Cronache dal contagio – notte 20

E’ tardi.

Le luci accese delle case rompono il buio della notte, stanotte più del solito.

Qualche finestra è aperta, molte persiane sono alzate, è strano vedere la città così vuota e muta.

Le uniche macchine che passano sono quelle della polizia o dei carabinieri in cerca di untori.

Ma per le strade non c’è nessuno, sono tutti lì, in quegli appartamenti nei palazzi che stanotte sembrano più alti e soffocanti del solito. Col caldo che avanza in questa nottata primaverile placare l’insonnia diffusa dei ritmi sballati è difficile, non basta netflix, così in tanti sono affacciati a quelle finestrelle illuminate, che l’esigenza sia di fumarsi una sigaretta, prendere una boccata d’aria o entrambe non cambia l’attitudine dello sguardo a cadere inevitabilmente verso la strada con la vana speranza di trovarci un qualcosa, un qualcuno, ma da un po’ di tempo lì, in strada, non succede granchè.

Ci siamo solo noi.

Quattro figure nere che si aggirano per questa città di occhi ai balconi.

In questo scenario, inutile a dirsi attacchinare e fare qualche scritta spray è quasi impossibile.

Ogni passo riecheggia e il minimo rumore si amplifica nel silenzio di questa notte vuota.

Così succede che ogni qualvolta tiriamo fuori dalle borse la colla, un pennello o i manifesti si apre qualche finestra, ogni muro buono per una scritta è sorvegliato da almeno un paio di insonni ed a ogni rumore di motore o luce blu intravista dobbiamo correre e nasconderci.

Battiamo quasi tutto il quartiere così, tra una fuga ed un nascondiglio senza però riuscire a raggiungere il posto prefissato.

Dall’alto poi, si sente un bisbiglio che si trasforma subito in urlo: “andare a casa! La colpa è vostra se tutto continuerà fino all’8 maggio!”

Nell’esasperazione non riusciamo a fare a meno di cedere alla sciapa consolazione di rispondere ad insulti.

Forse questa persona ha avvisato gli sbirri, forse qualcun’ altro più discreto l’aveva già fatto in precedenza, non sarebbe difficile individuarci. Valutiamo che la tensione, soprattutto la nostra, si sta facendo un po’ troppa decidiamo così di rientrare.

Qualche messaggio siamo riusciti a lasciarlo.

Segnali di ribellione colorata che spezzano un po’ la monotonia grigia cemento di queste giornate passate per lo più segregati in casa o in fila davanti ad un supermercato.

Domani, proprio per questo, con qualche accortezza in più ci riproveremo, sicuramente andrà meglio!