Maddaloni (Caserta) – Bruciate antenne di telefonia

Diverse fonti virtuali riportano che nei giorni scorsi a Maddaloni, nei dintorni di Caserta, alcune antenne telefoniche WindTre/Iliad sono state date alle fiamme. Per vari giorni le persone del circondario sono rimaste senza rete e senza connessione… Chissà, magari avranno approfittato del momento per ricominciare a guardarsi in faccia e a parlare un po’ di più.

Non ci interessano le becere interpretazioni di chi vuole irridere questo attacco dicendo che è un’azione insensata che farebbe eco alle bufale complottiste sul 5G. Che siano antenne del 5G o del 3G e del 4G (come sembra essere il caso in questione), poco importa. Tutti questi dispositivi contribuiscono all’alienazione e all’alimentazione di questo mondo tecno-scientifico, che svuota le nostre esistenze e perfeziona l’esercizio del potere tramite il controllo.

Contro l’avanzata della tecnologia mortifera, per l’anarchia!

Cremona – Un raccontino esistenziale sul 25 Aprile

Verso il tardo pomeriggio di ieri ritrovo un vecchio amico che non vedevo da tanto tempo. Nell’incrociarci in strada con queste maledette mascherine ci riconosciamo. Un incontro inatteso in epoca di quarantena, violata consapevolmente da alcuni in questa triste città che ormai non fa più differenze fra virtuale e reale. Mi dice subito: «Leggo sempre i manifesti in giro e le parole che scrivono gli anarchici. È incredibile come voi siate rimasti l’unica voce fuori dal coro a Cremona. Apprezzo anche se non condivido tutto quello che scrivete e difendete. Peccato che tutto questo, nel mondo di oggi, vi porterà ad avere solo grane personali e non la libertà di tutti che tanto sperate». Dopo questa battuta, a cui io rimango fra lo sbigottito e un piccolo senso di felicità, ci fermiamo a parlare degli anni passati a scuola insieme e ci lasciamo cordialmente con la promessa di rivederci.

Passando poi per via Manini, dove scorge una lapide che ricorda l’inizio della rivolta contro contro la dittatura fascista (Dall’epigrafe: “Da queste selci scaturì la favilla sanguinosa della riscossa. I cittadini del rione. 24 aprile 1945”. Nel quartiere di Sant’Imerio il giorno 24 aprile 1945, ebbe inizio l’insurrezione armata. Il primo atto fu uno scontro a fuoco in cui rimase ucciso un fascista genovese componente della Milizia, già noto ai partigiani come torturatore, che si stava attrezzando per fuggire dalla città), il cervello rincomincia a frullare riflessioni. Cosa c’è in quel senso di incertezza nel pensare e ripensare a quelle poche parole dette da una vecchia conoscenza con cui si è condiviso un pezzo di adolescenza? Il senso è difficile da trovare ma fin da subito sento un vuoto di estraneità dentro. La domanda che mi pongo è la seguente: «Davvero le anarchiche e gli anarchici sono rimasti l’unica voce fuori dal coro in questa desolante città?» Forse di primo acchito potrebbe sembrare, ma mi rifiuto di pensare che tutti gli oppressi di questa città si siano accomodati agli obblighi del potere. Non è possibile, non possono diventare tutti ciechi. E poi un senso di rifiuto mi pervade, per rigettare l’identità ribellistica che si forgia nella sicura alterità. Ci saranno ancora individui abbastanza determinati per mettersi di traverso al sistema di idiozia da cui questa epoca del contagio trae la sua forza consensuale? Quale liberazione in un mondo del tutto imbruttito?

Intanto arrivo a casa e un messaggio mi avverte che un mio compagno in questo pomeriggio ha fatto un incontro del tutto aspettato. I soliti sbirri gli hanno rotto le gonadi ed è stato denunciato per minacce, oltraggio a pubblico ufficiale e violazione delle norme sul coronavirus. A lui tutta la mia solidarietà e vicinanza. Ai fascisti di ieri (e di oggi) come agli sbirri di oggi (e di ieri) con le loro mani sporche di sangue va tutto il mio disprezzo. E non solo il 25 aprile, ma tutti i giorni. Sono sicuro che questo sentito stia nelle viscere anche delle mie compagne, dei miei compagni e anche di qualche altra persona ostile all’ordine sparsa in città.

Un raccontino esistenziale sul 25 Aprile a Cremona

Argentina – Rivolta nel carcere di Villa Devoto, Buenos Aires

Nel carcere di Villa Devoto, Buenos Aires, è scoppiata una rivolta in seguito al contagio da Coronavirus di un secondino. La protesta si è diffusa in vari padiglioni e i detenuti hanno preso il controllo di almeno due piani dell’edificio, chiedendo trasferimenti e controlli sanitari per paura di un contagio di massa.  I prigionieri sono poi saliti sul tetto della sezione dal quale hanno srotolato vari striscioni “Non vogliamo morire in carcere” “Giudici genocidi. Il silenzio non è la mia lingua”. Hanno poi iniziato a lanciare pietre ed oggetti vari. Sono stati incendiati materassi.

Undici guardie pare siano rimaste ferite.

Due giorni fa, un’altra violenta rivolta si era verificata nella prigione di Florencio Varela, alla periferia di Buenos Aires. A causarla, il messaggio audio “fake” di un falso medico che segnalava la presenza del coronavirus nella prigione.

Cagliari – Protesta di piazza per il 25 aprile

Il 25 aprile di protesta a Cagliari: scendono in piazza con striscioni, identificati e multati dalla Digos. Clamoroso blitz in piazza Garibaldi a Cagliari di alcuni attivisti di sinistra che hanno violato i divieti del virus e sono scesi in piazza con questo striscione, “25 aprile, io esco e protesto”. Tutti rigorosamente dotati di mascherine e a distanza di sicurezza, ma sul posto è piombata la Polizia che li ha filmati e procederà nelle prossime ore alle identificazioni e alle inevitabili multe.

Il 25 aprile di protesta a Cagliari: scendono in piazza con striscioni, identificati e multati dalla Digos

Napoli – Protesta dei disoccupati a piazza Municipio. Tensioni con Polizia

In piazza Municipio, nonostante i divieti, i disoccupati storici e i centri sociali di Napoli, tensioni con la Polizia, che ha portato in Questura 2 manifestanti. Da stamattina, per la Festa della Liberazione, striscioni a firma del gruppo di disoccupati “7 Novembre” che chiedono “tamponi di massa e reddito universale” sono comparsi in diversi quartieri della città: da Montesanto, a Bagnoli e anche in piazza Municipio, nello spiazzo antistante la sede del Comune di Palazzo San Giacomo.

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