The Plague And The Fire

The Plague And The Fire

Torino – Militari e ordinanze sabaude

Come abbiamo già detto pochi giorni fa, chi ci governa non sta capendo granché circa la diffusione del contagio e gli scenari clinici che potrebbero perdurare, aggravarsi o vedere un miglioramento. Il rapido succedersi, con ritmo quasi quotidiano, delle ordinanze è evidentemente figlia di questa incapacità come mostrano le dichiarazioni dei vari amministratori locali che, ad appena qualche giorno di distanza dall’applicazione di queste misure sbraitano inferociti: “Le misure finora adottate non sortiscono alcun effetto!”.

A completare il quadro il tentativo di scaricare le responsabilità dell’inefficacia di questi provvedimenti su chi continua a mettere il naso fuori di casa e specialmente sui furbetti del jogging, nel tentativo di far sfogare in tanti l’ansia e il malcontento crescenti sui propri vicini di casa. Un altro terreno su cui si affastellano dichiarazioni e misure contradditorie, con ritmo quasi quotidiano, è quello del lavoro. La vaghezza delle disposizini è fortemente voluta così da permettere, quando i rapporti di forza tra lavoratori e padroni sono particolarmente favorevoli a questi ultimi, di continuare l’attività. Riguardo alcuni comparti dell’economia ritenuti realmente strategici  le disposizioni sono invece di una chiarezza cristallina, arrivando ad invocare la precettazione. Confindustria si è fatta sentire e il governo ha già allargato la lista di attività produttive concesse, allegate all’ultimo decreto. Da segnalare come gli scioperi stiano nel frattempo continuando, in giro per l’Italia come nei dintorni di Torino.

Ciò che non dicono è che tutti gli strumenti per capire quanto è diffuso il contagio e quindi quanto realmente queste misure stiano sortendo effetto gli sono sfuggiti di mano, senza contare che ogni misura ha bisogno di tempo per mostrare dei risultati e sbraitare tre giorni dopo è perlomeno da mentecatti. Per questo, allo stato attuale, l’analisi degli spostamenti della popolazione tracciati tramite Istagram più che manifestare un presente distopico votato al controllo, per cui la controparte probabilmente non dispone ancora dei mezzi necessari, ci pare un tentativo di giustificazione ex post delle restrizioni adottate e in via di attuazione. Per non parlare poi delle ultime notizie di poche ore fa, che attesterebbero una tenue flessione della curva dei contagi giornalieri. Basta paragonarla all’altrettanta diminuzione dei tamponi giornalieri effettuati, almeno delle regioni più colpite, per capire che non si può assolutamente gridare al “picco”. Meno tamponi si fanno…meno contagi si trovano, per tagliare la questione con l’accetta.

Un altro motivo per cui stringere a dismisura e mettere un po’ di militari in strada  è che l’epidemia si sta insinuando nei palazzi del potere, negli organi burocratici e tra le forze di polizia. Sentire di non essere in grado di controllare un fenomeno che può mettere in quarantena non solo una popolazione, ma anche la sua classe di governo e sopratutto gli individui che compongono la macchina del comando, non può che mettergli una certa ansietta. Dotarsi di tutti gli strumenti per mantenere il controllo con le forze che hanno, è di prioritaria importanza. Checché ne dica l’ex comandante Alfa del Gis riguardo alla eccessiva confusione di questi decreti , auspicando la legge marziale per chi si fa una passeggiatina in spiaggia, ci pare che proprio le zone grigie che lasciano potranno essere un punto di forza per modulare l’intervento delle forze di polizia e dei militari e la loro durezza.

Cerchiamo ora di calarci brevemente nella nostra dimensione torinese e vedere gli sviluppi di questi primi giorni di misure a briglia sciolta. Dai palazzi della Regione è stata emessa un’ordinanza che avrà validità fino al 3 aprile, che aggiunge alcuni elementi all’ultimissimo decreto nazionale:

  • l’accesso agli esercizi commerciali sarà limitato ad un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone;
  • vietata la sosta e l’assembramento davanti ai distributori automatici “h24” che distribuiscono bevande e alimenti confezionati;
  • ove possibile, dovrà effettuarsi la rilevazione sistematica della temperatura corporea presso i supermercati, le farmacie e i luoghi di lavoro; disposto il fermo dell’attività nei cantieri, ad eccezione di quelli di interesse strategico;
  • vietato l’assembramento di più di due persone nei luoghi pubblici;
  • i mercati aperti sono sospesi fino a che non verranno elaborate misure per controllarne l’affluenza.

Con un salto nel recente passato ricompaiono i militari nelle strade, come ai tempi in cui Strade Sicure era in vigore sul suolo sabaudo. Solo che questa volta al posto dei gipponi ci sono i mezzi corazzati, che in coppia si aggirano per i quartieri dove viviamo accompagnati da Carabinieri o sbirri in borghese. Militari che a quanto pare non pattuglieranno tutta la città ma solo alcuni quarteri, Madonna di Campagna e Barriera di Milano, in continuità con le misure di controllo del territorio adottate negli ultimi mesi prima dell’emrgenza Covid. Che queste misure non abbiano del resto obiettivi sanitari, ma propagandistici e di controllo sociale, non lo sostengono solamente dei testardi bastian contrari come noi ma anche il locale questore De Matteis.

Come se non bastasse in questo back to the future, fanno capolino anche vecchie e accanite cariatidi: l’ex PM Antonio Rinaudo è stato nominato responsabile dell’Area Legale dell’Unità di crisi, e direttore della sede Eurspess sezione Piemonte-Valle d’Aosta.

Un altro elemento che dà la cifra della crescente tensione sociale e delle modalità variegate che verranno utilizzate per contrastarla e mistificarne le ragioni è l’aumento dei TSO: in una città dove il numero dei Trattamenti Sanitari Obbligatori è sicuramente già alto, con una media di meno di uno al giorno, si è già toccato il record di 9 casi in 24 ore.

Nel frattempo si palesano anche qui le prime, e per ora timide, avvisaglie di guerra civile. Tramite gruppi facebook molti abitanti segnalano la presenza di persone che fanno jogging o che sono troppo vicine le une alle altre. I pennivendoli delle testate giornalistiche riprendono video postati sui social per fomentare la situazione. Che importa poi se procrastinano anche false informazioni sanitarie, pur di nascondere le inadempienze dei governanti o le criticità strutturali, come ad esempio la tesi che le mascherine monouso possono essere lavate e riutilizzate. Cosa smentita dallo stesso Istituto Chimico Farmaceutico Militare, autore della ricerca, che ha negato qualsiasi “evidenza sperimentale”.

A Casale Monferrato, nell’alessandrino, un uomo di 65 anni in quarantena domiciliare è stato segnalato dai vicini di casa mentre usciva per fare la spesa, a nulla è valsa la giustificazione davanti alla Polizia (l’uomo avrebbe dichiarato di vivere solo e non sapere come provvedere ai propri bisogni) venendo così denunciato per delitto colposo contro la salute pubblica. Interessanti da questo punto di vista i numeri snocciolati sempre dal questore torinese di una media di 600 telefonate al giorno ricevute dalla Polizia di Stato che, solo mercoledì scorso, avrebbe accertato la veridicità di 220 segnalazioni su 395.

La guerra continua, insomma. Da Torino, per ora, è tutto

Macerie

 

Andrà tutto bene. Solo se niente tornerà come prima…

Ci ha presi alla sprovvista, ci si aspettava più un’inondazione da scongelamento del circolo polare artico o un inaridimento globale piuttosto che interminabili acquazzoni tropicali o magari la fine delle risorse petrolifere. Qualcuno era più per una guerra nucleare o un’impennata globale di controllo totalitarista in nome di una qualche sicurezza sovranista.
Forse quasi nessuno si immaginava che prima di tutti sarebbe arrivata la pandemia di un virus poco letale, niente di eclatante tipo ebola o peste, ma un banale virus influenzale che se trova un terreno fertile (ovvero già indebolito) riesce a far collassare il sistema respiratorio. Un virus che uccide pochi ma che rende necessario l’avvalersi a macchinari e cure specifiche se il corpo da sè non ce la fa, sovraccaricando così il sistema sanitario, dato che si trasmette facilmente attraverso i cosiddetti portatori sani. Così subdolo da essere sottovalutato… ancora ai giovani delle zone meno colpite fa sorridere perchè presumono che al massimo gli verrà la febbre.
Insomma, una situazione sgradevole dato che ci ritroviamo a diventare cavie dei signor scienziati, non avendo ancora trovato una cura e c’è la possibilità che mai la troveranno poichè si tratta di un virus con capacità di mutazione notevole.
Comunque niente di che, eppure il sistema neoliberista non è in grado di reggere, sta sfiorando il collasso. Siamo chiusi in casa per questo dicono. Per evitare di portare il sistema sanitario al collasso.
E non è un problema solo di mala sanità (anche se gli sperperi dello stato in spese militari sono veramente imbarazzanti), nè un problema legale (prendere misure per evitare che il virus dilaghi è buon senso e altruismo, sperimentare meccanismi di controllo di massa è totalitarismo), è un problema complessivo, di cui ormai in molti da tempo parlano (mai purtroppo poi molto pochi agiscono):  questo sistema, questo stile di vita, questo modello economico e culturale capitalista, estrattivista, predatorio, ci sta portando all’estinzione.È da tempo che ne abbiamo le avvisaglie ma incoscienti continuiamo a vivere come accecati, pensando che questa (quella del progresso e dello stato “democratico”) sia l’unica strada possibile, l’unico modo di stare al mondo. Ogni volta riabbassiamo la testa e continuiamo la nostra vita fatta di piccole cose, piccole soddisfazioni (la carriera, il benessere), piccoli eventi nella nostra piccola rete di affetti (che esclude empatia e attenzione per tutto il resto).La situazione è chiara: lo Stato non è in grado di gestire l’emergenza ma non ci aspettavamo niente di diverso. Come possiamo pensare che si possano trovare soluzioni soddisfacenti da parte di un apparato che ci vuole asserviti e produttivi? Com’è che noi continuiamo a permettergli di prevedere misure per 60 milioni di persone che penalizzano chi non rientra nella classe privilegiata, isolando ancor di più nella paura i carcerati, gli operai, i migranti e senzatetto? La svolta autoritaria mira forse a proteggere e consolidare lo status quo dello stato-nazione? Certo fa rabbrividire pensar di riporre fiducia a chi millanta l’interesse della salute di tutta la popolazione, quando spende fondi pubblici per la militarizzazione del territorio ed il controllo sociale chiedendo però donazioni per finanziare la gestione dell’emergenza sanitaria poichè tutt’ora vi è una mancanza di tamponi, mascherine, respiratori, posti in terapia intensiva e così via.
Al contempo, nella logica del “far buon viso a cattivo gioco” trova spazio l’applicazione di misure strettissime per tutti, al fine di contenere il contagio. Il fatto che lavoratori della logistica nei settori concernenti i beni di prima necessità continuino a lavorare, alimentano dubbi e perplessità sulla gestione dell’emergenza in questione.
Ma non si riesce a trovare logica nel fatto che stiamo pagando il prezzo delle conseguenze degli errori commessi dalla classe dirigente (tagli all’istruzione e alla sanità per finanziare la difesa). Ma non abbiamo mai cercato nello Stato la soluzione ai problemi, non succederà oggi.

I mass media hanno fatto la rincorsa allo scoop, generando paranoia e terrore, tanto più ora con l’isolamento, milioni di persone saranno incollate agli schermi con sempre meno possibilità di confronto. La qualità delle notizie è pessima, la fondatezza delle informazioni dubbia, l’uso di tecniche di manipolazione è sempre più evidente. E’ scientificamente dimostrato che il nostro sistema immunitario si indebolisce quando siamo sottoposti a stati di stress e paura prolungati. Non oso pensare cosa possa succedere dopo settimane di isolamento e continua esposizione ad un certo tipo di informazioni.

L’assalto ai supermercati, alle farmacie, lo shopping online, la segregazione famigliare o individuale casalinga ci ricordano come l’organizzazione della nostra società sia suscettibilissima ad ogni cambiamento imprevisto e l’unica risposta che i molti produttori/consumatori possono dare è il mero cambio di stile di produzione e consumo (servizi online e smart working). Ci siamo spogliati di qualunque competenza e capacità di autosufficienza e ora che i punti di riferimento del nostro mondo vacillano non possiamo che affidarci di nuovo alle aziende di turno.
Questo come compagni dovrebbe farci riflettere molto: come possiamo pensare di costruire alternative se non sappiamo nemmeno occuparci di noi stessx e dei nostri bisogni primari?
Perchè non siamo statx in grado di costruire delle strutture al di fuori dello stato che ci potessero permettere di vivere fuori dal capitalismo? Ambulatori popolari, media liberi, scuole libertarie, orti collettivi, fattorie, centri di ricerca indipendenti, pensiamo di dover aspettare l’insurrezione per vederli fiorire? Saremmo in grado poi, su due piedi, di reinventarci la vita, senza strumenti e senza competenze?

Il capitalismo, affermata religione da ormai 60 anni ci ha completamente spogliatx di ogni autonomia e capacità se non quelle specialistiche che ci servono per lavorare per i padroni, impedendoci di prenderci cura di noi stessi e dei nostri cari, recidendo ogni forma di solidarietà e mutuo appoggio. Lo lasciamo continuare a fare?
Ci vogliamo accodare all’assalto ai supermercati per mangiare la merda che ci fa ammalare? Vogliamo continuare ad affollare gli ospedali della malasanità, dove siamo numeri in una scala di priorità? Vogliamo continuare a lavorare per uno stato che opprime e reprime, che fa le veci solo degli imprenditori? O per aziende e multinazionali che ci lasciano a casa e ci rimpiazzano come fossimo pedine di un gioco di ruolo?

Gli scenari che ci si prospettano li stiamo già assaporando tutti: aumento del controllo sociale tramite la tecnologia e la militarizzazione, diminuzione delle libertà di spostamento, ancora più manipolazione mediatica, sfaldamento dei rapporti sociali, delega totale della gestione della salute a speciailisti che lavorano sui grandi numeri (con aumento degli studi genetici per prevenire l’insorgere di malattie).

Stamattina uno dei primi articoli che ho trovato casualmente nelle mie ricerche è stato questo:

https://www.milanofinanza.it/news/non-torneremo-piu-alla-normalita-ecco-come-sara-la-vita-dopo-la-pandemia-202003181729195935?fbclid=IwAR0tKsp-7y3teV_cDqPQ1S6SelUZt_MyQEyqndY6gaLl4RuR-hFQzGsYayo

Uno studio di Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review (il magazine della prestigiosa università americana) delinea un futuro ancora più distopico di quello che stavo immaginando (da notare la testata in questione..): in poche parole dice che il virus  non verrà debellato completamente con le quarantene visto che si è già diffuso in molti paesi. Quando saranno terminate le varie misure continuerà a diffondersi anche attraverso gli spostamenti tra i vari stati. Quindi per controllarne la diffusione verranno utilizzate delle misure di sicurezza tecnologiche come il controllo degli spostamenti tramite i cellulari, controllo sistematico della temperatura nei luoghi molto frequentati, richiesta di una specie di carta che dimostri di essere immuni al virus all’ingresso dei luoghi di lavoro, di aggregazione.
Inoltre, ciclicamente, ogni qual volta si avrà un picco di ricoveri verranno riapplicate le restrizioni. Qui sotto il grafico con le previsioni.

Non solo, si parla anche di “distanza sociale” che dovrà essere adottata in maniera permanente, i ricercatori la definiscono così: “Tutte le famiglie riducono del 75% i contatti al di fuori della famiglia, della scuola o del posto di lavoro”.

Prevede Lichfield “Ci si adatterà anche a queste misure, così come ci si è adattati ai sempre più severi controlli di sicurezza aeroportuale in seguito agli attacchi terroristici. La sorveglianza invasiva sarà considerata un piccolo prezzo da pagare per la libertà fondamentale di stare con altre persone.
Come al solito, però, il vero costo sarà sostenuto dai più poveri e dai più deboli. Le persone che hanno meno accesso all’assistenza sanitaria, o che vivono in zone più esposte alle malattie, saranno ora più frequentemente escluse dai luoghi e dalle opportunità aperte a tutti gli altri. I gig-worker, quelli che fanno lavoretti e sono molto in giro, come autisti, idraulici, istruttori di yoga freelance,  vedranno il loro lavoro diventare ancora più precario. Gli immigrati, i rifugiati, i clandestini e gli ex detenuti dovranno affrontare l’ennesimo ostacolo all’ingresso nella società.”.

Questo sarebbe piccolo prezzo da pagare?
Un altro articolo che mi ha sopresa oggi è pubblicato su Huffington Post.
Si intitola “Non arrendiamoci a tacere e obbedire” e denuncia la scarsità e la scarsa qualità delle informazioni che stiamo ricevendo e la manipolazione che stiamo subendo a fronte di limitazioni troppo strette.
“Non conoscono ancora bene il modo in cui il virus si diffonde e come e se muta e spesso dissentono tra loro prendendosi anche a male parole in pubblico, come fanno i politici. Se la scienza sulla quale questo intero sistema di limitazione delle nostra libertà non ha certezza, perché scandalizzarsi tanto con noi profani che ci ostiniamo a cercare il sole e l’aria, e che stiamo lentamente andando in depressione? Dobbiamo per caso attendere il vaccino prima di uscire di casa? E dobbiamo sentirci in colpa per la resilienza di questo virus o subire reprimende da parte di chi ci governa per sollevare questi dubbi?
Più delle norme emergenziali, si deve temere l’espansione di questa mentalità dispotica, che vorrebbe neutralizzare dubbi e domande.  Tacere e obbedire. Ma non è un male fare le pulci al vero se, sosteneva J.S. Mill, il vero si atteggia a dogma – se poi è un ‘vero’ in costruzione, allora i dubbi e le domande sono perfino un bene!”
Che dire?
Per fortuna gli articoli dei giorni scorsi sugli animali che ritornano a popolare porti, strade e canali e le immagini dell’inquinamento atmosferico che si riduce ci ricordano che il mondo continuerà anche senza gli umani e sarà un posto migliore e con meno sofferenza.

Nel frattempo almeno chi ha ben chiaro che la vita nel capitalismo non è vita e che la situazione non può che peggiorare esponenzialmente si potrebbe prendere un pò più sul serio e potrebbe provare ad organizzarsi…

La febbre gialla nel 1821 a Barcellona e l’emergenza attuale

Viviamo tempi di catastrofe, non solo perché lo dicono la stampa, i politici e l’accademia, ma perché la catastrofe la vivono quotidianamente i dominati.
Incendi in Australia, in Amazzonia, in California, diverse tempeste, tifoni, innalzamento del livello del mare, alluvioni…etc. e  adesso un’epidemia: prima ci fu l’influenza aviaria, l’influenza A, l’ebola e adesso la covidien – 19 o Coronavirus.
Era plausibile, dopo la speculazione farmaceutica con il medicinale Tamiflù per le influenze aviarie o l’abbandono degli africani colpiti dall’ebola, che si prevedesse con scetticismo questa “nuova piaga”. Lo scetticismo è stato accompagnato da notizie false e dalle ripetute teorie di cospirazione di diverso stampo.
Tutto lo sviluppo di direttive sul controllo della popolazione, sui suoi movimenti, sul suo lavoro e la sua salute sono effettivamente uno strumento di controllo sociale e una sperimentazione per il futuro che ci aspetta.

Il Grupo Especial Civil sfoggia divise speciali per notificare il confinamento ai vicini di Haro (https://www.lasprovincias.es/sociedad/guardia-civil-despliega-20200307201003-nt.html?ref=https%3A%2F%2Fwww.google.com% ), il protagonismo della Unidad Militar de Emergencias, il dispiego di militari e polizia su tutto il territorio sotto un comando centralizzato: sembra che, a parte i fatti medici/epidemiologici, si stia approfittando della situazione per provare fino a che punto siamo disposti a sopportare, in nome della “sicurezza”, limiti alle nostre minime libertà, i migliori modi di istituire misure di controllo, la catena di comando più efficiente e la struttura ottimale per mettere in moto qualcosa del genere.

Non si tratta di un complotto, è evidente che delle manovre “reali” sono meglio di qualsiasi simulazione e che sarebbe segno di una totale inettitudine non approfittarne.
Quindi, a parte tutto ciò che è stato detto: epidemiologia, interessi economici farmaceutici, complotti, manovre militari/poliziesche…vogliamo parlare partendo dall’esperienza storica di Barcellona, città che, nonostante non si ricordi, ha già passato situazioni come quelle che stiamo vivendo, anche se più letali.
La febbre gialla a Barcellona:
Barcellona ha sofferto varie “pandemie” dalla peste nel secolo XIV, fino a quelle ricorrenti del colera (1834, con 100.000 morti in Cataluña e 3.300 a Barcellona e quelle dopo del 1854, 1865…), il tifo endemico nella città o i differenti episodi di influenza, come l’influenza russa del 1889 o del 1918, l’influenza “spagnola”…anche se in tutti i casi morirono per la maggior parte poveri, e anche se fecero contenimenti ed esclusioni, c’è un caso che è il più “esemplare”, quello della febbre gialla ( https://medlineplus.gov/spanish/ency/article/001365.htm ) a Barcellona.
Sembra che fu nel mese di Agosto del 1821, per via marittima, che arrivò la febbre gialla a Barcellona. I primi casi si verificarono nella Barceloneta a inizio Settembre e, nonostante gli sforzi delle autorità per isolarla, si diffuse nel resto della città e attorno.
La Barceloneta era sicuramente il quartiere più povero della città, occupato da una popolazione emarginata, per il mestiere o per la razza, come los gitanos o altri migranti e fu la zona dove ci furono più vittime (su 8.846 morti il 14 % erano abitanti di barceloneta e nel picco dell’epidemia arrivarono a morire 60 persone al giorno).
La Barceloneta e la zona del porto furono chiuse e dismesse nel corso di tutta l’epidemia.
Barceloneta rimase chiusa dall’esercito e la milizia. Senza dubbio, diverse volte gli abitanti cercarono di rompere il blocco [no quedando claro si fueron vicitimas entre los fuguistes.]
Nel frattempo la borghesia e i benestanti fuggirono dalla città, chiudendo fabbriche e commerci, lasciando gli operai e artigiani disoccupati e senza fondi economici.
Barcellona fu circondata da una “cintura sanitaria” formata da soldati e “cittadini onesti” armati, che sotto la pena di morte proibivano l’uscita dalla città. Cintura che i ricchi e i benestanti elusero tranquillamente.
Di fronte alla miseria e alla mancanza di alimenti (che aumentarono di prezzo), la folla, senza lavoro né soldi, percorreva la città esigendo dai ricchi che rimanevano soldi e alimenti e assaltando le case benestanti vuote. Un fatto molto significativo fu la «crema popular», nelle Ramblas, di un pupazzo di paglia e stracci figurante un medico in rappresentanza di una classe medica inetta impantanata nel dibattito tra contagionisti e anticontagionisti.
Curiosamente gli anticontagionisti, medici più concentrati sull’igiene e sull’ambiente e che sono visti come poco moderni, avevano ragione in questo caso (la trasmettono le zanzare non da persona a persona), come nel caso del colera dove la trasmissione avvenne tramite l’acqua contaminata.
Per allontanare la gente dal porto, che si supponeva fosse il focolaio, le autorità crearono un accampamento, l’ “Accampamento Costituzione”, alle falde del Montjuic per ospitare i più poveri, 400 baracche che vennero occupate da 4.000 persone, distribuendo zuppa tra i bisognosi.
Alla fine di ottobre Barcellona era una pentola a pressione, le manifestazioni e gli assalti non si fermarono e le forze dell’ordine cominciarono ad avere delle perdite per la febbre, i governanti ampliarono la zona dell’esclusione in tutto il piano di Barcellona…per quelli che potevano pagare 20 reali!!!
Il 2 Dicembre si diede per terminata l’epidemia con un “Te Deum” nella cattedrale, nell’epidemia morirono quasi 9.000 persone, anche se alcune fonti salgono fino a 20.000 vittime. La maggior parte delle vittime furono tra la popolazione con meno difese e che non poterono uscire dalla città e allontanarsi dalle zanzare trasmettitrici.
Durante l’epidemia nello stato francese furono accumulate truppe alla frontiera con la scusa di impedire l’emigrazione degli ammalati. Queste truppe rimasero alla frontiera e accumularono forze e interferirono politicamente, armando gli insorti assolutisti.
Su richiesta del re, Fernando VII, la Santa Alleanza (trattato reazionario in cui partecipavano le potenze del momento) autorizzò l’ “intervento umanitario” di un esercito francese per chiudere con il governo liberale. I centomila figli di San Luis entrarono il 7 di Aprile del 1823, e trovarono una resistenza scarsa da parte della disincantata popolazione e un’accoglienza entusiasta da parte dei realisti. Il 4 novembre la caduta di Barcellona, ultimo focolaio di resistenza, ha rappresentato la fine del triennio liberale e di nuovo l’inizio dell’assolutismo.
La Santa Alleanza intervenne contro i focolai liberali in altri posti, a Napoli, in Sicilia e in Piemonte…
Quale sarà la Santa Alleanza che ci invaderà? E, soprattutto, che tipo di assolutismo ci imporranno?

testo originale:

[Analisis] La fiebre amarilla de 1821 en Barcelona y la emergencia actual

Ritenta una terza volta

Hanno chiuso tutto. State a casa, ci comandano. Solo ciò che è necessario per la sopravvivenza economica è permesso, ma non è mai definito ciò che intendono per sopravvivenza. Nemmeno quando siamo accolti da una processione di furgoni della polizia antisommossa – luci lampeggianti, dimostrazioni di forza – che ci informano che dobbiamo andare a casa. Ridurre al minimo le attività giornaliere è un pericolo per la salute pubblica. In Italia è già stato detto quanto sia sorprendentemente facile dimenticare: cosa significhi parlare con uno sconosciuto, toccare qualcuno, vivere un momento inaspettato nella pioggerellina di cemento del Capitale. I laboratori e i templi di consumo sono aperti ma gli scaffali sono quasi spogli. Abbiamo una responsabilità sociale, dicono. Il sistema sanitario non può farcela e siamo noi che dobbiamo salvarlo. Qualcuno ha detto qualcosa sul suo finanziamento?

Un nemico invisibile. Cose da film apocalittici. La causa non è importante, dopo tutto è solo l’influenza, ma la risposta è cruciale. Non stiamo misurando il numero di morti ma le capacità del potere. L’influenza suina e la SARS non sono riuscite a portare il mondo nella bufera ma questa volta è accaduto. Tutto ciò che era prima era un semplice prototipo del prodotto finito: un terrore perfettamente intangibile che richiede la nostra completa sottomissione. È come se la serie Tv “The Handmaid’s Tale” (Il racconto dell’Ancella), in tutto il suo controverso successo, fosse un riscaldamento prima dell’atto principale.

La presunta portata e gravità del Coronavirus è quasi un argomento di cui non parlare. L’importante è chi ne trarrà vantaggio, come e chi pagherà il prezzo. Il sistema economico capitalista si basa sugli investimenti, ma questa volta si sta affamando da solo pronto a scatenarsi. Quando questo è sarà tutto finito, quando i nostri gloriosi benefattori ci avranno salvato dalla quasi rovina e noi daremo il bentornato a braccia aperte ad un’economia impoverita che ci stava fottendo anche prima “della pandemia”, dovremo pensare a dove saremo.

Onde di migranti che si riversano su coste europee ancora più ostili. La reclusione solitaria che diventa lo stato permanente dei prigionieri. L’azienda di sicurezza privata G4S ripulisce in silenzio dopo il matinée mattutino mentre siamo distratti dalla farsa nella sala principale. Interazione fisica umana ridotta a un sospetto orwelliano mentre lo spettro delle emozioni umane è espresso attraverso la selezione di adesivi preimpostati di Whatsapp. Le risate su Facebook come la storia della riscrittura di Instagram con tutte le nostre citazioni ribelli.

testo originale

Appello ai cittadini per evitare il CONTAGIO

Se vedete un venditore ambulante per strada, non chiamate il numero indicato dal governo per segnalarlo. Andate a comprargli qualcosa. Se notate che gli manca una maschera, non rimproveratelo, vedete se potete procurargliene una.

Non fare il poliziotto.

Se sentite che il vostro vicino ha dei sintomi, non guardate fuori dalla finestra per vedere se lo beccate che esce a fare la spesa. Chiedetegli se ha bisogno di qualcosa.

Non fare il poliziotto.

Se vedete gente per strada che cammina nel vostro quartiere, cercate di non sospettare il peggio, non chiamate il 112. Forse dovevano andare a lavorare. Non tutti hanno il privilegio di chiudersi in casa con il frigorifero pieno.

Non fare il poliziotto.

Se dovete uscire a fare la spesa, non guardate male chi avete intorno per paura di infettarvi. Salutate. Fate conversazione. Non è il vostro nemico.

Non fare il poliziotto.

Se incontri qualcuno che vive per strada, non attraversare l’altro lato della strada per paura. Se potete, uscite di casa con del cibo, una maschera in più, un po’ d’acqua in una tanica.

Non fare il poliziotto.

EVITIAMO LA DIFFUSIONE DEL POLIZIAVIRUS. È un virus che non andrà più via.

Traboccare dalla gestione

Une delle definizioni offerte dall’Accademia Della Lingua Spagnola di gestire è occuparsi dell’amministrazione, dell’organizzare e del far funzionare un’azienda, attività economica o un’organizzazione.

Evidentemente è un termine che proviene della sfera economica, dal mondo giuridico-aziendale che si è affermato in tutti gli ambiti delle nostre vite, in maniera da essere ormai parte fondamentale del nostro fare quotidiano.

Tutto è suscettibile di essere gestito, tutte le persone sono suscettibili di essere gestite (anche di autogestirci). Ogni concetto che riusciamo a pensare è gestibile: persone, conflitti, relazioni, emozioni, ambiente, tempo,migrazioni… Nulla è riuscito a sfuggire al potente influsso della mercificazione. Tutto è un prodotto, lo siamo tutti. I grandi guru, innalzati come la voce dei loro padroni, ci incoraggiano ad essere buoni gestori (manager). Tutto questo accade perché ogni angolo della nostra vita è stato conquistato dalla megamacchina capitalista e trasformato in un semplice prodotto.

I conflitti e le sfide non vengono più affrontati, ma gestiti; Non si rivendica né ci si confronta, si gestisce. Non si soffre più né si ama più, perché ora le emozioni sono gestite. Tutto è diventato una maledetta burocrazia individualizzata.

I governi hanno adottato come modo abituale di operare quello della gestione della crisi permanente, sottoponendoci a una costante eccezionalità rendendola così la norma. In questo modo la crisi è continua e la sua gestione è indispensabile. In nome di questa costante, in nome di questa costante emergenza, il potere trova l’ennesima opportunità per ristrutturarsi e per poter modificare i propri meccanismi di controllo, più e più volte, mentre la maggioranza aspetta che arrivino tempi migliori.

Tempi che non arriveranno mai.

Sarebbe logico pensare alla crisi come il fracassarsi del sistema, cioè che quel che viviamo oggi non sarebbe altro che la gestione senza fine di un crollo che non finisce mai di arrivare ma che non possiamo (vogliamo?) evitare perché, alla fine, la lotta finisce sempre in una disputa per vedere quale sia il modo migliore di gestire. Perché abbiamo perso la capacità di immaginare qualcosa di diverso.

Abbiamo adottato il vocabolario del nemico e lo abbiamo interiorizzato fino a renderlo nostro. Così, abbiamo accettato il suo quadro concettuale, la sua logica di ragionamento, quella del profitto economico. Noi ne facciamo parte, giochiamo nella stessa squadra.

L’unica opzione è quella di traboccare dalla gestione, rendere impossibile la sua forma di governarci, di dominarci. Rendere impensabile la neutralizzazione dei conflitti e le possibilità di riforma. Rompere il quadro teorico che costringe tutto ciò che accade oggi per poter negarne la gestione. Perché, in definitiva, negare la gestione è negare la possibilità di essere governati. È aprire la porta verso un nuovo orizzonte.

https://www.briega.org/es/opinion/desbordar-lo-gestionable

Coronavirus: il blackout della globalizzazione

L’emergenza legata alla pandemia di Covid-19 ha aperto una nuova fase oscura della storia del pianeta. L’Italia è stata, in Occidente, la prima a esserne colpita e il nostro Stato si è trovato nella condizione di sperimentare tentativi e soluzioni alle nuove contraddizioni poste in essere da questa crisi mondiale. Queste soluzioni, con qualche apparente eccezione legata alle politiche di welfare, possono essere sintetizzate con una sola parola: repressione. Ne è esempio drammatico la risposta, violentissima, alle rivolte nelle carceri.
La progressione delle misure restrittive, piombate sulla vita di tutti noi, col consenso dei più, è stata imposta da una dittatura del terrore che ci coinvolge tutti. I morti iniziano a pesare. Pesano sullo Stato, pesano sui cittadini, pesano anche su di noi. Di fronte a questa tragedia, la risposta dello Stato è stata netta: la tenebra come scelta di confronto. I carcerati sono spaventati dalla possibile diffusione del virus nelle loro celle? Repressione violenta con la totale copertura politica e mediatica. I ricercatori, questi moderni sciamani a cui affidiamo il segreto totemico delle nostre vite, non riescono a fermare il contagio? La colpa è degli individui, che non vogliono restare a casa. Un esempio di questa modalità (essa sì malata) di affrontare l’emergenza è la schizofrenia politica per cui chi va al parco è un pericoloso untore da arrestare, nonostante i luoghi produttivi debbano rimanere aperti, perché le leggi del profitto non possono fermarsi. Si chiudono i parchi e le spiagge, si pattugliano i boschi, ma si lasciano aperte le cattedrali dell’economia, senza un solo sedicente esperto che ci dia i numeri di quanti sono quelli che si sono infettati al parco, al mare, in montagna e quanti in metro, in autobus o in mensa.

Un giorno, i padroni e i loro politici dovranno pagare per tutto questo. L’Evento Coronavirus non è, secondo noi, un “cigno nero”. Non è un fenomeno imprevisto che sconvolge tutte le nostre convinzioni pregresse. E’ un Evento, certo imprevisto, ma che verifica la gran parte delle ipotesi che alcuni di noi da alcuni anni vanno elaborando. In primo luogo, il Coronavirus segna definitivamente quella che è stata chiamata “crisi della globalizzazione”. Chiusura delle frontiere, sospensione della gran parte dei voli, quarantena per le navi come si usava al tempo della Serenissima, ormeggiate e sorvegliate a Chioggia. Ma anche la chiusura di interi distretti industriali, il crollo dei mercati. Il mito di un super-Stato europeo che si dimostra non all’altezza, un fantoccio impotente di fronte allo scacco dell’Europa. Dunque, tutto questo ha imposto il ritorno dello Stato nella sua centralità, smentendo le tesi di chi riteneva il potere come qualcosa di fluido, di diffuso, di fantasmatico, immaginando una progressiva perdita di sovranità nei confronti di strutture sovranazionali. In piena emergenza, lo Stato si è dimostrato, al contrario, come il soggetto della dominazione reale. E’ stato il Consiglio dei ministri a dettare i decreti sempre più restrittivi. Sono stati i governi, in ordine sparso, senza alcun coordinamento a disporre le misure da prendere. Quando il gioco si fa duro, la linea di comando del dominio è ben precisa e tutt’altro che fluida: il governo, la polizia, i militari, i droni, le denunce.

Dulcis in fundo tornano fondamentali coloro che producono, smentendo, ancora una volta, chi si è esposto a favore di una facile liquidazione del mondo del lavoro. In un momento nel quale tutta l’economia terziaria è ferma, la continuità produttiva, lo scheletro di tutta l’impalcatura sociale appare nelle mani degli sfruttati. Questo fornisce loro un potenziale rapporto di forza, insperato fino a poche settimane fa. Se gli individui che mandano avanti la produzione sospendessero, ora, la loro disponibilità a lasciarsi sfruttare, l’intera società si spegnerebbe, sarebbe il blackout. I lavoratori non sono scomparsi, come alcuni pensavano, ma sono mutati: gli sono spuntate le branchie. Non sono più solo terrestri, ma anche anfibi. Anfibi, cioè sospesi tra le lande di una terra in rovina e il salpare verso un Mondo Nuovo. Che si diano alla pirateria! Che li seguano anche gli sfruttatori sulle rotte dei mari, nel loro caso spinti dalla vergogna, il motivo principale che spingeva alla pirateria i benestanti di un tempo. E sarà li, nella tenebra, che non ci saranno più differenze sociali, classi di appartenenza, colore della pelle, oppressioni sessuali. Il bottino per cui lotteremo sarà la sopravvivenza in una nuova vita comunitaria.

Patricia de la Ville e Ottone Degli Ulivi

https://roundrobin.info/2020/03/coronavirus-il-blackout-della-globalizzazione/

Statovirus e altre amenità

“Sta andando tutto male, sta andando tutto male” (Poeta tranese)

“Quello che dico potrebbe essere un po’ razzista, e mi toccherà scusarmi, ma non pensate che il coronavirus sia un po’ una scusa? Gli italiani, sappiamo come sono, per loro ogni scusa è buona per chiudere tutto, interrompere il lavoro e fare una lunga siesta” (Christian Jessen)

Queste sono nostre riflessioni che spaziano dal faceto al serio. Altri hanno già scritto cose migliori, ma anche più noiose. Da più parti non si fa che pensare che stiamo vivendo una sorta di situazione distopica, la fine del mondo, l’apocalisse etc. Tutti i riferimenti a 1984Brave new world, alla cinematografia sugli zombi e a chi più ne ha più ne metta. Questi non si ricordano di un aspetto molto importante, ovvero che l’Italia è il paese della commedia dell’arte.
Ci spiegheremo meglio. Spesso sul giornale anarchico Vetriolo si è paragonata l’organizzazione statale ad un organismo vivente. Detto ciò, cosa sta succedendo in Italia? Nell’ultimo numero di questo giornale, è stato scritto che lo Stato italiano è per certi versi all’avanguardia, come se fosse pioniere nello sperimentare cose che altrove succederanno solo in futuro. Il capitalismo italiano è profondamente malato e nel mondo gira questo virus che ha scatenato una pandemia, come successo per la peste nera attorno al 1347.Diremo una banalità, ma la malattia colpisce di più un corpo già malato. Allora il governo italiano fa quello che faremmo noi per non andare al lavoro
quando il giorno prima ci siamo sbronzati e siamo tornati a casa alle 5 del mattino, ovvero, chiamiamo il datore di lavoro e il medico curante per il certificato e ci mettiamo in malattia perché abbiamo mal di testa. In pratica, a causa del post-sbornia, saltiamo la giornata lavorativa perché non ne abbiamo voglia, ma almeno ci danno lo stipendio e restiamo a casa. Insomma,due piccioni con una fava. Alla stessa maniera, il governo Conte chiama l’Europa e le dice: “Scusate, ma non ci sentiamo tanto bene oggi. Abbiamo l’influenza. Dobbiamo metterci in malattia per un mese, ovvero in quarantena, e nel frattempo però dobbiamo bloccare tutto. Quindi ci dovete i soldi dello
stipendio e non ci dovete rompere le scatole per lo sforamento deficit-pil, debito pubblico etc”.
L’OMS emette il certificato medico, ma comunque la Lagarde non ci casca e nessuno nella UE ci manda le mascherine. Essendo il corpo dell’Italia ammalato, cosa decide di fare lo Stato? Cerca di rafforzare i suoi anticorpi e il suo sistema immunitario. Non a caso, vi ricordate la serie animata Siamo fatti così? Bene, in questa serie gli anticorpi erano rappresentati da sbirri. Allora, il sistema immunitario dello Stato, oltre a voler debellare il coronavirus, coglie l’occasione per tentare di arginare o eliminare tutti gli altri virus, batteri e parassiti (1) dal proprio corpo.
Alla luce di ciò, pensiamo di non vivere un film distopico postapocalittico, bensì la più classica delle commedie all’italiana. In altre parole, questa è Tototruffa 62, altro che Zombi di G. Romero! Oddio, non esattamente Tototruffa, anzi, piuttosto è una sua versione degenerata, con attori di second’ordine. Al posto di Antonio de Curtis, abbiamo un avvocaticchio azzeccagarbugli devoto a Padre Pio, ovvero un altro truffatore di simpatie fasciste. Insomma, in fin dei conti, questa non è nemmeno commedia dell’arte, è cinepanettone andato a male, e il fatto che uno dei focolai maggiori sia in Lombardia, lo conferma.
Poi che dire… Ne sono passate di pandemie nella storia, passerà anche questa. La questione è che lo Stato agisce/reagisce contro quello che lo circonda e lo attacca. Le misure e i “protocolli” che mette in atto sono di sua iniziativa. Prima li studia e poi li applica. Ma non è infallibile, tanto in caso di pandemie, quanto in caso di terremoti, guerre (dichiarate o meno), stati di emergenza per conflitti sociali, insurrezioni etc. Questi eventi, però, non sono per niente uguali o simili tra di loro.

E non è solo un virus o un meteorite a destabilizzare il sistema, come pensano gli anarcoapocalittici/misantropx (come è affermato in un testo circolato su Roundrobin dal titolo “Insurrezione ai tempi del coronavirus”), soprattutto perché dopo questi eventi è più facile un recupero dello Stato e non solo (soccorsi, aiuti, filantropia dei ricchi etc). Pensare questo, poi, è anche un’offesa alle gesta di tutti i rivoluzionari della storia e di oggi. Perché anche “un gruppuscolo di rivoluzionari” ha sempre partecipato a rivolte e insurrezioni. C’è chi è morto e chi è in galera. In tanti, ma anche in pochi, gli anarchici e i rivoluzionari hanno partecipato alla destabilizzazione della produzione, del sistema statale, delle istituzioni. Ci hanno sempre provato, almeno. Durruti era in un gruppo di affinità, Los Solidarios. Rivolte, espropri, azioni, partecipando infine a una rivoluzione. E tanti altri anarchici nella storia erano donne e uomini in carne e ossa. Non virus o meteoriti, né alieni che invasero la terra o tsunami. Forse terremoti… ma terremoti rivoluzionari: gli anarchici negli Stati Uniti nei primi anni del ‘ 900, in Russia e dintorni prima durante e dopo la Rivoluzione Russa, sfidando gli autoritari. Le compagne e i compagni che combattono oggi in tutto il mondo e partecipano alle rivolte sociali e alle insurrezioni etc.
Una cosciente insurrezione e rivoluzione, dopo anche una “incosciente” rivolta spontanea, è ben altra gatta da pelare per gli Stati e la borghesia. Il recupero dell’insurrezione e della rivoluzione (o il recupero dall’insurrezione e dalla rivoluzione) è ben altra questione.
L’insurrezione non viene mediata. Se ci riesce, lo Stato la reprime. E lì ce la giochiamo con tutte le carte.

(1) Non a caso, il fascismo storico, e attualmente le destre in generale, come denominano i sovversivi in maniera dispregiativa?

PS: Come giustamente ci insegna un nostro amico filosofo norcino, “il coronavirus è lo spirito del tempo: l’evento casuale che permetta alla storia di svilupparsi”, ovvero, porta a compimento processi già in atto prima, come la crisi della globalizzazione e il ritorno del protagonismo dello Stato. In poche parole è un fenomeno che rafforza questa tendenza.

PS2: Secondo il min.int, (che, in maniera misteriosa ed inquietante, è quasi l’anagramma di Minniti), dall’11 al 17 marzo son state emesse 44mila denunce. Lo Stato in pochi giorni non contagia, ma controlla. La multa corrisponde ad un massimo di 206 euro che x 44mila son circa 9 milioni di euro.
Ovviamente, non tutti pagheranno, ma intanto, in una sola settimana, sono state tassate, indirettamente, quasi 50mila persone. Oltre ad aver controllato più di un milione di persone.
Come si dice al sud, facciamo i Conti in tasca allo Stato!
Tanto ora c’e’ Giuseppi…

Malacoda

Ricette per il caos: l’occasione è arrivata non rimaniamo inermi

RICETTE PER IL CAOS : L’OCCASIONE E’ ARRIVATA NON RIMANIAMO INERMI
(contributi personali per non soccombere alla normalità del nuovo regime)

Una pandemia sta sconvolgendo il primo mondo, che si credeva immortale e inattaccabile dietro le proprie mura e fili spinati.
Questo migliore dei mondi possibili si è spogliato davanti alla violenza della Terra morente che ribadisce che non è il capitalismo a governare l’esistenza.
Non voglio fare del virus una metafora di ribellione della terra, ma ricordare che sapevamo tutt@ che il capitalismo sarebbe stato la causa probabile di una pandemia, del collasso sociale, economico ed ecologico della razza umana.
Lo sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, eppure non siamo stat@ minimamente pront@ a coglierne l’occasione, colpit@ anche noi dalla paura, così come dal senso di responsabilizzazione collettiva per proteggere chi si suca sempre 10 volte di più qualsiasi emergenza.
Perchè si una pandemia è comunque una questione di classe, di privilegi, di morti non tanto casuali.
Come si festeggerebbe se un Bolsonaro o un Trump si prendessero il virus, saremmo consci che nessun collasso del sistema sanitario gli impedirebbe di sopravvivere, mentre migliaia di persone verrebbero lasciate crepare, con i pennivendoli pronti già da tempo a costruire ed accusare nemic@ esistenti o meno.
Mentre quindi si inquisisce chi rifiuta di sottostare ai domiciliari e al coprifuoco, per andare a sgranchirsi le gambe e godersi, forse per la prima volta in vita sua, un po’ di aria pulita anche nelle metropoli. Mentre avviene questo, sentiamo i tagli alla sanità gratuita sulla nostra pelle, gli operai vanno al macero insieme ai medici, insieme ai riders, corrieri e a tutte quelle categorie di lavoratori che il patriota imbecille applaude dedicandogli inni nazionali e delirio nazionalpopolare.
Mentre anche noi ci rinchiudiamo in casa, seppur con coscienza rivoluzionaria di ciò che questo stato d’emergenza significa, il capitalismo si rigenera, ricrea la sua forza pronto a superare quest’ennesima crisi per tornare più forte di prima.
Staremo a guardare inermi? Ci vogliamo limitare a incazzarci mentre vediamo lo stato di polizia e la distopia colpirci in faccia sempre più forte, di ora in ora?
Il senso di responsabilizzazione collettiva, è vero, spinge molt@ di noi a “rispettare” queste disposizioni per proteggere chi è molto più debole per mancanza di privilegi di classe, etnia, genere, sanitari ecc…
Ed è vero che è nostro istinto, come compagn@, come anarchic@, come persone avulse alla totale mancanza di empatia verso l’altr@, che il capitalismo vuole costruire. E’ vero che sentiamo il bisogno di proteggere l’altro accanto a noi.
Quel che mi chiedo, mentre guardo i divieti centuplicarsi così come sbirraglia e militari in strada.
Stando in casa stiamo davvero aiutando a proteggere chi vogliamo aiutare a proteggere?
Senzatetto, migrant@, poveracc@ di ogni tipo, sono ancora in strada, lasciat@ in mano alla sbirraglia che ora è ancora più pronta e rabbiosa, così come si sente ancora più legittimata, con il consenso di tutt@ l@ cittadin@ sbirr@ urlant@ dai balconi.
Nelle carceri la polizia continua a picchiare, se non uccidere, non lo sappiamo.
Trasferimenti alla chetichella si susseguono, con denunce da parte di parent@ di detenut@ che non hanno più notizie né idee di dove si trovi l@ propri@ car@ detenut@.
E nei cpr? Che cosa sta succedendo?
Cosa succede in strade deserte con solo sbirraglia eccitata a pestare e innervosita dallo stato d’emergenza?
E noi che cosa vogliamo fare?
Davvero limitarci al rispetto delle disposizioni è l’unico modo di proteggere gl@ altr@?
Non esistono forme per agire senza mettere in pericolo nessunx di un contagio?
Lo stato di polizia rende l’agire più difficile, eppure sappiamo che anche gli sgherri sono biologicamente umani, e in quanto tali, anche loro possono stremarsi, ed è quello che sta succedendo, per questo ora si invoca l’esercito.
Mi viene da citare Kacynzski quando diceva che il miglior modo,forse, possibile, per far crollare il capitalismo e lo stato, è quello di attendere una sua crisi per rovesciarlo con tutta la forza che abbiamo, così da impedirgli di rigenerarsi.
E se ci provassimo?
Siamo sempre stati in attesa del momento giusto, e se fosse questo il momento giusto?
Molti dicono che nel post-pandemia, ci sarà da aspettarsi rivolte, per le condizioni economiche di merda in cui ci ritroveremo alla riallargatura delle gabbie.
Eppure è adesso che scoppiano scioperi, rifiuti di lavorare, diserzioni della gente allo stato di polizia, insulti e rabbia verso gli infami dei balconi.
E’ adesso che un minimo di persone si sta rendendo conto che quel migliore dei mondi possibili che hanno sempre difeso, se ne sta sbattendo le palle della loro esistenza per proteggere gli affari e le vite dei ricconi di merda.
E’ adesso che lo stato di polizia militare può essere rovesciato, perché colmo di stanchezza dalla continua attività, mi chiedo se dopo, una volta che il sistema avrà ripreso forza, sarà ancora possibile nonostante la rabbia possa crescere sicuramente più di ora.
L’apparato repressivo è sicuramente in agitazione, perché è conscio di non poter reggere eventuali rivolte collettive adesso, per questo reclama più fondi, più mezzi, più legittimità nel controllo sociale, e lo stato non si rifiuterà di certo di fornirglieli.
E quindi? Che fare noi?
Forse è giunto il momento si, di pensare alla responsabilità collettiva per non comportarci come esseri apatici verso chi sta soffrendo, ma è anche il momento di dare a questo sistema tanti colpi per far si che non si rialzi quando la pandemia sarà finita.
Dopotutto sappiamo che le conseguenze della sopravvivenza del sistema capitalista e dello stato, saranno ben peggiori di qualsiasi pandemia.
Mentre alle frontiere continuano a uccidere,in barba ai contagi. Mentre nel mediterraneo si continua a lasciare affogare, mentre si continua a bombardare la Siria, a spargere fondi per ingrassare la guerra. Mentre la devastazione della Terra sembra prendersi le ferie in alcune parti del mondo, facendo tornare animali a riappropriarsi di alcune parti del mondo umano, essa continua senza freno per tutta la Terra, dalla devastazione in amazzonia al taglio di alberi in tutte le città che continua senza sosta, fino al sistema biotecnologico che continua a studiare e a creare nuove forme di vita antropizzate per sostituire quelle esistenti.
Mentre tutto questo succede, il cuore del sistema batte più lento ma impaurito al suo centro, ed è li che forse dovremo valutare il nostro agire.
Se è bene per tutt@ il non uscire insieme, il non creare assembramenti, allora agiamo individualmente, contro il controllo tecnologico, contro la sbirraglia, contro l’esercito, contro le multinazionali che continuano a mandare gli operai al macero.
Facilitiamo lo sciopero e la chiusura di fabbriche e aziende.
Attacchiamo gli occhi metallici della sbirraglia.
Colpiamo li dove possiamo individualmente con i nostri mezzi.
Cospiriamo e attacchiamo i pennivendoli infami e i servi urlanti dai balconi, nel modo che ognun@ di noi ritiene più opportuno.
Rendiamo questa un’occasione per rovesciare tutto, perché i morti di questa pandemia, non saranno mai quanti quelli che seguiranno se il sistema sopravvive.
Non ho né proposte concrete né idee precise, so solo che voglio il crollo di questo mondo, e vedo in questa pandemia un’occasione d’oro per rovesciare chi ci opprime e ci reprime, una reale possibilità di riprenderci le nostre esistenze e fermare la corsa verso il baratro del capitalismo e dello stato!

Non rimaniamo inermi davanti a un regime che nasce, facciamo sbocciare l’odio che coviamo verso questo mondo!

Cospiriamo, organizziamo, colpiamo!

Solidarietà e complicità allx detenutx in rivolta, allx lavoratricx in sciopero, allx arrabbiatx di ogni dove!

Solidarietà allx migrantx che continuano ancora la lotta e la resistenza alle frontiere!

Per l’anarchia
Per la libertà!

Un@ anarchic@ !

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Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada

“Dopo un’attenta valutazione delle attività in svolgimento per l’esercitazione Defender Europe 2020 e alla luce dell’odierna epidemia di Coronavirus, modificheremo l’esercitazione riducendo il numero dei partecipanti Usa; le attività associate all’esercitazione saranno rimodulate in stretto accordo con gli Alleati e i partner per andare incontro alle nostre maggiori priorità degli obiettivi addestrativi”.

Adesso è ufficiale: il Comando delle forze armate degli Stati Uniti in Europa con sede a Stoccarda (Germania) ha deciso un taglio netto ai war games previsti in Europa centrale ed orientale nei mesi di aprile e maggio nell’ambito nella maxi-esercitazione a cui avrebbero dovuto partecipare oltre 37.000 militari, migliaia di mezzi pesanti, cacciabombardieri e unità navali e sottomarini dei paesi aderenti all’Alleanza atlantica. “La protezione sanitaria delle nostre forze armate e di quella dei nostri alleati Nato è un obiettivo prioritario”, prosegue la nota emessa da Us European Command. “Noi prendiamo seriamente in considerazione l’epidemia di Coronavirus e siamo fiduciosi che nell’assumere questa decisione continueremo a fare la nostra parte nel prevenire l’ulteriore diffusione del virus, mentre stiamo ancora massimizzando i nostri sforzi per far crescere la nostra alleanza e partnership e rafforzare la risposta generale contro ogni crisi e contingenza”. Ulteriori aggiornamenti relativamente a Defender Europe saranno comunicati nelle prossime ore.

La decisone statunitense è stata formalizzata dopo la cancellazione della prima fase dell’esercitazione prevista in Norvegia e nel mar Artico (Exercise Cold Response 20). Proprio per l’esplosione in tutto il vecchio continente dell’emergenza coronavirus, qualche giorno fa la Finlandia aveva annunciato il ritiro dai giochi di guerra nel Baltico; anche il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guarini, con una nota dell’12 marzo, aveva reso nota l’intenzione di non partecipare a Defender Europe. “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”, ha dichiarato Guerini. “Per questo ho valutato, congiuntamente con lo Stato maggiore della Difesa e informando il Comando Nato, di non confermare il nostro contributo all’esercitazione. Pur sostenendo il suo valore strategico, ho ritenuto opportuno mantenere massimo l’apporto delle Forze armate in questa situazione”.

La decisione del governo è stata condivisa da tutte le forze politiche e dall’opinione pubblica. Peccato che nelle stesse ore in cui essa maturava, dall’altra parte dell’oceano, in Nevada (Usa), prendeva il via un’altra maxi-esercitazione aerea, Bandiera Rossa (Red Flag 2020-02), con la partecipazione dei reparti d’eccellenza dell’Aeronautica Militare provenenti dalle basi di Pisa, Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi, Pratica di Mare e Amendola (Foggia). “Con i primi decolli degli assetti italiani, il 9 marzo è ufficialmente iniziata la Red Flag, una delle esercitazioni aeree più complesse e realistiche organizzate a livello internazionale che vede coinvolte presso la base americana di Nellis anche le forze aeree statunitensi, spagnole e tedesche”, riporta enfaticamente il comunicato emesso dallo Stato Maggiore della Difesa. “Per la prima volta dal 1989, l’Aeronautica Militare partecipa con ben tre tipologie di velivoli: gli Eurofighter del 4°, 36° e 37° Stormo; il CAEW (Conformal Airborne Early Warning) del 14° Stormo di Pratica di Mare e gli F-35 del 32° Stormo di Amendola, entrambi alla prima presenza in questo particolare scenario. Si tratta del più importante evento addestrativo del 2020 per l’Aeronautica, un’esercitazione nella quale i piloti consolidano le capacità d’impiego dei sistemi d’arma in dotazione e la validità delle rispettive tattiche, mediante l’organizzazione ed il coordinamento di pacchetti costituiti da un elevato numero di velivoli, consolidando nel contempo la capacità di operare congiuntamente con altri Reparti, sia della Forza Armata sia di altre nazioni”.

Niente pericoli coronavirus dunque per Bandiera Rossa che si concluderà il 20 marzo. Del resto nessuno dei protagonisti armati poteva perdere l’occasione di sperimentare dal vivo i nuovi sistemi d’intelligence e per le cyber war acquistati: le simulazioni delle future guerre aerospaziali e cibernetiche si svolgeranno in un enorme poligono del Nevada che sorge a ridosso della base aerea di Nellis, una delle più grandi installazioni militari del mondo. Nel poligono sono stati testati più del 75% di tutte le munizioni e delle bombe a disposizione delle forze armate Usa e Nato. Dalla sua prima edizione nel 1975 sino ad oggi, Red Flag ha ospitato le forze aeree di 29 paesi e più di 506.000 militari. “Il deployment operativo e logistico in Nevada per l’esercitazione aerea è stato portato avanti dalla nostra Forza Armata come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, conclude la nota dello Stato Maggiore. Chissà se dopo l’irresponsabile missione negli Usa, sarà decretato nei confronti di tutto il personale partecipante l’isolamento obbligatorio domiciliare, come misura preventiva all’ulteriore diffusione del coronavirus in tutta Italia…

Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada