Cronache dal contagio – giorno 4

Oggi ho guardato il frigorifero e ho visto che mancavano un po’ di cose. Così mi sono messo la mia mascherina e i miei guantini e mi sono avviato verso il supermercato, è a 10 minuti a piedi. Incrocio un paio di persone col cane, quando mi vedono cambiano direzione. Hanno anche loro la maschera, forse pensano che possa infettare i loro animali. Prima stava in un pipistrello….
Così arrivo fuori dal supermercato e mi metto in fila, mantengo le distanze. Le persone non si parlano, hanno paura, gli occhi spenti. Ci voleva solo questo. Dopo la crisi, ci avevano detto che questo mondo si sarebbe ripreso.. invece le guerre, gli attentati, i morti in mare. E ora la pandemia, quando sento i miei amici per chat ci chiediamo se sopravviveremo.
Credo di sì, ma fumo da tanto tempo, non ho dei polmoni buoni. Da qualche giorno non fumo più infatti..
Guardo il vigilantes all’ingresso, è il turno mio e di un’altra signora, non ci capiamo e quasi andiamo a sbattere. Si allontana subito spaventata, a passi svelti…
Guardo gli scaffali, alcuni sono vuoti, mi chiedo per quanto tempo ancora arriveranno gli approvvigionamenti. Per quanto riusciranno a riempire gli scaffali? Chi lavora nell’agricoltura non si ammalerà? Ormai fanno tutto i trattori e i trattori certo non si ammalano, ma qualcuno li dovrà pur guidare.

Così penso all’orto di mio nonno, quello che fino a cinque anni fa tenevo assieme ad un paio di amici in una zona con tanti altri orti. Avevamo sempre verdure buone, non erano come queste qui.. avevano sapore e non erano avvelenate.
Ora al posto dei nostri orti hanno costruito un centro commerciale, qualcuno ha detto che è meglio, non avremmo più dovuto faticare per lavorare la terra.
Ma se avessi ancora quell’orto ora avrei meno paura, saprei che per i prossimi mesi avremmo da mangiare.

Mentre allungo la mano per prendere due finocchi penso a cosa farei se iniziassimo ad avere fame, io e le persone a cui voglio bene.
Penso al ventennio, quando le persone mangiavano topi e ghiande mentre i gerarchi fascisti avevano le dispense piene. Allora capisco, se gli scaffali si svuoteranno, se inizieremo ad avere fame entrerò nella casa di un ricco, di un politico, di un vescovo e gli svaligerò la dispensa e il frigorifero. Le loro saranno sempre piene, non c’è dubbio. Magari scendo pure in cantina, alla fine lo champagne non l’ho mai bevuto. I soldi glieli lascio anche, in questo momento possono bruciare..