nuova Democrazia»], e che può essere notata ad ogni incontro, visita o riunione dei politici della ND (vedi il video del suo ballo all’evento del Ministro degli Affari Marittimi, Giannis Plakiotakis, insieme a tutta la feccia di estrema destra); il fatto che è una fanatica sostenitrice del fascismo, dei memoranda, della disuguaglianza sociale, della repressione statale; tutto questo ci è bastato per individuarla e colpirla. Facciamo sì che sia lei che suo marito tengano a mente che abbiamo ancora delle questioni in sospeso con loro. La scelta di Mandrou di esercitare pressione sui nostri compagni mediante calunnie, menzogne e altre fissazioni, aprendo le porte alla merda giudiziaria – come suo marito e i suoi compari di «alta classe», che hanno appeso i nostri compagni al cappio della prigionia – non resterà senza risposta.

– Manolis Themelis, poliziotto con una lunga carriera che ora è divenuto un politico locale accanto al sindaco (ed ex membro del Pasok) della municipalità di Nea Filadelfia, Giannis Vouros. Anche questo attacco non è stato menzionato dai media. Si tratta di un militante fascista, con un ruolo attivo nel trasmettere la strategia di governo nel suo quartiere. Ha lavorato come poliziotto presso la stazione di polizia di Omonoia – nota per la mole di brutalità e omicidi compiuti dai suoi poliziotti – occupando (tra le altre cose), negli ultimi anni, una posizione di rilievo nella tortura, nell’aggressione, nella vessazione e nell’umiliazione degli immigrati. Ha operato presso la polizia greca in svariati modi, replicando sempre la morale cannibalistica e sfruttatrice dominante. È uno dei tanti poliziotti «anonimi», ben sepolto nella melma del presunto anonimato garantito dalla loro posizione come organi esecutivi sacrificabili. Lo abbiamo fatto riemergere come esempio per ogni equivalente spazzatura umana, per ricordare loro che hanno preso scelte di vita molto specifiche e indelebili. Forse un regalo incendiario alle loro auto o all’ingresso delle loro case può aiutarli a ricordare che sono in prima linea nella guerra contro i rivoluzionari e i dannati, e che questa posizione per loro potrà avere un costo a livello personale.

La nostra più totale solidarietà ai compagni Kostantina Athanasopoulou, Dimitra Valavani e Giannis Michailidis, attualmente in carcere, a seguito di una operazione antiterrorismo.

Forza per i quattro compagni perseguitati per la loro partecipazione alla presunta organizzazione «Compagni», a seguito di un’operazione stupidamente orchestrata che tendeva a terrorizzare il movimento anarchico in generale.

Segnali di solidarietà e di forza al nostro compagno Gabriel Pombo da Silva, alle due compagne arrestate per l’incendio di un bancomat a Madrid, ai «tre della panchina» in Germania e a tutti gli anarchici, antiautoritari e antifascisti prigionieri in Russia e in Italia.

Il nostro pensiero per i detenuti che si rivoltano contro la condizione di isolamento all’interno delle carceri italiane, dopo la situazione di emergenza generalizzata.

Dentro i nostri cuori, le fiamme dell’insurrezione cilena stanno ancora bruciando, e non dimentichiamo né i morti, né i reclusi, né le persone che hanno conosciuto la brutalità della feccia in uniforme.

E siccome la memoria è un’arma a portata di mano, Lambros Fountas accompagna sempre i nostri cuori e le nostre lotte. Il 10 marzo non muore nessuno, il 10 marzo nascono i guerriglieri.

Gruppi Anarchici di Visita Notturna [Αναρχικές Ομάδες Νυχτερινών Επισκέψεων]

P.S.: Consideriamo come non appropriato all’attuale situazione fare solo una frammentaria menzione sulla questione del Covid-19. Vorremmo giusto concentrarci similmente sugli esercizi forzati di distanziamento sociale, alienazione, auto-segregazione, solitudine, insicurezza e paura delle persone accanto a noi. Esercizi di consolidamento dello stato di emergenza, della militarizzazione della metropoli, della ristrutturazione capitalistica in termini di gestione militarizzata delle battaglie in campo sociale, della regolazione fluida ed elastica dei rapporti di lavoro attraverso il lavoro domestico e gli impegni temporanei, della distruzione di ogni sentire collettivo all’interno degli spazi di lavoro o nei terreni della riproduzione sociale. Esercizi a bocca e a occhi chiusi di fronte al moderno controllo panoptico aggiornato, telecamere termiche o di analisi biometrica immediata, droni silenziosi, giustificazione del tracking telefonico. Esercizi di insensibilità e apatia di fronte al totale dispiegarsi della moderna politica della morte e all’esclusione sociale di migranti, detenuti, senzatetto, persone che praticamente non potrebbero seguire il famigerato «restiamo a casa», perché non hanno una casa, o forse perché la loro «casa» è un luogo dove sono invisibilmente accumulati, senza cure mediche, perché non sono considerati come «persone normali», come «cittadini», ma come corpi superflui.

La gestione di questa «crisi sanitaria» in termini di guerra, è solo un altro punto della guerra sociale e di classe. È un attacco diretto dal regno dei privilegiati contro gli esclusi, perché non c’è una cella d’oro che li rinchiuda stoicamente, ma precari e sottopagati lunghi orari di lavoro, orari estenuanti, sprovvisti dei mezzi necessari per l’igiene, licenziamenti e disoccupazione, caccia di elemosine, grande ansia e insicurezza per ciò che verrà. La pacificazione di classe che si sta per inaugurare, affrontando il «nemico invisibile che minaccia la società», rende ancora più visibile dove dirigere il nostro fuoco. Ciò di cui abbiamo profondamente bisogno per comunicare con i nostri compagni, è che – al di là dei temi fondamentali della solidarietà, del mutuo appoggio e dell’autodifesa – questa circostanza ci trovi preparati. Mettiamoci nell’ottica di comunicare – parlare – organizzarsi – prepararsi. Così da poter stare sul nostro terreno, affrontando l’imminente crisi del capitale e la guerra contro di noi.

Aggiornamento sull’anarchico sardo prigioniero deportato Davide Delogu al 21 maggio

Dalla telefonata odierna (21 maggio) con Davide apprendiamo che il prigioniero che aveva iniziato con lui la protesta, poiché anche egli ristretto in isolamento da gennaio, ha interrotto. Riportiamo il messaggio di Davide:

«Non continua più lo sciopero per ragioni sue, ma è solidale con me non prendendo il vitto schifoso del carcere. La mia conflittualità è aumentata, aggredendo e sfidando verbalmente, e che venga in cella il comandante Rizzo per darmi spiegazioni! Ma poiché è un grande codardo, delega agli ispettori che vengono a commissionarmi le sue decisioni repressive e anche a loro come con altre guardie malandrine, su mia richiesta  “se hanno il coraggio – gli dico – di aprire la cella e di venire a dirmelo in faccia”, ma scappano via. Infami!».

Il compagno anarchico sardo, prigioniero deportato, Davide Delogu, di tener duro non ha mai avuto bisogno di sentirselo dire nei suoi quasi 20 anni di galera, mantiene la testa alta, continua a non sottometersi alla sbarrocrazia, porta avanti la sua lotta totale in maniera indeterministica e mai rassegnata. Davide non è mai stato una vittima della repressione carceraria, non subisce angherie, al massimo è lui a farle.

Ma urge muoversi in suo sostegno!

L’isolamento totale a cui è sottoposto da mesi, il continuo rinnovo della censura, i continui trasferimenti, i piego di libri che non gli vengono consegnati, la deportazione dalla sua Sardegna, la nuova protesta che sta portando avanti dal 14 maggio… Davide non può portare tutto questo peso da solo. E’ il momento di esserci!

Sappiamo che nella sua lunga detenzione non ha mai ceduto terreno, mostrando i denti, sappiamo che stiamo dalla parte dei non rassegnati, e rimaniamo al suo fianco in maniera incondizionata ancora una volta.

E benchè siamo convinti che l’agire anarchico debba essere una costante, ci auspichiamo che sopratutto in questo momento il fuoco refrattario gli trasmetta con maggior intensità quanto più calore possibile.

Davide Libero! Davide in Sardegna!

Sardegna Anarchica
Cassa di Sostegno per l’Anarchico Sardo Prigioniero Deportato Davide Delogu

Aggiornamenti sulla situazione degli anarchici Davide Delogu e Giuseppe Bruna [it, en]

 

Aggiornamento sull’ Anarchico Sardo Prigioniero Deportato Davide Delogu (21/05/2020)

Bouguenais (Francia) – Incendiati cinque veicoli di Engie

Nella notte tra il 21 e il 22 maggio, quattro camion e un’auto di Engie sono stati distrutti da un incendio mentre erano parcheggiati nel parcheggio aziendale di rue Galilée a Bouguenais.

L’attacco incendiario contro l’azienda, specializzata nell’energia, ma anche nel controllo sociale e nella detenzione, è stato rivendicato dal gruppo “Action Directe Anarchiste”: sia da una scritta sulla porta d’ingresso dell’edificio sia da un comunicato stampa pubblicato su indymedia nantes (riprodotto qui sotto).

“Dei cinque veicoli, rimangono solo carcasse carbonizzate. Quattro furgoni e un’auto sono stati dati alle fiamme nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 maggio, verso le 2.30, nel parcheggio della società Engie Axima, rue Galilée, a Bouguenais. Le fiamme, di grande violenza, sono arrivate ad annerire la facciata dell’edificio.
L’origine criminale dell’incendio è poco dubbia, secondo una persona vicina al caso: sul vetro della porta d’ingresso dell’edificio è stato apposto il logo ADA. ADA, sta per Azione diretta anarchica. …” (Ouest-France, 22/05/2020).

La rivendicazione pubblicata su indymedia nantes, 22/05/2020 :

Visita incendiaria a un tecnocrate inquinante: 5 veicoli di Engie a Bouguenais sono andati in fumo nella notte tra il 21 e il 22 maggio 2020.

Quando la società Engie non taglia l’elettricità per le bollette non pagate, continua a danneggiare la società e il pianeta con molti altri mezzi a sua disposizione.
Non vogliamo i contatori Linky che raccolgono i nostri dati personali, né le turbine eoliche o le centrali nucleari che contribuiscono alla devastazione della natura e alla distruzione della biodiversità.

Non ci sarà alcuna transizione ecologica senza un cambiamento radicale.

“La volontà di distruzione è una volontà creativa. “(Michel Bakounine)

#ADA

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13505

Azille (Francia) – Le fiamme mettono l’antenna fuori servizio

Nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 maggio è stato appiccato il fuoco a un’antenna ad Azille, Aude utilizzata da tre operatori (SFR, Bouygues e Free).

“L’epidemia di incendi di antenne che si sta diffondendo in tutta la Francia, come già avviene da diversi mesi in Isère, Alta Savoia, Ardèche, Vercors, Bretagna e Haute-Garonne, ha raggiunto il dipartimento dell’Aude? […] Questa antenna, posizionata vicino al cimitero di questa piccola città del Minervois, serve non meno di tre operatori telefonici: Free, SFR e Bouygues. È un’antenna 4G ++ il livello più efficiente, prima del prossimo arrivo del 5G […]”.

Secondo “L’Indépendant”, “è stato nella notte tra venerdì e sabato che è stata rilevata una caduta di tensione sull’antenna intorno alle 2:00 del mattino”. È stato solo in mattinata che un tecnico si è accorto finalmente che l’antenna era bruciata. “Il sindaco ha indicato che “l’antenna è fuori uso ma gli utenti potrebbero venire allacciati all’antenna di Peyriac-Minervois”.

“Nel dipartimento di Aude, ci sono oggi un totale di 396 antenne, di cui 338 utilizzano la tecnologia 4G di almeno un operatore. Orange ha dispiegato nel dipartimento 235 antenne, SFR 217, Bouygues 214 e Free 192”.

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13522

Monaco (Germania) – La torre hertzienne in fiamme

Nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 maggio a Monaco di Baviera, la torre della Radio Bavarese nel quartiere Freimann è stata incendiata.

Poco prima delle 3 del mattino, l’allarme è scattato ai piedi della stazione di trasmissione a nord della città, probabilmente a causa di un rilevatore di fumo. Sono stati mobilitati più di 30 vigili del fuoco. Erano presenti sul posto anche la polizia, i tecnici della Radio Bavarese e di Vodafone.

Quando i vigili del fuoco sono arrivati sulla scena poco dopo lo scoppio delle prime fiamme, metà della stazione base era già in fiamme: i cablaggi stavano già bruciando a più di 30 metri di altezza, costringendo i vigili del fuoco a usare un braccio meccanico per raggiungerli.

Venerdì mattina, un portavoce della Radio Bavarese ha riferito che “le canaline dei cavi sono carbonizzate per tutta la loro lunghezza e la torre è fuori uso”. Non si sa molto al momento sulle conseguenze dell’incendio di questa radiotrasmittente. Tuttavia, è noto che le trasmissioni radio sono state interrotte in tutta la parte settentrionale della città. Anche se i vigili del fuoco hanno combattuto le fiamme per almeno tre ore e mezza, la televisione non ne ha risentito. L’ammontare dei danni materiali deve ancora essere valutato.

La polizia criminale e i servizi hanno preso in mano le indagini. Secondo le informazioni preliminari, una o più persone sconosciute si sono fatte strada nel sito del BR prima di dare fuoco al relè. I poliziotti hanno impiegato notevoli risorse per trovare i piromani venerdì mattina presto: più di 20 pattuglie e un elicottero sono stati mobilitati in tutta l’area della torre di trasmissione. Gli investigatori ritengono che si sia trattato di un “incendio doloso a sfondo politico”, e si stanno dirigendo verso la pista dell'”estrema sinistra”.

La Radio Bavarese (Bayerischer Rundfunk) è l’emittente di servizio pubblico bavarese e membro del PREDA. È responsabile della trasmissione digitale di radio e televisione. Se si trovasse un equivalente in Francia, sarebbe Télé-Diffusion de France (TDF) [In Italia, probabilmente, Mediaset ndt].

[Dalla stampa bavarese, 22.05.2020]

 

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13495#more-13495