Verona – Detenuti contagiati nel carcere di Montorio

Le carceri sono tra i luoghi più esposti al rischio di contagio.

Assistiamo al paradosso per cui all’esterno non si può stare a meno di un metro di distanza e lo Stato dichiara illegali gli “assembramenti”, mentre in carcere si è costretti dallo stesso Stato a stare anche in celle sovraffollate.

A riprova di come la vita dei detenuti sia tenuta in nessuna considerazione.

A un mese dall’inizio delle proteste nelle carceri italiane, proviamo a mettere in fila le poche informazioni reperibili sulla situazione del carcere veronese di Montorio.

Le rivolte di marzo

Da quello che si sa il carcere di Verona non è stato toccato direttamente dalle proteste di inizio marzo, che in Veneto hanno toccato invece interessato le strutture di Padova, Treviso e Venezia.

Uno dei detenuti trasferiti da Modena dopo la rivolta sarebbe morto a Montorio durante il trasferimento verso il carcere di Spini di Gardolo (Trento).
La direzione afferma che è morto davanti ai cancelli di Montorio, probabilmente per mettere le mani avanti: la versione ufficiale infatti è che sarebbe morto di overdose al pari di altri 13 detenuti morti durante le rivolte, ma non viene spiegato perché una persona in overdose da medicinali stava venendo portata in un altro carcere anziché in un ospedale.

Altri detenuti provenienti da Modena sono probabilmente passati da Verona: in quei giorni sono stati visti entrare due pullman della penitenziaria con tanto di scorta.
Se i trasferiti siano rimasti qui in una struttura già sovraffollata oppure siano stati portati a Spini o in altre carceri non è dato saperlo.

Il contagio

In data 25 marzo esce la notizia che nel carcere di Montorio c’è un focolaio di coronavirus.
Il Sindacato Polizia Penitenziaria fa sapere che risultano quindici agenti positivi e altrettanti in quarantena e dice che non risultano casi tra i detenuti.

Successivamente sulla stampa locale vengono fatte uscire notizie sui provvedimenti presi da amministrazione penitenziaria e autorità locali.

Il 3 aprile l’amministrazione comunale veronese consegna “mascherine, tute di protezione e disinfettante spray” per personale del carcere e detenuti.

Nella mattinata del giorno seguente, 4 aprile, inizia invece la “sanificazione e bonifica degli spazi comuni interni ed esterni e di numerosi locali dell’istituto penitenziario veronese da parte del personale specializzato del comando delle Forze operative terrestri di Supporto (Comfoter di Supporto)”. Operazione voluta dal prefetto Cafagna che sarà poi ripetuta in “alcuni uffici pubblici e nelle caserme delle forze dell’ordine”.

La collaborazione con l’Esercito (non una novità assoluta per Montorio, dato che mesi fa erano stati impiegati detenuti per lavori di manutenzione di strutture dell’esercito), presentato come a tutela dei detenuti, non è però tranquillizzante, se si pensa che al tempo delle rivolte c’era chi proponeva di schierare l’esercito attorno alle carceri e nel caso del carcere di Lecce sono stati effettivamente impiegati anche militari per sedare la rivolta.

Situazione attuale

A livello nazionale la direttiva sembra quella di non prendere in considerazione un’amnistia o un indulto (decisione presa ad esempio in Iran e in Turchia) ma solamente ridurre gli ingressi in carcere e far accedere col contagocce i detenuti alle misure alternative.

Il carcere di Montorio non sembra fare eccezione.

Il 5 aprile si può infatti leggere sul giornale L’Arena che un uomo arrestato mercoledì 1 aprile “è stato accompagnato nella casa circondariale scaligera dove si è tenuta l’udienza di convalida” per poi essere messo con misure cautelari diverse dal carcere.

In ogni caso questi provvedimenti sortiscono lo stesso effetto di svuotare il mare con un cucchiaio.

L’unico modo per evitare un contagio nelle carceri è infatti svuotarle.

AGGIORNAMENTI

10 aprile. Sul sito dell’Ansa è riportata la notizia che il Tribunale di Sorveglianza di Verona, dopo una richiesta motivata con l’emergenza sanitaria nelle carceri, ha negato i domiciliari a un detenuto rinchiuso nel carcere di Vicenza, che tramite i suoi legali ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha chiesto all’Italia di dare un chiarimento in merito entro il 14 aprile.

11 aprile. Secondo quanto dichiarato dalla deputata del M5S e presidente della commissione Giustizia Francesca Businarolo sarebbero 25 i detenuti positivi al Covid19 (mentre le guardie positive sono 17).

15 aprile. Emerge che i tamponi vengono fatti al rilento: su 450 detenuti e detenute sono stati sottoposti al tampone solo 60 (di cui appunto 25 positivi). Quindi il numero dei contagiati rischia di essere ben più elevato.

22 aprile. Secondo quanto dichiarato dal segretario del Sindacato Agenti Polizia Penitenziaria, nel carcere di Montorio i contagi sono più di 60 tra detenuti, agenti e personale sanitario: lo stesso segretario chiede l’evacuazione del carcere. Secondo il Corriere del Veneto il contagio è partito dalla Terza Sezione dove sono rinchiusi i cosiddetti “protetti” (cioè infami, stupratori,etc) e da lì sarebbe arrivata anche nella seconda sezione dove dormano persone in semilibertà. Fra i contagiati anche due medici e un infermiere. Nell’articolo si dice anche che la situazione secondo le autorità è ormai ingestibile, tant’è che il DAP ha dovuto disporre con una circolare ai magistrati che nessun nuovo detenuto venga assegnato al carcere di Montorio e pertanto ogni nuovo arrestato a Verona venga assegnato ad altre

carceri del Triveneto.

Chiediamo a chi avesse notizie o testimonianze dirette sul carcere di Montorio di mandarcele per mail a lazattera@tracciabi.li in modo da poterle pubblicare su questo sito e farle girare.

Ora più di prima bisogna rompere il silenzio attorno alle mura di Montorio e sostenere la rivendicazione dei detenuti e dei loro famigliari: amnistia subito!

Articolo del Corriere del Veneto sulla situazione al carcere di Verona:

https://corrieredelveneto.corriere.it/verona/cronaca/20_aprile_22/coronavirus-contagiati-poliziotti-detenuti-verona-congela-carcere-c75e4a60-846e-11ea-9aa0-0c5f4c956f82.shtml

https://evasioni.info/2020/04/23/verona-detenuti-contagiati-nel-carcere-di-montorio/

Non fa ridere

Non fanno ridere, se sono uno scherzo, le conclusioni a cui arriva il giornalista de Il Dubbio Damiano Aliprandi nell’articolo “Così i detenuti fanno ottenere sussidi e rimborsi agli agenti” pubblicato il 22 aprile sul sito del giornale.

Questo articolo descrive come dai ricavi dei tabacchi comperati dai detenuti e dalle detenute nelle carceri, si provvederà all’erogazione di sussidi per il Corpo di Polizia Penitenziaria. I sussidi verranno così suddivisi “50 euro, per ogni giorno di permanenza presso l’abitazione o altra sede protetta, a un’altra, pari a 150 euro, per ogni giorno di ricovero in istituto di cura, entrambe per un massimo di 14 giorni. È stato previsto anche un indennizzo una tantum di 4mila euro, in caso di ricorso a terapia intensiva o sub-intensiva, e il rimborso, fino ad un massimo di mille euro, in caso di trasporto in autoambulanza per dimissioni dall’istituto di cura.”, e per ora i dati sono di circa 250 poliziotti e poliziotte ammalati. Il tutto con il favore dei Garante nazionale delle persone private della libertà. Chi si occuperà di queste sussidi è l’ente predisposto alle varie necessità dei dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria “L’ente è stato istituito dall’art.41 della legge 15.12.1990, n. 395, che gli ha conferito personalità giuridica di diritto pubblico. Si tratta di un ente pubblico autonomo dall’Amministrazione penitenziaria, sottoposto alla vigilanza del ministro della Giustizia, al quale la legge conferisce compiti istituzionali e risorse economiche proprie”, dice Il Dubbio.

I soldi vengono tratti come dicevamo sopra dall’entrata più sostanziosa riguardo agli acquisti fatti dalle persone detenute dentro alle carceri, cioè il tabacco. Secondo il bilancio preventivo per il 2020, solo con questo articolo l’entrata equivarrebbe a 3 milioni e mezzo di euro.

Ma oltre a questa constatazione tecnica, il giornalista finisce in modo per niente condivisibile l’articolo che riprendiamo integralmente “Anche questa, in fondo, è una buona notizia. Forse utile per evitare quell’idea che porta a una suddivisione tra guardie e ladri, quasi come una forma di antagonismo all’interno delle patrie galere. Mentre, nei fatti, si dovrebbe parlare di comunità penitenziaria. Dove detenuti e detenenti potrebbero addirittura essere solidali tra loro”.

Scrivere una cosa del genere – tra l’altro su un giornale che comunque si è speso a divulgare le lettere di detenuti e famigliari che raccontano quello che è successo nell’ultimo mese e mezzo nelle galere di questo paese – senza fare l’elenco degli assassinii e torture vere e proprie perpetrati nelle ultime settimane sembra una presa in giro che appunto non fa ridere.

Cercare di mettere sullo stesso piano carcerieri e prigionieri è una lettura inaccettabile del mondo carcerario, né prima della situazione emergenziale, né tanto meno dopo tutto quello che è successo e sta succedendo. Confondere i piani di chi tiene le chiavi delle celle in cui sono reclusi e recluse, i nostri amici, compagni, famigliari non ci sta bene. Perché se come dice l’Aliprandi i detenuti sono le persone che consumano nella media più tabacco forse sarebbe da chiedersi perché una persona reclusa preferisce spendere per il tabacco che per del cibo migliore e più sano. Il carcere logora i nervi e la mente e a volte il tabacco aiuta a rilassarsi un minimo. Che questi soldi finiscano nelle tasche di uomini e donne che hanno massacrato i nostri cari ebbene per noi è una presa in giro bella e buona per non dire peggio.

Se c’è antagonismo tra “tra guardie e ladri”, non è questione di caricatura all’italiana come si vedono in alcuni vecchi film, bensì una questione etica. Non è tempo per la fratellanza per queste parti in causa.

Qui l’articolo de Il Dubbio:

https://www.ildubbio.news/2020/04/22/cosi-detenuti-fanno-ottenere-sussidi-e-riborsi-agli-agenti/

https://evasioni.info/2020/04/23/non-fa-ridere/

Rovereto – Danneggiate vetrate Allianz in solidarietà con gli arrestati di Torino

Apprendiamo dai quotidiani locali che, nella notte tra il 21 e il 22 aprile, ignoti hanno danneggiato le vetrate di un’agenzia Allianz a
Rovereto. Lasciata sul posto la scritta: “Libertà x arrestati a Torino Allianz=guerra”. Visto che i giornalisti definiscono “indecrifabile” il collegamento fra Allianz e guerra, abbiamo fatto una rapida ricerca, trovando che la società di assicurazioni finanzia la produzione dei carri armati Leopard 2. Indecifrabile? Nello stesso articolo si parla di scritte contro la rete 5G apparse in città nei giorni precedenti.

Rovereto: Danneggiate vetrate Allianz in solidarietà con gli arrestati di Torino

Berlin – Knastprofiteure angezündet

Praktische Solidarität mit den Angeklagten der Prozesse in Hamburg und den rebellierenden Gefangenen
Die Verfahren wegen G20 in Hamburg gehen weiter, das Parkbank Verfahren geht weiter. Knisternd brennen in Berliner Corona Nächten die Fahrzeuge der Knastprofiteure. Das ist nur das Mindeste was zu tun ist, angesichts der Aufstände der letzten Wochen in vielen Knästen weltweit:

9. März, Aufstände in 27 italienischen Knästen, mindestens acht Gefangene getötet, davon sechs in Modena.
Mitte März, Unruhen in mehreren spanischen Knästen, u.a. in Brians.
19. März, Aufstand im Knast von Santiago/Chile.
Seit 21. März, Aufstände in 13 columbianischen Knästen, 23 Gefangene getötet, zahlreiche Ausbrüche.
23. März, Ausbruch von 9 Gefangenen im Frauenknast von South Dakota, USA.
Ende März, Anfang April, massive Revolten und Ausbrüche in iranischen Knästen.
6. April, Meuterei im Knast von Córdoba, Argentinien.
Ausschreitungen im Knast von Qoubbeh, in Tripoli/Libanon.
9. April, Meuterei in Irkutsk, Russland.
Mitte April, Streik im Knast von Korydallos, Rebellion im Frauenknast von Eleonas, Griechenland.

Am 18. April brannte ein Transporter von GA tec am Falkplatz in Prenzlauer Berg und drei Tage später einer Fahrzeug von Eurovia Vinci am Bahnhof in Lichtenberg, GA tec gehört zum sodexo Konsortium, betreibt Privatknäste in England und ist in Deutschland Teil der Abschiebeindustrie. Eurovia Vinci baut Knäste sowie andere menschenfeindliche Projekte und betreibt mit Toll-Collect eine private Überwachungsagentur. Beide Firmen werden regelmäßig weltweit angegriffen und bieten sich daher als nachhaltiges Angriffsziel an.

Anonyme Autor*innen haben in dem Papier „Ein paar stadtpolitische Gedanken in Zeiten des technologischen Angriffs“ – Autonomes Blättchen #40, richtig erkannt, dass die unterschiedlichen Städte im Wettbewerb um Standorte neuer Technologien und entsprechendem Image zueinander stehen. Weiterhin wollen sie das weitere taktische Vorgehen bestimmen und schlagen vor, den Widerstand auf einzelne Akteur*innen zu fokussieren. Konkret soll es gegen Tesla, Google, Zalando und Amazon gehen. Eine Stärke der Kampagne gegen DHL war, dass die Fahrzeuge überall herum stehen. Auch im Vorfeld von Castor Transporten war es easy DB und Vattenfall Fahrzeuge zu ernten. Die Schwäche militanter Kampagnen war schon immer ihr schleichendes Ende, bevor der Gegner in die Knie geht; mit wenigen Ausnahmen (NOlympia 1993 oder Frank Henkel 2016). Kampagnen laufen aus, weil die Ziele knapp werden, weil andere Themen wichtiger werden oder weil es zu riskant erscheint.

Mit der Tech- Industrie als primäres Interventionsfeld sind die Grenzen militanter Kleingruppen schnell erreicht, die der offenen Gruppen nicht. Die Ergänzung verschiedener Widerstandsebenen benötigt selbstbewusste offene Strukturen, die sich nicht von Angriffen distanzieren. Und die Bereitschaft zu einer kontinuierlichen aber asymmetrischen Praxis der klandestinen Zusammenhänge. Projekte wie die Berliner Liste vor einigen Jahren, lassen sich endlos fortschreiben und sind immer aktuell. Die Kunst besteht darin, sich weder durch Beliebigkeit bei der Auswahl der Ziele zu verzetteln bzw. wie es der o.g. Text bezeichnet, nicht zielführend zu sein, noch berechenbar zu werden.

Das Image der Stadt Berlin leidet darunter, wenn Firmen ihren Mitarbeiter*innen die Fahrzeuge nicht mit nach Hause geben können. Unsicherheit ist unser Faktor. Viele Funken erhöhen die Chance auf einen Steppenbrand. Die Tech- Industrie bleibt nur virtuell ohne die Firmen, die ihre Tempel bauen, sie bewachen, die Überflüssigen aussondern. Somit geht unser Vorschlag von einem leicht nachmachbaren Störfeuer auf die ganze Breite der stadtpolitischen Akteur*innen aus, nach für sie unvorhersehbaren Bestimmungen alles anzugreifen, was zum Funktionieren ihrer Art von Stadt notwendig ist.

Freiheit und Glück den Gefangenen – Verwesung den Profiteuren der Knastgesellschaft!

Autonome Gruppen

https://de.indymedia.org/node/78487

Berlin (Germany) – Autonomous Groups arson campaign against prison profiteers continues

Practical solidarity with the defendants of the trials in Hamburg and the rebellious prisoners.
The proceedings concerning the G20 in Hamburg are continuing, the Park Bench 3 proceedings are continuing. The vehicles of the prison profiteers burn with a crackling sound during Berlin’s Corona Nights. This is the least that can be done, considering the riots in many prisons around the world in recent weeks:

March 9, riots in 27 Italian prisons, at least 8 prisoners killed, 6 of them in Modena.
Mid-March, riots in several Spanish prisons, including in Brians.
Since March 31, riots in 13 Colombian prisons, 23 prisoners killed, numerous escapes.
March 23, 9 prisoners escape from South Dakota Women’s Prison, USA.
Late March / early April, massive revolts and breakouts in Iranian prisons.
April 6, mutiny in Cordoba prison, Argentina.
Riots in the prison of Qoubbeh, in Tripoli / Lebanon.
April 9, mutiny in Irktutsk, Russia.
Mid-April, strike in Korydallos prison, rebellion in Eleonas Women’s Prison, Greece.

On April 18th, a GA Tec van was torched a Falkplatz in Prenzlauer Berg and 3 days later a Eurovia Vinci vehicle was torched at Lichtenburg station. GA Tec is owned by the Sodexo Consortium, operates private prisons in England and is part of the deportation industry in Germany. Eurovia Vinci builds prisons and other humane projects and operates Toll-Collect, a private surveillance agency. Both companies are regularly attacked around the world and therefore offer themselves as sustainable targets.

Anonymous authors correctly recognized in the paper “A few thoughts on urban policy in times of technological attack” – Autonomes Blättchen #40, that different cities are competing with each other for locations for new technologies and the corresponding image. Furthermore they want to determine further the practical approach and suggest focusing the resistance on individual actors. Specifically they want to oppose Tesla, Google, Zalando and Amazon. One strength of the campaign against DHL was that their vehicles were parked everywhere. Even in the campaign against Castor Transporten, it was easy to find DB and Vattenfal vehicles. The weakness of militant campaigns has always been a creeping end before the enemy kneels; with a few exceptions (NOlympia 1993 or Frank Henkel 2016). Campaigns end because targets become scarce, other issues become more important, or because it seems too risky.

With the tech industry as the primary field of intervention, the limits of militant small groups are quickly reached, those of open groups are not. The addition of different levels of resistance requires self-confident open structures that do not distance themselves from attacks. And the readiness for a continuous but asymmetrical practice of clandestine connections. Projects such as the Berliner Liste a few years ago, can be continued endlessly and are always topical. The trick is not to get bogged down by arbitrariness in the selection of targets, or, as the above text puts it, not to be target-oriented, nor to become predictable.

The image of the city of Berlin suffers when companies cannot give their employees the vehicles they need to get home. Insecurity is our factor. Many sparks increase the chance of a larger fire. The tech industry can only remain virtual without the companies building their temples, guarding them, separating the superfluous. So our proposal is based on an easily imitated riotous arson campaign against the whole range of urban political actors to attack everything that is necessary for the functioning of their kind of city in accordance with methods that are unpredictable for them.

Freedom and happiness for the prisoners – decay for the profiteers of the prison society!

Autonomous Groups

(via Deutschland Indymedia, translated into English by Anarchists Worldwide)

Gambia – Empower the People – Fight Covid-19

Facing the difficulties coming with the COVID-19 outbreak in Gambia for many people, a group of friends came together to raise funds, to sensitize and to help in the material conditions of the people. The Peoples Collective is of and from the people since its not some charitable cause but a mutual sharing of resources between neighbors and likeminded people. We recognize the country is going to be hard hit in the areas of food and basic resource related like sanitation materials; we decided to put our own meager resources together and to call out for help since we can’t cover all of these expenses ourselves.

There will be constant updates on how we are doing with funds and resources. Also how the country is responding to this pandemic. Share the cause widely and help in raising funds to defend the territory of life in The Gambia!

We already delivered food packages to some 80 families and few single person. Beside that we provided some 50 hand washing equipments. For all together we already spent about 250.000 Dalasi, almost 5.000 Euros. To continue the distribution, we need more funds – and this very urgently.

The situation in Gambia will get harder and the virus will spread faster. It is expected that during June and July many people will be infected. To minimize the spread of the deadly virus, we have to act now!

If you like to support, please start your own initiative or contact us:
Email:   thepeoplescollective@riseup.net
Phone/Signal/Whatsapp:   +220 779 14 17

(via The Peoples Collective)

https://anarchistsworldwide.noblogs.org/post/2020/04/23/gambia-empower-the-people-fight-covid-19/

Primero de mayo libertario: ni confinadas, ni amordazadas

Estos primeros meses de 2020 han estado llenos de lucha y insurrecciones alrededor del mundo: desde las protestas en Chile a las constantes manifestaciones en el estado francés, desde los disturbios en Grecia a la lucha en las calles de Méjico. Nos encontramos en un momento donde las diferentes luchas sociales están teniendo eco en las calles, done se están haciendo más fuertes y visibles. Parece que el Estado cada vez presenta más problemas para garantizar la normalidad que tan bién le va para mantener al espectáculo capitalista. I aunque la anhelada revolución global no parece tener cabida en el presente, lo que es indudable es que aún quedan individualidades que, con sus propios medios, mantienen viva la llama de la revuelta y se niegan a dejar sus vidas en manos del Estado.

Por ahora, todos estos acontecimientos han pasado a segundo plano con la crisis sanitaria provocada por el COVID-19, o como se le suele llamar, Coronavirus. El 31 de diciembre de 2019, cuando se reportan los primeros casos de este virus en China, nadie se podía imaginar como se desarrollarían los acontecimientos y ahora mismo también parece bastante difícil imaginarse como terminarán. En ningún caso pretendemos sonar alarmistas ni aumentar la paranoia colectiva, pero sí que creemos importante dar nuestro punto de vista sobre la situación que estamos viviendo.

El control social en tan solos una semana ha aumentado drásticamente y lo peor de todo es que no haya habido ni una mínima respuesta por parte de la población (o almenos esta es la sensación que se ha tenido desde la ciudad de Barcelona). No solo han conseguido que salir de casa pase a ser un acto sancionable si no es para trabajar o “cubrir las necesidades básicas”, sino que lo han hecho sin tener ningún tipo de resistencia. De esta manera también se demuestra, una vez más, que el trabajo es la base fundamental de este sistema y que cualquier lucha que quiera acabar con éste ha de confrontar el trabajo asalariado. Con la información que nos llega es imposible determinar si todas estas “precauciones” tienen algún sentido, pero tampoco tenemos que olvidar que la ciencia siempre ha estado al servicio del Poder y éste la ha utilizado siempre para conseguir aquello que buscaba en cada época. También queremos remarcar que estas medidas hacen que la figura del Estado pase a ser, almenos en las mentalidades de la población, el protector de las ciudades

Así las cosas, la situación de la gente trabajadora y precaria también ha quedado gravemente afectada, ya sea por los ERTE’s o por no poder cobrar el salario para pasar el mes (ya sean personas con contrato o sin). Con todo esto también es importante destacar las subvenciones que el Estado da a las empresas privadas y la carga económica que esto supone.

Lo importante ahora es analizar quién se beneficia de todo esto y quién pagará las consecuencias. El sistema económico se basa en la inversión, el consumo y la explotación de lxs trabajadorxs y de los recursos naturales pero esta vez se esta muriendo y lo llevan directamente a otra crisis con la excusa de la pandemia. Cuando todo esto se produzca nos veremos dirigidxs por nuestros representantes elegidos “democráticamente” hacia innumerables reformas impuestas por la Unión Europea que únicamente buscan la salvación de las oligarquías y el empobrecimiento de nuestras vidas. Con todo esto queda claro que posición hemos de tomar nosotrxs y que alternativas nos quedan.

Con el panorama actual nosotrxs optamos por la autoorganización, el apoyo mutuo y la confrontación: que aunque no hayamos generado esta crisis, la responsabilidad de solucionarla recae sobre nosotrxs y no en el Estado. Por lo tanto, este podría ser un buen momento para demostrar que la solidaridad en nuestro discurso no es una palabra vacía . Demostremos que la vida sin Estado no solo es posible, sino necesaria.

Este 1 de Mayo, con el estado policial imperante seguramente no podremos salir a las calles en manifestación como otros años, pero eso no ha de ser un impedimento para llevar a cabo acciones contra el Estado, el Capital,en solidaridad con lxs presxs en lucha…
ATENTXS A POSIBLES CONVOCATORIAS
Primero de Mayo ¡¡SEÑALEMOS A LOS CULPABLES !!

 

http://barcelona.indymedia.org/newswire/display/530438

Premier mai libertaire: ni confiné-e-s ni baillôné-e-s !

Ces premiers mois de 2020 ont été remplis de lutte et d’insurrections
dans le monde : des protestations au Chili aux manifestations constantes
dans l’état français, des émeutes en Grèce à la lutte dans les rues de
Mexico. Nous nous trouvons à un moment ou les différentes luttes
sociales ont des échos dans les rues, ou elles se font plus fortes et
plus visibles. Il semble que l’État a toujours plus de problèmes à
garantir la normalité qui lui sert aussi à maintenir le spectacle
capitaliste. Et bien que la révolution globale ne semble pas avoir de
place présentement, il est incontestable qu’il reste encore des
individualités qui, avec leurs propres moyens, maintiennent vivante la
flamme de la révolte et refusent de laisser leurs vies aux mains de l’État.

Pour l’instant, tous ces événements sont passé au second plan avec la
crise sanitaire provoquée par le COVID-19, ou comme on l’appelle, le
Coronavirus. le 31 décembre 2019, lorsqu’il est fait mention des
premiers cas de ce virus en Chine, personne ne pouvait imaginer comment
les choses allaient se dérouler et maintenant même il semble encore
assez difficile de s’imaginer comment cela va finir. Nous n’avons
surtout pas l’intention d’être alarmistes ni d’augmenter la paranoïa
collective, mais nous pensons en revanche important de donner notre
point de vue sur la situation que sommes en train de vivre.

En quelques semaines à peine, le contrôle social s’est accru de manière
drastique et le pire de tout c’est qu’il n’y ait pas eu la moindre
réponse de la part de la population (c’est tout du moins la sensation
que nous avons eu dans la ville de Barcelone). Non seulement ils ont
obtenu que le fait même de sortir de chez soi puisse être sanctionné,
sauf si c’est pour travailler ou pour “subvenir aux nécessités de base”,
mais ils l’ont fait sans se heurter aucune sorte de résistance. Ainsi il
est une fois plus démontré que le travail est le pilier fondamental de
ce système et que toute lutte voulant en finir avec ce dernier doit se
confronter au travail salarié. L’information qui nous parvient ne nous
permet pas de déterminer si toutes ces “précautions” ont un sens, mais
nous ne devons pas non plus oublier que la science a toujours été au
service du Pouvoir et que celui-ci l’a toujours utilisée pour obtenir ce
qu’il recherchait à chaque époque. Nous voulons aussi faire remarquer
que ces mesures font en sorte que la figure de l’État deviennent, au
moins dans les mentalités de la population, le protecteur des villes.

Ainsi vont les choses, la situation des personnes qui travaillent et des
précaires a également été gravement affectée, que ce soit à cause des
ERTE’s ou parce qu’elles ne peuvent pas toucher de salaire pour arriver
au bout du mois (que ce soient des personnes avec un contrat ou pas). Il
est aussi important d’ajouter à tout cela les subventions que l’État
accorde aux entreprises privées et la charge économique que cela implique.

Ce qui importe maintenant, c’est d’analyser à qui tout cela profite et
qui en paiera les conséquences. Le système économique se base sur
l’investissement, la consommation et l’exploitation des travailleureuses
et des ressources naturelles, mais cette fois il est à l’agonie et et
ils l’amènent directement à une autre crise avec l’excuse de la
pandémie. Quand tout cela se produire, nous nous verrons dirigé-e-s par
nos représentants élus “démocratiquement” vers d’innombrables réformes
imposées par l’Union Européenne visant uniquement à sauver les
oligarchies et à appauvrir nos vies. Tout cela rend clair quelle
position nous devons prendre et quelles alternatives il nous reste.

Vu le panorama actuel, pour notre part, nous optons pour
l’auto-organisation, le soutien mutuel et la confrontation: bien que
nous n’ayons pas provoqué cette crise, la responsabilité de la résoudre
retombe sur nous, pas sur l’État. Par conséquent, cela pourrait être un
bon moment pour démontrer que la solidarité dans notre discours n’est
pas un mot creux . Démontrons que la vie sans État est non seulement
possible, mais aussi nécessaire.

Ce 1er Mai, avec l’état policier en vigueur, nous ne pourrons
certainement pas sortir dans les rues faire des manifestations comme les
autres années, mais cela ne doit pas empêcher de réaliser des actions
contre l’État, le Capital, en solidarité avec les prisonnier-e-s en
lutte …

ATTENTION À DE PROCHAINS APPELS
Premier Mai INDIQUONS LES COUPABLES !!

Turin (Italy) – Addresses of the arrested in Giulio Cesare street

The four comrades arrested yesterday [April 19, 2020] in Giulio Cesare street (Turin) are in “Le Vallette” prison on charges of aiding and abetting, resisting a public officer and causing injury. They are all fine and at the moment we still don’t know exactly when the hearing to validate the arrests will be scheduled. For those who would like to write or send them a telegram or a letter, here are the names and addresses.

Daniele Altoè, Giordana Laera, Maria Francesca Giordano, Samuele Cattini
C. C. “Lorusso e Cotugno”
via Maria Adelaide Aglietta 35
10151 Torino
Italy

FREEDOM FOR EVERYONE

(it-en) Torino, Italia: Indirizzi degli arrestati in corso Giulio Cesare (19/04/2020)