https://www.facebook.com/situazionisovversivevaldinoto/
https://sovversivivaldinoto.altervista.org/
riceviamo da chi ha ricevuto la lettera e pubblichiamo su richiesta di Mauro
Lettera di Mauro Rossetti Busa del 20 aprile dal carcere di Agrigento
….la mia aspirazione è sempre stata fondata sull’ideale sul “comunismo anarchico” soprattutto negli anni addietro dove sono sempre stato convinto che il vero nostro nemico è sempre stato il capitalismo anche se devo dire che il capitalismo non è mai stato l’unico nemico ma il suo affidabile stato.
Lo stato l’ho sempre considerato un’idea, un forte alleato del capitalismo dove allo stesso momento trae da esso le proprie forze. Fino a quando continuerà ad esserci/esistere il capitalismo e il suo alleato stato continueranno ad opprimere il proletariato, gli oppressi, i disoccupati, gli operati.
Per queste ragioni il “comunismo-anarchico” è anche un anarchismo rivoluzionario che dovrebbe portare azioni individuali e di conseguenza violenta perché a mio avviso sarebbero importanti e necessarie.
Le azioni compiute individualmente comprese quelle compiute dalla masse dovrebbero rafforzare attraverso la violenza con azioni individuali l’intero movimento e si cesserebbe di aspettare.
Devo anche dire che gli oppressi, disoccupati e operai continuando ad accettare di stare sottomessi non hanno sempre fatto altro che formare sempre più una classe distinta e nemica.
….anche se non posso nascondere che sono sempre stato favorevole a ricorrere alla violenza….lotta armata.
Forse miei cari compagni molti di voi non condivideranno questo mio contestuale pensiero ideologico politico, mi riferisco a quanto ho espresso sulla lotta armata.
Il corso degli anni mi ha portato a credere con pieno convincimento che attuare/ricorrere alla lotta armata è l’unico modo per contrastare il capitalismo e il suo alleato…stato.
Vi ringrazio delle vostre attenzioni e della vostra solidarietà politicamente abbracciando tutti-e quei compagni-e che mi hanno conosciuto di persona e chi mi ha conosciuto per corrispondenza.
Questo non vuol dire addio al mio passato presente e futuro, è per comunicarvi che ho intrapreso un altro percorso, quello del “comunismo anarchico” e che l’anarchia in generale è sempre stata rivoluzionaria e ha sempre praticato la lotta armata fino dagli anni della sua nascita.
Mi scuso con tutti-e voi di questo mio silenzio che non è dovuto a me ma alla censura.
Carcere di Agrigento
20-04-2020
Rossetti Busa Mauro
Allargo i miei saluti ai miei amici compagni in regime AS2 a Terni.
https://roundrobin.info/2020/05/lettera-di-mauro-rossetti-busa/
“Noi siamo due detenuti da mesi buttati in una sezione di isolamento “Sud” della Casa Circondariale Pagliarelli (Palermo) senza nessun provvedimento giudiziario che lo giustifichi: Carmine Lanzetta (AS3) da Gennaio in isolamento continuo totale iniziato con l’isolamento disciplinare per 10 giorni che tutt’ora continua. Davide Delogu, anarchico sardo, da Febbraio in isolamento continuo per motivi di ordine e sicurezza per cui non si dovrebbero fare oltre i 15 giorni, viene trattenuto in ostaggio dalla vendetta dell’isolamento bianco. Tutti e due non ci pieghiamo all’annientamento con cui ci vorrebbero i nostri aguzzini e lottiamo affinchè questa miseria infernale di questa sezione infame venga chiusa con il conseguente trasferimento. In una metà della sezione ci siamo noi due in celle senza nulla, distanti l’uno dall’altro. Nell’altra metà vengono messi i detenuti in quarantena precauzionale e tutti quanti usiamo l’unica stessa doccia e telefono. Siamo diventati perciò le loro cavie. Qualcuno anche prima di noi ha cercato di fare denuncia in procura e reclamo al magistrato, ma vengono bloccate o fate sparire. Questi non rispondono neanche alla PEC di denuncia dei nostri avvocati, approfittando dell’emergenza del Covid per cui non possono entrare in prigione per farci visita. Siamo in una sezione di isolamento che era stata abolità già dal 2000 per la disumanità ivi incarnate e che ancora pongono in essere. Le celle non hanno niente, prive di tutto: TV, radio, porta del bagno, f inestra, stracci, scope e bastoni per pulire, l’acqua calda con un mini lavandino sempre tappato, un passeggio cubicolo privo di bagno, ma non di escrementi di ogni tipo su cui non ci dilinguiamo oltre. Ci fanno abusi di ogni tipo senza mai farci sottomettere, ma non cambia comunque l’antifona. Chi detiene il potere di questo carcere sono persone pericolose a cominciare dal Comandante Rizzo che si sente onnipotente e da tutti i gerarchi che continuano a infierire, come il vice-direttore che infligge con naturale facilità isolamento disciplinare pur sapendo in quali condizioni non umane li sbatte dentro. E la direttrice Francesca Vezzana è corresponsabile di tutto ciò. Tutto questo deve finire e pretendiamo la chiusura di questa sezione di isolamento “Sud” e nostro trasferimento in altro carcere. Perciò da oggi, 14 Maggio 2020, iniziamo lo sciopero del vitto, rifiuto di recarci nei cubicoli e passeggi indegni e inventandoci come fare battitura ogni giorno per 20-30 minuti. Iniziamo in via permanente lo sciopero, per ora evitiamo lo sciopero della fame e della sete per tenerci in forza quando faremo forme di lotta più incesive, dato che non andremo molto lontano limitandci a queste, così da affrontare le squadrette che qui abbondano, per ottenere quello che vogliamo fino alla fine. Seguiranno aggiornamenti.
Prigionieri isolamento “sud” – CC Pagliarelli (Palermo)
Carmine Lanzetta
Davide Delogu
https://roundrobin.info/2020/05/aggiornamento-su-davide-delogu-sciopero-del-carello/
Mi rendo conto che può sembrare strampalato ricevere la lettera di un virus, ma dal momento che continuate a nominarmi, ho pensato anche io di dire la mia. Me ne stavo tranquillo per conto mio in una bella foresta, convivevo con altri animali e non avevo creato alcuna pandemia. Certo in natura le cose non sono così regolari, la natura è profondamente selvaggia, però vi è un certo equilibrio di fondo secondo cui le cose procedono. Poi, voi umani, anzi alcuni di voi, hanno iniziato a deforestare, a tagliare alberi, in maniera disastrosa. Non potevo crederci. Veder buttare giù tutti quegli alberi! Così sono entrato in contatto con animali a voi più vicini. Li tenete ammassati, rinchiusi, li trattate come fossero scarpe. Li ingozzate di medicinali e poi li mangiate a chili. Che strana civiltà che siete! Avrei preferito non entrare in contatto con loro, ma voi, o alcuni di voi, gli specialisti, da alcuni decenni, più o meno dagli anni ’70, con quella che avete chiamato “rivoluzione verde” hanno convinto molti che bisognava allevare gli animali e la terra in maniera intensiva. Industrie vere e proprie che si espandono sempre più. Per poter far mangiare tutti questi animali che ormai sono più degli umani, dovete sottrarre terre agli altri esseri viventi e a voi stessi e così deforestate. Perverso! Inoltre questi allevamenti inquinano tantissimo e questo peggiora la vostra vita e vi fa ammalare. Che strana civiltà che siete!
Così, probabilmente, attraverso gli animali, sono entrato in contatto anche con gli esseri umani, che se la menano tanto ma poi non è che siano tanto diversi dai virus! Molta gente è morta! Anche in questo caso, non potevo crederci. Ho visto metropoli ammassate e inquinate, e la mia circolazione è stata più veloce. E nonostante ciò, chi vi comanda, ha continuato a tenere le fabbriche aperte comprese quelle di armi! E allo stesso tempo vi impediva di fare una passeggiata al parco, o in montagna, o al mare anche da soli.
Vi impediva di prendere sole, di prendere aria, di rinforzare le vostre difese immunitarie. E molti di voi gli hanno dato pure ragione. Che strana civiltà che siete!
Vi hanno fatti stare in casa, a trangugiare paura e numeri, a terrorizzarvi facendovi vedere solo morte e malattia. Vi hanno vietato di incontrare le persone a cui tenevate. Qualcuno è rimasto da solo e ha preferito andarsene via da questo mondo assurdo senza più contatti umani. Vi hanno riempito la testa sulla mia pericolosità e poi hanno “dimenticato” di fornire tutte le protezioni adeguate a chi entrava in contatto con me. Li conoscete no? Medici, infermieri, ecc. Hanno continuato a dire che ad ammalarsi erano soprattutto gli anziani e anziché proteggerli, soprattutto quelli che si trovavano nelle strutture residenziali, li hanno abbandonati o non sono riusciti a tutelarli. Hanno trasformato un problema sanitario in una guerra con tanto di sceriffi , militari, checkpoint, repressione; vi hanno colpevolizzati e criminalizzati e considerati degli inetti.
E i bambini e i ragazzi! Quanta tristezza ho provato nel vederli rinchiusi in casa, i bambini che sono argento vivo, per fortuna! Neanche una parola per loro, sacrificati con disprezzo, anzi un po’ vi stavano pure sulle palle, perché li credevate subdoli portatori di contagio. In fondo, non ho capito tutta la vostra paura di morire. Come se la morte prima non ci fosse, come se non ci siano cause di morte ancor più letali di me (vi dice qualcosa l’inquinamento?). Non ho capito perché secondo voi, per paura di morire, bisogna rinunciare a vivere. Mi sembra che così morirete due volte!
Forse perché accumulare merci, in fondo non vi rende felici, e se non è la felicità il vostro scopo, che tipo di vita conducete? Che strana civiltà che siete! Vi ricordate la bomba atomica? Ha annientato migliaia di persone con effetti devastanti. È stata realizzata da un progetto di ricerca. Qualcuno ha pensato che quella sia stata la fine dell’umanità. Che in quel modo l’essere umano si sia dato la zappa sui piedi per sempre, non essendo più in grado di prevedere gli effetti di tutte le sue azioni. Oggi qualcuno dice che io possa essere uscito da un laboratorio. Vi ho detto all’inizio come è andata secondo me, ma mi preme dirvi che ci sono uomini e donne che lavorano per distruggere l’umanità e gli altri esseri viventi, non per favorirla, né per proteggerla, né per farla stare bene. Agiscono per indebolirla, sottometterla, renderla schiava, farla ammalare e poi curarla, all’infinito. Agiscono solo per ricavare un profitto, da ogni cosa, da ogni aspetto della vita, della morte, della natura. Si chiamano Economia, Finanza, Stato, Tecnocrazia o Scientocrazia e nonostante sembrano invincibili, perché protetti da un gran numero di guardiani, compresi quelli che vi hanno fermato in questi mesi, non lo sono affatto. Ci sono stati periodi nella storia, in cui hanno tenuto completamente in scacco l’umanità, altri in cui il terrore che hanno seminato gli è stato restituito. Vorrebbero che voi foste solo carne da macello, pezzi di ricambio. Altro che siamo tutti sulla stessa barca! Ma voi siete esseri viventi, come gli animali, le piante, non robot, come vorrebbero farvi diventare e fortunatamente non siete del tutto prevedibili come algoritmi. Forse, una possibilità che avete è quella di non ammalarvi più. Ma non di corona virus; credo che se non si correrà ai ripari, smettendo di inquinare, devastare la natura, accatastare le città, spostarsi con velocità da una parte all’altra del mondo, costruire macchine, macchine, macchine, altri virus, come me torneranno.
E non ci sarà vaccino che tenga. Quando avrete riconosciuto il virus dell’autorità e del profitto, e lo avrete isolato e debellato, allora si, forse avrete ancora la possibilità di abitare questa terra e, chissà, anche di essere felici!
Covid – 19
Le mani avanti
Ieri mattina le nostre sveglie sono state sostitute da un tam tam di mail, messaggi e telefonate.
Una prassi che conosciamo purtroppo bene ma a cui i nostri cuori non riescono comunque ad abituarsi, una prassi che accompagna l’arrivo di una nuova operazione repressiva.
Gli immancabili ROS hanno dato seguito all’ennesima indagine per 270bis, questa volta contro le compagne e i compagni di Bologna. Il nome scelto è “Ritrovo” e le tempistiche sono state spiegate dai principali giornali come finalizzate al prevenire lo scoppio di malcontenti sociali in vista della ripresa post covid-19.
Delle accuse specifiche non ci interessa parlare perché chi si rivolta contro questo sistema di ingiustizie, fatto di controllo, carcere e CPR, repressione e capitalismo spinto all’ennesima potenza, ha tutta la nostra solidarietà.
Ci preme sottolineare che nonostante le modalità repressive non siano per nulla nuove, queste mani avanti dello Stato per evitare che il malcontento sociale esploda sono l’ennesima riprova della bassezza alla quale può giungere.
Ci interessa invece dire a gran voce che al fianco dei compagni e delle compagne arrestate e sottoposte a misure ci siamo anche noi.
Come al nostro fianco sono stati loro, magari in strada, magari su un argine, magari davanti ad una rete, magari in un campeggio, magari in una campagna, magari con uno scritto, magari con una riflessione.
Anche se dall’altra parte del mare, anche senza conoscerci direttamente, sappiamo che nei loro sguardi ci riconosceremmo, ci siamo riconosciute e ci riconosceremo di nuovo.
Potranno anche cercare di togliere dalle strade di Bologna compagne e compagni che lottano ogni giorno con generosità, ma questo non fermerà la voglia, nostra e di altri, di continuare a trovare nuove vie per i nostri desideri, repressione dopo repressione.
Saremo ancora lì, con le nostre di mani, avanti, protese verso chi, come noi, non smetterà di avere rabbia in corpo.
Solidarietà alle compagne ed ai compagni colpiti dall’operazione Ritrovo, libertà per tutte e tutti.
Kuntra sa prepotentzia de s’istadu feus kumente s’ortigu*
Kasteddu,
Maggio 2020.
* Facciamo come la quercia da sughero, che nel corso dei secoli per proteggersi dagli incendi che
imperversano nelle torride estati sarde ha sviluppato una corteccia ignifuga, fatta appunto di sughero, che
le permette di non soccombere sotto il calore delle fiamme.
Così come le querce resistono agli incendi rigermogliando alle prime piogge autunnali, noi auspichiamo una
resistenza diffusa preparandoci al germogliare della ribellione.
Contro l’ennesimo 270bis, solidarietà da Cagliari
13 maggio, ore 02:00 i ROS suonano ai citofoni di numerose case, la maggior parte a Bologna. E’ appena scattata l’operazione “Ritrovo”. Per alcuni le notizie saranno brutte, arresto, per altri un po’ meno, misure cautelari alternative.
Prima dell’alba si inizieranno a fare i conti che con le luci del mattino diventeranno chiari. 7 misure cautelari in carcere e 5 obblighi di dimora, di cui 4 con l’obbligo di firma quotidiano, xx perquisizioni, fra cui anche il circolo Tribolo.
Il reato contestato è l’ormai abusato 270bis “associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”.
Come da prassi degli ultimi anni gli arrestati sono stati divisi in varie prigioni e nessuno a Bologna.
Il fatto che sembra tenere in piedi l’indagine è un attacco incendiario avvenuto nel dicembre 2018 a dei ripetitori a Monte Donato, dove furono gravemente danneggiate delle antenne di emittenti televisive e di alcune ditte specializzate in intercettazioni.
Nell’indagine appaiono anche fatti di rilevanza penale inferiore, come dei danneggiamenti avvenuti nel corso di cortei e imbrattamenti vari.
Inoltre è ricostruita la partecipazione attiva degli indagati alle iniziative di solidarietà sotto il carcere della Dozza del marzo scorso durante le rivolte contro le misure anti-covid. Per chi non se lo ricordasse poco prima del lockdown generale ci furono delle giornate di rivolte violentissime dentro le carceri di mezza Italia, i prigionieri preoccupati dei rischi del contagio e dell’inefficienza totale della sanità carceraria si ribellarono, devastando intere strutture. Il costo fu fra i più salati degli ultimi decenni, i prigionieri morti furono ben 15.
L’accusa si completa includendo nel faldone le iniziative e l’interesse da sempre portato avanti con generosità ed efficacia contro la macchina delle espulsioni, i lager per migranti e in generale le politiche dello stato in materia migratoria.
Ovviamente il tutto è stato condito da intercettazioni ambientali, ottenute con microspie infilate nell’intimo delle vite degli indagati, utili più che altro a tracciare profili psicologici, a infarcire migliaia di pagine di faldoni altrimenti rinsecchiti dalla pochezza di notizie interessanti che gli inquirenti riescono a ricavare nonostante le incredibili risorse economiche, scientifiche e umane che hanno a disposizione.
Non avendo letto il faldone non abbiamo quindi notizie precise, ci fermiamo a queste prime fonti giornalistiche e ai racconti riportatici dai compagni emiliani che abbiamo potuto contattare, per provare a tracciare alcune analisi di base che sono sufficienti a riscontrare preoccupanti similitudini nei meccanismi repressivi dello Stato.
La necessità repressiva
Lo Stato può essere visto come un’enorme matriosca, che per quanto riguarda i temi di queste righe contiene il Ministero dell’Interno, le varie prefetture, questure, procure, digos, sbirri ecc.
Questo è l’apparato di controllo, repressivo, che di questi tempi più che mai vive dell’assoluta necessità di portare a casa dei risultati, che per questi signori hanno un solo nome: arresti, o in seconda opzione indagini.
In una fase storica di impoverimento, di pressione sulle frontiere, crollo del welfare, lo Stato chiede all’apparato repressivo di prevenire, ancora più che di curare, qualsiasi eruzione di rabbia e tensione sociale. I mezzi a disposizione di questo obiettivo sono infiniti, soldi a palate, tecnologia di ultima generazione e tutti gli uomini che servono. L’esatto opposto ad esempio di quello che lo Stato mette a disposizione della sanità.
Ma ad avere una sanità efficiente non ci salvi uno Stato dal conflitto di classe.
Quindi ecco che le energie spese in questo campo devono dare risultati, sia come evidenza del valore degli investimenti sia come deterrente per chi sta pensando di alzare la testa e iniziare a tirare le pietre al posto della cinghia.
Terrorismo come grimaldello
Recentemente – a conferma della strumentalità di tali operazioni – la maggior parte delle indagini per 270bis non ha superato il vaglio dell’udienza preliminare. Se quindi non ci stupiamo e non ci stupiremo di vedere cadere pomposi castelli accusatori di reati gravi come quello di terrorismo di fronte ai banchi dei tribunali, non ci stupiamo neanche che il terrorismo venga ricondotto anche a delle pratiche di tutt’altra natura, come la solidarietà, l’azione diretta, il sabotaggio, il danneggiamento.
In particolare è prassi degli ultimi tempi quella di inserire nelle indagini per terrorismo a carico di compagni e compagne reati di piazza, rivendicati, svolti sotto la luce del sole, partecipati attivamente da tante persone. Un esempio tra i più lampanti lo abbiamo con l’indagine condotta dal pm Pani qui in Sardegna, che ha basato il teorema accusatorio su cortei, campeggi, tagli alle reti, tutte iniziative pubbliche, di massa, rivendicate da centinaia di persone.
Tale scelta viene compresa andando a leggere cosa prevede l’articolo 270bis, innanzitutto lo sblocco di ingenti somme di denaro per portare avanti le indagini, la detenzione preventiva, la secretazione dell’indagine ed altre conseguenze come il sequestro di locali o mezzi utilizzati dagli indagati, insomma è un ottimo attrezzo nelle mani di sbirri e magistrati.
Inoltre vi è anche l’aspetto mediatico, quando i compagni e le compagne vengono arrestate i giornali titolano “arrestati i terroristi”, “antimilitaristi? No terroristi eversivi”, “smantellata la cellula terroristica anarco-trentina”, di sicuro poi non fanno pubbliche scuse quando i reati vengono derubricati a danneggiamento o i compagni vengono addirittura assolti.
Si criminalizza quindi il dissenso anche nelle forme più lievi e diffuse, col fine di isolare alcuni gruppi, di spaventare i complici e i solidali.
La solidarietà
Potrà sembrare strano ma anche la solidarietà viene inclusa nelle condotte che portano all’accusa di 270bis: una scritta in solidarietà a dei compagni arrestati diventa un danneggiamento aggravato che unito ad altre segnalazioni creano quell’insieme di avvenimenti necessari ad imbastire un indagine per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”.
Ma non solo, andare fuori da un carcere in fiamme a sostenere con urla e striscioni i prigionieri viene ritenuto un fatto gravissimo, anch’esso inseribile (e inserito) nelle indagini dell’operazione “Ritrovo”, ma fatti simili li abbiamo ritrovati nelle operazioni Renata e Lince solo per fare degli esempi.
La corrispondenza con i detenuti viene anch’essa inclusa in queste indagini e diventa quindi poi materia per allungare il brodo.
Inserire varie pratiche di solidarietà dentro le indagini per terrorismo ha l’amaro duplice sapore del reprimere chi le fa e intimidire chi le vorrebbe fare, magari proprio per chi è stato arrestato per averle fatte.
Il tentativo di isolare le pratiche, ridurle ulteriormente in una fase in cui sono già ai minimi storici è uno degli obiettivi dichiarati dello stato e dei suoi aguzzini.
La rivendicazione e la propaganda
Se c’è una cosa che proprio le istituzioni e lo stuolo di benpensanti che le difendono non possono accettare è la difesa pubblica di azioni e pratiche esplicitamente illegali, ma per noi giuste e necessarie. Parliamo di sabotaggi, imbrattamenti, latitanza, clandestinità, blocchi, occupazioni e via dicendo. Oramai anche semplicemente far parte di un gruppo di compagni, frequentare assemblee e momenti pubblici, è un buon presupposto per finire nelle pagine di inchiesta.
Pm e sbirri stanno forzando la mano a più non posso per convincere l’opinione pubblica, ma specialmente i giudici, del nesso di causalità per cui chi si dice d’accordo a un fatto, un’azione o una scelta ne è in qualche modo responsabile. Non è importante che un fatto sia successo o che sia rivendicato, non servono neanche prove schiaccianti, è sufficiente un profilo indiziario (e per questo ci sono le centinaia di ore di intercettazioni e pedinamenti) e che ci sia un gruppetto di compagni che sostiene che è giusto prendersela con i responsabili dello sfruttamento del pianeta.
Anche per questo abbiamo organizzato la Fiera dell’editoria sovversiva a Cagliari a gennaio di quest’anno, per provare a difendere pubblicamente la pubblicistica e la propaganda sovversiva e indipendente. Visto il clima c’è da aspettarsi che alcuni di quelli che l’hanno organizzata o hanno partecipato se la ritroveranno nelle accuse delle prossime indagini.
Il momento
Un aspetto specifico, che capiremo col tempo che effetto produrrà, è il momento che è stato scelto per eseguire questi arresti. La fase 2 della lotta al Coronavirus.
Lo stato comunica in modo neanche troppo subliminale che non ci sono pause per la repressione, neanche quando il virus ammazza e l’economia rischia il collasso.
Anzi gli arresti vengono sfacciatamente spacciati come “necessari” in un momento di crisi come questo, in un noto giornale di Bologna si può infatti leggere: “proprio in questo senso le misure cautelari, sottolineano i carabinieri, assumono una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, derivati dall’emergenza Coronavirus, possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta antistato”.
Che dire? La repressione non è certo una novità, e rischiamo che la ristrutturazione socio-economica post pandemia si fondi ancora di più sul controllo e la sicurezza. Effettivamente se lo Stato non dovesse riuscire ad elargire i finanziamenti che promette potrebbero aprirsi diverse crepe, quindi non stupisce il tentativo di portarsi avanti con il lavoro e cercare di “togliere di mezzo” i pericolosi sobillatori.
Viene arrestato chi durante l’epidemia ha scelto di non sottostare acriticamente alle misure di contenimento imposte, chi ha offerto solidarietà e non ha smesso di lottare neanche quando tutti erano chiusi in casa. Gli arresti di 7 persone giungono in prigioni strapiene dove il rischio del contagio è tutt’altro che superato. Alla faccia delle richieste di indulto e amnistia.
Questi che abbiamo esposto sono alcuni dei punti, scritti velocemente, che abbiamo rilevato nelle operazioni degli ultimi tempi, e in quest’ultima bolognese.
Ci sarebbe molto altro da dire e da approfondire, quello che vorremmo sottolineare maggiormente e su cui vorremmo rilanciare un dibattito e delle pratiche, è la difesa dello spazio di azione, di espressione e di conflitto.
Lo Stato con precisione e violenza sta colpendo tutte le realtà che propongono lotte, organizzazione orizzontale, solidarietà e un’idea di un mondo differente; per fare questo vengono utilizzati tutti i mezzi a disposizione per evitare che queste si possano rialzare in fretta. E purtroppo a volte, almeno in parte, ci riescono.
L’obiettivo neanche troppo nascosto è quello di addomesticarci, di chiuderci in una vita di casa e lavoro – e il lockdown è stato un buon banco di prova – in un mondo di sfruttamento e disuguaglianze.
Non sarà sicuramente l’ultima inchiesta, anzi viste le recenti abitudini questurili non dovremo aspettare troppo per la prossima. Le istituzioni sono decisamente più determinate e debellare il virus della ribellione, altro che covid.
Questi tempi ci parlano di mura e sbarre, di repressione e distanziamento, solo una buona dose di coraggio e determinazione ci può aiutare a superare questi ostacoli, o almeno spingere a provarci.
Esprimiamo la più totale solidarietà nei confronti dei compagni e delle compagne arrestate e indagate, rilanciamo la solidarietà e l’azione con le parole utilizzate per rivendicare l’azione di Monte Donato, fulcro dell’operazione “ritrovo”.
“spegnere le antenne, risvegliare le coscienze, solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati”.
Kuntra sa prepotentzia de s’istadu feus kumente s’ortigu*
Kasteddu,
Maggio 2020.
* Facciamo come la quercia da sughero, che nel corso dei secoli per proteggersi dagli incendi che imperversano
nelle torride estati sarde ha sviluppato una corteccia ignifuga, fatta appunto di sughero, che le permette di non
soccombere sotto il calore delle fiamme.
Così come le querce resistono agli incendi rigermogliando alle prime piogge autunnali, noi auspichiamo una
resistenza diffusa preparandoci al germogliare della ribellione.
https://roundrobin.info/2020/05/comunicati-in-solidarieta-ai-compagni-e-alle-compagne-di-bologna/
Le 30 avril 2020 au soir je décide de mettre fin à mes jours. J’avais préalablement envoyé quelques lettres aux compas espérant qu’illes les reçoivent juste après ma mort.
Je ne voulais et ne veux aucun pathos ni aucune larme. Uniquement une fête flamboyante dans les flammes du réel pourrissant. Un doux rêve, pour partir avec le moins de remords possible.
Les raisons de mon geste sont multiples et entre autre sentimentales, du coup je ne les exposerait pas, pour conserver l’anonymat de la personne concernée.
Donc, le 30 avril au soir j’avale une grosse poignée de somnifères achetés dans la prison contre du tabac. Le 1er au matin mes codétenus n’arrivent pas à me réveiller et alertent les matons. Le Samu arrive et direction le service réanimation de l’hôpital. J’y reste 2 ou 3 jours (c’est flou comme souvenir), puis je suis transféré à l’hôpital psychiatrique de Pau, unité carcérale.
Là bas je suis placé en cellule d’isolement avec une espèce de jupe en kevlar qui tient à peine, avec des scratch. Un machin anti-suicide paraît-il. Je suis isolé 24h/24, aucune sortie, pas de télé, interdiction de lire ou d’écrire, juste une chiotte, un lavabo et un lit. Interdiction de fumer aussi. Une dérogation me permet de fumer 3 cigarettes par jour après les repas, dans une cour intérieure, accompagné par 3 infirmiers-flics. A peine la cigarette finie, retour cellule sous bonne escorte. Voilà mes seules activités.
Franchement, c’est 10 fois plus difficile que le quartier disciplinaire de la prison. Ils appellent ça du soin, j’appelle ça de la torture moyenâgeuse !
Je reste à peu près une semaine dans ces conditions, avant de retourner en transfert dans la prison de Pau. Retour cellule, les potes d’ici acclament mon retour, ça fait plaisir, quelques lettres en attente de compas de l’extérieur achèvent ma mise en bonne humeur. Un café, une clope, et la vie est repartie.
Merci de votre soutien à tou.te.s, pour le coup je me suis dit que j’avais pas le droit de vous abandonner comme ça.
« La révolution générale, je ne sais pas. Je ne sais pas ce que ça veut dire, à quoi ça ressemble. Peut-être on l’a déjà vécu, peut-être ensemble ».
Un compa, un ami.
Damien
prison de Pau, 11 mai 2020
Le 3 mai dernier, les Renseignements Territoriaux et les Services Judiciaires avaient tenu à faire connaître aux lecteurs d’un de leur fidèle porte-parole, Le Parisien, une carte restreinte et arbitraire d’ « incendies et dégradations » accomplis pendant le confinement, et attribués à une imaginaire « mouvance d’ultra-gauche » tout droit sortie de leur étroit cerveau policier, comme nous le soulignions alors.
Depuis une dizaine de jours, quelques précisions sur cette carte sont sorties dans différents quotidiens de la presse régionale, notamment sur plusieurs faits répertoriés dans le sud et le centre du pays. Comme ils n’étaient auparavant pas sortis au grand jour à notre connaissance, c’est avec plaisir que nous les reportons ci-dessous.
Dans le Midi Libre, 16 mai 2020 (extraits) :
* À Montpellier, le 8 avril, quatre voitures d’Enedis sont parties en fumée dans le quartier des Aubes. C’était au milieu de la nuit « et le feu d’un premier véhicule a entraîné l’incendie des trois autres« , indique un policier. L’enquête est en cours, l’hypothèse criminelle semble privilégiée.
* À Alès (Gard), le 20 avril, des boîtiers d’antenne-relais ont été dégradés dans le quartier de L’Hermitage, ce qui a provoqué des coupures de courant. L’acte volontaire ne fait pas de doute.
* Du côté d’Aigues-Vives, toujours dans le Gard, ce sont des câbles d’Orange qui ont été sectionnés le 20 avril. Mais pour les gendarmes, cela pourrait être accidentel. Ces faits auraient été retirés tout récemment de la note du SCRT.
Dans La Nouvelle République, 5 mai 2020 (extraits) :
* Les agents du SCRT voient dans ces incendies et autres dégradations, avec un méfait commis à Bessines, le seul constaté dans la région Nouvelle-Aquitaine, la signature de groupuscules de l’ultragauche… À Bessines, c’est la façade du site d’Eiffage Construction Poitou-Charentes, implanté au n° 8 de la route de La Rochelle, qui a été taguée : c’était dans la nuit du mercredi 8 au jeudi 9 avril, d’après la direction. Son responsable n’est autre que Paul-François Arrighi, également président du Medef en Deux-Sèvres. De la peinture a notamment été prélevée et les expertises sont en cours, l’Institut de recherche criminelle de la gendarmerie nationale étant chargé de les analyser : mais ses spécialistes aident actuellement l’Assistance publique-Hôpitaux de Paris, ou AP-HP, pour réaliser des tests de dépistage du coronavirus. Selon Natacha Rateau, la procureure de la République de Niort, le tag faisait référence aux centres de rétention administrative, qui maltraiteraient les migrants dans l’esprit de son ou de ses auteurs, la société Eiffage étant « considérée, par certains, comme ayant participé aux marchés publics et à leur construction ».
* Dans La République du Centre, 4 mai 2020 (extraits) :
Sur la base d’une note des services de renseignements, le quotidien [Le Parisien] affirme qu’il pourrait s’agir d’actes de sabotage commis par l’ultragauche. Dans le Loiret, deux antennes téléphoniques ont été prises pour cible ces dernières semaines : l’une à Marcilly-en-Villette, le 14 avril, l’autre aux Bordes, dans le Giennois, le 20 avril. La première enquête a été confiée aux gendarmes de la brigade de recherches d’Orléans, la seconde à ceux de la BR de Gien. Mais pour l’heure, la piste politique n’est pas privilégiée.
« Selon la formule consacrée, toutes les pistes sont à l’étude et, en l’état, il n’y a pas de raisons de faire de liens entre ces différents faits, explique le procureur de la République de Montargis, Loïc Abrial. Il peut tout à fait s’agir d’une tentative de vol de métaux qui ont une valeur particulière, comme le cuivre par exemple. Les gendarmes de Gien et d’Orléans sont bien sûr en relation sur ces deux affaires, mais pour l’heure, il n’y a pas de raison de donner une autre dimension à ces faits. » Même commentaire de la part du procureur de la République d’Orléans, Nicolas Bessone, qui confirme que le dossier est toujours géré localement.
descargar Mah jong
El mah jong es un descendiente directo de un antiguo oráculo que hace
miles de años consultaban los adivinos chinos. Cuando los astrónomos
empezaron a registrar las progresiones del Sol, la Luna y los planetas, utilizaron
un mecanismo sencillo, un tablero, para calcular las posiciones de los cuerpos
celestes. El movimiento a través de los cielos se registraba moviendo unos
contadores alrededor de las divisiones del tablero. Este, u otro parecido, es
posiblemente también el origen de juegos muy difundidos, como el parchís, o
la oca. Pero precisamente en el mah jong resultan reconocibles algunos restos
de este origen, como por ejemplo en el hecho de que los puntos cardinales se
encuentren invertidos, ya que se trata de representar un mapa celeste, no
terrestre, o que se repartan trece fichas, que son los meses del calendario
lunar.
Se atribuye tradicionalmente la invención de este juego (similar al
dominó y el parchís) a Confucio, hacia el año 500 antes de nuestra era, a partir
de este oráculo. Al ser Confucio aficionado a la ornitología, se llamó al juego
“gorrión”. Como con muchos otros juegos (por ejemplo el ajedrez o el fútbol),
sufrió modificaciones a lo largo de la historia, siendo el juego inicial que creó,
supuestamente, Confucio, la base de otro posterior que surgió en época de la
dinastía Tang, bajo el reinado de Tai Zong, hacia el 630 de nuestra era. Sin
embargo no hay documentación de este juego hasta finales del siglo XIX,
cuando militares ingleses lo describieron y lo introdujeron en Gran Bretaña. En
el resto de occidente se expandió partir de 1925.
Ahora, casi 100 años después, tienes en tus manos Mah Jong, una
publicación que describe más que una pandemia y sus consecuencias, un
juego de estrategia con fichas, en el que influye el azar (se tiran también
dados) y cuyo tablero es el mundo, siendo las fichas la población, sus
sociedades y sus estados. Cada partida de este juego necesita de un máximo
de 4 jugadores (pueden ser 2 o 3, e incluso 1, aunque no es tan divertido), pero
éstos juegan de forma individual. Los jugadores establecen las reglas del juego,
que pueden variar de una partida a otra, así como los objetivos. Un jugador se
puede aliar con otro pero no se forman equipos. Sólo uno puede obtener la
victoria.
Daniel Estulin, experto en geoestrategia y ex-coronel de inteligencia ruso
dice que las élites no juegan al ajedrez con el mundo, sino al bridge (famoso
juego de naipes). Nosotros pensamos que juegan al Mah Jong. Al fin y al cabo
¿No es que el virus comenzó en China?
En algún lugar del mundo, a principios de mayo de 2020.
Per questa occasione è stato il PM Stefano Dambruoso a firmare l’ennesima operazione anti-anarchica denominata “Ritrovo” nella città di Bologna, accompagnata dagli sgherri del Ros.
Sono in totale 12 le compagne e i compagni (di cui 7 in carcere e 5 con l’obbligo di dimora e firma quotidiana) accusati di vari reati tra cui l’immancabile 270bis.
Quello che questa volta risalta di più agli occhi di chi legge e che la stampa di regime non fa neanche finta di celare, è il motivo contingente da cui scaturiscono gli arresti: questi individui hanno sostenuto e divulgato le lotte che i detenuti stanno conducendo dall’inizio dell’emergenza Covid 19 per non veder ulteriormente annichilito il loro diritto a non crepare in quella trappola per topi che sono le carceri italiane.
E come osano questi anarchici scendere in strada, infischiandosene delle restrizioni causa coronavirus, ostinatamente e senza aspettare il beneplacito di masse e movimenti, per esprimere solidarietà e passione per la libertà, quando ormai la maggior parte della popolazione è ridotta ad un gregge obbediente e terrorizzato dal lavaggio del cervello mediatico.
Non sia mai che continuino a supportare attivamente queste proteste che hanno da subito mostrato la loro potenzialità di conflitto, non perché effettivamente mediazione non ve ne sia stata o non si aspiri ad obiettivi intermedi (amnistia, indulto, scarcerazioni), ma per il loro carattere spontaneo e dirompente, il loro essere una lotta per la sopravvivenza stessa, condotta da uomini e donne già portati allo stremo e disposti, almeno per una volta, a giocarsi il tutto per tutto.
Non sia mai che il gusto di lottare per i propri bisogni e desideri si contamini e si diffonda.
E allora questi anarchici è meglio incarcerarli preventivamente e strategicamente, levarli di mezzo in vista di possibili conflitti futuri.
Sarebbe ovvio presumere che questa tensione sociale sia probabile (per noi auspicabile) e incalzante visto il giogo sempre più pesante dal punto di vista del controllo, della repressione delle voci che non si conformano, della stretta al collo dell’economia… purtroppo rileviamo con sconcerto che più il regime alza l’asticella più il popolo si attrezza per sopportare.
Quando tutte le teste sono chine è più semplice, per chi ci vuole dominare, individuare e colpire quelli che la alzano.
Fortunatamente gli anarchici non la pensano alla stessa maniera, le passioni non possono essere né imprigionate né dominate, volano alto e quando meno ce lo si aspetta, cadono, come fulmini a ciel sereno, sulla testa del nemico.
SOLIDARIETÀ A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI ANARCHICI NEL MONDO!
FUOCO ALLE GALERE!
Alcun* compagn* di Genova
E i cani sciolti escono fuori dal gregge escono fuori come schegge
e chico puoi giurarci, quando occorre esco fuori legge
perché devo svoltare in tempi duri
seguo la mia idea visto che ancora oggi come ieri
Sangue Misto, Cani sciolti
Ci risiamo. L’anno 2020 sarà ricordato come l’inizio dell’epoca del contagio, ma non poteva farsi mancare l’ennesima operazione repressiva contro alcune individualità anarchiche. Lo scenario questa volta è Bologna: sette fra anarchiche e anarchici dispersi nei carceri di Piacenza, Vigevano, Ferrara e Alessandria e altri cinque colpiti da misure restrittive quali obbligo di dimora nel comune di residenza, firme quotidiane in qualche merda di caserma e rientro notturno nelle proprie abitazioni. L’operazione poliziesca, denominata ”Ritrovo”, ruota attorno alla fantomatica accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, il famoso 270bis. Questa accusa ormai è usata a grappoli – come le bombe lanciate a suon di democrazia da qualunque Stato su gente inerme – contro gli anarchici negli ultimi anni. Gli altri reati contestati sono istigazione a delinquere, deturpamento, imbrattamento, danneggiamento e incendio.
In sostanza l’Inquisizione parte da un fatto: l’incendio di alcune antenne delle telecomunicazioni nel dicembre 2018 nel bolognese per aprire un’inchiesta per terrorismo. Da qui i noti spioni, con le solite tecniche investigative, cercano di ricamare una storia che giustifichi vari psicoreati di orwelliana memoria. Come avvenuto in passato, rapporti di affinità e di solidarietà divengono il sostegno per cercare di devastare le vite a individui che non hanno mai nascosto il loro odio viscerale per l’autorità.
Di questa indagine dai contorni come al solito fumosi, il fulcro centrale non è il vuoto gergo repressivo fatto di fantomatiche associazioni terroristiche, ma la volontà di potenza nel colpire duramente chi ha delle idee sovversive. Ed è qui che il potere vuole zittire chi è refrattario a rassegnarsi ad un vita fatta di oppressione e sfruttamento, dove l’era della tecnica la rende apparentemente incontrovertibile. Chi ha una coscienza, cioè quell’incontro meraviglioso fra intelligenza e sensibilità, come può non odiare i lager di Stato chiamati CPR e tutti quelli che sostengono l’annientamento umano? Chi riflette sul circostante, come può non riconoscere che cavi, telecomunicazioni e flussi di energia aiutano inesorabilmente questo mondo dell’idiozia e del rincoglionimento totalitario, alienando la maggior parte delle persone e devastando quello che rimane di naturale? Chi vuole diffondere le proprie idee contro una vita obbligata e fatta di stenti perché non dovrebbe scagliarsi contro questo mondo nella sua totalità? Come possono degli individui che vedono il carcere come discarica sociale, non lottare per la fine della segregazione ovvero farla finita con ciò che è e con ciò che è Stato? Come non riuscire a vedere con i propri occhi la responsabilità delle condizioni sociali imposte nel diffondersi di un’epidemia?
Quando uno spirito libero comprende che un sentito di libertà inizia col dissenso verso le atrocità del presente diviene un problema per chi domina. La critica radicale si manifesta intraprendendo un viaggio che contiene il crimine di tutti i crimini: un mondo senza dominio. Chi ha una passione senza misure viene trattato da criminale, a cui si imputano una serie di fatti accaduti per toglierselo di torno.
Nella neolingua giuridica lo scrivere e diffondere l’idea diviene terrorismo e istigazione a delinquere. Tutto questo fa parte del rapporto sociale chiamato Stato. Nessun vittimismo potrà scalfire che il ruolo storico della burocrazia è un meccanismo di guerra verso qualunque indesiderabile per difendere gli scaffali della merce e la tecnica impiegata. In sostanza, difendere i privilegi dei ricchi da un mondo di povertà agonizzante.
Se riconosciamo che la meschinità si accompagna prepotentemente allo squallore, dove la miseria esistenziale è legata alla mercificazione di ogni aspetto relazionale, in cui la devastazione della terra è sovvenzionata dalle protesi tecnologiche, mentre la bruttura filosofica supina al potere fa rima con la banalità artistica da streaming, non possiamo che riconoscersi solidali e complici con chi si espone per le proprie idee, così tanto pericolose da essere ingabbiate. Se viene repressa un’idea di libertà intesa come assenza di limiti, spezzare le catene del potere per puntare a qualcosa di inconoscibile è un atto di sensibilità profonda che non riguarda solo le anarchiche e gli anarchici arrestati a Bologna (senza dimenticare tutti i ribelli richiusi e sorvegliati), ma che tocca tutte quelle persone che non si rassegnano al mutismo e all’immobilismo.
Visto che oggi questo mondo è come ieri, non possiamo arrenderci al virus della paura anche se la tecnologizzazione delle vite, l’apparente assolutismo della polizia e del denaro, potrebbero calmare anche gli spiriti più indomiti. Non esiste una via di mezzo fra l’arrendersi alla paura o distruggerla. Donarsi all’imprevisto e ai propri sogni è un’allettante possibilità per non rimanere ingarbugliati con il sangue agli occhi. Un modo alquanto caloroso anche per sostenere la liberazione di tutte le ribelli e i ribelli sepolti vivi nelle gabbie sta anche nell’interrogarsi su come nuocere a questa società e su come attraversare l’ostilità verso ciò che la propaga.
Gli svariati attacchi alle strutture del dominio che spesso infuriano la normalità mortifera non ci parlano proprio di questo? E le minacce del potere di far tacere le voci che sostengono apertamente la rivolta non ci fanno intendere che qualunque di queste grida potrebbe essere strozzata da una catena?