Cronache dal contagio – giorno 10

La quarantena non è che mi abbia cambiato molto.
Quest’anno avevo già deciso di mandare a fanculo il lavoro e darmi all’agricoltura, per crearmi da solo il sostentamento di cui ho bisogno, senza andarlo ad elemosinare ad un qualsiasi padrone, che da queste parti ti paga 3/4€ all’ora, quando ti va bene.
Quindi avevo già programmato che avrei passato queste giornate a dissodare, zappare, potare, seminare, e così sto facendo. Ho sempre desiderato fare il contadino!
Cerco di non farmi mancare niente, ogni tanto vado a trovare amici e amiche in città o negli altri paesi, per un pranzo, un bicchiere di vino, una scopata, ecc. Non ci sono molti controlli, così come non c’erano prima, siamo alla periferia di tutto, nel mio paese non c’è nemmeno la caserma dei carabinieri.
É il classico paesino dell’appennino, non c’è mai stata molta gente in strada così come non ce n’è ora. I soliti che stazionavano davanti al bar ora stazionano in piazza con le birre comprate fresche nell’unico minimarket del paese.
Anzi, forse l’aspetto sociale da queste parti è migliorato.
Quelli che andavano a lavorare si sono riversati tutti nei campi, di solito poco curati, e mi capita più frequentemente oggi di fermarmi a parlare con qualche paesano nelle campagne, che prima nei bar del paese.
Ovviamente i discorsi ricadono tutti su questa pandemia che ha stravolto un po’ le vite di tutti.
Non è tanta la paura per il contaggio, qua siamo lontanissmi dai focolai più grandi. Mi chiedo infatti se il problema non sia la troppa densità di popolazione che si registra in alcune zone, soprattutto nelle metropoli. Qua la preoccupazione principale è capire quando potremo tornare liberi.
Se potremo tornare liberi.
Quando parliamo di questo, di solito ricordo che prima non è che avessimo tutta questa libertà e che ora comunque facciamo più o meno quello che ci và. Il compaesano di turno conviene e aggiunge che però prima eravamo liberi di circolare, ora invece ci vogliono chiudere dentro casa!
Oddio, qualcuno per “liberi di circolare” intende liberi di andare al lavoro, che non combacia proprio con la mia idea di libertà, visto che mi sono licenziato perché la paga qua è da schiavitù, ma anche la libertà di lavorare può essere letta come una naturale necessità di avere una fonte di sostentamento.
Chissà quanto continua questa situazione e per quanto tempo la gente resterà senza lavoro? Chissà lo Stato se riuscirà a tamponare la cosa con i sussidi e per quanto tempo? Chissà se passato il virus tutto ritorni come prima?
Insomma qua quello che fa paura è il futuro incerto che si prospetta davanti.
E chissà se la paura di un futuro sempre più restrittivo non possa dare un po’ più di coraggio nel presente per riconquistare la propria libertà?
Mah, tutta questa campagna mi sta facendo diventare filosofo!
Meglio continuare a dissodare il terreno se davvero l’economia collassa e dobbiamo prepararci all’autosostentamento, c’è un sacco di inutile ferraglia sparsa nelle campagne da queste parti.

Cronache dal contagio – giorno 7

Da qualche giorno la scuola è chiusa, non possiamo più andare, c’è il covid.. passo le mie giornate chiuso in casa, anche se stare con i genitori è una palla. A loro hanno chiuso il lavoro…
Da ieri poi ancora peggio, la mattina dobbiamo stare connessi davanti al pc per ore. Possiamo ‘essere a scuola’ anche senza alzarci dal letto, non abbiamo nemmeno più la scusa della malattia.
Così dobbiamo cercare di seguire con attenzione la lezione, ma io non ci riesco. Già detesto ascoltare certi professori dal vivo (un paio sono dei cretini e non capisco perché devono stare in una posizione più alta della mia, perché devo obbedirgli), figurati ascoltare uno schermo. Non possiamo nemmeno parlare con i nostri compagni, fare le nostre cose, gli scherzi. Infatti a parte i primi della classe, facciamo quasi tutti altro, non si impara niente così. Alcuni non hanno nemmeno un pc a casa e quindi anche se volessero non possono proprio seguire.. altri devono fare i turni con i fratelli perché magari ne hanno solo uno.
Va beh, forse meglio per loro.
La cosa divertente e che possiamo registrare i professori e fare dei remix o dei meme.
Ci hanno detto che proveranno a farci fare pure dei compiti da casa. Questo non mi dispiace, potremo copiare facilmente.

Per alcune cose internet è bella per altre no..
Mio zio mi dice sempre (e mia madre si arrabbia) che quando andava a scuola lui poteva marinarla. Aveva un doppio libretto e nel secondo faceva la firma falsa di sua madre e nessuno se ne accorgeva. Qualche volta forse è successo, ma poco importa. Adesso se facessimo la stessa cosa i nostri genitori lo saprebbero subito, c’è il registro online. Che figata…
Di solito i miei amici li vedo solo a scuola, poi ci sentiamo in chat, nei nostri gruppi.
Ma, dopo una settimana passata chiusi in casa ieri notte io e altri tre abbiamo deciso di vederci, così
siamo usciti di nascosto, abitiamo vicino. Mamma e babbo si sono arrabbiati, ma cosa possono fare? Non è colpa mia se c’è l’epidemia.

Allora con i miei compagni ci siamo detti che se continua così la situazione ci dovranno far passare tutti. Non è che possono bocciarne alcuni per il corona virus, magari avrebbero potuto recuperare.
Una mia compagna in questi giorni ha visto tanti video su internet, non sapeva cosa fare. Lei è messa un po’ male a scuola, però ci racconta sempre delle cose divertenti. Ci ha raccontato che ha visto come si fa ad intasare un water e a fare in modo che non si possa chiudere l’acqua.. Ha detto che se la bocciano entra a scuola una notte e allaga la scuola.

Cronache dal contagio – giorno 4

Oggi ho guardato il frigorifero e ho visto che mancavano un po’ di cose. Così mi sono messo la mia mascherina e i miei guantini e mi sono avviato verso il supermercato, è a 10 minuti a piedi. Incrocio un paio di persone col cane, quando mi vedono cambiano direzione. Hanno anche loro la maschera, forse pensano che possa infettare i loro animali. Prima stava in un pipistrello….
Così arrivo fuori dal supermercato e mi metto in fila, mantengo le distanze. Le persone non si parlano, hanno paura, gli occhi spenti. Ci voleva solo questo. Dopo la crisi, ci avevano detto che questo mondo si sarebbe ripreso.. invece le guerre, gli attentati, i morti in mare. E ora la pandemia, quando sento i miei amici per chat ci chiediamo se sopravviveremo.
Credo di sì, ma fumo da tanto tempo, non ho dei polmoni buoni. Da qualche giorno non fumo più infatti..
Guardo il vigilantes all’ingresso, è il turno mio e di un’altra signora, non ci capiamo e quasi andiamo a sbattere. Si allontana subito spaventata, a passi svelti…
Guardo gli scaffali, alcuni sono vuoti, mi chiedo per quanto tempo ancora arriveranno gli approvvigionamenti. Per quanto riusciranno a riempire gli scaffali? Chi lavora nell’agricoltura non si ammalerà? Ormai fanno tutto i trattori e i trattori certo non si ammalano, ma qualcuno li dovrà pur guidare.

Così penso all’orto di mio nonno, quello che fino a cinque anni fa tenevo assieme ad un paio di amici in una zona con tanti altri orti. Avevamo sempre verdure buone, non erano come queste qui.. avevano sapore e non erano avvelenate.
Ora al posto dei nostri orti hanno costruito un centro commerciale, qualcuno ha detto che è meglio, non avremmo più dovuto faticare per lavorare la terra.
Ma se avessi ancora quell’orto ora avrei meno paura, saprei che per i prossimi mesi avremmo da mangiare.

Mentre allungo la mano per prendere due finocchi penso a cosa farei se iniziassimo ad avere fame, io e le persone a cui voglio bene.
Penso al ventennio, quando le persone mangiavano topi e ghiande mentre i gerarchi fascisti avevano le dispense piene. Allora capisco, se gli scaffali si svuoteranno, se inizieremo ad avere fame entrerò nella casa di un ricco, di un politico, di un vescovo e gli svaligerò la dispensa e il frigorifero. Le loro saranno sempre piene, non c’è dubbio. Magari scendo pure in cantina, alla fine lo champagne non l’ho mai bevuto. I soldi glieli lascio anche, in questo momento possono bruciare..

Cronache dal contagio – giorno 1

Ieri sono stata al lavoro, dopo ho beccato un paio di amiche, le solite cose. Abbiamo bevuto una birra e fatto quattro chiacchiere, qualche accenno alle zone rosse del nord italia, ma nemmeno più di tanto. Le solite cose, quelle cose scontate che oggi mi sembrano troppo lontane..

Poi sono tornata a casa, ho cenato, sola, e ad un certo punto è comparso Conte in tv. Non mi è mai stato molto simpatico, mi sembra arrivato lì per caso. E poi fa sempre il buono e non mi fido di quelli che fanno i buoni. Di solito sono falsi..
Insomma inizia a dire che la zona rossa verrà estesa a tutta italia, per non spaventarci la definisce zona rosa. Forse è per il discorso dell’inclusione delle donne nella società contemporanea. Stronzate, i capi sono maschi quasi sempre. E così chiamo il mio capo e lui mi dice che domani non devo andare al lavoro, che se il blocco dell’attività dovesse durare quanto dicono forse dovrà mandare a casa qualcuna di noi. Se durasse di più forse dovrà chiudere..
Ma come? Siamo assunte a tempo indeterminato! E poi solo due anni fa ho stipulato un mutuo per la casa, era stato pure lui a consigliarmi di farlo. Volevo essere indipendente… da cosa non so perché alla fine ho sempre bisogno dei soldi e questa non è indipendenza.
Forse indipendente dai miei genitori.. allora penso a loro, alla vita di sacrifici che hanno fatto. Due persone oneste che hanno dedicato la vita al loro lavoro e ai loro figli.
Tra poco dovrebbero andare in pensione, io credo che sarebbero dovuti andarci molto tempo fa. Troppo vecchi per lavorare, ma non sanno fare altro. Ora sono chiusi in casa, a pensare che basterebbe lo starnuto della persona sbagliata per far finire una vita passata a seguire le regole. Ciò che aspettavano da tempo, una vecchiaia di riposo, forse non lo vedranno mai. Per colpa della stessa società che hanno servito.
Allora penso a me.. cosa volevo farne della mia vita? Passarla ad obbedire, a pagare le rate del mutuo ed arrivare spossata senza energia a vivermi gli ultimi anni, magari attaccata ad una macchina e imbottita di medicinali? Magari pure sola. Magari muoio prima, senza aver fatto niente che non sia lavorare ed andare in ferie una settimana l’anno fingendo di essermele godute. Di solito le passo a dormire per riprendermi dalla stanchezza.
No, forse no… forse, finita la quarantena, non torno comunque al lavoro, forse smetto di pagare il mutuo.