Tolosa, Francia: Solidarietà con le rivolte nelle prigioni e nei CRA

Giovedì 19 marzo [2020], mentre in tutto il mondo scoppiano delle rivolte in numerosi luoghi di privazione della libertà (CRA – Centre de rétention administratif [l’equivalente francese dei CIE italiani], prigioni…), delle bombolette di vernice non hanno rispettato il confinamento [che in Francia è cominciato martedì 17 marzo].

Sulla facciata della vecchia prigione di Tolosa (Saint-Michel), che deve essere trasformata in una “città della musica”, sono apparse delle scritte.

Vi si poteva leggere:
“Solidarietà con le rivolte”
“Fuoco alle prigioni”
“Il virus peggiore è l’autorità”

Mandiamo del coraggio a tutte le persone rinchiuse!

Morte all’influenza, morte allo Stato, morte a(lla) tutto/tosse*!!!

* Nota del traduttore: gioco di parole intraducibile: “crève (la) toux”, “morte alla tosse”, si pronuncia come “crève tout”, “morte a tutto”.

[Testo tradotto ricevuto via e-mail, testo francese pubblicato in attaque.noblogs.org].

Marsiglia: attacco incendiario contro SNEF, collaboratori della città-prigione

Sniff Sniff SNEF*

Mentre il controllo sociale a Marsiglia (come in ogni dove) si intensifica sempre più, con la proliferazione di telecamere ed altri dispositivi di sorveglianza, SNEF si è affermata come obiettivo primario nella nostra lotta contro il flagello statale. Infatti, se da una parte SNEF è conosciuta per la presa in carico di ogni genere di lavoro (avrete sicuramente visto il loro nome apparire su svariati siti che contribuiscono alla gentrificazione accellerata di Marsiglia), dall’altra è anche una delle grandi “vincitrici” e collaboratrici della politica cittadina nel significativo espandersi della rete di sorveglianza. La notte del 17 marzo, quella precedente al primo giorno di quarantena, abbiamo deciso di rendere una piccola visita di cortesia ad uno dei loro uffici, dando fuoco ad una parte delle loro infrastrutture elettriche. Una settimana dopo, questa volta in centro città e durante la quarantena, una delle loro auto è stata incendiata. Questi attacchi sono parte di una serie di sabotaggi che hanno come obiettivo questa compagnia così come altri responsabili della diffusione della sorveglianza a Marsiglia, compreso un piccolo numero di altre auto incendiate, ed il sabotaggio della fibra ottica e delle telecamere avvenuto durante l’ultimo anno.

Mentre in questi tempi di follia pandemica la rete va rafforzandosi ed aumentano i tentativi di impadronirsi delle nostre vite, provare a liberarsi dall’oppressione che ci attanaglia ci sembra una boccata d’aria fresca, una breccia nell’esistente che vorrebbe rimanessimo docili.

CONTRO IL CONTENIMENTO E LA SOCIETÀ DEL CONTROLLO

*SNEF è un gruppo aziendale francese che si occupa di tecnologie dell’informazione, telecomunicazioni, sorveglianza

Baugé-en-Anjou (Maine-e-Loira) – Chi isola ci rimette i propri mezzi

Baugé: un veicolo della polizia municipale incendiato da contravventori a causa delle misure di contenimento – un sito sbirresco, 4 aprile 2020

I fatti si sono svolti nella notte del primo aprile, a Bauge-en-Anjou [nel dipartimento del] Maine-e-Loira. I gendarmi della comunità delle brigate di Noyant, Vernant e Baugé si sono fatti accompagnare da quelli dei plotoni di sorveglianza e d’intervento (Psig) di Saumur per mettere fine a delle azioni di disturbo a Baugé.

Dei giovani in scooter praticavano del rodeo selvaggio mentre il paese è in pieno isolamento. Sono stati multati per questo rodeo, per oltraggi e per il non-rispetto dell’isolamento. Mentre la faccenda avrebbe dovuto fermarsi lì, nella notte, un veicolo della polizia municipale ha improvvisamente preso fuoco.

Le indagini sono state rapide, grazie alla videosorveglianza. Ha permesso di identificare i due uomini verbalizzati qualche ora prima. Saranno chiamati a giudizio e processati con comparizione immediata a Saumur.

Uno, di 34 anni, è stato condannato a due anni di cui uno in carcere, così come ad un’ammenda di 1200 euro per il non-rispetto reiterato dell’isolamento. Il suo compagno di una trentina d’anni è stato condannato ad un anno di cui quattro mesi in carcere e 1000 euro di ammenda per le stesse ragioni.

Baugé-en-Anjou. Due anni di carcere di cui uno di condizionale per l’autore dell’incendio della macchina – Le Courrier de l’Ouest, 3 aprile 2020 (estratto)

Il periodo di quarantena procede non senza provocare tensioni. Nella notte fra mercoledì e giovedì, una macchina ha preso fuoco [in] place de l’Europe a Baugé. Si tratta della macchina della polizia municipale.

Le ragioni rimangono oscure anche se gli autori dell’incendio sono stati chiamati a giudizio e sono velocemente finiti davanti al giudice. La procedura di comparsa immediata s’è messa in moto non appena sono stati avvistati. Sono due individui che hanno commesso il fatto mercoledì verso le 22.30. Un vigile del fuoco ha individuato l’incendio e chiamato prontamente il SDIS [ndt: Service Départemental d’Incendie et de Secours, corrispondente al Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Italia]. Alle 22.55 il sindaco s’è presentato sul posto mentre nello stesso tempo arrivavano i gendarmi.

«Alle 23.15 venivano visionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza, su richiesta della gendarmeria; giovedì mattina, gli autori dei fatti sono stati chiamati a giudizio (…)» sottolinea Philippe Chalopin, il sindaco di Baugé-en-Anjou. «Le due persone hanno affrontato il processo questo venerdì pomeriggio, il principale autore dei fatti ha preso una pena di due anni di carcere, di cui uno con la condizionale. Aspetto ora la decisione del Parquet che aveva chiesto di più: sei anni per uno, quattro anni per l’altro. In ogni caso, c’è già una pena importante» .(…)

[Tradotto da Demesure, qui in francese]

Barcellona (Spagna) – Rompere l’isolamento con la solidarietà

[Tradotto dal francese qui, a sua volta dal catalano da Indymedia Barcellona, 3 aprile 2020]

Abbiamo fatto delle scritte davanti a Wad Ras per salutare le prigioniere che rimangono rinchiuse in questa prigione. Wad Ras è una prigione in cui, col pretesto del Coronavirus, sono state prese delle misure restrittive contro le detenute, ma non le misure sanitarie sufficienti a prevenire i contagi dai secondini verso i/le prigionierx. La situazione dentro è ancora più dura. Come nel resto delle prigioni di Stato.

Avevamo voglia di salutarlx. Per dare coraggio a quelle che sono dentro.

E perché sembrava impossibile fare delle tag davanti ad una prigione in questa situazione in cui è obbligatorio isolarsi ed è illegale uscire per strada. Questa situazione in cui la presenza poliziesca per le strade è a volte asfissiante e rafforzata dalle persone che denunciano dai loro balconi i comportamenti fuori dalla legalità imposta dal governo.

Sembra impossibile fare delle cose proibite, ma non è vero. E farlo senza che succeda nulla; questo ci permette di rompere la campana di vetro asfissante che ci imprigiona la testa in questi giorni.

Prendiamo sul serio questo allarme medico. Come la sofferenza che provoca in molte persone (che sono soggette o meno alla malattia). Usciamo prendendo delle precauzioni, ma usciamo. Nello stesso modo in cui escono tante altre persone per darsi la mano, per lavorare, perché non ne possono più di stare a casa o perché ne hanno bisogno. Evitare il contagio è importante, ma lo è anche affrontare insieme la miseria e la sofferenza che generano il capitalismo, il patriarcato e il razzismo in questa situazione.

Vi abbiamo fatto vedere cosa fare, che la voglia di rivolta si propaghi e non il coronavirus!!*

Saluti!!

*Ndt blog francese Demesure [da cui è tratta l’info]: La prigione di Wad Ras ha visto delle tensioni, soprattutto in seguito alla sospensione dei colloqui, due prigioniere considerate “promotrici” sono state trasferite senza preavviso.

Bologna – Saluto al carcere la Dozza

Il primo aprile un detenuto della Dozza muore in ospedale, dopo che era stato portato dal carcere al pronto soccorso.

Oggi  3 aprile abbiam fatto un saluto lampo al carcere della Dozza di Bologna. Saluti di libertà, un fumogeno e poi abbiam letto questo testo:

“Abbiamo saputo dai giornali* che l’ uno aprile è morto il primo detenuto di coronavirus del carcere di Bologna. Stava in regime di alta sicurezza e aveva settantasette anni. Si chiamava Vincenzo Sucato, arrestato nel 2018. Ancora non aveva ricevuto il primo grado di giudizio. é morto in carcere ancora sotto le misure cautelari. é morto DI carcere. Aveva già problemi respiratori, ma il giudice ha deciso di dargli gli arresti domiciliari,solo perchè era necessario per portarlo in ospedale. E’ dovuto arrivare a essere sul punto di morte per uscire da quelle mura infami ed è morto in ospedale, ma come se fosse in cella, con un piantone fuori dalla porta della stanza.
Vogliamo sapere come state, cosa vi è capitato dopo le rivolte che ci sono state e in che condizioni vi costringono là dentro.
Perchè non vogliamo veniate dimenticati a marcire,vogliamo che persone come Vincenzo, che a 77 anni ancora sono rinchiuse, nonostante le condizioni precarie, non vengano dimenticate nè tantomeno rimangano invendicate.
La causa del dolore inferto a chi sta dietro quelle mura è solo una. Non i crimini, non il diritto, ma solo lo stato.
Lo stato che decide attraverso le carceri di zittire e reprimere chiunque non abbia altra possibilità di sopravvivere se non affrontando e disobbedendo alle leggi, le quali difendono solo i ricchi e il loro merdoso mondo.
‘Non sono i criminali che vanno rinchiuse ma le cause della criminalità che vanno distrutte’ (Ravachol).
Queste cause sono la disuguaglianza, la povertà, l’autorità di quegli stessi che ingabbiano e torturano. Che vogliono protetto il loro privilegio di potere sugli altri.
Non siete soli. Anche da qua fuori si respira l’aria dell’isolamento, della costrizione, della libertà che viene distrutta giorno per giorno.
Le nostre città sono diventate delle prigioni a cielo aperto. Anche per questo vogliamo farvi sentire la nostra vicinanza e solidarietà.
Che glile sfruttatx si uniscano, dentro e fuori e che le morti causate dal carcere qui alla Dozza, come a Modena, Rieti, Udine, non rimangano solo miasmi nel vento.
Crediamo che i veri colpevoli di tutto ciò siano i secondini, i direttori delle prigioni, il ministero di giustizia e lo stato. Non le persone, non i detenuti, le rivoltose che hanno giustamente aperto le celle e distrutto la gabbia che le teneva recluse. Se riuscite, se potete, dateci notizia di voi e delle vostre condizioni, fateci sapere come state e come vi stanno trattando. Vi vorremmo liberx, qua fuori, insieme a noi.
Pensiamo che nessuno più di voi, possa aver tanto a cuore il senso di una parola che anche a noi è tanto cara e che, dentro come fuori, cercano di toglierci e distruggerci: Libertà. ”

Purtroppo non siamo rimasti tanto tempo quanto la situazione e le nostre passioni avrebbero richiesto. dopo altri saluti e un po di coreografia, abbiam sentito qualche risposta da dentro e poi ci siamo dileguate senza ricevere troppe attenzioni da parte delle guardie.
Certi che le occasioni per tornare sotto quelle mura di merda non possano e non debbano mancare. Cogliamo l’ attimo.
A presto.
Alle/ai detenutx le nostre grida,
Ai secondini e direttori il nostro odio.

*https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/04/02/news/detenuto_bologna_coronavirus-252939061/

Amiens – A morte la giustizia, a morte la galera, a morte lo Stato, a morte!

[Qui in francese, qui dal blog Attaque (testo con foto)]

Secondo France Bleu (in data 1 aprile 2020):

È la prima volta che gli uffici del SPIP, service pénitentiaire d’insertion et de probation, [ndt: servizio penitenziario d’inserimento e di probazione] della Somme sono bersaglio di un attacco simile. Nella notte fra martedì e mercoledì, verso le 3.30 del mattino, uno o più individui hanno dato fuoco a diversi veicoli.

I veicoli erano posteggiati in un parcheggio privato, nel retro degli uffici. Due furgoni che permettevano di portare i detenuti al palazzo di giustizia sono bruciati. Cinque macchine che permettevano agli agenti di raggiungere i detenuti sottoposti a misure alternative, ad esempio in libertà condizionale, sono state anch’esse distrutte. […]

“A morte la giustizia, a morte la galera, a morte lo Stato, a morte” sono le tag in vernice nera lasciate sui muri del parcheggio. Delle scritte firmate con una A, simbolo del movimento anarchico. Ma il procuratore di Amiens si mostra prudente. Niente per il momento sembra confermare questa pista. Alexandre de Bosschère, secondo cui questo attacco è prima di tutto simbolico: “non è il SPIP in sé ad essere preso di mira, bensì la giustizia, lo Stato”.

È stata aperta un’inchiesta e vengono usate le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Ma per il sindacato Force Ouvrière [ndt: Forza Operaia], l’individuo o gli individui sarebbero passati dal retro degli edifici. Una semplice barriera protegge l’entrata del parcheggio mentre davanti, di fronte alla prigione, la pesante porta bianca è posta sotto videosorveglianza.

E secondo France Info:

[…] Nella notte fra martedì e mercoledì, verso le 3.20, verosimilmente più individui si introducono nel parcheggio del service pénitentiaire d’insertion et de probation (SPIP), prima di tutto vengono incendiate tre macchine. Poi viene dato fuoco a due furgoni cellulari, dei veicoli che servono alle trasferte dei detenuti. In seguito viene preso di mira l’edificio, viene rotta una finestra, si riscontra un principio di incendio, che molto fortunatamente, non s’è propagato a tutto l’edificio. In quel momento scatta un’allarme di emergenza, che provoca la fuga del o degli autori, e l’arrivo sul posto del guardino che non potrà che constatare i danni. […]