Parigi – Brigate di protezione delle guardie?

Tra gli interventi di strada proposti dalle brigate di solidarietà popolare che si stanno moltiplicando ultimamente da Milano a Parigi, passando per Ginevra, Lione, Nantes o Marsiglia, c’è innanzitutto la distribuzione di materiale di protezione ai lavoratori della loro zona.

Il fatto che i brigatisti della miseria parigina non possano impedirsi di mettere in scena la loro buona azione con foto e social network è dopotutto sintomo di un tempo dove esiste solo ciò che dà spettacolo.
Mischiano allegramente le nozioni di assistenza, aiuto reciproco o sostegno con quella di solidarietà, facendo passare quest’ultima per la distribuzione di pacchi di cibo ai poveri o per degli striscioni appesi ai balconi dei confinati. In qualche modo le riguardano, anche se ciò semina più confusione che altro.
Così eravamo noi ad essere troppo ingenui per continuare a pensare, come nel ventesimo secolo, che la solidarietà è l’attacco, che il sostegno materiale è il sostegno materiale, che l’aiuto reciproco è una forma di reciprocità e che l’aiuto umanitario è una forma di carità laica che mantiene dipendenza e miseria portando comunque consensi alla loro causa. Ma va beh..

D’altra parte, al momento, in molti si trovano privati degli stipendi provenienti dall’economia informale,  o facevano fatica già da tempo, e, logicamente, più di una persona comincia a preoccuparsi di sapere come mangiare o pagare le bollette nelle prossime settimane, visto che il confinamento rischia di durare ancora due mesi e che certe scelte non soffrono di alcuna mezza misura. Oh, non c’è bisogno di andare a Palermo o in Cile per capire che una tale privazione, passando il tempo rischia di far rima con la moltiplicazione dei tentativi di esproprio: del resto, i militari francesi dell’operazione résillence sono ufficialmente incaricati di proteggere supermercati e zone commerciali negli angoli sensibili e hanno cominciato a pattugliare in numerose città da lunedì.
Ogni poliziotto, guardia carceraria o vigilante contagiato dal Coronavirus e rimandato a casa non è in questo caso una buona notizia che porta un po’ di aria fresca a ogni ladro o rivoltoso? Non esiste una differenza fondamentale tra l’aiuto umanitario e l’auto-organizzazione di una parte della popolazione per andare a rubare nei depositi di merci? Tra l’impedire ai vigilanti di nuocere e l’aiutarli a tenere il loro posto di lavoro? Beh si, questo formidabile lavoro consiste solamente nel proteggere quotidianamente la vile merce da coloro che passano alla cassa senza pagare o con le tasche troppo gonfie.

È anche ciò che ovviamente pensano i brigatisti di parigi, ma forse non come crediamo, poiché il 20 marzo scorso durante un turno di distribuzione di 150 mascherine ai ladri dei supermercati per proteggerli dalle telecamere… eeeh… ai lavoratori dei supermercati per proteggerli dai clienti, non hanno esitato a sacrificarne per preservare la buona salute dei guardiani del riso e della pasta. Coscienti dell’importanza della loro missione in un periodo di tensione sociale, i nostri ‘moschettieri’ hanno in seguito deciso di sceglierne uno per esibirlo in foto nella loro vetrina virtuale – un vigilante fiero sia della mascherina “popolare e solidale” appiccicata alla sua bocca che del badge “sicurezza” penzolante sul suo petto. Una mascherina che potrà aiutarlo a cacciare gli affamati più a lungo, possibilmente per consegnarli alla polizia, azione per lo meno irresponsabile in piena crescita del picco dell’epidemia.
Nessun dubbio che la brigata nord-est di solidarietà popolare per un’auto-difesa dei proletari che riempiono il loro frigo impedendo ai loro simili di farlo gratis, non mancherà di rinnovare l’operazione se le si presenteranno dei nuovi carichi di mascherine.

Resta in ogni caso un piccolo interrogativo, che spaventa più del Coronavirus: com’è possibile che degli individui siano potuti passare in così poco tempo dal ruolo di animazione dei cortei di testa a quello di forza motrice dello stato per accompagnare e ammortizzare gli effetti del grande confinamento che quest’ultimo tenta di imporre ad ogni prezzo? “È tutto il problema dei ruoli, della politica e degli autoritari” mi sussurra all’orecchio un saggio anarchista. “ è anche il problema dell’assenza di prospettive in generale che, in un periodo di epidemia dove la paura, la morte e l’urgenza, che gli sono legate, hanno velocemente preso piede su ogni considerazione offensiva”, non posso che sospirare.
Con, dietro o a fianco dello stato, ma sicuramente non contro di lui- lo vedremo poi- sembra essere diventata l’antifona più prevalente tra i radicali di servizio.
Pertanto, è proprio qui e ora che succede, nella nostra stessa vita, e nessun nemico sincero dell’autorità può collaborare con il più freddo dei mostri freddi, nemmeno nel nome dell’urgenza o del meno peggio. Non è proprio lo stato ad amministrare militarmente e tecnologicamente l’epidemia? Colui che decide ogni giorno negli ospedali chi può sperare di vivere o morire? Chi, allo stesso tempo, sceglie coloro che possono essere contagiati (nelle industrie e in prigione) e coloro che devono stringere la cinghia, privarsi d’orizzonti per provare a scappare (in confinamento di massa con tutto ciò che comporta)? Chi continua senza tregua a portare avanti le sue sporche guerre oltrefrontiera?

Andiamo, la paura non può aver cancellato ogni riferimento fino a questo punto, qualche base deve pur essere rimasta. Guardate, una guardia è una guardia, un ladro è un ladro. E non chiedete ad un fautore del caos quale dei due bisogna mettere fuori gioco per frenare la propagazione del virus dell’autorità o per aprire la via ai saccheggi.

Testo originale in francese

Delitto e castigo

3. L’uomo per se stesso è nulla

Voi ridete sempre, e molto a sproposito, permettete che ve l’osservi. Non capite nulla! Nella comune di tali funzioni non ce ne sono. La comune è organizzata appunto perché di tali funzioni non ce ne siano. Nella comune questa funzione cambierà completamente il suo carattere attuale e ciò che qui è stupido là diventerà intelligente […]. Tutto dipende dalle condizioni e dall’ambiente in cui si trova l’uomo. Tutto deriva dall’ambiente e l’uomo per se stesso è nulla.

Rinchiusi dalla paura, poco dopo Weimar (ma sembravano passati anni), con le sinapsi blindate dal cortisolo, dal paracetamolo, dal ghiaccio al polo, polizia su polizia, paura su paura: l’ambiente e le condizioni in cui si trovarono le persone erano di fatto legati, a meno di non infrangere la legge, all’uso di un sistema tecnologico sovradeterminante e controllato; inoltre, si consideri il moltiplicarsi delle diagnosi, delle prescrizioni, della medicalizzazione in un mondo desertificato dalla vita e nocente di radiazioni e polveri, disseminato di megalopoli inumane votate al distanziamento sociale – sembra stupido, invece è sano.
Lontane dai precetti di Salute e Verità, più che da quelli di Intelligenza e Stupidità, le attuali comuni veleggiano verso orizzonti di utopie ben più misere di quelli sognati nelle loro antenate, perché oggi è utopia uscire di casa, avere relazioni sociali, esprimere dissenso; così il rifiuto di attaccarsi alla macchina basta a rendere l’uomo effettivamente comunità, ed è sufficiente non delegare all’apparato chimico-farmacologico e all’expertise tecnico-scientifico il totale controllo del proprio corpo e della propria vita per ritrovarsi all’improvviso un pezzo avanti, anche grazie alla paura che ha frattanto innescato la velocissima marcia indietro di tutto il resto.
Exempla ficta. Sapere che la luce non è solo quella dei monitor, dei lampioni o dei fari, delle auto, delle insegne o delle finestre accese; sentire spesso sulla pelle la pioggia il sole il vento, o il contatto di qualcun altro; riempirsi le orecchie e la testa di suoni che non escono da altoparlanti o sono prodotti da un motore; alzarsi tardi la mattina, o tornare a letto a fare l’amore; prendersi il tempo di parlare di cose sbagliate inutili folli o di tacere quanto si vuole.
Insomma dopo Weimar in pochissimi potevano godersi un’intera giornata senza dispositivi elettronici, e quei pochissimi erano quasi tutti nelle comuni. E anche solo per questo pochissimo, per quei pochissimi, le maglie del Reich si allentano, di pochissimo; e quel pochissimo di libertà è preziosissimo, e tutti vogliono goderlo e comunicarlo, ma in primis ovviamente vogliono tutti tutelarlo e proteggerlo, sì, tenerselo stretto e non perderlo.
L’utopia del fortino, più o meno barricadera, nella migliore delle ipotesi si alimenta di gioiose certezze: un certo grado di autonomia, forse di riconoscimento, relazioni e affetti reali, solide motivazioni; si alimenta sempre anche di molte incognite o assunzioni aprioristiche, quali ad esempio (come nell’infuriare di una tempesta, vela al minimo e incrociare le dita) l’idea che il trascorrere del tempo possa dare in qualche modo un vantaggio diverso da quello di condurre a termine la propria vita individuale in un modo o in un altro.
Ma ai tempi del totalitarismo di Verità e Salute è noto che non s’abbisogna del Controllo di Stato per assumere quotidianamente il terrore del conformismo, delle code e delle mascherine, del collasso economico ed ecologico, e non è nemmeno necessario che si sperimenti quotidianamente la realtà appena descritta: in effetti, anche chi godesse e tutelasse un fortino fastoso efficiente affiatato quanto si voglia non saprebbe esimersi dal gelido contatto di quel terrore, di quella paura, altamente contagiosa, che nell’aria stantìa dei dopo-festa al fortino potrebbe diffondersi in modo esponenziale.
E ciò, indubbiamente, sarebbe terribile.

Fresnes – Feu a la prison

Un incendie s’est déclaré au sein de la prison de Fresnes (Val-de-Marne), dimanche soir, aux alentours de 23 heures. Il a été maîtrisé vers minuit. Les pompiers se trouvaient encore sur place tard dans la nuit pour s’assurer qu’il ne reprenne pas.
Le feu a éclaté à l’extérieur de la zone de détention, au niveau d’anciennes cuisines qui servent de zones de stockage depuis plusieurs années. Selon une source à l’administration pénitentiaire et le syndicat FO, il a été provoqué par des jets de projectiles inflammables lancés par des détenus depuis leurs cellules.

«Juste en dessous, il y a sur le toit des anciennes cuisines tout un tas de déchets qu’on a du mal à déblayer car c’est un endroit difficile d’accès », précise un fonctionnaire.
Le feu s’est ensuite propagé aux tôles en fibre de verre constituant le toit. Des agents pénitentiaires ont dans un premier temps essayé d’éteindre l’incendie avant d’être relayés par les pompiers.
Bien que plusieurs images relativement spectaculaires circulaient dans la soirée sur les réseaux sociaux, l’incendie, qui n’a fait aucun blessé, n’a pas nécessité d’évacuation de détenus. «Nous allons en revanche procéder à des transferts pour éloigner ceux qui ont allumé cet incendie », ajoute la source à l’administration pénitentiaire.

Le commissariat de l’Haÿ-les-Roses est saisi de l’enquête, nous a confié une source policière. Cet incendie survient dans un contexte de tension dans les prisons en raison du confinement. Des mutineries avaient du reste éclaté dans plusieurs établissements. Mais pas à Fresnes. Dans la deuxième prison d’Europe, à part la découverte d’une vingtaine de couteaux artisanaux dans une cellule au début du mois, aucun incident n’était à déplorer.

 

Prison de Fresnes : Il y a le feu !

Germany – Broken glass and paint against Wuppertal municipal utility

With broken glass and paint in the entrance area of ​​the company headquarters of the local municipal utility “Wuppertaler Stadtwerke” (WSW) on Bromberger Straße, we have underlined our request to the WSW for an immediate power cut.

The WSW have always been brazen. But now the company is going one step further. While more and more large energy companies, such as the ENBW has even reversed gas and electricity barriers due to the corona pandemic, the WSW does nothing.
For those affected, this means in the already difficult times, in the evening no light, no electricity or gas for cooking … ..

We will not forget our demand for a general stop of electricity and gas barriers even after the pandemic!

Just as little as the need for an ecologically justifiable energy supply for everyone who needs it for meaningful purposes. So e.g. definitely not for the armaments and automotive industries (the workers would certainly be pleased to produce socially useful products!)

Statistics from the Consumer Advice Center North Rhine-Westphalia from March 23 on the average company margin, i.e. the money with which the companies operate and ultimately make profits, for the basic electricity supply with an annual consumption of 3000 kWh in the period from January 2017 to April 2020 shows that the WSW with 9.03 cents per kWh (the average company range is 8.25 cents per kWh), the fourth highest company range of basic electricity suppliers in the 20 most populous cities in NRW.

We were pleased that our small solo action was possible without any problems. Despite contact bans and the various repressive special measures, the cops cannot control us. Certainly not for actions in small groups! Among other things, we were inspired by the nightly activities in Nuremberg, Bremen, Berlin and Hamburg.

In view of the looming economic crisis, we consider it imperative to take sides with our cause through a variety of actions.
That means i.a. attacking corporations and institutions that are particularly cruel to the precarious, unemployed and workers. We must not allow ourselves to be blinded by the trillions that are now being distributed, even where they benefit the lower class (by the way, the unemployed get nothing more). It is about preventive counterinsurgency: everyone should now keep their feet still. The size of the sum shows how great the fear of the rulers is that their fucking capitalist shop is flying around their ears. We can make sure that he does. The fight for it is already beginning.

We were delighted that people in Wuppertal are taking to the streets despite the ban on meetings and demonstrations! Our campaign is in solidarity with the call for action around April 4th and the call for the global week of action for the life of the Coordinación Metropolitana, Anticapitalista y Antipatriarcal con el CIG.

#ElEncierroNoMeCalla

»The word and the listening – with the heart – goes many ways, has many forms, contains many calendars and geographies – to meet, to find each other. This fight for life can be one of them. ”

(Subcomandante Insurgente Moisés. Mexico, March 2020.)

Shut down capitalism!

Out to Autonomous May 1st in Wuppertal!

 

http://4sy6ebszykvcv2n6.onion/node/76221

Argentina – Revolt in the prison of Villa Devoto, Buenos Aires

In the prison of Villa Devoto, Buenos Aires, an uprising broke out after a prison guard was infected with coronavirus. The protest spread to various pavilions and inmates took control of at least two floors of the building, demanding transfers and health checks for fear of mass contagion. The prisoners then climbed onto the roof of the section from which they unrolled various banners “We don’t want to die in prison” “Genocide Judges. Silence is not my language.” They then started throwing stones and various objects. Mattresses were set on fire.

Eleven guards were apparently injured.

Two days ago, another violent uprising took place in Florencio Varela prison, on the outskirts of Buenos Aires. To cause it, the fake audio message from a fake doctor reporting the presence of the coronavirus in the prison.

https://www.dailymail.co.uk/news/article-8150623/Prison-riots-break-Argentina-sparked-anger-conditions-coronavirus-fears.html

https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-argentina-prison/we-refuse-to-die-in-jail-argentine-inmates-set-fire-to-prison-in-coronavirus-protest-idUSKCN226310

Argentina – Rivolta nel carcere di Villa Devoto, Buenos Aires

Nel carcere di Villa Devoto, Buenos Aires, è scoppiata una rivolta in seguito al contagio da Coronavirus di un secondino. La protesta si è diffusa in vari padiglioni e i detenuti hanno preso il controllo di almeno due piani dell’edificio, chiedendo trasferimenti e controlli sanitari per paura di un contagio di massa.  I prigionieri sono poi saliti sul tetto della sezione dal quale hanno srotolato vari striscioni “Non vogliamo morire in carcere” “Giudici genocidi. Il silenzio non è la mia lingua”. Hanno poi iniziato a lanciare pietre ed oggetti vari. Sono stati incendiati materassi.

Undici guardie pare siano rimaste ferite.

Due giorni fa, un’altra violenta rivolta si era verificata nella prigione di Florencio Varela, alla periferia di Buenos Aires. A causarla, il messaggio audio “fake” di un falso medico che segnalava la presenza del coronavirus nella prigione.

Salimos a la calle. No nos quedamos en casa

Una de estas noches del arresto domiciliario (eufemísticamente llamado
“estado de alarma”) salimos a dejar unas frases en los muros de la urbe.
Nos sentimos como gatos, caminando en las sombras y escondiéndonos bajo
los coches cuando las luces azules se asomaban o escuchábamos ruidos. Un
par de jabalíes habían tomado también las calles, grata compañía.

Salimos a pintar las calles porque no queremos dejar esta realidad
intacta. En un mundo cada vez más virtual, nos vemos forzados a obtener
la información y ejercer la comunicación a través de internet, y éste
está cada vez más censurado por el Ministerio de la Verdad y Los
Expertos Oficiales.

Esta situación nos muestra que los individuos digitales no pueden
apropiarse de la realidad y superar la opinión pública dominante, ni el
discurso de la ciencia y del poder constituido. Están demasiado
informados, demasiado asustados, atrapados en la trampa de expresarse
constantemente con autocomplacencia en un universo completamente
abstracto y virtual.

Nosotros somos individuos orgánicos, y rechazamos la vida virtual y
cibernética a la que nos quieren empujar. Más que nunca, en estos
tiempos digitales, nos alegramos de no tener whatsapp ni redes sociales
ni haberlos tenido, y de buscar crear las relaciones y acciones cara a
cara, aunque el mundo virtual busque imponérsenos a cada instante e
invadir nuestra realidad física. Rechazamos todo uso de whatsapp,
telegram y de todo tipo de jaulas-cadenas cibernéticas, y en su lugar
optamos por apropiarnos de nuestra realidad orgánica. Las cadenas
modernas son invisibles y han venido en forma de control biométrico,
aplicaciones de móvil, rastreo de movimiento, chips, etc., y estas
imposiciones cibernéticas configuran las condiciones materiales de
nuestra existencia (control de movimiento y de pensamiento, limitación
de contactos, vacunas, control de nuestro comportamiento social,
“sistema de crédito social”) que, a su vez, pre-determinarán nuestra
psique, haciéndonos cada vez más propensos a la domesticación y a ser
dominados.
Sin duda, ante el escenario que se nos presenta, para la mayoría el
punto de inflexión entre la libertad y la no-libertad es el hecho de
tener o no tener móvil, junto al hecho de permanecer viviendo en la
ciudad dependientes o irse al campo a vivir de manera autosuficiente.
Este es un buen momento para deshacerse esos aparatos y reapropiarnos de
nuestras relaciones reales.

Entre el siglo XII y XVII, con el apoyo de la clase dominante, la
comunidad eclesiástica fue la encargada de justificar, por amor a Dios y
a la religión, la inquisición social llevada a cabo por la Iglesia; hoy
esa función se está transfiriendo a la esfera digital y científica, y
son la instituciones científicas y militares con sus herramientas
tecnológicas (los medios de comunicación, el móvil, los whatsapps, y
todo tipo de telecomunicaciones) los que están absorbiendo el cerebro de
la mayoría de personas para justificar una reconfiguración y
perfeccionamiento del Estado de control social.

El tono paternalista del Estado y las instituciones que nos dice:
“cuanto más os quedéis en casa y hagáis lo que se os dice, antes os
permitiremos seguir con vuestras vidas y los derechos que os concedemos,
se parece mucho al tono paternalista de los padres obsesivos
controladores que dicen: “cuanto antes acabes los deberes, antes saldrás
al parque a jugar”. Esto hace que ni siquiera te preguntes por qué haces
los deberes (o por qué te “quedas en casa”), y simplemente los haces
porque hay una recompensa que ellos mismos te han usurpado (con tu
colaboración pasiva).

Una vez oímos que algunos psicólogos afirman que al pasar o llevar 21
días haciendo algo o llevando a cabo una actividad, esa actividad pasa a
formar parte de tu configuración neuronal, pasa a ser una costumbre y
aprendes a vivir de esa forma. También observamos que los animales
enjaulados pueden ser más fácilmente domesticados y adiestrados. Bien,
ciertamente no nos importa mucho lo que digan algunos “psicólogos”, pero
el confinamiento ya ha pasado los 21 días de sobras, y los humanos van
aceptando esta nueva forma de comportamiento inducida, este
adiestramiento. Nosotros desde el primer día nos hemos opuesto al
confinamiento y al uso de cualquier tipo de guantes, mascarillas, etc.,
porque no queremos asimilar esta realidad. Una nueva realidad absurda y
miserable que nos dice que “el distanciamiento social es la nueva forma
de solidaridad”. Nosotros no vamos a dejar que nuestras interacciones
sean determinadas por la autoridad.

Cuando el Estado pide cooperación, la deserción es un acto maravilloso.
¿Cuándo mejor que ahora, para desintegrar la falsedad social?

Ante la rectitud del rebaño asustado que sólo espera a la nueva
autorización por parte de las fuerzas policiales, oficiales, o la nueva
rueda de prensa del ministerio de la Obeeeeediencia, etc., frente a todo
eso se alza la espontaneidad de los poetas, de los improvisadores, de
los vagabundos, de los errantes, de todos aquellos que ya antes de todo
este escenario no aceptábamos la mercantilización ni el ordenamiento de
nuestras vidas. Y no sólo salimos a pintar, sino que mientras escribimos
esto, estamos en un parque desnudos al sol.

Como hay una confusión generalizada creada por el miedo y el pánico
inducidos, creemos oportuno compartir información y una reflexión de lo
que nosotros vemos que es un plan planificado de antemano:
Lo primero que tenemos que decir es que los Estados y gobernantes
colaboran entre ellos y no están enfrentados entre sí, sino que están
enfrentados contra “su” propia población con el fin de dominarla, esa
población que ocupa un territorio del que ellos (los gobernantes) se han
declarado dueños a fuerza de violencia (policial, militar, médica,
educacional, moral e institucional). Cada Estado explota a su propia
población y ninguno quiere que haya rebeliones en otro Estado, ya que de
ser así las rebeliones podrían generalizarse y podrían verse afectados
todos esos que viven gracias a que la muchedumbre esclavizada crea en el
Estado, las instituciones, etc.

Pero obviamente el Estado no es el gobernante último, sino que detrás
del Estado hay élites que son las que realmente gobiernan, y éstas
élites utilizan tanto a Estados como a empresas como telones o
bambalinas tras los que toman decisiones (igual que el Mago de Oz). A la
vez los miembros de esos Estados, instituciones, empresas, etc., son en
gran parte élite, pues todos colaboran entre sí, pero también sabemos
que son una pantalla protectora, una “ficción de poder”. Estas élites
gobernantes (con sus think tanks, servicios de inteligencia, ejércitos,
con la ciencia y la tecnología a su servicio, etc) juegan con casi todas
las cartas boca arriba. Para el 2019, las revueltas alrededor del mundo
empezaban a darse en muchos territorios, incluso estaba surgiendo un
aura de “revuelta global”. Los seres humanos somos animales, y por ello
recibimos influjo por parte del entorno, de las estaciones, del clima,
etc. Es un hecho que muchas revoluciones suceden en el florecer de la
primavera (entre Febrero y Abril), y en el empezar del otoño (entre
Septiembre y Noviembre) [por supuesto, las condiciones sociales son una
de los principales causas para las rebeliones de los seres humanos, que
se rebelan contra unas condiciones sociales concretas, pero los factores
ambientales pueden potenciar o mermar esas rebeliones, porque, como
animales que somos, no estamos libres del influjo planetario]. Por eso
mismo volverán con esto del confinamiento en Septiembre, Octubre, etc.
Estas “élites”, jugando a ser dioses creadores de la sociedad, han
soltado/activado este supuesto “virus” (que es sobre todo una
programación sociológica y mediática) para que tuviera un efecto
paralizador en las revueltas y un efecto detonante en la economía, para
tomar ellos el control total de la economía y configurar las nuevas
reglas de la partida, las nuevas reglas del nuevo sistema.
Existe una agenda de control social, de control poblacional, de control
de recursos y de control de territorios.
Cuando los principales financiadores de la Organización Mundial de la
Salud son los Estados más poderosos (militarmente) del planeta (EEUU,
Japón, Alemania…) y la Fundación Bill & Melinda Gates
[https://www.who.int/images/default-source/infographics/budget/top-20-contributors-es.jpg
– web oficial de la OMS, apartado de “financiación”] y cuando la OMS
recibe financiación de las principales empresas farmacéuticas
[https://www.youtube.com/watch?v=krSqCekeCiQ – Declaraciones en la
Cadena SER del exdirector del Programa Mundial de Medicamentos de la
OMS, Germán Velásquez. Año 2016] es fácil comprender que hay una
premeditación por parte de todos esos poderes para crear esta situación.
Podemos encontrar más pistas de la planificación premeditada de esta
situación en el Event 201 [que fue un ejercicio de preparación hecha por
el Foro Económico Mundial, Bill Gates Foundation, Johnson&Johnson, la
OMS, etc., ante una posible “pandemia”]:
https://www.youtube.com/watch?v=lHberJ-J1-U
[Participantes del Event 201:
https://www.lahaine.org/mm_ss_mundo.php/el-foro-de-davos-se]

Y aquí podemos ver al ¿adivino? Obama adivinando lo que iba a suceder:
https://www.youtube.com/watch?v=GFQTYlRTJlE
Y el otro ¿adivino? Bill Gates, “¿La próxima epidemia? No estamos
listos”: https://www.youtube.com/watch?v=6Af6b_wyiwI
[“si veis a un filántropo, echad a correr”]
Como ya hemos dicho, Bill Gates, presidentes, CEO’s, probablemente no
sean más que marionetas, pero aún podemos seguir algunas pistas, y sobre
todo relaciones, para ver claramente que hay intereses y planificación
detrás de toda esta situación.

Además, dejamos también aquí el extracto de una charla de Thomas Cowan
que está siendo censurada de internet a raíz de los ataques a antenas
5G: https://www.youtube.com/watch?v=6do8zoKyOUc
De hecho, toda información que relacionase el “coronavirus” con el “5G”
empezó a ser retirada justo después de que surgieran los primeros
ataques a antenas de 5G
[https://anarquia.info/paises-bajos-y-reino-unido-oleada-de-sabotajes-anti-5g/].
También, y puesto que mucha gente no entiende absolutamente nada sobre
los virus y las bacterias, compartimos una charla de Máximo Sandín:
https://www.youtube.com/watch?v=iQJlQ_cmJ7Q
Y esta charla también: https://www.youtube.com/watch?v=232-I3qg73M

Entonces, queda claro que las élites (las cuales controlan a –y en parte
son– los Estados, empresas, instituciones, ejércitos) conspiran. Pero
para nosotros el problema no es que las “élites” conspiren, sino que el
resto de humanos no conspiren en contra de los Estados, empresas,
instituciones, élites, etc., y en favor de sí mismos. El problema es que
no hay suficientes conspiraciones, así pues ¡que se multipliquen las
conspiraciones!

Aquì los grafiti

Il segretario dell’UN “I disastri climatici saranno molto peggio del Covid-19”

Il segretario delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato che i disastri causati dai cambiamenti climatici avranno degli effetti sulla popolazione mondiale molto più gravi di quelli causati dalla pandemia di Coronavirus.

Durante il lockdown, in tutto il mondo, si sono registrati gli effetti positivi della netta riduzione delle emissioni causate dai siti produttivi e dai veicoli. Così come la ‘riconquista’ di molte città da parte degli animali selvatici..

Il ritorno alla ‘normalità’ farà purtroppo ritornare le emissioni allo stesso livello di quelle pre-pandemia riaccellerando i processi di surriscaldamento globale.

Questi processi, come dice Guterres, potranno causare disastri ecologici dagli effetti imprevedibili. Desertificazioni, tornado, tsunami, innalzamento dei mari, sono solo alcune delle possibilità..

Abbiamo visto che se la società umana non funziona come dovrebbe il pianeta torna a respirare.. vogliamo davvero ritornare al mondo pre-epidemia, aspettando che da un momento all’altro ci colpisca un nuovo disastro? Magari non un’epidemia – comunque plausibile se non cambia la società – ma un disastro ambientale.

Se non vogliamo vivere altri disastri simili, se non peggiori, di questo meglio pensare ad un altro mondo..