Pandemia mundial y el aislamiento: Explota la revuelta dentro de las cárceles

Desde que fue declarada la pandemia mundial a raíz de la propagación del COVID 19, la cifra de infectadxs y muertxs a lo largo del mundo solo ha crecido y sigue creciendo exponencialmente. Es sabido como de costumbre, quienes se han visto más afectadxs y desde donde finalmente vendrán lxs muertxs una vez más.
Una nueva y oscura fase en la historia de la humanidad se ha abierto y ha mostrado libre de caretas y maquillajes la verdadera cara del Capitalismo y la Dominación, representado por una parte en la cruda marginación y abismante desigualdad al momento de enfrentar tratamientos y cuidados en salud, y por otra, en el fortalecimiento del control social por parte de los Estados alrededor de todo el mundo. El reciente panorama global nos trae una nueva escena… carreteras y calles de las grandes ciudades vacías en Estado de Emergencia y por ende, bajo control de militares y policías, en donde incluso estxs también han sido indicadxs como “autoridades sanitarias” dentro de este actual escenario de sobrepoblación mundial.
Resulta indiscutible lo útil y conveniente que toda esta situación está siendo para que se impongan medidas de control y represión cada vez más restrictivas, con mayor énfasis hacia lxs rebeldes que se atreven a expresar la rabia y el descontento frente las medidas decretadas y el aislamiento impuesto.
El ejemplo más claro de esto se ha mostrado en los numerosos motines, intentos de fuga y movilizaciones que se han multiplicado al interior de las cárceles, en donde el Estado siempre ha mostrado su verdadero rostro castigando con encierro y torturas a quienes osen actuar por fuera del marco jurídico-legal instaurado por medio de la fuerza.
Es evidente el hecho de que sobrellevar el encierro y una enfermedad de este tipo es una clara condena a muerte.
Hasta el momento se han registrado rebeliones en las cárceles de Colombia, Perú, Uruguay, España, Argentina, Chile, Italia, Estados Unidos, Brasil, Irán, Sri Lanka, Egipto, Gran Bretaña, Tailandia, Luxemburgo, Venezuela, Paraguay, México, Jordania, entre muchos otros territorios que se siguen sumando. La fuerte represión con la que han respondido los Estados ha dejado solo muertxs, heridxs y un aumento de la tortura cotidiana, con castigos como cortes de agua y luz, o la suspensión de la entrega de encomiendas, pero una nula respuesta y acción frente a las demandas de una clara posibilidad de contagio a la que se encuentran expuestxs lxs presxs.
Finalmente este nuevo panorama de crisis del Estado-Capital destapó consigo sus verdaderas intenciones y un descomunal cinismo. Mientras por un lado dicen proteger la vida humana combatiendo el virus con todos los “medios posibles”, exhibiendo grandes cifras de inversión en tecnología, “medidas sanitarias”, bonos y un show mediático orquestado para sembrar el pánico colectivo; el sistema de producción como es de esperarse está herido pero permanece activo, los medios de transporte llenos en hora punta, largas filas de las instituciones burocráticas y en las eternas esperas en los centros de salud. Apartadxs del funcionamiento de las urbes se mantienen secuestradxs a millones de presxs en distintas cárceles del mundo, donde lo que realmente siempre ha reinado es el hacinamiento y las malas condiciones de salud e higiene.
Las vidas de lxs marginales, pobrxs, excluidxs nunca ha sido de importancia para el Poder y no esperamos que el contexto genere una transformación en esto. Hacemos un llamado a permanecer pendientes y activxs por quienes resisten recluidxs tras los muros de las mazmorras del Capital.
Firmes e inclaudicables con nuestras convicciones reconociendo la única cara del enemigo, tanto dentro como afuera de la prisión y contra toda forma de autoridad, procuremos que viva la Anarquía.

SOLIDARIDAD ACTIVA CON NUESTRXS COMPAÑERXS SECUESTRADXS
FUEGO Y EXPLOSIONES AL ESTADO Y SUS PRISIONES

Francoforte – Protesta contagiosa … manifestazione organizzata da “Seebrucke”(*) aggredita dalla polizia

Domenica 5 aprile 2020

La giornata d’azione federale organizzata da Seebrucke in parecchie città tedesche ha portato numerose persone a scendere in strada per mettere fine ai lager sovraffollati sulle isole greche e per l’accoglienza di persone profughe e migranti in territori e comuni dell’UE pronti a mostrare solidarietà.
A Francoforte sul Meno circa 600 persone in strada hanno innalzato striscioni e cartelloni, con una catena umana. Lungo il fiume Meno si potevano vedere tante camice e gilet color arancio, simbolo  delle persone soccorritrici volontarie. Lungo il fiume le persone manifestanti hanno formato una lunga catena che innalzava le scritte e disegnava a terra punti arancioni.
La polizia era espressamente presente, con l’intenzione di “sciogliere” la manifestazione, come aveva già pubblicamente detto: i richiedenti, gli organizzatori, non potevano garantire che la distanza di sicurezza in strada fosse osservata; che, inoltre, si trattava di un’espressione politica collettiva che non poteva stare in strada perché ciò era in contrasto ai sensi della legge sulla protezione delle infezioni

La polizia ha mostrato una sentenza del tribunale di Gießen (città al centro della RFT con sede universitaria) emessa appena il 31 marzo in cui veniva vietata una manifestazione sul tema del “trasporto pubblico” anche se gli organizzatori avevano pianificato di rispettare la distanza di 10mt fra ogni manifestante.

La manifestazione a Francoforte è stata  subito aggredita. La montatura della legge sulla sicurezza contro l’infezione limita espressamente anche la libertà di assemblea, di riunione.  Il modo di agire della polizia contro chi manifesta è stato “completamente sproporzionato e quindi chiaramente illegale”. Unicamente nel momento di essere portat* via dalla polizia c’è stato il contrasto fisico. In quanto a ciò, il loro modo di procedere quel pomeriggio ha raggiunto l’assurdo perchè definito “mezzo di  sicurezza”. Effettivamente domenica è stato possibile osservare che i poliziotti a Francoforte non hanno rispettato né la distanza di sicurezza né l’impiego  della mascherina.

Quanto più alcuni manifestanti si trovavano lontano dal campo visivo di chi si trovava sui marciapiedi, tanto più gli attacchi della polizia diventavano violenti. Una donna che in quei momenti percorreva con la sedia a rotelle il marciapiede ha dichairato a junge Welt di essere stata gettata a terra. Lotte Laloire, libera giornalista, che voleva documentare con le sue mani l’ammanetamento di un manifestante, dopo aver mostrato la tessera di giornalista alla polizia ha detto che “due poliziotti in uniforme l’hanno trascinata a terra  per diversi metri” fino  a provocarle ematomi sanguinanti e piaghe altrettanto sanguinanti sul viso. Da ciò è nata la collera sul “mancato rispetto della libertà di stampa”.
La riunione da tenere prima di mettere termine alla mobilitazione di quel giorno non è stata fatta perchè la polizia si è presa tanto tempo per il controllo dei documenti personali e del permesso di stare in piazza.
In quello stesso giorno sono state compiute iniziative anche in altre città, fra le quali Berlino, Amburgo, Bielefeld e Lipsia. Le manifestazioni hanno lasciato dietro di sé molteplici tracce della protesta: scarpe, volantini con le richieste poste dal movimento al governo, ossia che:
le persone profughe e migranti durante la Coronapandemia devono avere il necessario accesso alla cura medica; immediato stop alla violenza lungo i confini dell’UE; rinnovo, accrescimento della sicurezza e delle procedure d’asilo nell’UE.

(*) Seebrücke (Ponte sul mare)
E’ un movimento della società civile organizzato in maniera decentrale, internazionale, che si è formato al’inizio del 2018 che si indirizza contro la politica di compartimentazione, come pure, in particolare, contro la criminalizzazione dei salvataggi compiuti nel Mediterraneo. Coloro che lo formano, gli danno vita, solidarizzano con tutte persone migranti, che fuggono dai paesi colpiti da guerre di conquista … e esortano la politica di creare vie di fuga sicure.

(junge welt 7 aprile 2020)

La Rebelle N°2

This is a newspaper in french (the two previous issues cannot be found on the internet, by choice).

The theme is the situation of prisons in Italy (and an article on the migrant retention centers), with translations (from italian to french) of texts mainly from roundrobin.org and macerie.org

Le Rebelle 2

Messico – Espropri

Secondo la stampa ufficiale negli ultimi giorni di Marzo vari gruppi si
sono organizzati per saccheggiare negozi e supermercati.
Cibo,tabacco, alcolici, vestiti elettrodomestici e materiale
elettronico.
Sono stati attaccati negozi come Elektra, Coppel, Chedraui, Walmart e
Bodega Aurrera.
Ci sono 23 espropri registrati, 42 fascicoli aperti e 50 detenutx.
Questo solo nella Valle di Messico.
Inoltre si somma l’ esproprio al Chedraui di Santa Cruz Xoxocotlán
(Oaxaca) in cui sono state arrestate 6 persone.

Le guardie di Quintana Roo, Yucatán, Puebla, Guanajuato e Hidalgo
comunicano che hanno scoperto decine di persone e gruppi nelle reti
sociali che promuovono furti,saccheggi ed incitano al disordine. Solo
alcuni di questi sono stati fermati prima delle azioni.

In tutti i casi si sono organizzati attraverso account facebook ,
spesso le autorità sono per questo riuscite a intercettarlx.

Sempre secondo la stampa ad Ecatepec nella città del Messico almeno
sette persone con mascherine e cappelli è entrato nel banco dei pegni
“Efectimundo” saccheggiandolo.
Dopo l’attacco le soggettx sono fuggitx in diverse direzioni senza che
si riportino arresti.

Pare che quasi nello stesso momento in un Coppel del quartiere
Impulsora, Nezahualcóyotl, un giovane è stato detenuto perchè sospettato
di fotografare la merce. Pare che nel suo cellulare sia stato trovato un
gruppo whatsapp chimato “saccheggio covid-19” nel quale si leggevano
messaggi di gente che si organizzava per derubare negozi.

L’abbecedario nell’epoca del contagio

Anestesia. Qualcosa che rende inermi. Non pensare. Te lo dicono loro. Non uscire. Ti proteggono loro. Tu sei l’untore. Sei il rischio. Il rischio non fa parte di un mondo programmato. Il programma sta nella realizzazione del dominio. E buonanotte ai suonatori.

Balconi. Se ti dicessero buttati giù. Tu lo faresti? Ormai loro detengono il verbo. Tutto è neutrale. Il virus colpisce tutti. Il tutto diviene il totalitarismo. C’è chi lotta dai balconi. E chi un balcone non ce l’ha? Ecco la perdita dell’immaginario. La morte della creatività. Se il balcone diviene la prigionia. Non sarebbe meglio evaderlo? Buttandosi. Non per morire. Ma per provare a vivere.

Carcere. Morti nelle carceri. Omicidi di Stato. Lo stesso panegirico senza morfina. Rivolta nelle gabbie. Chi sta peggio. Punta al meglio. La libertà. Un momento di sprigionamento. Con i suoi ribelli. Al di fuori. Avere la fierezza di affermare se stessi. Per andare contro se stessi. Il ruolo imposto. Fuori dalle scuole. Fuori dalle parrocchie. Che ciascuno cammini per il proprio piacere. Non abbiamo il tempo di stare al chiuso. Nella gabbia. La vita è breve.

Delatore. Droni nei cieli. Telecamere accese. Sbirri nelle strade. Sempre di più. Sempre più violenti. Spie dalle finestre. Il controllo è il cittadinismo. Oggi con in mano il telefono. Alla ricerca dell’applicazione giusta. Domani con un fucile. Alla ricerca dell’infame bossolo.

Effrazione. Scassare. Scassinare. Sabotaggi. Il virus non ferma chi si vuole riprendere quello che gli è stato tolto. Il silenzio dell’informazione. Non ne sappiamo un granché. Il tasto del giornalista. Come il manganello della guardia. Il coronadigos dilaga. Immunizzare questo morbo. Difficile ma possibile. Con la fine della sicurezza. La dimora dell’identico. Dell’ordinario. E l’inizio della libertà. La casa senza porte dell’imprevisto. Dello straordinario. La fine della merce.

Filo. Ricamare oppressione. Richiede sfruttamento. Tagliare i fili. I collegamenti. Non ricucire. Ormai c’è chi si vede solo in pixel. Se non lo si potrebbe fare. Usciremmo. Relazioni robotiche nell’era della tecnica. Relazioni faccia a faccia nell’era della passione. Si andrà a faccia a faccia con il nemico. Per trovare chi siamo. Intanto. Stacchiamo la spina.

Guanti. Socialmente senza contatto. Forte odore di artificialità. Non sappiamo più toccare le questioni. Un guanto è per sempre. Ma i guanti possono servire anche a proteggersi. Non da un’epidemia. Ma da un mondo di indizi. Buoni per i soliti repressori. Repressione e civiltà. Con i guanti.

Ho. Avere. Possedere. Detenere. E il divenire? Meglio essere. Esserci. Nel tempo. Contarsi. E via di Martin Heidegger senza rendersene conto. Quanti siamo. Si può fare. Siamo pochi. Non si può agire. Essere in pochi. Un altro modo di interpretare la vita. Essere in tanti. Accomodamento. Sentirsi un io perché si è noi. Ed ecco la disciplina. Le secchiate in faccia di realismo. La bruttura del bisogno. Dove il sacrilegio? E l’inimmaginabile? La dissonanza? Andare fuori ritmo. Per non stare al passo del potere. Preferendo l’inesprimibile. Meglio le vertigini. Grazie Arthur Rimbaud.

Invisibile. Qualcosa che non si può vedere. Impercettibile. Ti prende. Ne sei adulato. Certe volte ti spaventa. Mette in quarantena. Il corpo. Diventi un oggetto intoccabile. Come un soggetto. Sotto l’oggetto. Il ruolo. L’untore. La fandonia. Prima e ancora le radiazioni. Il mostro dell’annichilimento. Per fare la guerra al mondo. In una pace fra chi sfrutta. E chi è sfruttato. La sedizione. Oltrepassamento. Non se ne può più del genocidio. Ci avevano detto invisibilità. Ci hanno dato mitopoiesi. Contro tutti i nemici della libertà. Inimicizia cospiratrice. Che pugnali la politica. La sovversione è visibile.

Latente. Rimane nel circostante. Non riesce ad andarsene. Lo strumento. Per non trasformare. Qualcosa che dura da troppo tempo. Ci hanno provato. Dei ribelli. Le sovversive. Hanno attaccato. Altro che difesa. Altro che resistere. Ogni limite è da distruggere. La forza del potere è l’esistenza della sottomissione. Volontaria. Partecipata. Come un valore. In mezzo ad un mondo rinnovabile. Verde come il progresso. Rosso come il sangue delle sue conseguenze. Spazzare via Il virus. Che fa rima con servitù. Non sentite?

Morsa. Da una parte lo Stato ci schiaccia. Dall’altra il virus ci immobilizza. E allora ritorna Bazarov. Un pensiero. Il nulla. Crea. E allora Max Stirner. Partiamo dall’io. Per poi attraversare. Un viaggio. Nelle nostre passioni sfrenate. La catastrofe procede a balzi. Come la storia.

Nascosto. Alla ricerca dell’oro del tempo. Una vita in lotta per fare a cazzotti con le nostre certezze. Una congiura. Anche verso quello che lasciamo di noi. Al Dominio. Inesorabile. Come questo mondo. Omologante. Similare. Dove tutto. Convive con tutto. Altro. Per andare. Dove nessuno è mai passato. Per evocare. Quello che nessuno osa pronunciare.

Onniscienza. Hanno ragione. Il periodo dei Lumi. Con la scienza. Come con la religione. Gli individui sono polvere. E torneranno alla polvere. Basta ragioni. Incatenati all’empirismo. Alle provette. Il mondo. Il laboratorio di sperimentazione del controllo scientifico. Sterile. Come il più insensibile. Darsi all’irragionevolezza della rivolta. Esistenziale. Il salto. Si trova l’onestà. Di guardarsi allo specchio al mattino. Per non vedere il falso. Ma chi nel dolore. Provoca le sue ragioni. Perse nell’ignoto dei sensi. Che ancora si sentono.

Punire. Il sogno di vivere liberi. Minaccia chi? Il potere. L’autorità. Chi è guardia della legge. Qualcosa che sembra immutabile. Scolpita nel tempo. A loro il dovere di reprimere. Il loro vaccino. Sempre quello. Agli amanti della libertà. Il piacere di portare il caos. Scombussolare i piani del nemico. Portare il disordine fra le sue fila. Una scommessa. Niente certezze. Che queste le si lascino ai preti.

Qualità. Dati. Modalità d’uso. Istruzioni. Una sopravvivenza all’insegna dei tecnicismi. Dove la poesia diviene incomprensibile. Facilitazione nel già dato. Fidatevi. Ormai è tutta tecnica. Abbiamo tanti mezzi. Solo mezzi. Ricerchiamo mezzi. E per quale fine? C’è ancora un fine? Questione sconosciuta. Meglio essere replicanti. Funzioni su funzioni. La vita che assomiglia ad una cosa. Profonda materialità. Devastazione dei sensi. Apoteosi dell’oggettivazione. Incubando la fine. Senza un fine. Il gregge. Anche se il lupo inizia a belare. Sempre il gregge. Rinchiuso in confini. Le manette dentro le menti.

Respirare. Gas tossici. Devastazione rinnovabile. Effetti da contagio. I chiavistelli imposti. Le serrature. L’incubo dentro una stanza. Le porte chiuse. I confini si ergono. Fuori è buio pesto. Affannati nell’incredulità. La peste avanza. Eppure la catastrofe è già qui. Le possibilità? O Il possibilismo? Differenza. Abissale. I riverberi. Il ticchettio degli orologi. Da naufraghi ad ammutinati. Per sentire a pieno i polmoni. Per assaporare la vendetta della carne umana. Contro la macchina. E chi la fa funzionare.

SS. Un richiamo. Rimando storico. Nel contemporaneo. Niente di cui preoccuparsi. Ci sarà un ritorno. Alla normalità. All’abitudine. Il ritorno al lager. Il ritorno all’eugenetica. Il ritorno alla difesa dei privilegi. Il ritorno al manganello. Il ritorno al presente che non se n’è mai andato con i suoi lager della democrazia. Con i suoi privilegi dei ricchi. Con la sua eugenetica del dominio tecno-scientifico. Non preoccupatevi. Ieri Schutzstaffel. Oggi Sorveglianza Sanitaria.

Tecnologia. Legati agli schermi. Impantanati alle informazioni. Imbambolati a colpi di touch. O di click. Streaming. La festa della separazione. Il contatto è stato escluso. L’emozione elusa. Senza corpi. Senza pensieri. Pensare? Macché. Ripetere. Meccanicismo. Lo scientismo come unica ancora di salvezza. Sommersi dagli avanzi tecnologici quotidiani. Banalità che si susseguono. Dove c’è banalità si nasconde l’orrore. Il problema non è la tecnica. Ma il suo cattivo uso. Ecco la menzogna contemporanea. La tecnica ingloba l’esistenza. La fa avanzare. Inesorabile. Fetore di carogna. Senza un barlume di critica. Collegati e connessi. Vivi, mai!

Utopia. L’amore dell’imprevidibilità. Le avventure. Qualcosa di inaudito. Ostile a questo mondo. Gli orizzonti illimitati. Nessun risultato previsto. Eresia. Non approva. Non aderisce. Non reclama il consenso. Vive di critica. Non vuole mantenere. Meglio aprire nuovi sentieri. Lontano da strade già battute. Dove finisce la certezza. Si allunga l’ombra del dubbio. Biglietti dall’inferno per poter cogliere le stelle. Come evocò Charles Baudelaire. L’azione è sorella del sogno.

Vaccino. Si nutre di menzogne. Adattarsi alla norma. Contro l’obbedienza. La singolarità. Purtroppo schedati. Marchiati. Limitare i movimenti. Dissuadere l’autonomia. Rendersi sopportabili. La democratica tolleranza. Prima ci volevano spezzare. Oggi ci vogliono curare. Fra controllo e cura. Dove sta la differenza? Come disse Ivan Illich. L’aumento della cura aumenta il numero delle medicine. Sarà contento Big Pharma. Prima e ancora il mondo in uno sputo. Attraverso l’ispezione del DNA. Adesso. Dopo aver incatenato i corpi. Colonizzato le menti. Lo Stato vorrebbe scorrerci nelle vene.

Zattera. Complesso passionale l’individuo. Regresso tumorale il cittadino. Un mondo senza Dominio è impossibile da prevedere. Ogni volta che si riduce a programmare. Un rito. Per esorcizzare la paura dell’ignoto. La gioia è l’avventura del viaggio. Cantare il piacere della rivolta. Contro i pastori della felice novella. Ricercatrici dell’oltre. Sobillatori di idee. L’irriverenza che lancia sfide. Piuttosto che ristagnare. Dove le rovine stanno per seppellirci. Apprestarsi alla demolizione dell’edificio sociale. Evadere dalla realtà. Per aprirsi. Alla deriva.

L’abbecedario nell’epoca del contagio

Grecia – Comunicato di solidarietà con le detenute del carcere di Eleona-Thivas

La grande ondata di rivolte e mobilitazioni esplosa nell’ultimo periodo, ci ricorda che la lotta per la libertà, la solidarietà e la dignità non entra in quarantena.

In ogni parte del pianeta, dall’Italia alla Spagna, fino alla Colombia e alla Grecia, i prigionieri e le prigioniere resistono per rompere il muro dello stato d’eccezione, e lottano per rimanere in vita.

Oggi le prigioniere mostrano la strada della ribellione sociale, innalzando una barricata contro la politica assassina del Ministero, che le sta trasformando in condannate a morte.
Diventano la scintilla delle lotte sociali e di classe che sorgeranno nel prossimo futuro, lotte che dobbiamo sostenere con ogni mezzo, e far si che siano connesse tra loro e generalizzate, perché lo scontento si trasformi in ribellione e la disobbedienza sociale in resistenza organizzata.

Contro la democrazia borghese che imprigiona tutte le persone che provano ad alzare la voce. Contro questi moderni inferni che ammassano e uccidono vite umane, noi rispondiamo:

NESSUNO È SOLO NELLE MANI DELLO STATO
NON ACCETTIAMO GLI OMICIDI DI STATO
SOLIDARIETÀ CON LE DETENUTE DEL CARCERE DI ELEONA-THIVAS
CHE VINCA LA LORO LOTTA PER L’IMMEDIATO DECONGESTIONAMENTO DELLE GALERE

Cassa di solidarietà con i compagni imprigionati e indagati

Grecia: Comunicato di solidarietà con le detenute del carcere di Eleona-Thivas

Prima le buone notizie

Il medico al paziente: “Prima le buone notizie, dopo lunghe analisi abbiamo finalmente accertato che lei non è un ipocondriaco”.

Ci sono tanti modi per essere irriducibili, ma ce n’è uno che è veramente radicale: mantenere il buonumore, sempre e comunque. Questa barzelletta sembra allora perfetta per descrivere questi tempi tragici. Se la buona notizia è che non sei ipocondriaco, allora c’è davvero da preoccuparsi. E’ tutto vero. E’ tutto surreale sì, ma tutto vero.
In questa barzelletta c’è un doppio fondo nascosto. Il primo fondo, è apparentemente nascosto, ma proprio per questo più immediato: quello che non viene detto, le cattive notizie. Sono nascoste dalla narrazione, ma sono per questo sotto gli occhi di tutti. Il primo fondo si svela velandosi. Poi c’è un secondo fondo nascosto, che è già lì in bella vista, ma proprio per questo risulta più nascosto a chi ascolta. Questo secondo fondo si vela svelandosi sin dal principio. E queste sono proprio le buone notizie!
Già, prima le buone notizie dicevamo: abbiamo finalmente accertato che lei non è ipocondriaco. Partiamo da questa buona nuova. Se non siamo mai stati ipocondriaci, allora era vero quando affermavamo che questa civiltà marciava a tutta velocità verso la catastrofe. Era vero quando osservavamo l’avvitarsi di contraddizioni sempre più irrisolvibili. Era vero quando mettevamo in guardia di fronte all’insostenibilità della presenza umana, perlomeno della attuale sua organizzazione sociale, sul pianeta. Era vero quando ritenevamo che la globalizzazione non sarebbe stato un fenomeno dalle magnifiche sorti e progressive, per citare il Leopardi, ma che andava verso un arretramento, un rimbalzo drammatico. Era vero quando prevedevamo che una nuova enorme crisi economica sarebbe entrata nella scena mondiale, tanto più che la precedente crisi del 2008 non solo non era risolta, ma continuava a grattare. Era vero quando affermavamo che lo Stato sarebbe rimasto il soggetto della dominazione reale: alla faccia di un certo cattivo maestro, dissociatosi come un Pinocchio mansueto e diventato un alunno vero, che vaneggiava di un Impero globale e di moltitudini. L’unico imperio, al solito, è quello del governo. Quanto alle moltitudini, sono per ora quelle di un gregge poco immune alle pubbliche autorità.
A qualcuno può dare fastidio l’ardire di chi ritiene di aver avuto ragione. Se può consolare, nemmeno a chi scrive la presente situazione procura alcuna soddisfazione. E’ la soddisfazione di Cassandra, quando vedeva la sua città saccheggiata dagli Achei.
Cerchiamo invece di elencare alcune caratteristiche di quello che sta succedendo. Per togliercele, magari al più presto, qualche soddisfazione.

Stato-Nazione e fine della globalizzazione

In prima istanza, dobbiamo ricordare che Covid-19 è un soggetto reale, sempre nella storia ci sono state epidemie anche più gravi di questa. Nessuno l’ha provocata volontariamente (io credo) e rischia anzi di dare una mazzata definitiva al sistema capitalista mondiale. Quindi nessuno ne sta giovando, anzi. Nella lotta che ogni specie, ogni individuo, persino un minuscolo virus, compie per vivere e svilupparsi, è almeno dal nuovo secolo che la “natura” persegue la strada di un Coronavirus come ipotesi evolutiva in grado di propagarsi: è stato così con l’Ebola, con la Sars e ora, con maggiore “successo”, col Covid. Nessun complotto, quanto piuttosto una criminale speculazione: la ricerca del vaccino contro Ebola e Sars si era interrotta perché, dissero le case farmaceutiche, essendosi spente troppo presto queste epidemie la ricerca non avrebbe portato abbastanza profitti!
A causare l’epidemia è una tipica condizione di ultra-sviluppo industriale e mercantile. Milioni di contadini deportati in Cina per affollare le nuove metropoli, con stili di vita ancora agresti (gli animali da allevamento in casa) e in condizioni di sovraffollamento sono state, io credo, il detonatore di questa pandemia. L’evoluzione biologica si è intrecciata, in una tempesta perfetta, con la contraddizione economica e con la vocazione affaristica delle multinazionali del farmaco. Se la Cina è la principale potenza capitalista per velocità di espansione a spesa di milioni di deportati umani (e animali), la globalizzazione degli spostamenti umani ha fatto il resto, contaminando l’intero pianeta.
Semplice. Fin troppo semplice.

In secondo luogo, il virus è stato portato dagli imprenditori. Altro che immigrati poveri. Questa è la prima malattia della storia che viene portata dai ricchi, dagli affaristi, dai maneggini che fanno affari in Cina, dagli scienziati che se ne vanno in giro a fare congressi (e a noi vorrebbero chiuderci in casa!), che vanno in settimana bianca e al circolo tennis. Basta seguire le mappe dei primi casi di contagio (l’imprenditore tedesco, lo scienziato che ha fatto prima il giro di congressi in tutti i continenti poi le vacanze nella Alpi francesi, ecc.) per verificare questa ovvietà. Basta osservare, oppure, come i principali focolai mondiali siano nelle cosiddette Città Globali: da Milano… a New York.

Il Coronavirus accelera la svolta autoritaria di nuova forma. Svolta repressiva, trattamento sanitario obbligatorio di massa, militari nelle strade, massacri nelle carceri, censura totale dei media, carabinieri che irrompono nelle nostre riunioni, denunce. E siamo solo all’inizio. In Portogallo vietano il diritto di sciopero, in Ungheria si va direttamente al regime. Ovunque sono sospese le tutele liberali. Eccoci qui, chiusi in casa e tutti connessi con lo smartphone: tutti dispersi, parcellizzati; tutti in rete. Così vicini, così lontani.
Isolamento materiale, connessione virtuale.

Il Coronavirus accelera dunque la crisi della globalizzazione: porti, frontiere, città, persino quartieri. Tutto chiuso! Persino l’espressione “crisi della globalizzazione” è fuori tempo. Ormai siamo di fronte alla “fine della globalizzazione”. Quando, tra qualche mese, la situazione in Italia si sarà calmata, l’orrore sarà per i “casi di ritorno”, di chi potrebbe rifarci piombare nel panico riportando il morbo dall’estero. Le frontiere non le riaprono più, potete starne certi. Il Covid-19 accelera la metastasi europea. Alla fine di questa pandemia dell’Europa solo macerie. Sicuramente è la fine di Schengen come lo abbiamo conosciuto. Non è escluso nemmeno che il virus possa imporre ai governi di stampare moneta, in particolare per quanto riguarda Spagna e Italia, dove al disastro umanitario si intreccia un’economia affetta da “anemia mediterranea”. Si pensi che il governo italiano ha da poco annunciato aiuti per 400 miliardi alle imprese. Questa montagna di soldi per gli imprenditori, semplicemente, non esiste. Se non si stampa moneta (vale a dire si svalutano gli stipendi) quei soldi non arriveranno mai. Non lasciamoci illudere da litigate pomeridiane e pacificazioni notturne dei governanti europei. La battaglia fra il Leviatano europeo e gli statalismi nazionali potrà al massimo essere rimandata di qualche mese. Ma il Covid-19 porterà la scissione fra nazionalismo e globalizzazione, probabilmente, alla battaglia campale. Uno scontro che ci lascia distanti, ma non indifferenti dal punto di vista dell’osservazione di ciò che accade.

L’Evento Coronavirus dunque segna il ritorno dello Stato-Nazione al centro della scena. Altro che organismi sovranazionali! Altro che Europa, altro che ONU, quando il gioco si fa duro quello che tiene l’asso di briscola in mano è sempre il governo nazionale. In un duplice significato: certamente repressivo, ma anche di “tutele” (la sanità, la cassaintegrazione, ecc.). I decreti emergenziali, quelli che ci hanno chiusi in casa, così come le elemosine pubbliche, non sono stati mica decretati dal Gran Consiglio dell’Esistente che – per sublime rovesciamento dialettico – difatti non-esiste, bensì dal Consiglio dei Ministri. Organo formale di uno Stato materiale, vivente, potere politico gerarchicamente organizzato. Siamo in un vero e proprio governo di salute pubblica (mai tanto azzeccata come definizione).

Eppure, l’Evento nel mentre rimette in sella lo Stato come il soggetto della dominazione reale, dall’altro spoliticizza lo Stato, consegnandolo in mano ai tecnici. Il governo come ridicolo rito della “maggioranza politica” è ormai solo una maschera formale. In questo senso andrebbero evitate le letture “politicistiche”: oggi, Lega o Pd, sarebbe cambiato ben poco. Chi decide è la Giunta con la divisa bianca.
Si dirà: ma con Salvini al governo la polizia si sarebbe sentita coperta nei suoi abusi! Basta guardare le dichiarazioni di solidarietà e complicità nei confronti dei massacratori all’indomani delle rivolte nelle carceri per osservare quanto ormai sono davvero tutti uguali. Persino l’uscita dall’euro potrebbe essere decisa da un governo del PD, se la disperazione lo rendesse necessario. Ormai tutti gli eventi sembrano tutti in mano alla “dinamica”, nella sua impersonalità.

Prendiamola con filosofia

Prima le buone notizie. Se c’è davvero una vittima filosofica del Coronavirus, questa è l’ideologia borghese anglo-americana. A partire dal padre del liberalismo classico, il filosofo inglese John Locke. Nell’ideologia liberale il soggetto centrale è la persona nel suo Self. Ora il ruolo di “persona” osserva Locke, lo statuto che fa si che noi consideriamo un soggetto come una persona, è uno statuto di natura giuridica. Il Self non è una Sostanza, non ha uno statuto metafisico, ma è una funzione. Noi non siamo degli enti, ma siamo dei numeri. Dei flussi. Quale è la formula di questa funzione? Essa è duplice: dal lato introspettivo, il Self si fonda sulla mia autocoscienza; dal lato “esterno”, esso si fonda sul riconoscimento giuridico di “altre persone” organizzate in società. Vale a dire: io sono una persona solo in quanto sono auto-cosciente dei miei diritti di individuo proprietario. La tutela della persona è la tutela delle sue sensibilità di proprietario privato. Infatti, osserva il liberale Locke, non tutti gli umani possono essere considerati delle persone.
L’idea funzionalista della persona (non siamo Sostanze, ma siamo funzioni) porta seco a un’altra conclusione nefasta: allora anche l’intelligenza artificiale, in quanto insieme di funzioni intelligenti, potrà un giorno essere riconosciuta come una persona. Il Cyborg potrebbe avere un proprio Self.
Contro questa impostura funzionalista noi dobbiamo ribattere che è vero proprio il contrario. Individuo significa qualcosa di molto preciso: indivisibile. Noi siamo individui, degli Unici, delle Sostanze indivisibili. Se veniamo divisi – con un’accetta o con un virus microscopico – semplicemente moriamo.

L’Evento Coronavirus riduce questa paccottiglia ideologica in ventilazione artificiale. Certamente nella storia ben più drammatici attacchi ha subito la concezione liberale della persona, a partire dal nazismo e dallo stalinismo. Di nuovo c’è che questo attacco ora viene dall’interno, che sono gli stessi regimi liberali a sospendere le tutele liberali. Di nuovo c’è, come aveva osservato un articolo di critica della scienza uscito ormai due anni fa su Vetriolo, che “il governo liberale, coi suoi riti, è diventato un fardello per una scienza più veloce degli ingranaggi macchinosi dello Stato” (“L’insostenibile pesantezza dell’essere scientifico”, Vetriolo, n. 2, autunno 2018, p. 6).

Esempio di recente attualità: mentre il governo italiano “democraticamente eletto” (sic) prorogava le limitazioni alle libertà personale di 10 giorni, dal 3 al 13 aprile, il Capo della Protezione Civile Borrelli ironizzava con la stampa, dicendo che, forse, si sarebbe riaperto piuttosto dal 13 maggio. Chi è Borrelli? Chi lo ha eletto? Che ruolo ha nello Stato liberale? Nessuno. Borrelli è lo spirito del tempo col camice bianco che sospende lo Stato liberale.

Siamo piuttosto di nuovo in mano al Mondo Magico, come lo avrebbe definito Ernesto de Martino. Lo sciamano, nei panni dello scienziato, che dice quello che è giusto e quello che non è giusto fare. Che nel mentre si deresponsabilizza vergognosamente, tira le maledizioni verso i peccatori che non seguono le sue ricette magiche. Dovete restare a casa! Gridano gli sciamani. Se gli dei ci mandano il virus è perché ci sono degli incoscienti che sfidano la loro ira. Siete ridicoli. Ma siete al potere, oggi voi siete il potere. Questo è il volto del potere. Un potere disperato, aggrappato ai riti apotropaici di una scienza che ha fallito.
Sembra verificarsi la profezia di Bakunin della scienza come nuova religione, della dittatura degli esperti, dei tecnici, sulla massa incolta e suggestionabile. Ma siamo così sicuri che tutto questo sia una novità? Non era già in corso questo processo da molti anni?

Il processo era già in atto, per questo è corretto dire che il Coronavirus è lo Spirito del tempo, come già lo stanno definendo in molti fra i più acuti osservatori. E’ l’evento apparentemente casuale che permette alla storia di svilupparsi. La storia andava già nella direzione che il Covid-19 le ha imposto. Il Nostro quindi non è un fenomeno anti-ciclico, ma pro-ciclico. Non contraddice, ma accelera, i fenomeni già in corso. Non è un evento imprevisto che ha cambiato il corso della storia. Non è un Evento falsificazionista (detto all’americana), ma dialettico (detto alla tedesca). L’Evento era forse imprevisto – anche se probabilmente Sars e Ebola avrebbero dovuto allarmarci un poco – ma non ha cambiato il corso della storia. Questo Evento ha dimostrato piuttosto vere le analisi di chi riteneva che si andava verso la fine della globalizzazione, il ritorno di protagonismo dello Stato, la dittatura degli scienziati.

Il ritorno della Materia

La regressione della cultura scientifica in cultura magica (le mascherine come simbolo totemico, la sospensione del pensiero critico e la delega cieca allo stregone) non deve allarmarci, ma ispirarci. Non è qualcosa da contrastare, ma da rafforzare. Il mito della Rivoluzione può oggi riproporsi come catarsi dal cancro capitalista che ci sta ammazzando tutti. L’imbroglione magico aveva questo fatto: esso era più vicino alla materia a confronto con le moderne scienze positive anti-realiste. Rispondeva a un bisogno materiale primario: la paura di morire. La società capitalista è di fronte a questo scacco: il ritorno del bisogno materiale. Su questo bisogno, oggi, si gioca il consenso verso i governanti. Su questo bisogno, domani, potrebbe aprirsi la voragine che li inghiottirà.

Mentre gli sciamani invocavano il sacrificio domestico per placare gli dei e far arretrare il virus, milioni di persone venivano costrette a continuare a uscire di casa per andare a lavorare. Se si pensa ai numeri del contagio nei principali poli industriali si può vedere chiaramente che queste sono state disposizioni assassine.
Di fronte alla paura di ammalarsi però qualcuno ha reagito. Scioperi sparsi con un carattere prevalentemente spontaneo, hanno registrato alti tassi di partecipazione, hanno visto la classe operaia industriale, in particolare metalmeccanica, al centro della scena. Non accadeva da molto tempo. Al centro dell’agitazione una istanza comune: l’indisponibilità a lavorare senza condizioni di sicurezza. I sindacati si trovavano a inseguire le astensioni, trovavano un precario accordo. Poi dopo qualche giorno, non appena chi lavorava finiva per essere troppo vicino al collega, questi si fermavano di nuovo.
Una dinamica che è stata importante per due ragioni: da un lato, una giusta arroganza di controllo (decido io se mi sento al sicuro, se no mi fermo), che può far sperare in una epidemia di pretese che sottragga ai padroni sempre più controllo sul lavoro; dall’altro, una fotografia plastica, come non avveniva da anni nelle teste lobotomizzate da TV e internet, del fatto che “i miei interessi” sono incompatibili “con i tuoi” (o la salute o la produzione).

Facendo astrazione dei fatti particolari, questi episodi hanno anche dimostrato chiaramente che lo sfruttamento è la vera oppressione su cui si regge il ventilatore artificiale che tiene in vita questo vecchio mondo. Non è una oppressione “tra le altre”. C’è un’epidemia molto grave? Possiamo sospendere la movida, possiamo sospendere il consumismo (con l’austerità morale sui beni non essenziali tolti dai supermercati), possiamo sospendere lo stato di diritto liberale… ma non possiamo chiudere le acciaierie, il settore energetico, la logistica.

Io penso che abbiamo sbagliato dunque molte cose, anche di recente. Non solo si sono fatte analisi che il Coronavirus ha dimostrato essere corrette, ma si sono commessi anche alcuni errori. Il sottoscritto, per esempio, ha insistito sulla necessità di evadere dai dispositivi securitari. Non posso però non notare come gli sfruttati hanno fatto la richiesta opposta: non vogliamo andare a lavorare. Questo non vuol certo dire difendere le restrizioni, ma nemmeno difendere le liberalità di Locke insieme a… Confindustria. Io voglio tutto: uscire nei boschi e non andare a lavorare. E voglio pure campare e bene, giacché non sono mai stato un amante del pauperismo francescano.

Il punto è importante e ci interroga su cosa significano le parole “materialità” e “solidarietà”.
Nel mio paese (immagino di casi del genere ce ne siano in tutta Italia), il padroncino di una azienda di distribuzione alimentare, già debitore di diversi arretrati nei confronti dei suoi dipendenti, ha pensato bene di mettere la gente in cassaintegrazione e di fare appello ai volontari per la distribuzione della spesa casa per casa, oggi particolarmente richiesta con tanta ansia da contaminazione. Bisogna allora stare attenti a una solidarietà “frontista”. Distribuire cibo alla gente, per esempio, oggi sarebbe un ben triste intervento sociale, se questo dovesse aiutare i padroni a licenziare o a riempire i buchi provocati dagli scioperi. Un triste piedistallo di gratuita solidarietà.
Noi su quel piedistallo fatto di sfruttamento e morte proprio non ci vogliamo stare. Bisogna dunque fare attenzione alle insidie che si nascondono dietro all’altare delle buone intenzioni.
Perché sfruttati si nasce, ma non è detto che si debba vivere tutta la vita così.

Il Coronavirus, con la sua paura di morte, ha avuto quanto meno il merito di abbattere tante sovrastrutture, tante determinazioni, tanti effetti speciali, riportando la materia, nella sua ottusa durezza, nel posto che le spetta. Alle dominazioni esistenziali ha sostituito, nella sua concretezza, l’evidenza che la dominazione reale, quella “dura”, è fatta dalla sfacciata esistenza di uomini che si arricchiscono sfruttando altri uomini e di uno Stato che è vivente garante di questa oppressione. Le immagini che vengono dagli Stati Uniti sono raccapriccianti: uomini che hanno tanti e tanti miliardi e altre persone che vengono lasciate morire, soffocate dalla polmonite, perché non hanno l’assicurazione sanitaria. Tutto questo deve finire. Per sempre. E se lo Stato e i padroni sono i nostri viventi nemici, allora risulta evidente più che mai il ruolo storico dell’anarchismo come la vanga con cui gli scaveremo la fossa.

Ottone degli Ulivi

https://roundrobin.info/2020/04/prima-le-buone-notizie/

Guerra al Estado, no a un virus

Estamos buscando nuevas historias de la creciente represión, violencia y control estatal que están emergiendo bajo el atuendo de “salvarnos” de este virus; así como todas las historias de rebeldes rompiendo el confinamiento, fugas de las cárceles, ataques a las autoridades, aquellxs que se niegan a estar confinadxs en sus casas, y todos los actos de sabotaje contra la maquinaria de la muerte. El próximo número (si es que existe) será probablemente una documentación de la violencia policial y militar, puestos de control, encierros, y asesinatos así como en las historias de victorias contra esta nueva realidad por nuestro lado. Si tienes alguna historia que aportar por favor contáctanos en: downandoutdistro (@) riseup (dot) net

Nota disuasoria

+Este periódico es el primero de lo que podría convertirse en una colección de reflexiones, intervenciones, llamados a la acción y relatos sobre la propagación el Covid-19 y el fascismo invasor que conlleva.

+Este periódico no lidiará directamente con la naturaleza del virus en sí, ofrecerá soluciones, consejo médico o intentará entrar en narrativas alrededor de la enfermedad.

+Lxs editorxs de este periódico reconocen la seriedad de la pandemia global, y lamentan las vidas perdidas que implica (a excepción de las muertes de políticxs, policías, jefxs, etc.)

+No deseamos ponernos a nosotrxs mismxs o a nuestrxs amigxs en peligro expandiendo este virus, de cualquier modo; creemos en mayor o menor grado que esta epidemia es inevitable.

+Se perderán vidas, como sea ésto siempre ha sido parte de la existencia humana. Lo que NO podemos tolerar es que Estados, gobiernos, corporaciones farmacológicas, y lxs ricxs, etc. tengan el control de qué vidas se perderán, cómo, y dónde.

+Incluso más, como anarquistas, nihilistas, y antiautoritarixs, NUNCA hemos confiado en el Estado, la ciencia médica, o las instituciones que desean constreñir y controlar la vida humana. Pese a que muchxs entre nosotrxs aparenten estar cambiando de bando y obedeciendo a Estados que una vez rechazaron, nos negamos a dicha opción.

+ Si éste es el fin, lo es en nuestros propios términos y los de nadie más.

PDF aquí: spanishcor

https://downandoutdistro.noblogs.org/post/2020/04/13/nuevo-poster-para-protegerte-a-ti-y-a-lxs-demas-del-coronavirus/

Vertraut nur!, Jacques Ellul

Natürlich sind Atomkraftwerke absolut zuverlässig. Es versteht sich von selbst, dass die aufgehäuften Raketen, die U-Boote und Kampfflugzeuge, die Neutronen- und Wasserstoffbomben, die giftigen Produkte abseits vom Krieg, die Fässer und Behälter mit radioaktiven Abfällen und Dioxin, die Haufen von Blei und Quecksilber, die immer dickere Schicht Kohlendioxid, all das ist nicht gefährlich. Genauso wenig, so wird man uns sagen, wie 1850 die Leuchtgase oder die ersten Eisenbahnen gefährlich waren.


Arme Schwachköpfe, die wir Verräter des Fortschritts sind, nichts haben wir verstanden. Niemals wird jemand den letzten der letzten Kriege führen.
 Niemals werden sie die 500.000-Tonnen-Tanker versenken, noch werden sie auf irreparable Weise Offshore-Sonden in dreitausend Metern Tiefe irreparabel bohren. Niemals wird die Gentechnik ausscheren, um Monster oder Wesen zu erzeugen, die dem festgesetzten Modell vollkommen entsprechen.
 Niemals werden Downers, Beruhigungsmittel, Anxiolytika eine verallgemeinerte chemische Zwangsjacke sein.
 Niemals werden künstliche Lebensmittel, die durch “intelligent” eingesetzte Bakterien hergestellt werden, verfaulen.
 Niemals wird die Informatik ein Instrument einer überall präsenten Polizei sein.
Niemals werden die Kameras, die in jeder Strasse aufgebaut werden, das Auge jener sein, die auch den letzten Winkel ausleuchten wollen und nicht das Auge eines Gottes, der sonst nur Einbildung war.

Niemals wird der Staat totalitär werden.
Niemals wird sich der Gulag ausdehnen.

Vertraut nur. Vertraut also nur den Wissenschaftlern, den Laboratorien, den Staatsmännern, den Technikern, den Verwaltungsangestellten, den Stadtplanern, die alle nur das Wohl der Menschheit wollen, die das Heft in der Hand halten und die richtige Richtung kennen.Vertraut nur, den Analytikern, den Informatikern, den Hygienikern, den Wirtschaftswissenschaftlern, den Hütern der Stadt (oh Platon, jetzt haben wir sie!).Vertraut ihnen nur, denn Ihr Vertrauen ist für diese Hexerei unerlässlich.

[La foi au prix du doute, 1980]

https://ausnahmezustand2020.blackblogs.org/2020/04/10/vertraut-nur-jacques-ellul/