Roma – Rivolta nel CAS

Nel pomeriggio del 14 aprile nel CAS di Torre Maura sono state date alle fiamme lenzuola e mobili, l’incendio pare essere partito dal terzo piano. Nei giorni passati all’interno del centro sono stati refertati 4 casi di positività al covid19 e tutte le persone presenti nella struttura erano state rinchiuse. Pare però che da settimane venivano chiesti i tamponi per i cosidetti “ospiti”. Per questo c’erano stati dei tentativi di fuga, oltre ad attacchi alla struttura da parte dei fasci. Così da giorni alcuni mezzi della polizia presidiavano l’ingresso ed era stata anche alzata la recinzione.
Già il 7 aprile alcuni solerti cittadini avevano dato l’allarme perché si erano accorti che alcuni “ospiti” stavano scavalcando le mura del CAS.
Il centro era già noto perchè l’anno scorso un gruppo di fascisti aveva cacciato con violenza 70 persone rom.
Le 70 persone, 22 donne di cui 3 incinte, 15 uomini e 33 bambini bollati  come particolarmente fragili dal comune, provenivano da altre strutture o campi informali.
Nel 2018 alcunx di loro erano statx sgomberatx dal camping River, che ricorderemo con una breve testimonianza:
“Questa mattina sono venuti per buttarci fuori, ci hanno trattato come animali. C’è stata violenza, hanno spinto le donne e usato lo spray al peperoncino su una signora. Qualcuno è uscito volontariamente, qualcuno è svenuto” per la maggior parte anche quella volta lasciatx senza soluzioni alternative.
Pare che via Codirossoni (l’attuale CAS) fosse la soluzione trovata allo sgombero dalla ex cartiera di via salaria, che dopo una beguccia burocratica è divenuta un fruttuso affare chiamato  URBAN VALUE by Ninetynine, la società che dal 2009 si è specializzata nella realizzazione di progetti di rigenerazione e di immobili in disuso o abbandonati in particolar modo in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, uno dei più ricchi proprietari immobiliari d’Italia. La società ha dato vita anche ad altre speculazioni sempre a Roma, come PratiBus District e Ragusa Off, negli ex depositi ATAC. Questo dopo che una deportazione di massa aveva diviso gli abitanti spargendoli per i centri di tutta la città ed interland; per alcunx la soluzione trovata è stata dividere le famiglie mandando madri e figlx in dormitori e padri per strada, “soluzione” che alcunx avevano degnamente rifiutato.
Le deportatx a Torremaura dopo alcuni giorni di scarsità di cibo, minacce, insulti ed attacchi alla struttura erano stati ricollocati ancora una volta in luoghi disparati, tra i quali quello di via della Primavera, gestito da Medihospes.
Come avranno vissuto lì?
Prendiamo un esempio: In una stanza di 12 metri quadri con un bagno inutilizzabile e muffa dappertutto. A fianco un’altra stanza simile utilizzata per mettere vestiti e valigie visto che le camere non dispongono di arredo, se non un lettone e un letto singolo dove passano le giornate lui, sua moglie – con un’invalidità certificata al 100% – sua suocera, anche lei con gravi problemi di salute, e  tre bambini. Fino a che un bel giorno arriva una lettera, che dice che il 7 aprile scade tutto, e quindi, in piena pandemia, dove finoranno le persone lì ospitate? Per strada!
Al buon cuore di qualche mediatore e cittadino altruista, una infinita sequela di burocrazia domande e ipocrisia, alcunx di loro son finite in un rifugio della croce rossa.
Deporatati qua e là senza la possibilità di costruirsi una vita per più di qualche anno. Spostati come numeri sui bilanci di associazioni e coperative che ricevono fondi stanziati “per loro”, soldi che loro non vedranno mai. Soldi che lx rendono risorse, merci si potrebbe dire.
E poi ci si chiede come mai la gente non ha più paura ne di un virus ne del fuoco…