Minneapolis (USA) – Incendiata stazione di polizia, scontri e saccheggi

A Minneapolis le proteste per l’ennesimo assasinio razzista da parte della polizia hanno superato la prima giornata. Ad oggi, 29 maggio, sono migliaia le persone scese in strada. Sono stati saccheggiati diversi negozi, incendiato un complesso di appartamenti da 30 milioni di dollari e nella notte appena trascorsa una stazione di polizia è stata circondata da miglia di arrabbiati . La stazione è quindi stata abbandonata perché le guardie, visto lo stato d’assedio nel quale si trovavano, non potevano garantire la difesa della stazione come della propria vita. A quel punto, qualche amante del fuoco, è entrato nella stazione appiccando diversi incendi nell’euforia generale.

Le proteste si sono estese a Memphis e Los Angeles come in molte altre parti degli Stati Uniti, tra cui New York dove sono state arrestate 70 persone.

È stato dichiarato lo stato di emergenza, cinquecento soldati sono stati mobilitati, molti negozi -probabilmente la maggior parte- sono stati barricati e ameno una troupe televisive è stata arrestata perché il governo statunitense non gradisce la diffusione delle immagini dei rivoltosi. Mentre Trump afferma che si deve sparare sui saccheggiatori e che l’esercito è pronto a prendere in mano la situazione, pare che alcuni suprematisti bianchi abbiano lanciato delle molotov sulla folla. Comunque troppo poco per placare la rabbia che sta esplodendo in tutti gli Stati Uniti.

Quì un articolo più esaustivo.

Quì trovate qualche video.

 

Minneapolis (USA) – Manifestanti si scontrano con la polizia

A Minneapolis diverse migliaia di persone sono scese in piazza chiedendo giustizia per l’uccisione, da parte di quattro sbirri, di un ragazzo afroamericano. I manifestanti si sono diretti verso una stazione di polizia dove hanno trovato ad attenderli poliziotti in assetto antisommossa che hanno iniziato a utilizzare gas lacrimogeni e pallottole di gomma. I manifestanti non si sono intimoriti e hanno preso di mira le volanti della polizia sfondando qualche vetro e lanciando oggetti contro la polizia.

Quì foto e video

 

Bouguenais (Francia) – Incendiati cinque veicoli di Engie

Nella notte tra il 21 e il 22 maggio, quattro camion e un’auto di Engie sono stati distrutti da un incendio mentre erano parcheggiati nel parcheggio aziendale di rue Galilée a Bouguenais.

L’attacco incendiario contro l’azienda, specializzata nell’energia, ma anche nel controllo sociale e nella detenzione, è stato rivendicato dal gruppo “Action Directe Anarchiste”: sia da una scritta sulla porta d’ingresso dell’edificio sia da un comunicato stampa pubblicato su indymedia nantes (riprodotto qui sotto).

“Dei cinque veicoli, rimangono solo carcasse carbonizzate. Quattro furgoni e un’auto sono stati dati alle fiamme nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 maggio, verso le 2.30, nel parcheggio della società Engie Axima, rue Galilée, a Bouguenais. Le fiamme, di grande violenza, sono arrivate ad annerire la facciata dell’edificio.
L’origine criminale dell’incendio è poco dubbia, secondo una persona vicina al caso: sul vetro della porta d’ingresso dell’edificio è stato apposto il logo ADA. ADA, sta per Azione diretta anarchica. …” (Ouest-France, 22/05/2020).

La rivendicazione pubblicata su indymedia nantes, 22/05/2020 :

Visita incendiaria a un tecnocrate inquinante: 5 veicoli di Engie a Bouguenais sono andati in fumo nella notte tra il 21 e il 22 maggio 2020.

Quando la società Engie non taglia l’elettricità per le bollette non pagate, continua a danneggiare la società e il pianeta con molti altri mezzi a sua disposizione.
Non vogliamo i contatori Linky che raccolgono i nostri dati personali, né le turbine eoliche o le centrali nucleari che contribuiscono alla devastazione della natura e alla distruzione della biodiversità.

Non ci sarà alcuna transizione ecologica senza un cambiamento radicale.

“La volontà di distruzione è una volontà creativa. “(Michel Bakounine)

#ADA

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13505

Azille (Francia) – Le fiamme mettono l’antenna fuori servizio

Nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 maggio è stato appiccato il fuoco a un’antenna ad Azille, Aude utilizzata da tre operatori (SFR, Bouygues e Free).

“L’epidemia di incendi di antenne che si sta diffondendo in tutta la Francia, come già avviene da diversi mesi in Isère, Alta Savoia, Ardèche, Vercors, Bretagna e Haute-Garonne, ha raggiunto il dipartimento dell’Aude? […] Questa antenna, posizionata vicino al cimitero di questa piccola città del Minervois, serve non meno di tre operatori telefonici: Free, SFR e Bouygues. È un’antenna 4G ++ il livello più efficiente, prima del prossimo arrivo del 5G […]”.

Secondo “L’Indépendant”, “è stato nella notte tra venerdì e sabato che è stata rilevata una caduta di tensione sull’antenna intorno alle 2:00 del mattino”. È stato solo in mattinata che un tecnico si è accorto finalmente che l’antenna era bruciata. “Il sindaco ha indicato che “l’antenna è fuori uso ma gli utenti potrebbero venire allacciati all’antenna di Peyriac-Minervois”.

“Nel dipartimento di Aude, ci sono oggi un totale di 396 antenne, di cui 338 utilizzano la tecnologia 4G di almeno un operatore. Orange ha dispiegato nel dipartimento 235 antenne, SFR 217, Bouygues 214 e Free 192”.

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13522

Monaco (Germania) – La torre hertzienne in fiamme

Nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 maggio a Monaco di Baviera, la torre della Radio Bavarese nel quartiere Freimann è stata incendiata.

Poco prima delle 3 del mattino, l’allarme è scattato ai piedi della stazione di trasmissione a nord della città, probabilmente a causa di un rilevatore di fumo. Sono stati mobilitati più di 30 vigili del fuoco. Erano presenti sul posto anche la polizia, i tecnici della Radio Bavarese e di Vodafone.

Quando i vigili del fuoco sono arrivati sulla scena poco dopo lo scoppio delle prime fiamme, metà della stazione base era già in fiamme: i cablaggi stavano già bruciando a più di 30 metri di altezza, costringendo i vigili del fuoco a usare un braccio meccanico per raggiungerli.

Venerdì mattina, un portavoce della Radio Bavarese ha riferito che “le canaline dei cavi sono carbonizzate per tutta la loro lunghezza e la torre è fuori uso”. Non si sa molto al momento sulle conseguenze dell’incendio di questa radiotrasmittente. Tuttavia, è noto che le trasmissioni radio sono state interrotte in tutta la parte settentrionale della città. Anche se i vigili del fuoco hanno combattuto le fiamme per almeno tre ore e mezza, la televisione non ne ha risentito. L’ammontare dei danni materiali deve ancora essere valutato.

La polizia criminale e i servizi hanno preso in mano le indagini. Secondo le informazioni preliminari, una o più persone sconosciute si sono fatte strada nel sito del BR prima di dare fuoco al relè. I poliziotti hanno impiegato notevoli risorse per trovare i piromani venerdì mattina presto: più di 20 pattuglie e un elicottero sono stati mobilitati in tutta l’area della torre di trasmissione. Gli investigatori ritengono che si sia trattato di un “incendio doloso a sfondo politico”, e si stanno dirigendo verso la pista dell'”estrema sinistra”.

La Radio Bavarese (Bayerischer Rundfunk) è l’emittente di servizio pubblico bavarese e membro del PREDA. È responsabile della trasmissione digitale di radio e televisione. Se si trovasse un equivalente in Francia, sarebbe Télé-Diffusion de France (TDF) [In Italia, probabilmente, Mediaset ndt].

[Dalla stampa bavarese, 22.05.2020]

 

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13495#more-13495

Kouaoua (Nuova Caledonia) – La miniera di nichel è di nuovo in fiamme

Nelle prime ore del mattino del 24 maggio a Kouaoua, il nastro trasportatore LNS è stato nuovamente preso di mira dalle fiamme attorno alle quattro.

Secondo il quotidiano ‘Nouvelle Calédonie La 1ere’, “200 metri di nastro trasportatore sono bruciati in due luoghi distinti: 100 metri sopra e 100 metri sotto, a circa 100 metri dal cancello di accesso alla miniera, al livello del torrente. L’incendio è stato spento dai camion anti-incendio della NSL. Il nastro trasportatore che trasporta il minerale di nichel sul lungomare è un bersaglio continuo per i piromani dal 2017. »

L’ultimo attacco incendiario sul nastro di Kouaoua risale al maggio 2019. Dal luglio 2017, ha subito la stessa sorte circa 20 volte.

Le molteplici condanne di individui per questi incendi contro l’estrazione del nichel non hanno mai impedito che nuovi fuochi divampassero.

 

Kouaoua (Nouvelle-Calédonie) : L’industrie du nickel goûte une nouvelle fois aux flammes – 24 mai 2020

 

Desde la cárcel: Comunicado de algunos anarquistas del modulo 14, Prisión Santiago 1

ESTAS PALABRAS NACEN DESDE EL MÓDULO 14, SANTIAGO 1

No representamos a nadie ni hablamos por todo el módulo. Creemos que estas aclaraciones son necesarias por la dañina «romantización» a la que la calle y la lucha le ha dado a este módulo de «manifestantes». Los ánimos de lucha no solo se disolvieron en la calle, tuvo un efecto real en la capacidad de coordinación entre nosotros y el exterior.

Pese a eso y nuestras propias incapacidades nos aunamos en una afinidad antiautoritaria algunos de nosotros. Con esto en mente y a pesar que ésta es una situación embrionaria de prisión política creemos importante sacar algunas voces a la calle y aclarar algunas cosas.

Los que adscribimos a estas letras lo hacemos con nuestra convicción de lucha intacta y dispuesta, pensamos que la batalla dentro y fuera de las cárceles es una necesidad del presente, pese a la adversa situación de salud que es usada por el poder como excusa para militarizar aún más nuestras vidas, sometiéndonos con nuevas y viejas herramientas al perverso control del Estado y las multinacionales, que solo están empeñadas en defender el sistema que les genera ganancias.

En este contexto es que un grupo de valientes reos iniciaron un movimiento huelguístico pacífico dentro de los penales, nuestra solidaridad y fuerzas están con ellos, pese a que no nos pudimos sumar como módulo a la movilización, usaremos otras herramientas para solidarizar con este escenario, ya que toca la dignidad y el corazón de todo espíritu privado de libertad. Y esto no puede llevar el sello de la indiferencia ni de la omisión.

La lucha es aquí y en todos lados, aunque nos hace ruido la contradicción de pedir soluciones a las mismas instituciones que nos mantienen cautivos, la urgencia del mejoramiento de las condiciones de vida y la necesidad de descongestionar las cárceles no nos dejan sin opinión ni parte.

Mientras no podamos demoler de raíz la sádica institución penitenciaria (pública o concesionada, para mayores o menores) creemos que nuestra lucha como presxs se tiene que dar por esto y por la libertad de lxs presxs contra la propiedad y de la Revuelta. Este es un llamado para que, pese a las adversidades, la lucha continúe no solo por nuestra liberación sino por la absoluta destrucción de todas las relaciones sociales e instituciones que nos mantienen esclavxs y que muestra su real cara fascista ante esta pandemia. Repudiamos el falso compromiso de esa izquierda cómplice del poder que perfeccionó el sistema depredador y represivo que hoy saca a relucir sus garras, los caballos de Troya del capital deben también arder en la barricada.

Apelamos a la solidaridad real y activa entre explotadxs y de diversas iniciativas horizontales y antiautoritarias como el único camino de lucha contra la cárcel, mientras le vamos arrebatando de las manos poco a poco algunas cosas mínimas al poder, nuestro norte es el desmantelamiento total de las prisiones y de cualquier sociedad que las necesite.

¡Abramos todas las jaulas!
¡Fuerza a lxs privadxs en huelga y sus familias!
¡Fuerza a lxs cabrxs del Sename!
¡Nuestra organización será su perdición!
¡Hasta la caída del último bastión de la sociedad carcelaria!
¡Contra el capital, sus defensores y sus falsos críticos!
¡Solo la lucha nos hará libres!
¡Fuego a las prisiones y a las mansiones!
¡Libertad!

Algunos anarquistas presos en el módulo 14 de santiasco 1.
Comienzos del otoño, 2020.

Desde la cárcel: Comunicado de algunos anarquistas del modulo 14, Prisión Santiago 1

Prison de Santiago 1 (Chili) – Communiqué de quelques anarchistes emprisonnés dans la section 14

Ces mots naissent dans la section 14 de la prison Santiago 1.

Nous ne représentons personne et ne parlons pas pour l’ensemble de la section. Nous pensons que ces clarifications sont nécessaires à cause de la néfaste « vision romantique » que la rue et le mouvement de lutte attribuent à ce module de « manifestants ». L’esprit de lutte ne s’est pas évaporé seulement dans la rue, il y a eu un effet réel sur la capacité de coordination entre nous et l’extérieur.

Malgré cela et malgré nos propres incapacités, certains d’entre nous se sont associés selon une affinité anti-autoritaire. Dans cette optique, et malgré le fait que celle-ci est une situation embryonnaire de prison politique, nous pensons qu’il est important de faire entendre dehors certaines voix et de clarifier certaines choses.

Ceux d’entre nous qui participent à cette lettre le font avec une ténacité à lutter qui reste intacte et prête ; nous pensons que la bataille, tant à l’intérieur qu’à l’extérieur des prisons, est une nécessité de cette époque, malgré la situation sanitaire défavorable, utilisée par le pouvoir comme excuse pour militariser davantage nos vies, en nous soumettant avec des outils nouveaux et anciens au contrôle pervers de l’État et des multinationales, qui ne cherchent qu’à défendre le système qui leur apporte des profits.

C’est dans ce contexte qu’un groupe de prisonniers courageux a lancé un mouvement de grève pacifique à l’intérieur des prisons ; notre solidarité et notre force sont avec eux et, même si depuis notre section nous ne pouvons pas nous joindre à la mobilisation, nous utiliserons d’autres instruments pour nous solidariser avec cette grève, qui touche la dignité et le cœur de tout esprit privé de liberté. Et cela ne peut pas se passer dans l’indifférence, ni dans inaction.

La lutte est ici et partout, et malgré la contradiction de demander des solutions aux institutions mêmes qui nous gardent prisonniers, l’urgence d’améliorer les conditions de vie et la nécessité de décongestionner les prisons ne nous laissent pas indifférents ni neutres.

Tant que nous ne pouvons pas démolir à la racine la sadique institution carcérale (qu’il s’agisse de prisons publiques ou gérées par des entreprises privées, pour adultes ou pour mineurs), nous pensons que notre lutte en tant que prisonnier.e.s doit aller dans ce sens et dans le sens de la libération des personnes enfermées pour des délits contre la propriété ainsi que des prisonnier.e.s de la Révolte. Celui-ci est un appel à ce que, malgré les adversités, la lutte continue, non seulement pour notre libération, mais aussi pour la destruction complète de toutes les relations sociales et les institutions qui nous gardent en état d’esclavage et qui, pendant cette pandémie, montrent leur vrai visage fasciste. Refusons le faux accord proposé par cette gauche complice du pouvoir, qui a perfectionné ce système prédateur et répressif qui aujourd’hui sort ses griffes ; les chevaux de Troie du capital doivent eux aussi brûler sur les barricades.

Nous faisons appel à la solidarité réelle et active entre les exploité.e.s et aux diverses initiatives horizontales et anti-autoritaires, comme seul moyen de lutter contre la prison ; pendant que nous arrachons petit à petit quelques miettes des mains du pouvoir, notre but est le démantèlement total des prisons et de toute société qui en a besoin.

Ouvrons toutes les cages !
Courage aux détenu.e.s en grève et à leurs familles !
Courage aux gens dans les mains du Sename [l’institution qui s’occupe de la « réinsertion » (et de l’enfermement) des mineur.e.s « delinquent.e.s, au Chili ; NdAtt.] !
Notre organisation sera leur perte !
Jusqu’à la chute du dernier bastion de la société carcérale !
Contre le capital, ses défenseurs et ses faux critiques !
Seule la lutte nous rendra libres !
Feu aux prisons et aux villas !
Liberté !

Quelques anarchistes emprisonnés dans la section 14 de Santiasco 1
[
jeu de mots entre Santiago et « asco » : dégout ; NdAtt.].
Début de l’automne 2020.

 

Prison de Santiago 1 (Chili) : Communiqué de quelques anarchistes emprisonnés dans la section 14

Belgique – 30% de refus de collaboration avec les traceurs humains

« Traceur Covid », un nouveau métier est né en Belgique
Le Télégramme, 21 mai 2020

En Belgique, les malades récemment testés positifs au coronavirus sont interrogés par téléphone pour retracer leurs contacts, et une nouvelle profession est née : « traceur Covid ».

Ce matin-là, ils sont une soixantaine assis devant un ordinateur portable, casque sur les oreilles, à s’être répartis les appels sur la plateforme bruxelloise de N-Allo, un des « call centers » partenaires de l’opération lancée par le gouvernement belge. Dans ce pays de 11,5 millions d’habitants où le virus a fait plus de 9 000 morts, le « traçage » est pris très au sérieux alors que les autorités n’ont autorisé qu’un déconfinement très progressif depuis quinze jours, par crainte d’un rebond de la pandémie.

Parmi les employés casqués et masqués de N-Allo, Pierre Fournier explique s’être « directement porté volontaire » quand il a appris que chacune des trois régions (Flandre, Wallonie, Bruxelles) recrutait des centaines de personnes pour cette opération inédite, visant à identifier les potentiels porteurs du virus. « Je voulais apporter une petite pierre à l’édifice du traçage et de l’éradication de la pandémie, faire avancer la cause », affirme à l’AFP ce Bruxellois de 65 ans.

Il est habituellement consultant pour des exploitants de parcs de stationnement, sa voisine de bureau est diplômée de criminologie en recherche d’emploi. Certains ont déjà travaillé en centre d’appels, pour d’autres c’est une première. Ils ont été recrutés en CDD ou contrats intérimaires pour un salaire « conforme au marché » dans le secteur, selon N-Allo.

Leur tâche : appeler les personnes testées positives pour établir une liste de leurs fréquentations sur une période d’une dizaine de jours, depuis l’avant-veille des premiers symptômes jusqu’à sept jours après. Si le contact a dépassé quinze minutes à moins d’1,50 mètre, ce proche ou collègue de travail du malade est considéré comme une « personne à haut risque »… et un autre « traceur » sera alors chargé de la prévenir.

L’objectif est de « réduire les cercles de contamination pour petit à petit les étouffer et faire en sorte qu’on puisse avancer dans le déconfinement », résume Gladys Villey, de la Mutualité Partenamut, qui orchestre à Bruxelles cette sorte de second rideau de prévention. Elle explique que, si au bout de 24 heures, la personne jugée « à haut risque » – censée s’isoler quatorze jours – n’a pu être jointe au téléphone, une visite à domicile est organisée, confiée à des travailleurs sociaux, personnels paramédicaux ou ambulanciers.

« Là, on envoie des professionnels qui ont l’habitude d’aller au contact des patients et qui maîtrisent déjà plusieurs langues, cela facilite les choses », poursuit Mme Villey, alors que 185 nationalités sont représentées dans la capitale belge.

Sur les 340 visites effectuées en région bruxelloise depuis le lancement de l’opération le 11 mai, seules « 20 à 30 % » se sont traduites par un refus de collaborer, « heureusement une minorité », dit la responsable mutualiste. « Beaucoup de gens ont peur de livrer les informations. On essaie de les rassurer, de leur expliquer que cela reste uniquement dans nos mains », souligne-t-elle.

Rassurer, créer un climat de confiance, montrer de l’empathie quel que soit l’âge de l’interlocuteur : les « traceurs » de première ligne ont reçu quelques clés pour bien démarrer lors de séances de formation.

De leur côté, les malades ont souvent été prévenus par leur médecin généraliste qu’ils allaient être appelés pour le traçage. « Ils ont déjà préparé une liste de contacts, il n’y a pas vraiment d’effet de surprise », relève M. Fournier.

Actuellement, l’opération est « en rodage », les malades donnent en moyenne « un à deux noms » car ils ont vu peu de monde pendant les deux mois de confinement, expliquent les organisateurs. Mais « au fur et à mesure du déconfinement, le nombre de contacts renseignés va augmenter », estime Xavier Brenez, directeur général des Mutualités libres. Et le travail des traceurs sera proportionnel.

Quant à l’application mobile, M. Brenez souhaite toujours qu’elle puisse voir le jour « en complément » du traçage physique. Car ce dernier « reste parcellaire et ne permet pas d’identifier les contacts dans les lieux publics ou les transports en commun ».

https://demesure.noblogs.org/archives/2849

Kouaoua (Nouvelle-Calédonie) – L’industrie du nickel goûte une nouvelle fois aux flammes

Au petit matin du 24 mai à Kouaoua, le convoyeur de la SLN a de nouveau été la cible des flammes vers 4 h.

Selon le média ‘Nouvelle Calédonie La 1ere’, « 200 mètres de la serpentine auraient brûlé en deux endroits distincts : 100 m en haut, et 100 m en bas, à une centaine de mètres du portail d’accès à la mine, au niveau du creek. L’incendie a été éteint par les camions arroseurs de la SLN. Le tapis qui achemine le minerai de nickel jusqu’au bord de mer a été la cible régulière des incendiaires depuis 2017. »

Le dernier incendie criminel de la serpentine de Kouaoua remonte à mai 2019. Depuis juillet 2017, elle a subi une vingtaine de fois le même sort.

Les multiples condamnations d’individus pour ces feux contre l’extraction du nickel n’ont jamais miné l’opposition incendiaire.

https://sansattendre.noblogs.org/archives/13510