La notte del 21 marzo è stata bruciata una macchina della PKE, società che produce sistemi di sicurezza per le prigioni, in solidarietà ai prigionieri e per il peggioramento delle loro condizioni in seguito alla pandemia di Coronavirus.
Author Archives: roverello
Leipzig – Karre von Knastprofiteur PKE angezündet
Wir haben in der vergangenen Nacht eine Karre von PKE angezündet. Der Konzern stellt Sicherheitstechnik für Knäste her.
Es ist wichtig, dass wir nicht diejenigen vergessen, die von der momentanen Situation härter getroffen werden, als wir. Neben den Risikogruppen sind das die Menschen, die in Massenunterkünfte gesperrt, an den Grenzen in Lager zusammengepfercht oder Hinter Gittern vergessen werden.
Mit der Verbreitung des Corona-Virus nimmt die Isolation von Gefangenen stark zu und die Zustände in den Knästen werden immer schlimmer. Ohne gesundheitliche Versorgung oder hygienische Grundversorgung müssen viele der Inhaftierten mit vergittertem Blick ihrem möglichen Tod entgegen sehen. Sie werden die letzten sein, die eine ausreichende medizinische Versorgung erhalten.
Grüße gehen darum an alle hinter Gittern und an die denen die Flucht gelungen ist.
Dank geht an alle Aufständischen die die massenhaften Ausbrüche der letzten Wochen ermöglicht haben.
Erfreut haben wir wahrgenommen, dass auch andere in diesen Zeiten weiter angreifen. Wie hier bei Firmen die einen neuen Knast in Zwickau bauen: https://de.indymedia.org/node/72442
Karre von Knastprofiteur PKE angezündet
La situazione in diversi CRA in Francia all’epoca del coronavirus
Mentre la gestione dell’emergenza dell’epidemia di coronavirus si diffonde in tutta la Francia, con l’imposizione dell’isolamento e i controlli di polizia nelle strade, all’interno dei luoghi di prigionia la violenza e la repressione dello Stato si fanno sempre più dure. E a essere toccate più duramente saranno le persone più vulnerabili: quelle che vivono per strada e/o che non hanno documenti.
Nelle prigioni e nei centri di detenzione amministrativa vi è la sospensione dei colloqui e di ogni altra attività collettiva, misure sanitarie ridicole e nessuna informazione data alle persone recluse. Tutto questo anche se dopo la diffusione massiva del Covid-19, molti paesi hanno chiuso le loro frontiere ai voli provenienti dalla Francia, impedendo i rimpatri e rendendo i CRA delle prigioni a tutti gli effetti.
Nei tribunali, mentre la maggior parte delle udienze è stata annullata e la maggior parte dex avvocatx ha smesso di andarci, JDL [giudicx per la libertà e la detenzione] lavorano e le convocazioni immediate continuano ad avere luogo, la prova che i sogni di prigionia dello Stato vanno ben al di là dell’isolamento per contenere il virus.
Alcune associazioni umanitarie che lavorano nei centri (Cimade, Assfam, France Terre d’Asile, Forum Réfugiée, l’Ordre de Malte) hanno smesso di venire nei Cra. Il personale addetto alle pulizie non è più nei centri, e in molti edifici non c’è più sapone disponibile per le persone prigioniere. Nella maggior parte dei centri di detenzione non c’è più o quasi più l’OFFI dunque non si possono più comprare sigarette o ricariche telefoniche. Infermierx e dottorx continuano a disprezzare le persone detenute, gli sbirri si tengono a metri di distanza da loro, nonostante sia evidente che gli unici che escono dai centri e che possono portare il virus all’interno sono loro…
Di fronte a tutto ciò le persone prigioniere non smettono di lottare e resistere in molti modi diversi. Il 16 Marzo, lunedì, a Vincennes, Mesnil-Amelot, Lyon e Lille-Lesquin le persone prigioniere hanno iniziato lo sciopero della fame. In alcuni centri sono anche stati appiccati incendi, vi sono state evasioni collettive, blocchi e ogni genere di sommossa (Metz).
Le persone detenute denunciano la mancanza di igiene, nessuna maschera né guanti per gli sbirri né per loro stessx, la violenza da parte della polizia e il disprezzo dex medicx, e chiedono la liberazione di tuttx.
Ecco diversi comunicati e testimonianze pubblicati dopo lunedì 16 Marzo, da far circolare il più possibile!
Comunicato dei prigionieri di Mesnil-Amelot:
CRA2
https://abaslescra.noblogs.org/de-toute-facon-le-resultat-pour-nous-cest-la-misere-communique-de-prisonnier-du-cra2-du-mesnil-amelot/
CRA3
https://abaslescra.noblogs.org/vraiment-on-nous-a-oublie-ici-comminuque-de-greve-de-la-faim-des-retenus-mesnil-amelot/
Comunicato dei prigionieri del centro di detenzione di Lille-Lesquin :
https://abaslescra.noblogs.org/on-prefere-mourir-de-faim-que-de-cette-merde-communique-des-prisonniers-du-centre-de-retention-de-lille-lesquin-du-15-mars/
Comunicato dei prigionieri del CRA1 di Vincennes del 16 Marzo :
https://abaslescra.noblogs.org/greve-de-la-faim-et-foutage-de-gueule-paroles-de-linterieur-du-cra-de-vincennes/
Testimonianza di un prigioniero di Lyon St Ex il 17 Marzo:
https://crametoncralyon.noblogs.org/temoignage-au-cra-de-lyon-st-ex-greve-de-la-faim-face-a-la-suppression-des-visites-et-des-audiences-et-la-crainte-des-prisonnier-es-face-au-coronavirus/
Dopo la grande giornata di lotte del 16 Marzo la situazione resta calda. La buona notizia è che dopo martedì un discreto numero di persone prigioniere in diversi centri sono state liberate, specialmente le persone comparse davanti al giudice, quelle che hanno potuto pagarsi un avvocato e quelle che sono in contatto con le associazioni che lavorano nei centri e che hanno chiesto la liberazione dex prigionierx. Ma le altre persone prigionierx sono rimaste rinchiuse in condizioni che erano disgustose già prima del virus, e come se la situazione non fosse già abbastanza grave, gli sbirri continuano a provocare x prigionierx, fanno circolare voci, lx fanno innervosire.
Gli sbirri hanno fatto spesso circolare delle voci riguardo la liberazione di tutti i prigionieri a Vincennes (e in altri CRA) questo lunedì, prima di smettere di parlarne. Da ciò che dicono le persone prigioniere del CRA di Vincennes, ci sono ancora una trentina di prigionierx laggiù. Se da un lato in alcuni centri vi sono delle liberazioni, in altri continuano le espulsioni verso delle destinazioni per cui siano ancora disponibili i voli o si continuano persino a rinchiudere altre persone: al Mesnil-Amelot il 16 e il 17 Marzo, di mattina, sono arrivate ancora nuove persone. Apparentemente sono sopratutto persone che escono dalla galera e vengono inviate direttamente al CRA. Così la pena per coloro che non hanno documenti è prolungata per altri tre mesi, con in più il rischio di contrarre il virus!
A Bordeaux un’azione giudiziaria collettiva ha permesso la liberazione di tutte le persone detenute del CRA, lo stesso per i CRA di Nimes e Montpellier che stanno per svuotarsi! A Tolosa un’azione dello stesso tipo sarebbe in corso per 62 prigionierx. A Rennes tutte le domande di messa in libertà sono state rifiutate mercoledì 18 Marzo. A Palaiseau, Strasburgo, Hendaye, Oissel, Plaisir le persone cominciano a uscire, visto che con la chiusura delle frontiere non possono più essere deportate. In alcuni CRA, a Hendaye come a Strasburgo, delle persone sono state trasferite da un centro all’altro.
In alcuni centri la situazione resta tesa, a Calais l’amministrazione del centro è contro le liberazioni, dicendo che è sia per proteggere le persone che per evitare che le persone prigioniere una volta uscite scappino in Inghilterra o in Belgio. Qualche persona è stata liberata tra martedì e mercoledì ma restano moltx prigionierx all’interno. Nel weekend scorso vi sono state delle retate, delle persone sul posto dicono che è il delirio totale, il CRA è sovraffollato, i materassi nelle celle sono messi a terra, 2 algerini sono stati deportati verso l’Algeria e un congolese verso la Repubblica del Congo. L’amministrazione blocca l’accesso ai dossier e rifiuta di comunicare la lista delle persone presenti e gli arrestati. Il tribunale libera col contagocce…
Aldilà dei CRA, anche nelle prigioni iniziano lotte e forme di resistenza, dopo la sospensione dei colloqui e delle attività collettive le persone prigioniere sono state trasferite in sedici prigioni in tutta la Francia, a Metz Epinal, Grasse Perpignan, La Santé, Angers, Nancy, Varennes le grand, Montauban, Aiton, Sequedin, Maubeuge, Douai, Valance, Saint-Etienne, Toulon. Mercoledì 18, al mattino, un prigioniero malato risultato positivo al coronavirus è morto nella prigione di La Santé, mentre i sindacati di polizia invitano le famiglie a calmare i loro parenti detenutx.
Più informazioni sulla situazione nelle prigioni qui:
Le rivolte e le lotte dex prigionierx ci indicano le responsabilità dello Stato nella crisi attuale.
L’unica soluzione: liberazione immediata di tutte e tutti i prigionierx, chiusura e scomparsa immediata dei CRA!
Più che mai è importante chiamare le cabine nei CRA (i numeri qui https://abaslescra.noblogs.org/numeros-des-cra-cabines-et-associations-mis-a-jour/), far circolare le parole delle persone prigioniere e quello che accade all’interno, e di mostrare solidarietà all’esterno!!
Fonte: hurriya.noblogs.org
La situazione in diversi CRA in Francia all’epoca del coronavirus
Leipzig (Allemagne) – Une bagnole de PKE incendiée
Hier soir, nous avons mis le feu à une voiture de l’entreprise PKE. Le groupe produit des technologies de sécurité pour les prisons.
Il est important de ne pas oublier celles/ceux qui sont plus touché.e.s que nous par la situation actuelle. Outre les groupes à risque, il s’agit des personnes qui sont bloquées dans des logements provisoires, entassées dans des camps aux frontières ou oubliées derrière les barreaux.
Avec la propagation du Coronavirus, l’isolement des prisonnier.e.s est s’accroît fortement et les conditions dans les prisons se détériorent de plus en plus. Sans soins de santé, ni services d’hygiène de base, de nombreux.ses détenu.e.s doivent faire face à leur possible mort derrière les barreaux. Ils/elles seront les dernier.e.s à recevoir des soins médicaux adéquats.
Nous salutations vont donc à tou.te.s celles/ceux qui sont derrière les barreaux ou qui ont réussi à y échapper.
Nos remerciements vont à tou.te.s les insurgé.e.s qui ont rendu possible les évasions de masse de ces dernières semaines.
C’est avec joie que nous avons constaté qu’en ces temps difficiles, d’autres aussi continuent à attaquer. Comme c’est le cas à l’encontre des entreprises qui construisent une nouvelle prison à Zwickau : https://de.indymedia.org/node/72442 *
* Note d’Attaque : la nuit du 18 mars, des véhicules de deux entreprises participant à la construction de la nouvelle prison de Zwicau-Marienthal, Elektro Lehmann à Bad Lausick et Scholz GmbH à Treuen, ont été incendiés.
Leipzig (Allemagne) : Une bagnole du profiteur des prisons PKE incendiée
Dayton (Ohio) – Cops utilize tear gas against students
After they knew tat they had less than 24 hours to remove themselves from campus for the epidemic, more then 1000 people gathered outside of student housing. Then they started to blocking streets, jumping on several cars, and chanting trowing bottles and other stuff.
After that cops started to launch pepper balls for pacificate the situation. It tooks from 11 AM to 2.30 PM.
Cops says that at least one person was injured by trown bottles.
Not to much, but not bad..
Italia – Nei centri per il rimpatrio nessuna protezione contro il coronavirus
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“Gridavamo libertà, libertà”, dice Ylian, con la voce spezzata dalle lacrime, mentre racconta di aver protestato il 18 marzo dietro alle grate del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria a Roma, chiedendo di essere rilasciata, perché teme per la sua salute insieme a una quarantina di donne, rinchiuse da settimane nel Cpr in una situazione di promiscuità mentre fuori la pandemia avanza.
“Qui dormiamo in camere da sei o da quattro, mangiamo tutte insieme, usiamo gli stessi servizi. Non tutte rispettano le norme igieniche e di sicurezza”, racconta la donna di 26 anni, che è rinchiusa nel centro di detenzione da più di un mese. Nel centro sono ospitate in tutto circa 120 persone, tra settore femminile e settore maschile.“Vediamo in televisione quello che sta succedendo fuori e abbiamo paura”, continua. È arrivata in Italia sei mesi fa con un visto turistico, poi alla scadenza del visto è rimasta nel paese da irregolare, dice di essere vittima di tratta e di non poter tornare nel suo paese, Cuba, per timore di essere perseguitata. Ha fatto domanda di asilo ed è in attesa di una risposta, ma in ogni caso è rinchiusa in un centro di detenzione, perché non ha un permesso di soggiorno valido, è una sans papier, un’irregolare.
Senza un protocollo
Nonostante la maggior parte dei voli di rimpatrio sia stata sospesa a causa dell’epidemia di coronavirus, i centri di detenzione per il rimpatrio italiani continuano a funzionare a pieno regime, senza che sia previsto nessun protocollo di sicurezza, né per gli ospiti né per gli operatori e i poliziotti che ci lavorano.
Sono circa quattrocento le persone rinchiuse nei Cpr italiani in un regime di detenzione amministrativa e se qualcuno dovesse risultare positivo al test del coronavirus, non ci sarebbe una procedura stabilita per affrontare la situazione. “Nessuno rispetta la distanza di sicurezza di un metro, non ci sono né mascherine, né guanti, né disinfettanti”, racconta la donna. “Chiediamo che ci facciano stare recluse in casa o che ci tengano nelle comunità, nei centri di accoglienza, ma non qui dentro, dove la sicurezza è impossibile”.
Mentre l’Italia sta vivendo la più grave emergenza sanitaria della sua storia, in alcuni contesti come i Cpr o le carceri, non valgono le stesse regole esistenti all’esterno e questo alimenta tensioni e paure. Per gli stranieri, ma anche per gli operatori. “Ogni volta che entra un nuovo o una nuova, siamo terrorizzati anche da un semplice raffreddore”, spiega Ylian. “Ho smesso di mangiare per la paura di prendermi la malattia negli spazi comuni come la mensa”, conclude.
“Gli ingressi non sono bloccati, ma la maggior parte dei voli di rimpatrio è sospesa”, conferma il direttore del Cpr di Roma, Enzo Lattuca. “Non ci sono possibilità reali di rimpatrio per il momento”, continua il funzionario. Il prefetto ha mandato tre circolari sulla salute degli ospiti dei Cpr, tuttavia non ci sono protocolli nazionali prestabiliti, né per gli operatori, né per gli ospiti e tutto è affidato al buon senso dei gestori. “Abbiamo preso delle misure: abbiamo sospeso le visite delle associazioni come quelle antitratta per evitare che il centro sia sovraffollato, abbiamo comunicato con dei cartelli in tutte le lingue la necessità di prendere precauzioni”.
Ma nessun documento ufficiale, né tantomeno il decreto governativo Cura Italia menziona le misure necessarie da adottare per garantire sicurezza in questo tipo di realtà. L’operatrice antitratta Francesca De Masi conferma che da due settimane sono sospese le visite delle associazioni come la sua nel centro, per ragioni di sicurezza.
“Come fai a imporre il distanziamento sociale in una struttura dove le persone dormono in moduli ristretti?”
“A differenza degli istituti di pena italiani, dove il governo ha diramato delle direttive, per quanto riguarda i Cpr non c’è stata un’iniziativa da parte del ministero dell’interno. In alcuni casi sono stati gli stessi enti gestori a chiedere dei chiarimenti alle prefetture per il Covid-19”, conferma Elena Adamoli dell’ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
In tutta Europa
Tra dicembre e gennaio i centri per il rimpatrio sono stati protagonisti di proteste e rivolte per via delle condizioni di vita dei reclusi e molte strutture sono state danneggiate o ridimensionate. Tuttavia, nonostante l’emergenza sanitaria delle ultime settimane, non è stata disposta una loro definitiva chiusura. “Tutte le inadeguatezze di queste strutture che abbiamo sempre denunciato in questa situazione appaiono in maniera ancora più eclatante. Come fai a imporre il distanziamento sociale in una struttura in cui le persone dormono in moduli ristretti e usano gli stessi bagni?”, chiede Adamoli.
“Un caso positivo potrebbe scatenare situazioni di disordine e rivolte, di questo sono coscienti anche i poliziotti e gli operatori”, continua. “I momenti di frizione si hanno proprio quando arriva un nuovo ospite nel centro”. I nuovi ingressi sono sottoposti a un isolamento di 48 ore, che però non sembra sufficiente a garantire la sicurezza. Il garante nazionale in due lettere inviate al ministero dell’interno ha sollevato la questione della legittimità del trattenimento di queste persone che non hanno nessuna prospettiva di essere rimpatriate.
“Siamo in una situazione di pandemia, tutte le frontiere sono chiuse, i voli sono sospesi, e questa situazione andrà avanti per almeno altri due mesi. Per questo tra l’altro abbiamo chiesto al ministero di rilasciare tutti quelli che sono vicini alla scadenza: è illegittimo trattenerli in queste condizioni”, afferma Adamoli. Il ministero dell’interno non ha mai risposto alle lettere del garante nazionale. “Il presupposto stesso dell’esistenza dei Cpr, cioè la possibilità del rimpatrio, è venuta meno. Quindi ci si chiede quale sia la legittimità dell’apertura di questi centri”.
Inoltre nei Cpr c’è un certo numero di richiedenti asilo che sono in attesa di una risposta da parte delle commissioni territoriali, che tuttavia hanno sospeso le loro attività per via del coronavirus. “Abbiamo un illegittimo trattenimento dei richiedenti asilo in questo momento”, continua la funzionaria. “In qualche modo bisognerà valutare la possibilità di ridurre le presenze all’interno di questi centri”.
Anche il Legal team Italia, gli attivisti della campagna Lasciatecientrare e l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), hanno chiesto in un appello di sospendere gli ingressi nei Cpr. “Quello che si rileva principalmente riguardo ai Cpr è che le misure di contenimento previste non appaiono adeguate sia per i limiti strutturali che impediscono il mantenimento delle distanze di sicurezza sia per l’assenza dei dispositivi di prevenzione e delle misure igieniche previste dalle disposizioni e raccomandazioni nazionali di tutela sanitaria”, spiega Anna Brambilla dell’Asgi.
A tutto ciò si aggiunge che i rimpatri non sono di fatto possibili con il conseguente rischio di dilazione dei termini del trattenimento. “Per tutti questi motivi chiediamo che sia disposta l’immediata sospensione di ogni nuovo ingresso nei Cpr, che siano disposte le misure alternative al trattenimento e che si proceda con la massima tempestività alla progressiva chiusura dei centri”, conclude Brambilla.
Anche in altri paesi europei come la Francia e il Regno Unito ci sono stati appelli simili. In Francia il 18 marzo diverse associazioni hanno chiesto il rilascio immediato delle circa 900 persone trattenute nei centri di detenzione francesi, perché in queste strutture nulla è cambiato mentre nel resto del paese sono state adottate misure drastiche per arginare la pandemia.
“Nei centri di detenzione le condizioni sono all’opposto di quanto raccomandato dal governo”, ha dichiarato David Rohi, responsabile della Cimade, un’associazione francese attiva all’interno dei centri di detenzione, che tuttavia negli ultimi giorni ha sospeso le sue attività. In seguito alle proteste diversi giudici, da Parigi a Bordeaux, hanno deciso di rilasciare i reclusi, spiegando che non c’erano le condizioni sanitarie adeguate per lasciarli in detenzione. Tuttavia il governo francese non ha per ora risposto alle richieste delle associazioni. Anche nel Regno Unito e in Spagna ci sono stati appelli simili. A Barcellona è stato chiuso il centro di identificazione e rimpatrio, dopo che gli ultimi cinque stranieri sono stati rilasciati con l’autorizzazione del giudice.
di Annalisa Camilli (Fonte: Internazionale.it)
Italia – Nei centri per il rimpatrio nessuna protezione contro il coronavirus
Italia – Si defilano gli umani, ritornano gli animali selvatici
La reclusione domiciliare in seguito al coronavirus non causa solo isolamento e liti domestiche.
Da qualche giorno infatti una marea di animali selvatici hanno ripreso a vivere quei luoghi che fino a due settimane fa gli erano totalmente inospitali. Non che si possano considerare ospitali per l’umano, però è lui che li vive e li mantiene.
E così se qualcuno potesse dare una sbirciata fuori dalla propria casa-cella potrebbe incrociare una lepre, un capriolo, un lupo.. O ancora ammirare due anatre in una fontana, acque di nuovo limpide e delfini a solcarle.
I primi effetti positivi del rallentamento di questa società si iniziano a scorgere.
Italia – Parte dell’estrema destra invoca il golpe
Alcuni personaggi -purtroppo ancora non colpiti dal virus- dell’estrema destra italiana invocano la presa di potere da parte dell’esercito per affrontare l’emergenza.
Pare che la reclusione domiciliare di massa, i posti di blocco, l’aumento dei soldati nelle strade, il controllo tecnologico non siano abbastanza.
Italia – Ovunque potranno svolazzare droni caccia-trasgressori
Estesa, senza bisogno di un’autorizzazione specifica, ad ogni comune la possibilità di utilizzare droni per scovare chi dovesse uscire di casa senza permesso.
Al momento i comuni che li utilizzano sono Roma, Bari, Siena e San Severino, mentre a Monreale potrebbero arrivare a breve.
La domanda è sempre la solita: queste misure emergenziali verranno mai ritirate o diventeranno permanenti?
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