La febbre gialla nel 1821 a Barcellona e l’emergenza attuale

Viviamo tempi di catastrofe, non solo perché lo dicono la stampa, i politici e l’accademia, ma perché la catastrofe la vivono quotidianamente i dominati.
Incendi in Australia, in Amazzonia, in California, diverse tempeste, tifoni, innalzamento del livello del mare, alluvioni…etc. e  adesso un’epidemia: prima ci fu l’influenza aviaria, l’influenza A, l’ebola e adesso la covidien – 19 o Coronavirus.
Era plausibile, dopo la speculazione farmaceutica con il medicinale Tamiflù per le influenze aviarie o l’abbandono degli africani colpiti dall’ebola, che si prevedesse con scetticismo questa “nuova piaga”. Lo scetticismo è stato accompagnato da notizie false e dalle ripetute teorie di cospirazione di diverso stampo.
Tutto lo sviluppo di direttive sul controllo della popolazione, sui suoi movimenti, sul suo lavoro e la sua salute sono effettivamente uno strumento di controllo sociale e una sperimentazione per il futuro che ci aspetta.

Il Grupo Especial Civil sfoggia divise speciali per notificare il confinamento ai vicini di Haro (https://www.lasprovincias.es/sociedad/guardia-civil-despliega-20200307201003-nt.html?ref=https%3A%2F%2Fwww.google.com% ), il protagonismo della Unidad Militar de Emergencias, il dispiego di militari e polizia su tutto il territorio sotto un comando centralizzato: sembra che, a parte i fatti medici/epidemiologici, si stia approfittando della situazione per provare fino a che punto siamo disposti a sopportare, in nome della “sicurezza”, limiti alle nostre minime libertà, i migliori modi di istituire misure di controllo, la catena di comando più efficiente e la struttura ottimale per mettere in moto qualcosa del genere.

Non si tratta di un complotto, è evidente che delle manovre “reali” sono meglio di qualsiasi simulazione e che sarebbe segno di una totale inettitudine non approfittarne.
Quindi, a parte tutto ciò che è stato detto: epidemiologia, interessi economici farmaceutici, complotti, manovre militari/poliziesche…vogliamo parlare partendo dall’esperienza storica di Barcellona, città che, nonostante non si ricordi, ha già passato situazioni come quelle che stiamo vivendo, anche se più letali.
La febbre gialla a Barcellona:
Barcellona ha sofferto varie “pandemie” dalla peste nel secolo XIV, fino a quelle ricorrenti del colera (1834, con 100.000 morti in Cataluña e 3.300 a Barcellona e quelle dopo del 1854, 1865…), il tifo endemico nella città o i differenti episodi di influenza, come l’influenza russa del 1889 o del 1918, l’influenza “spagnola”…anche se in tutti i casi morirono per la maggior parte poveri, e anche se fecero contenimenti ed esclusioni, c’è un caso che è il più “esemplare”, quello della febbre gialla ( https://medlineplus.gov/spanish/ency/article/001365.htm ) a Barcellona.
Sembra che fu nel mese di Agosto del 1821, per via marittima, che arrivò la febbre gialla a Barcellona. I primi casi si verificarono nella Barceloneta a inizio Settembre e, nonostante gli sforzi delle autorità per isolarla, si diffuse nel resto della città e attorno.
La Barceloneta era sicuramente il quartiere più povero della città, occupato da una popolazione emarginata, per il mestiere o per la razza, come los gitanos o altri migranti e fu la zona dove ci furono più vittime (su 8.846 morti il 14 % erano abitanti di barceloneta e nel picco dell’epidemia arrivarono a morire 60 persone al giorno).
La Barceloneta e la zona del porto furono chiuse e dismesse nel corso di tutta l’epidemia.
Barceloneta rimase chiusa dall’esercito e la milizia. Senza dubbio, diverse volte gli abitanti cercarono di rompere il blocco [no quedando claro si fueron vicitimas entre los fuguistes.]
Nel frattempo la borghesia e i benestanti fuggirono dalla città, chiudendo fabbriche e commerci, lasciando gli operai e artigiani disoccupati e senza fondi economici.
Barcellona fu circondata da una “cintura sanitaria” formata da soldati e “cittadini onesti” armati, che sotto la pena di morte proibivano l’uscita dalla città. Cintura che i ricchi e i benestanti elusero tranquillamente.
Di fronte alla miseria e alla mancanza di alimenti (che aumentarono di prezzo), la folla, senza lavoro né soldi, percorreva la città esigendo dai ricchi che rimanevano soldi e alimenti e assaltando le case benestanti vuote. Un fatto molto significativo fu la «crema popular», nelle Ramblas, di un pupazzo di paglia e stracci figurante un medico in rappresentanza di una classe medica inetta impantanata nel dibattito tra contagionisti e anticontagionisti.
Curiosamente gli anticontagionisti, medici più concentrati sull’igiene e sull’ambiente e che sono visti come poco moderni, avevano ragione in questo caso (la trasmettono le zanzare non da persona a persona), come nel caso del colera dove la trasmissione avvenne tramite l’acqua contaminata.
Per allontanare la gente dal porto, che si supponeva fosse il focolaio, le autorità crearono un accampamento, l’ “Accampamento Costituzione”, alle falde del Montjuic per ospitare i più poveri, 400 baracche che vennero occupate da 4.000 persone, distribuendo zuppa tra i bisognosi.
Alla fine di ottobre Barcellona era una pentola a pressione, le manifestazioni e gli assalti non si fermarono e le forze dell’ordine cominciarono ad avere delle perdite per la febbre, i governanti ampliarono la zona dell’esclusione in tutto il piano di Barcellona…per quelli che potevano pagare 20 reali!!!
Il 2 Dicembre si diede per terminata l’epidemia con un “Te Deum” nella cattedrale, nell’epidemia morirono quasi 9.000 persone, anche se alcune fonti salgono fino a 20.000 vittime. La maggior parte delle vittime furono tra la popolazione con meno difese e che non poterono uscire dalla città e allontanarsi dalle zanzare trasmettitrici.
Durante l’epidemia nello stato francese furono accumulate truppe alla frontiera con la scusa di impedire l’emigrazione degli ammalati. Queste truppe rimasero alla frontiera e accumularono forze e interferirono politicamente, armando gli insorti assolutisti.
Su richiesta del re, Fernando VII, la Santa Alleanza (trattato reazionario in cui partecipavano le potenze del momento) autorizzò l’ “intervento umanitario” di un esercito francese per chiudere con il governo liberale. I centomila figli di San Luis entrarono il 7 di Aprile del 1823, e trovarono una resistenza scarsa da parte della disincantata popolazione e un’accoglienza entusiasta da parte dei realisti. Il 4 novembre la caduta di Barcellona, ultimo focolaio di resistenza, ha rappresentato la fine del triennio liberale e di nuovo l’inizio dell’assolutismo.
La Santa Alleanza intervenne contro i focolai liberali in altri posti, a Napoli, in Sicilia e in Piemonte…
Quale sarà la Santa Alleanza che ci invaderà? E, soprattutto, che tipo di assolutismo ci imporranno?

testo originale:

[Analisis] La fiebre amarilla de 1821 en Barcelona y la emergencia actual

Umeå (Svezia) – Finestre in frantumi alla scuola di polizia ed all’azienda ecocida

Il Coronavirus sta spazzando il mondo. Il bilancio delle vittime è in aumento e l’economia capitalista sta vedendo nuovi minimi ogni giorno. Gli apparati dello stato nazionale stanno usando misure bellicose per combattere la pandemia. Chiusura delle frontiere, coprifuoco, quarantena, lavoro forzato, le uniche persone ammesse nelle strade sono poliziotti. È il sogno erotico dell’apparato statale che diventa realtà. Per noi anarchici è il peggior incubo che si trasforma in realtà. Quello che vediamo è uno scorcio del futuro. Se ci sarà mai un giorno in cui la civiltà cadrà in rovina, sembrerà un po’ a questo.

Non ci saranno limiti alle misure che gli apparati statali useranno per ottenere il controllo. E in questo gioco, chi sarà sacrificato? Saranno i lavoratori precari, i migranti, le donne associate … gli altri.

Il coronavirus è l’ultima arma della nostra Terra contro gli umani (le versioni precedenti erano l’influenza spagnola e l’AIDS). Questa pandemia è una forma di controllo della popolazione, una reazione e una vendetta per tutti gli animali selvatici, le piante e gli habitat che gli umani hanno ridotto in schiavitù, annientato e distrutto. Il coronavirus trasforma i civili che pensavano di essere immortali in semplici mortali. Ciò a cui tutto si riduce è uno spettacolo di potere. Se gli umani hanno mai pensato di avere una sorta di controllo, il coronavirus mostra chiaramente di che illusione si tratti. Gli umani e la civiltà non hanno alcun controllo, non importa quanto provino ad annientare il Selvaggio e il Libero. Se il nostro pianeta decide che il nostro momento di dominio è finito, in un istante, proprio in questo modo: le persone sembrano pallide, alcuni starnuti, alcuni colpi di tosse, alcune morti … silenzio …

Quindi, per celebrare questa mortalità e la perdita di controllo, lo scorso fine settimana abbiamo deciso di prendere alcuni martelli e vernice spray e fare un’escursione nella notte illuminata dalla luna nella città svedese settentrionale del cosiddetto Umeå. Presto arrivammo all’ufficio dell’ecocida SCA (una società che cancella le ultime foreste secolari e le trasforma in carta igienica) e il culto accademico ecocida SLU – Università svedese di agricoltura. Immediatamente abbiamo iniziato ad abbellire le loro pareti con messaggi selvaggi. HÖR CORONAVIRUSETS BUDSKAP – EKOMÖRDARE UT UR SKOGEN (ASCOLTA IL MESSAGGIO DEL CORONAVIRUS – ECOCIDI FUORI DELLA FORESTA). Abbiamo anche migliorato la climatizzazione dell’edificio rompendo alcune finestre.

Abbiamo continuato la nostra escursione e non molto lontano ci siamo imbattuti nella scuola per gli sbirri. Le pareti sembravano molto vuote, quindi le abbiamo riempite di messaggi incoraggianti per i futuri poliziotti: HELA SAPMI HATAR SNUTEN (TUTTO IL SAPMI * HATES COPS) e il classico ALL COPS ARE TARGETS. Abbiamo aiutato l’edificio a far uscire il cattivo odore dei poliziotti rompendo alcune finestre. Speriamo che gli studenti della polizia ricevano il messaggio e realizzino il loro errore e abbandonino la loro scuola prima che sia troppo tardi. Prima che diventino i nostri obiettivi.

Sebbene stessimo indugiando nell’area per circa un’ora (contro una migliore scelta e la cultura della sicurezza) non c’erano ancora segni della sicurezza o di poliziotti. Questo dice chiaramente quanto poco controllo hanno le persone del controllo. Almeno in questa parte del mondo.

Questo ha posto fine al nostro tour hike e smash. Che notte gioiosa sotto le stelle e la mezza luna. Lascia che ogni notte sia piena di gioia per la distruzione. In questo momento è sempre il momento migliore per un attacco.

La SCA / SLU è stata attaccata in solidarietà con tutti gli animali selvatici, le piante e i luoghi che gli umani hanno ridotto in schiavitù, distrutto e spazzato via.

La scuola di polizia è stata attaccata in solidarietà con tutte le donne associate. Per una marcia anti-sessista, anti-transfobica e anti-patriarcale.

Cellula dei Nichilisti che sperano nella fine della civiltà, FAI / ELF

* Sapmi è la terra dei Samis, una delle ultime popolazioni indigene della cosiddetta Europa. La loro terra è colonizzata dagli stati norvegese, svedese, finlandese e russo.

Testo originale

Sassonia (Germania) – Doppio attacco incendiario contro aziende che costruiscono prigioni

Un uovo di Pasqua precoce nel giorno dei prigionieri politici

Come uovo di Pasqua precoce, rivendichiamo la responsabilità degli incendi nella notte del 18.03.2020 presso due compagnie coinvolte nella costruzione della nuova prigione di Zwickau-Marienthal. [1]

Oggi è l’anniversario della Giornata internazionale dei prigionieri politici. Questo giorno è stato proclamato per ricordare i tanti compagni di combattimento e compagni d’armi che sono nei sotterranei delle prigioni di tutto il mondo. La data si basa sul giorno nel quale fu proclamata la Comune di Parigi nel 1871. Per molte persone, la Comune di Parigi era ed è ancora un punto di riferimento per gli sforzi rivoluzionari per la giustizia sociale e la libertà politica. L’abbattimento della Comune, il massacro di migliaia di Comunardi e la deportazione di centinaia di loro nelle colonie penali, dove morirono di morte lenta, avevano lo scopo di mostrare a tutti i rivoluzionari nel mondo cosa un governo borghese è pronto a fare quando vede il suo potere minacciato.

Ancora oggi migliaia di rivoluzionari sono seduti nelle carceri di questo mondo. La lotta di emancipazione continua dalla Comune, e i suoi figli sono arrivati ​​e stanno ancora finendo nelle maglie della repressione. C’è sempre stata una lotta per la liberazione e il sostegno dei prigionieri. Una critica fondamentale al dominio è stata collegata a una critica del sistema carcerario ed alla moralità della punizione. La richiesta di liberazione dei prigionieri si trasformava spesso in una richiesta di abolizione delle prigioni e di superare completamente il principio della punizione.

Così, nel corso della rivolta del ’68, dopo che molti attivisti furono imprigionati, si formò un forte movimento di solidarietà. La questione della prigione ha anche portato a una critica generale del sistema penale. Tuttavia, c’erano diversi approcci alla questione e la differenziazione tra prigionieri politici e sociali. Le differenze sono state anche articolate nelle richieste dei guerriglieri urbani incarcerati e nel lavoro di supporto dall’esterno. Alcuni si sono concentrati su un trattamento speciale dei prigionieri politici e altri hanno preferito presentare richieste importanti per tutti i detenuti. C’erano alcuni prigionieri sociali che hanno mostrato solidarietà con i rivoluzionari e hanno anche fatto lo sciopero della fame. Tutto ciò ha avuto luogo in un periodo molto politicizzato, ma si può anche supporre che i prigionieri politici e le loro lotte abbiano ridato forza ai prigionieri sociali in ribellione. Le lotte dei prigionieri, in collaborazione con gruppi di supporto esterni, hanno ricevuto una diffusa attenzione sociale e in alcuni casi persino risonanza. Il primo codice penale del 1977 non sarebbe esistito senza questa resistenza.

Inevitabilmente, il nostro percorso non ci condurrà oltre al punto in cui i cari vengono mandati in prigione. Con l’aumentare dello scontro nella guerra sociale, aumenterà anche il numero di prigionieri. Da un lato, perché la volontà della popolazione di correre dei rischi aumenterà, dall’altro lato, perché gli organi di repressione intensificheranno il loro lavoro, sia in termini di qualità che di quantità. Un movimento rivoluzionario non può quindi evitare di affrontare la questione della prigione.

Dovremmo vedere la prigione come un campo di lotta sociale, dove possiamo intervenire politicamente. Può darci l’opportunità di incontrare ancora più compagni in armi che (anche loro) non hanno avuto il privilegio di crescere in condizioni stabili e quindi sono caduti nelle grinfie dello stato. Soprattutto le classi subproletarie inferiori, gli emarginati, i precari, sono colpiti dalla prigione. Includono i lavoratori a basso reddito, i disoccupati, i migranti, i clandestini, i giovani e i tossicodipendenti, solo per citarne alcuni. Le persone che hanno pescato le peggiori carta sotto il capitalismo non sono nate ricche e quindi hanno qualcosa da ridire riguardo alla situazione attuale. Probabilmente tutta la loro vita è stata una lotta – incoraggiamoli a continuare a combattere al nostro fianco. Contro il sistema che li ha resi prima poveri e poi “criminali”.

In questo momento, ci sono rivolte nelle carceri in molti paesi in tutto il mondo.
Le enormi restrizioni lì, dovute alla Pandemia di Coronavirus, hanno portato a rivolte in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Brasile. In Brasile, 1350 prigionieri sono fuggiti da tre diverse prigioni. In Italia, oltre 50 persone sono riuscite a superare le mura di Foggia. Finora alcuni di loro sono stati in grado di resistere ai tentativi dello stato di essere rintracciati. Nel corso di questa crisi, le persone in carcere sono state private delle ultime concessioni dello Stato. Quali la possibilità di essere visitata da parenti e amici o di essere fuori per alcune ore durante il giorno e di interagire con altri prigionieri. Anche l’offerta di cibo crolla a causa delle enormi restrizioni e l’assistenza medica è desolante o inesistente. La repressione che seguì i disordini ha già causato diverse morti. Undici persone sono morte nelle rivolte in Italia. La possibilità di informarsi è difficile, poiché è sempre stata una strategia dello stato rendere invisibili le rivolte. Si è diffusa la notizia che alcuni si erano suicidati. Queste notizie non possono essere attendibili, ovviamente. La metodologia di mascherare un omicidio come suicidio in carcere è stata una strategia popolare delle autorità repressive per liquidare individui resistenti dall’attenzione di un pubblico, non solo da ieri.

Anche in Germania le condizioni carcerarie sono state limitate alcuni giorni fa; in molti stati federali, le opportunità di visita sono state radicalmente ridotte e servizi come la terapia sono stati sospesi. La situazione continuerà a peggiorare.

È quindi tanto più importante non dimenticare i membri più isolati della società. Le necessità di base dell’interazione umana non devono essere ulteriormente limitate. In tempi di crisi, i precari sono sempre colpiti più duramente. Soprattutto nella situazione attuale, sono quelli che non hanno quasi alcuna possibilità di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria e sono anche quelli che saranno colpiti più duramente dalle imminenti leggi di emergenza.

Sosteniamo i prigionieri e sfruttiamo le nostre possibilità al di fuori delle mura per dare maggiore visibilità alle loro lotte!

Contro una vita ingiusta e per la libertà! Apri la tua mente all’insurrezione!

Salutiamo i 3 della panchina del parco, che sono attualmente in un maxi-processo. Siamo anche felici di sapere che Peter Krauth è tornato in libertà e non sarà estradato alla FRG – Saluti all’assolato Venezuela ed ai tre dal comitato.

[1] A Bad Lausick, Elektro Lehmann e a Treuen, Scholz GmbH

Testo originale

Ritenta una terza volta

Hanno chiuso tutto. State a casa, ci comandano. Solo ciò che è necessario per la sopravvivenza economica è permesso, ma non è mai definito ciò che intendono per sopravvivenza. Nemmeno quando siamo accolti da una processione di furgoni della polizia antisommossa – luci lampeggianti, dimostrazioni di forza – che ci informano che dobbiamo andare a casa. Ridurre al minimo le attività giornaliere è un pericolo per la salute pubblica. In Italia è già stato detto quanto sia sorprendentemente facile dimenticare: cosa significhi parlare con uno sconosciuto, toccare qualcuno, vivere un momento inaspettato nella pioggerellina di cemento del Capitale. I laboratori e i templi di consumo sono aperti ma gli scaffali sono quasi spogli. Abbiamo una responsabilità sociale, dicono. Il sistema sanitario non può farcela e siamo noi che dobbiamo salvarlo. Qualcuno ha detto qualcosa sul suo finanziamento?

Un nemico invisibile. Cose da film apocalittici. La causa non è importante, dopo tutto è solo l’influenza, ma la risposta è cruciale. Non stiamo misurando il numero di morti ma le capacità del potere. L’influenza suina e la SARS non sono riuscite a portare il mondo nella bufera ma questa volta è accaduto. Tutto ciò che era prima era un semplice prototipo del prodotto finito: un terrore perfettamente intangibile che richiede la nostra completa sottomissione. È come se la serie Tv “The Handmaid’s Tale” (Il racconto dell’Ancella), in tutto il suo controverso successo, fosse un riscaldamento prima dell’atto principale.

La presunta portata e gravità del Coronavirus è quasi un argomento di cui non parlare. L’importante è chi ne trarrà vantaggio, come e chi pagherà il prezzo. Il sistema economico capitalista si basa sugli investimenti, ma questa volta si sta affamando da solo pronto a scatenarsi. Quando questo è sarà tutto finito, quando i nostri gloriosi benefattori ci avranno salvato dalla quasi rovina e noi daremo il bentornato a braccia aperte ad un’economia impoverita che ci stava fottendo anche prima “della pandemia”, dovremo pensare a dove saremo.

Onde di migranti che si riversano su coste europee ancora più ostili. La reclusione solitaria che diventa lo stato permanente dei prigionieri. L’azienda di sicurezza privata G4S ripulisce in silenzio dopo il matinée mattutino mentre siamo distratti dalla farsa nella sala principale. Interazione fisica umana ridotta a un sospetto orwelliano mentre lo spettro delle emozioni umane è espresso attraverso la selezione di adesivi preimpostati di Whatsapp. Le risate su Facebook come la storia della riscrittura di Instagram con tutte le nostre citazioni ribelli.

testo originale

Appello ai cittadini per evitare il CONTAGIO

Se vedete un venditore ambulante per strada, non chiamate il numero indicato dal governo per segnalarlo. Andate a comprargli qualcosa. Se notate che gli manca una maschera, non rimproveratelo, vedete se potete procurargliene una.

Non fare il poliziotto.

Se sentite che il vostro vicino ha dei sintomi, non guardate fuori dalla finestra per vedere se lo beccate che esce a fare la spesa. Chiedetegli se ha bisogno di qualcosa.

Non fare il poliziotto.

Se vedete gente per strada che cammina nel vostro quartiere, cercate di non sospettare il peggio, non chiamate il 112. Forse dovevano andare a lavorare. Non tutti hanno il privilegio di chiudersi in casa con il frigorifero pieno.

Non fare il poliziotto.

Se dovete uscire a fare la spesa, non guardate male chi avete intorno per paura di infettarvi. Salutate. Fate conversazione. Non è il vostro nemico.

Non fare il poliziotto.

Se incontri qualcuno che vive per strada, non attraversare l’altro lato della strada per paura. Se potete, uscite di casa con del cibo, una maschera in più, un po’ d’acqua in una tanica.

Non fare il poliziotto.

EVITIAMO LA DIFFUSIONE DEL POLIZIAVIRUS. È un virus che non andrà più via.

Traboccare dalla gestione

Une delle definizioni offerte dall’Accademia Della Lingua Spagnola di gestire è occuparsi dell’amministrazione, dell’organizzare e del far funzionare un’azienda, attività economica o un’organizzazione.

Evidentemente è un termine che proviene della sfera economica, dal mondo giuridico-aziendale che si è affermato in tutti gli ambiti delle nostre vite, in maniera da essere ormai parte fondamentale del nostro fare quotidiano.

Tutto è suscettibile di essere gestito, tutte le persone sono suscettibili di essere gestite (anche di autogestirci). Ogni concetto che riusciamo a pensare è gestibile: persone, conflitti, relazioni, emozioni, ambiente, tempo,migrazioni… Nulla è riuscito a sfuggire al potente influsso della mercificazione. Tutto è un prodotto, lo siamo tutti. I grandi guru, innalzati come la voce dei loro padroni, ci incoraggiano ad essere buoni gestori (manager). Tutto questo accade perché ogni angolo della nostra vita è stato conquistato dalla megamacchina capitalista e trasformato in un semplice prodotto.

I conflitti e le sfide non vengono più affrontati, ma gestiti; Non si rivendica né ci si confronta, si gestisce. Non si soffre più né si ama più, perché ora le emozioni sono gestite. Tutto è diventato una maledetta burocrazia individualizzata.

I governi hanno adottato come modo abituale di operare quello della gestione della crisi permanente, sottoponendoci a una costante eccezionalità rendendola così la norma. In questo modo la crisi è continua e la sua gestione è indispensabile. In nome di questa costante, in nome di questa costante emergenza, il potere trova l’ennesima opportunità per ristrutturarsi e per poter modificare i propri meccanismi di controllo, più e più volte, mentre la maggioranza aspetta che arrivino tempi migliori.

Tempi che non arriveranno mai.

Sarebbe logico pensare alla crisi come il fracassarsi del sistema, cioè che quel che viviamo oggi non sarebbe altro che la gestione senza fine di un crollo che non finisce mai di arrivare ma che non possiamo (vogliamo?) evitare perché, alla fine, la lotta finisce sempre in una disputa per vedere quale sia il modo migliore di gestire. Perché abbiamo perso la capacità di immaginare qualcosa di diverso.

Abbiamo adottato il vocabolario del nemico e lo abbiamo interiorizzato fino a renderlo nostro. Così, abbiamo accettato il suo quadro concettuale, la sua logica di ragionamento, quella del profitto economico. Noi ne facciamo parte, giochiamo nella stessa squadra.

L’unica opzione è quella di traboccare dalla gestione, rendere impossibile la sua forma di governarci, di dominarci. Rendere impensabile la neutralizzazione dei conflitti e le possibilità di riforma. Rompere il quadro teorico che costringe tutto ciò che accade oggi per poter negarne la gestione. Perché, in definitiva, negare la gestione è negare la possibilità di essere governati. È aprire la porta verso un nuovo orizzonte.

https://www.briega.org/es/opinion/desbordar-lo-gestionable

Napoli – Al via controlli Esercito

Sono scattati stamattina a Napoli e in provincia i controlli dell’esercito per il rispetto del decreto contro il coronavirus. Quattro le pattuglie composte da due o tre soldati ognuna impiegate sui diversi turni nell’arco della giornata. I militari dissuadono le persone dallo stare in strada e verificano l’eventuale presenza di assembramenti e gruppi di cittadini. Nel caso ci sia la necessità di verbalizzare comportamenti scorretti si mettono in contatto con la polizia di stato per l’intervento.
A Napoli i controlli dell’esercito soni stati effettuati nel quartiere di Pianura, periferia a ovest di Napoli. Controlli anche nell’area nord e in particolare nel Comune di Marano, mentre un’altra pattuglia dell’esercito è stata assegnata ad Afragola e Acerra, cittadine tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. Militari ad Ercolano e ad Ottaviano. In provincia di Caserta controlli dei soldati a Castel Volturno, mentre in provincia di Salerno particolare a Sala Consilina, Polla, Atena Lucana e Caggiano.

FONTE ANSA

Rezza: “Privacy? Sono cazzate. Adottare metodo coreano”

Per il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità bisogna “rintracciare e isolare i positivi. Anche mappando gli spostamenti con il Gps dei cellulari”

“Va bene aver chiuso fabbriche e uffici ma bisogna adottare il metodo coreano per rintracciare e isolare i positivi. Anche mappando gli spostamenti con il Gps dei cellulari”: lo sostiene il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, in una intervista a La Stampa. E la privacy? “Lo scriva per favore, sono c…, siamo in guerra e bisogna rispondere con tutte le armi che abbiamo”.

I test a tappeto sembravano aver limitato la diffusione dell’epidemia. Ma alla base delle misure di Seul c’è anche un’app che sta spopolando e un utilizzo intelligente dei big data

Secondo Rezza, bisognerebbe seguire il modello coreano e fare più test per accertare la positività al coronavirus: “Sì. Loro hanno effettuato test rapidi ed estesi ma mirati, utilizzando la mappa degli spostamenti di ciascun positivo accertato, ottenuta utilizzando il Gps dei cellulari. Così sono riusciti a individuare e a isolare i soggetti a rischio. Poi hanno utilizzato le informazioni per creare App che hanno consentito ai cittadini di individuare le aree di maggior transito di potenziali contagiati, così da evitarle o adottare il massimo delle precauzioni. Una strategia efficace che ha consentito di ridurre molto la crescita della curva epidemica. Anche se manca ancora un tassello”.

Quale? “Quello della trasmissione intra-familiare. Abbiamo centinaia di migliaia di persone in quarantena perché positive – spiega Rezza – o a rischio di esserlo che in casa non riescono a garantire il distanziamento necessario. Se c’è un positivo, questo dovrebbe dormire in una stanza separata, non mangiare con gli altri, usare un suo bagno e i suoi asciugamani. Difficile per una larga parte degli italiani. Se non teniamo conto di questo il fermo delle attività produttive non basterà”.

Rezza pertanto si spinge ancora più in là e promuove il modello cinese. Sì: “Seguire l’esempio cinese e isolare le persone che non sono nelle condizioni di fare la quarantena in casa. Magari requisendo alberghi e caserme”.

FONTE AGI