Bathurst (Canada) – Sabotato un parco eolico

Tra domenica 17 e lunedì 18 maggio, a 100 chilometri circa a ovest di Bathurst, New Brunswick, sono state sabotate diverse  del parco eolico Caribou. Queste turbine eoliche sono gestite dalla società francese Engie. 

“Dieci turbine eoliche sono state vandalizzate all’inizio di questa settimana presso il parco eolico di Caribou, vicino alla Highway 180 nel nord del New Brunswick.
La Royal Canadian Mounted Police (RCMP) ritiene che l’azione sia avvenuta tra domenica e lunedì notte.
I macchinari sono stati gravemente danneggiati […]”. Gli investigatori dicono che tre turbine sono rotte e non più funzionanti, e un’altra è stata danneggiata da un incendio.

Il parco eolico Caribou, situato a circa 100 chilometri a ovest della città di Bathurst, è gestito dalla multinazionale francese ENGIE.
Secondo New Brunswick Power, il parco eolico ha 33 turbine e una capacità di 99 megawatt, sufficienti ad alimentare circa 19.000 case nel New Brunswick. »

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13468

Argenteuil (Nord di Parigi) – Seconda notte di scontri dopo la morte di un ragazzo

Seconda notte di scontri tra gli abitanti di Argenteuil, quartiere a nord di Parigi, e la polizia. I rivoltosi hanno bersagliato con fuochi di artificio e numerose molotov gli sbirri che hanno risposto con lacrimogeni. Sono stati incendiati diversi cassonetti e almeno un paio di macchine tra le quali un suv. Gli scontri sono nati in seguito all’uccisione di un ragazzo in sella ad una moto domenica 17. Gli sbirri si dicono, chiaramente, estranei ai fatti.

Quì un bel video.

Grenoble (Francia) – Sabotate tre antenne nella stessa notte

Nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2020 abbiamo bruciato l’antenna ripetitore dell’Haute-Jarrie.
Almeno altre due antenne ripetitori sono state attaccate simultaneamente intorno a Grenoble.

Le antenne ripetitori sono tra i tanti intrusi che sfigurano il paesaggio. Vengono utilizzate per la comunicazione di massa, presto portata anche nei luoghi più remoti. Attualmente, le installazioni 5G vengono costruite per questo scopo.
Il chiacchiericcio e le chiacchiere delle masse e le campagne mediatiche rivelano il vero vuoto di comunicazione quanto l’assenza di una vera discussione. Ma non può esserci vera comunicazione senza vere “relazioni sociali”. Le finte relazioni sociali dei social network ne sono una chiara indicazione.
Il vuoto esistenziale di un’epoca può così essere misurato, in particolare, dal vuoto comunicativo incessante che la riempie.
Ma non vogliamo un mondo in cui la garanzia di poter comunicare a distanza, costantemente e ovunque, venga scambiata con la possibilità di essere costantemente monitorati e controllati.
A parte gli imbecilli che si rallegrano di un mondo e di una realtà “aumentata”  e non si rendono conto – o accettano – di scambiare una quantità sempre maggiore di vincoli per una qualità di vita sempre più angosciante. Non è nient’altro che l’esistenza vestita con gli odiosi stracci della sotto-vita.

Nel mondo della sotto-vita, oltre ad essere colonizzato dagli esseri umani, ad essere coperto dalle cicatrici del cemento, oltre alla distruzione di tante forme di vita che ospita, ecc., la terra, attraverso tutte le sue distese, è attrezzata ed imbrigliata (tra le tante altre) da impianti di telecomunicazione. Anche nel cielo, che è solcato da continui trasporti aerei, non si scorgono più solo costellazioni di stelle, ma costellazioni di satelliti che orbitano nello spazio.
Radioattività, onde elettromagnetiche, inquinamento e virus di ogni tipo sono l’ossigeno sempre più inquinato del 21° secolo.
Che, con la consapevolezza di tutto ciò, questo mondo faccia pensare a una “prigione a cielo aperto” non è sorprendente. Tanto più quando l’attuale pandemia ha permesso e continuerà a permettere allo Stato di metterci, attraverso il confinamento, nella reclusione domiciliare, per lo più personalizzata.
Per chi ancora ne dubitava, il sistema carcerario è quindi l’aspetto punitivo di questa organizzazione governativa della vita. Un’organizzazione che porterà presto a una sorveglianza e a un controllo capillare delle masse grazie all’intelligenza artificiale, alle telecamere e agli smartphone con riconoscimento facciale, il tutto attraverso la stretta rete di internet.
Il confinamento ha dimostrato a sufficienza che le telecomunicazioni sono centrali nella vita delle “persone” al punto da farle accettare l’auto-reclusione.
Mentre alcuni, con le loro truffe dalle finestre (“parata”, “manifestazione”…), hanno scelto il suo simulacro, altri hanno deciso di (continuare a) propagare la rivolta vandalizzando, rompendo, attaccando, sabotando, dando fuoco a…
Perché quale scelta è rimasta in questo mondo?
Quella della sotto-vita le cui preoccupazioni sono il nuovo gadget da acquistare, la nuova app da scaricare?
O quella dell’insubordinazione e della rivolta, le cui preoccupazioni sono le esperienze sensibili vissute secondo le sue idee, la realizzazione individuale spogliata del maggior numero possibile di vincoli sociali…?

L’insubordinazione consiste nel sottrarsi a questa sotto-vita.

Pipistrelli che propagano il fuoco

Quì la rivendicazione integrale in francese e la notizia del triplo sabotagio riportata dalla stampa.

 

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13445

(it-fr) Metropoli di Grenoble, Francia: Attacchi coordinati contro antenne-ripetitori per le telecomunicazioni (18/05/2020)

Berlino – Giornata in piazza in solidarietà agli anarchici e alle anarchiche colpiti/e dall’operazione ritrovo

DA BERLINO SOLIDARIETÁ INCONDIZIONATA E MASSIMO SUPPORTO AGLI ANARCHICI E ALLE ANARCHICHE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO.

Domenica ci siamo riappropriat* di una piazza nel quartiere di Friedrichshain. Per tutto il pomeriggio abbiamo allestito striscioni e banchetti informativi, mettendo a disposizione indirizzi e materiale per poter scrivere e far sentire la nostra vicinanza e solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti/e dall’ operazione Ritrovo. Positiva e numerosa è stata la partecipazione, cosi come sensibile e attento è stato l´interesse dei passanti e degli abitanti del quartiere.

Purtroppo, come da tempo ormai sta accadendo, la repressione della polizia si fa sempre più aspra contro ogni forma di manifestazione di dissenso politico nelle strade. Due ore dopo l’inizio dell’iniziativa, un ingente dispiegamento di polizia ha intimato di togliere tutto il materiale politico (libri, opuscoli, striscioni) e di disperdersi. Con una certa ostilità abbiamo cercato di rimanere più a lungo possibile. E´chiaro che queste sono misure mirate solo a limitare la libertà di espressione e a reprimere ogni tentativo di azione. Non ci lasceremo intimidire e continueremo tutt* insieme ancora più determinati di prima.

L’obiettivo dell’apparato repressivo è la criminalizzazione dei nostri comportamenti. La nostra stessa esistenza sale sul banco degli imputati perché, irriducibili a ogni forma di controllo, ogni nostro respiro si fa tempesta tra le maglie del potere. La nostra vita, le nostre relazioni, i nostri sogni, la dignità con cui pretendiamo di vivere sono fiori in questo deserto di paura, sopraffazione e sfruttamento che il sistema che difendete ha creato. Chi ha conservato la bellezza negli occhi troverà il modo di riprendere in mano il proprio destino. A noi il compito di difendere con dignità questi fiori di resistenza. Caro stato, cari governi, la vostra inettitudine, l’impoverimento causato dalle vostre logiche di profitto, la violenza che impregna le vostre galere e le vostre caserme, l’imprigionamento e lo sfruttamento derivanti dalle vostre politiche migratorie razziste, la distruzione sistematica della natura in nome dei vostri sporchi interessi, sono sotto gli occhi di tutt* e chi é colpito da tutto ciò in prima persona sa bene dove e contro chi sputare il proprio veleno; non ha bisogno delle nostre “istigazioni”, termine che vi diverte usare per definire la nostra solidarietà. Quello che voi chiamate “imbrattamento” per noi é comunicazione diretta. Quello che voi chiamate “istigazione a delinquere” per noi é condivisione. Quello che voi chiamate “progetto criminoso” per noi si chiama lotta.

SOLIDARIETÁ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO. LIBERTA’ x TUTTI E TUTTE!

 

fonte: email

Rovereto – Sabotaggio delle linee in solidarietà agli arrestati di Bologna

Apprendiamo dai giornali locali che nella notte tra giovedì e venerdì un’azione anonima ha messo fuori uso 5 cabine per l’interscambio della linea telefonica e web. Il risultato è stato un “blackout” di una parte della città (si parla di 2000 utenze). Sul luogo sono state ritrovate le scritte: “LIBERIAMOCI DALLE GABBIE TECNOLOGICHE”, “SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DI BOLOGNA” e “LIBERARE I DETENUTI”.

https://ilrovescio.info/2020/05/16/rovereto-sabotaggio-delle-linee-in-solidarieta-agli-arrestati-di-bologna/

Aubenas (Francia) – Full Moon / Black Out : Primo tentativo

Indymedia Nantes / jueves14 mayo 2020

Rivendicazione d’un attacco incendiario a un trasformatore elettrico

Tra di noi, a volte, c’è il dubbio. Alcuni, certo, ne hanno un po’. Altri, per niente.

Ci assumeremmo le conseguenze di un blackout su larga scala? Le morti, il caos che causerebbe? Saremmo in grado noi stessi di sopravvivere a una tale trasformazione del mondo? Forse no.

Ma è più insopportabile lasciare il mondo così com’è, essere ricattati per credere che sarebbe ancora peggio se le istituzioni umane e tecnologiche non fossero lì a gestire le nostre vite per noi, piuttosto che accettare i rischi dell’agire.

Non si tratta di mettere a tacere i nostri dubbi. Si tratta di agire comunque. Si tratta di capire che se le nostre azioni hanno un impatto, se possono causare danni a persone che non abbiamo preso di mira, la nostra passività è altrettanto letale.

Anchhe i famosi ospedali, i formicai di cemento dove si ammucchiano i corpi devastati e i buoni sentimenti, che dovrebbero essere protetti a tutti i costi perché “salvano vite umane”, hanno bisogno di una fornitura di energia elettrica e di altre materie prime per funzionare, ed indubbiamente anch’esse uccidono.

La pace tecnologica infusa nell’infusione di massa è una menzogna. Il mondo connesso viene costruito su una fossa comune, nutrendosi di morte e distruzione. E le belle immagini delle tavolette nelle scuole e degli efad non cambieranno questo fatto. Gli antipasti su skype sanno di sangue. I dubbi che si sentono, sono le tracce della mascherata umanista e statale che ci dice che questo sistema ci è indispensabile. Che tutto va bene nel migliore dei mondi possibili e che sarebbe intollerabile e irresponsabile per gli individui agire egoisticamente e danneggiare l’uomo comune. Non è il momento di discutere di egoismo. Il nostro desiderio è quello di rompere il mito che non ci sono conseguenze, per lasciare che ciò accada. Non ci interessa il comune, ma è giusto ricordare che il comune è limitato ad una certa categoria della popolazione umana e certamente non riguarda tutti gli esseri che vivono su quella grande roccia chiamata Terra.

Ci sembrerà sempre meglio agire con possibili dubbi, piuttosto che lasciare che si alimenti una sensazione di impotenza.

Perché dalla nostra impotenza deriverebbe la nostra morte, e ciò che vogliamo soprattutto è vivere. Vivere restituendo i colpi che ci vengono inflitti. Vivere senza la mediazione umana e tecnologica che si interpone tra noi e il resto del mondo. E quando ci rendiamo conto del nostro condizionamento, quando pensiamo a tutto l’orrore che questo mondo suscita, ogni dubbio ci fa impallidire.

Abbiamo attaccato la rete elettrica perché senza di essa, oggi, questa civiltà crolla. Non vogliamo tornare indietro nel tempo. Non ci illudiamo che le civiltà siano state costruite senza elettricità. Tutto ciò che sappiamo è che ne sono diventate troppo dipendenti per poterne fare a meno. E che questo è uno dei punti deboli. E anche se siamo noi i bambini, e non potrebbe essere altrimenti, stiamo lottando per uccidere qualsiasi germe che possa aver lasciato in noi. Lottiamo contro il nostro addomesticamento, contro la nostra sottomissione alle norme, contro la nostra codardia e il nostro gusto per la sicurezza.

Ma usiamo alcuni degli strumenti che ci fornisce. Perché non è più possibile comunicare tra i ribelli facendo segnali di fumo, e ci interessa ancora mettere parole alle nostre azioni, che possano toccare chi le leggerà, e che anch’esse possano essere una componente significativa dei nostri attacchi alla docilità, a chi la crea e a chi la difende. Ci sono stati molti atti di distruzione intorno a noi negli ultimi tempi.

Grazie alle mani coraggiose che rifiutano di essere confinate in questi tempi in cui anche alcuni ambienti “radicali” vorrebbero vederci restare a casa, perché è più importante essere sicuri che cercare di essere liberi.

Grazie a coloro per i quali la scrittura ha un senso, perché è necessario condividere le nostre riflessioni, che le nostre azioni risuonino con le intenzioni che ci animano. Perché la lettura di testi che invocano l’attacco, le analisi acute o le richieste aiutano a plasmare i nostri pensieri, a progettare nuove strategie di attacco. Per questo vogliamo inscrivere il nostro attacco nella chiamata al conflitto lanciata dal testo “A maggio, fate quello che volete: una chiamata al conflitto“, di cui abbiamo fatto nostre molte domande e alle quali abbiamo cercato, attraverso il nostro attacco, di fornire elementi di risposta. Perché, checché se ne dica, questi scritti nascono dall’orrore smaterializzato di internet, per alimentare dibattiti, riflessioni e dare forza ai vivi.

Facciamo dei tentativi, a volte senza sapere esattamente cosa stiamo per colpire. L’unica cosa che sappiamo è che con le nostre azioni, le cose non rimarranno intatte.

Abbiamo scelto di attaccare un trasformatore elettrico, senza sapere quali danni avremmo causato, ma sperando in bellissimi archi, molto fumo, e qualche luce in meno, in modo da poterla fare franca quando c’è la luna piena. Non abbiamo bisogno di altre luci, e le luci artificiali sono un insulto alla bellezza della notte.

Portavamo dentro di noi il ricordo fantastico di tutte le anime tormentate che si ribellavano alle civiltà che cercavano di distruggere le loro vite selvagge; quando ci siamo avvicinati al sito, nei pressi di Aubenas. Abbiamo acceso sei fuochi, principalmente su cavi raccolti sotto lastre di cemento, rumorose ma facili da sollevare. Siamo stati attenti a non toccare le strutture metalliche e, a parte un leggero disagio, una sensazione di ronzio nel cranio, non ci è successo nulla di spiacevole mentre camminavamo attraverso questo terminale di tre linee ad alta tensione. Quando abbiamo lasciato il sito, i nostri corpi si sono tesi con l’adrenalina, e i sorrisi nascosti sotto gli scaldacolli: i fuochi erano cominciati. Purtroppo le luci artificiali intorno a noi non si sono spente. Probabilmente non sapremo mai quanti danni sono stati fatti alla rete perché i media non ne hanno parlato. Una ragione in più per farlo, per non dare loro la possibilità di ignorare quello che stiamo facendo. Presumibilmente, né la città né le valli circostanti hanno subito danni significativi. Tanto peggio. E’ stato un tentativo. L’unico modo concreto per sapere dove è opportuno attaccare è provare ovunque. Non abbiamo dubbi che ci saranno ulteriori tentativi.

I nostri cuori bruciano per spegnere una volta per tutte questa macchina mostruosa. Perché l’odio e il disgusto per la massa umana civilizzata trasuda da ogni poro della nostra pelle. Perché le uniche luci che amiamo di notte sono quelle delle fiamme e del chiaro di luna.

Rejectons du desastre

 

Tolosa (Francia) – Effetto tunnel (09/05/2020)

«L’effetto tunnel è una reazione naturale, legata allo stress e dovuta alla focalizzazione dello sguardo su un punto preciso, come se si guardasse attraverso un teleobiettivo».

Nella notte fra l’8 e il 9 maggio [2020], su una filiale della banca Caisse d’Epargne è stata fatta la scritta «Macronavirus, quando la fine?» e i suoi vetri sono stati infranti.

Gli/le autori/e non smettono di descrivere l’attitudine provocatoria e insultante del governo, la sua gestione mediocre della crisi sanitaria e nei confronti della crisi economica che arriverà; come spiegazione, che vorrebbero assolutoria, mettono avanti l’effetto tunnel. Per loro, l’uscita dal tunnel era, quella notte là, l’attacco della Caisse d’Epargne. Questa reazione estrema sarebbe quindi dovuta a un contesto di stress estremo.

E lungo la via del ritorno avrebbero perfino detto «mi ha fatto piacere», cosa che lascia prevedere una seconda ondata.

scoiattolo

[Nota: Lo scoiattolo è la mascotte delle banca Caisse d’Epargne].

[Rivendicazione in francese pubblicata in attaque.noblogs.org].

(it-en-fr) Tolosa, Francia: Effetto tunnel (09/05/2020)

Germania – Fiamme per la scuola di polizia, per i ricchi..

9 maggio, Bamberg: incendio doloso all’accademia di polizia

Nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 maggio a Bamberg, situata a circa 60 km a nord di Norimberga, tre veicoli sono stati incendiati nel parcheggio dell’accademia della polizia federale. È stata una guardia di sicurezza durante la ronda che ha notato le fiamme attorno alle 00.45 i che hanno inghiottito tre furgoni Ford Transit, parcheggiati uno accanto all’altro. Anche se i vigili del fuoco sono stati veloci a spegnere il fuoco, i veicoli sono stati totalmente distrutti. Le prove iniziali suggeriscono che gli ignoti piromani hanno fatto irruzione nell’area aprendosi un varco nella recinzione. Il danno è stimato in 20.000 euro.

6 maggio, Amburgo: Mercedes tagliata (longitudinalmente)

Nella notte tra martedì 5 e mercoledì 6 maggio una Mercedes AMG GT di lusso è stata distrutta da un incendio nella Rainvilleterrasse nel quartiere di Ottensen. I vigili del fuoco sono stati molto veloci, ma il loro intervento non ha impedito che venisse distrutta. Quest’auto viene venduta al prezzo minimo di 91.000 euro.

4 maggio, Heeseberg: due autobus bruciati

Mentre giovani e meno giovani si preparavano a tornare a scuola e al lavoro, due autobus della KVG sono stati dati alle fiamme a Heeseberg, nel distretto di Helmstedt (Bassa Sassonia). Un autista di autobus, mentre si recava al deposito per prendere servizio alle 5.15 circa, si è imbattuto in un autobus in fiamme, fiamme che si stavano propagando al veicolo parcheggiato accanto. Il danno ammonta ad almeno 300.000 euro.

21 aprile, Hagen (Nord Reno-Westfalia): incendio di due auto di lusso

Nella notte tra lunedì e martedì, due auto di Richards (una Mercedes Klasse E e un’Audi S8) sono state bruciate ad Hagen, a sud di Dortmund. L’incendio è stato appiccato alla parte anteriore della Mercedes, parcheggiata proprio dietro l’Audi.

[Tratto dalla stampa tedesca]

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13323